giovedì 20 dicembre 2012

Viva le elezioni

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 


PASSATO. Viva le elezioni, l'esercizio democratico per eccellenza. Così si cancelleranno gli equivoci e si daranno le condizioni per affrancarsi del tutto - si spera - da un sistema politico che fino a un anno fa era quanto di peggio vi fosse in Europa. Ancora oggi se ne possono valutare le nefaste infiltrazioni nella forsennata occupazione delle tv messa in atto da Berlusconi con i metodi a lui più congeniali: quelli del sultano. Il suo è un vero e proprio tentativo di sequestrare il voto, aggrappandosi con la forza della disperazione a un populismo di bassa lega mirante a riportare in auge un metodo di governo teso unicamente a favorire gli interessi ad personam. L'Italia a questo punto è a un crocevia; sbagliando direzione finirebbe con l'avere un passato davanti a se dalle conseguenze incalcolabili.


STRAGE. Puoi chiamarti Obama e guidare l'unica grande potenza rimasta al mondo, ma quando devi vedertela con la cinica lobby delle armi , quando ti trovi il nemico in casa , anche il paese più forte diventa vulnerabile. E' la traumatica esperienza vissuta dall'America, ferita al cuore dalla strage di innocenti a Newtown, nel Connecticut ; strage che forse si poteva evitare se pistole e fucili non si vendessero come fossero caramelle. Anni di tragedie non hanno fermato il turpe commercio e mai lo bloccheranno fino a quando non maturerà la consapevolezza che venti bambini trucidati sono un prezzo troppo alto per rivendicare la libertà - falsa libertà - di possedere una Colt.


TRAPPOLA. Per una terrificante coincidenza, in concomitanza con la tragedia americana in uno sperduto villaggio dell'Afghanistan dieci bimbe andate a cercare legna saltavano su una mina antiuomo. La loro breve esistenza finiva li per la cattiveria degli adulti. Con cento milioni di mine disseminate nei paesi più poveri, in certe contrade la terra è una trappola mortale in cui la vita conta meno di zero. L'ennesima vergogna planetaria, l'ennesimo crimine contro l'umanità destinato a restare impunito. Esiste un trattato, quello di Ottawa, per la messa al bando di questi odiosi ordigni. Vi manca però il sigillo di Cina, Stati Uniti e Russia. Perché non firmano?


UFO. Dai tempi di Herbert Wells e del suo celeberrimo " La guerra dei mondi", oppure di Orson Welles e la sua famosa radiocronaca sul fantomatico sbarco dei marziani, la fantascienza esercita un fascino innegabile su milioni di lettori. Appunto perché è fantascienza e l'immaginazione può correre e briglie sciolte. Ma se niente meno che il premier russo giura che gli UFO esistono, sono tra noi, e assicura di averne le prove, magari sarà l'effetto Maya, però qualcosa non torna. A meno che Medvedev non abbia inteso riferirsi alla politica, dove effettivamente non è raro incontrare alieni più alieni degli extraterrestri, tanto marziane sono le loro iniziative.


FURTO. "Vogliate bene alla politica", esortava Benigni nel suo show su RAI1. Ma la politica quanto bene vuole ai cittadini? A giudicare dalle recenti performance nella dependance meneghina di Arcore, non un granché. Hanno lucrato su tutto, sui lecca-lecca, sui gelati, sugli iPd, si sono pagati le vacanze, la amanti ed i pranzi di nozze. E tanto per mettere la ciliegina sulla torta, alla faccia di " Roma ladrona" hanno pure mostrato comprensione per la ribellione fiscale di Depardieu , l'attore che smesso l'abito dell' impavido Asterix è scappato dalla Francia per non pagare le imposte. Non è la prima volta che in quegli ambienti si glorifica l'evasione, ossia un furto ai danni della comunità.


CANZONETTE. Per quanto futile , il festival della canzone è l'argomento principe dei salotti televisivi, dibattuto con una enfasi che lascia allibiti. Pare che le elezioni e San Remo non siano compatibili. Però una soluzione ci sarebbe. Basterebbe affidare la presentazione del festival a Berlusconi che da primo ministro è stato una nullità, ma che in veste di imbonitore non teme rivali. Sul palco dell'Ariston si troverebbe a suo agio mentre intrattiene il pubblico e racconta barzellette come faceva in gioventù sulle navi da crociera. Per lui sarebbe un ritorno alle origini e la conferma che le politiche della destra " sono solo canzonette".

 

mercoledì 19 dicembre 2012

E dite se è poco

di Renzo Balmelli 

CATACOMBE. Guido Morselli non aveva una grande stima dei cortigiani, una galassia - diceva - che meritava di essere ricordata per le sue imprese pienamente futili. Oggi non tarderebbe a scoprire scatoloni di futilità nei polverosi magazzini del berlusconismo, vero e proprio fenomeno da Barnum della politica, di nuovo in pista per concedere l'ennesimo, tragico bis. Legioni di peones, caporali, indagati e amazzoni stanno risalendo dalle catacombe nel solco di quella sorta di (s)fascismo strisciante, di inno al nichilismo che si regge sul "tanto peggio, tanto meglio". Un gesto che svela gli aspetti eversivi di una campagna elettorale posta sotto l'insegna del peggior populismo di destra.

DEMAGOGHI. A preoccupare non è tanto il ritorno di Berlusconi, dinosauro ormai ridotto a caricatura di se stesso, quanto l'ampiezza del suo lascito. Quel certo modo di fare politica che ha scandalizzato mezzo mondo e pervaso il Paese lasciandovi tracce piuttosto vistose. Quanto conteranno ancora? Sebbene la bocciatura di Europa, mercati e sondaggi sia corale, non è una ragione per stare tranquilli. Qualunque siano le difficoltà, c'è un settore dell'Italia che non cambia e che per tornaconto rincorre le false promesse piuttosto che ragionare con la propria testa. Demagoghi e spacciatori di paradisi artificiali hanno ancora un certo seguito anche perché la storia, ahinoi, non sempre è maestra di vita.

IL TEPORE MEDITERRANEO. Nascere in Svizzera è come vincere un terno al lotto. Ne è convinto l'Economist dopo avere spulciato, confrontato e analizzato migliaia di dati. L'unica a stare a ruota della Confederazione è l'Australia, ribattezzata "Australia felix", mentre l'Italia è ventunesima. Per addolcire la pillola, le contrade del sud potranno comunque consolarsi con Goethe e il suo famoso "kommt in das Land, wo die Zitronen blühen". Come dire che per una vita felice, tranquilla e di qualità contano pure altre cose oltre alle statistiche. Accanto ai grandi exploit, il tepore del sole mediterraneo e il profumo degli agrumi possono essere un gradevole antidoto alla morsa del gelo che paralizza il corpo, ma soprattutto l'anima.

LO STRANIERO. Per molti è diventato il colpevole per antonomasia di tutti i mali della società sebbene sia egli stesso la prima vittima del neo liberismo senza freni. La sua presenza fa binomio con disoccupazione secondo un accostamento arbitrario che la destra nazionalista e xenofoba cavalca senza pudore. Essere straniero quando la congiuntura va male significa in molti casi dover affrontare un carico di pregiudizi dettato in larga misura da considerazioni di carattere emotivo. Anziché indagare a fondo sulle reali ragioni del disagio, è più facile e comodo trovare il capro espiatorio in un contesto sociale che vede l'indifferenza rispetto all'umanità prevalere sulla solidarietà tra gli uomini.

PROMESSA. Non sarà perfetta la costruzione europea. D'accordo. Ma senza l'Ue la storia del Vecchio continente degli ultimi sessant'anni forse sarebbe stata ancora condizionata e penalizzata dalle antiche rivalità. Quanti contestano il Nobel per la pace attribuito all'Unione Europea chiedendosi quali guerre essa abbia mai troncato o evitato, non hanno capito nulla. Il progetto europeo ha dimostrato che è possibile stare insieme anche nel cuore della più grave crisi di questo secolo senza che da qualche parte si oda il tintinnio delle sciabole. A Oslo i nemici di un tempo hanno intrecciato le mani rinnovando la solenne promessa che i padri fondatori fecero in Roma, dove l'UE ha le sue radici: mai più guerre fra noi! E dite se è poco.

 

giovedì 29 novembre 2012

Il placido Bersani ha convinto di più

di Renzo Balmelli 


USATO SICURO. Nel Pd, mentre cresce l'attesa del ballottaggio preceduto dalle immancabili polemiche, due tendenze sembrano emergere dopo il primo turno delle primarie: una sulle preferenze, l'altro di merito. A giudicare da quanto si è visto, parrebbe, in tema di preferenze, che "l'usato sicuro" del placido Bersani sia risultato più convincente e rassicurante rispetto all'irruenza di Renzi. Con quella faccia un po' così da Obama nostrano, arrivato al seggio con moglie e figli, il segretario del Pd è riuscito a dare di se l'immagine di un leader pacato ed esperto, in grado di guidare senza sussulti il prossimo governo. Sul piano del merito, se l'aspirazione era di rianimare la sinistra nel clima di grave disaffezione dilagante in Italia verso la classe politica, ottenendo nel contempo una dimostrazione di democrazia e di partecipazione, si può dire che l'obbiettivo è stato centrato in pieno, con grave scorno del Pdl in preda a un evidente stato confusionale.


CRISI. Nell'Europa unita soffiano i venti della disunione. Dal voto della Catalogna, nei fatti un voto per l'indipendenza da Madrid sebbene uscito ridimensionato dalle elezioni, alle proteste di lavoratori e studenti contro l'austerità e i tagli , si cristallizzano i contorni di una crisi che non è solo economica: è politica. Partiti e sindacati hanno sempre più difficoltà a rappresentare il bisogno di cambiamento che da un lato cerca sfogo nella spinta autonomista dei catalani, ma anche di altre regioni, e dall'altro nelle manifestazioni sempre più dure e radicali che infiammano le piazze persino in Scandinavia, mai sfiorata dalla recessione, ma non proprio felice con l'architettura europea. Il caso dell'ILVA di Taranto è emblematico a questo proposito di una situazione gravemente compromessa davanti alla quale, con il paventato effetto domino in grado di mettere a rischio ventimila posti, si aprono scenari che non è esagerato definire drammatici , si badi bene, non solo per l'Italia, ma per tutta l'UE.


FORZIERI. Uno dei peggiori nemici del progresso e del benessere è la piaga dell'evasione fiscale che sottrae ai governi risorse immense da reinvestire in numerosi campi per assicurare a tutti un lavoro e un reddito sicuro. Quando il premier Monti ne parla, non usa mezzi termini e riconosce che l'Italia è in guerra - una delle poche guerre degne di essere combattute- contro un fenomeno dilagante e criminoso ai danni dello Stato. Anche se non è motivo di consolazione, non è che negli altri paesi regni la pace fiscale. Alla ricerca di forzieri compiacenti i vip francesi in fuga dall'erario di Hollande ne hanno trovato uno addirittura sulla porta di casa, nel villaggio belga di Néchin, un rifugio con poche tasse al quale si accede senza grandi formalità, tranne una: avere un bel malloppo di euro fruscianti . Di solito quando si parla di paradisi fiscali si pensa ai soliti nomi noti, ma l'astuzia dei milionari nel tracciare altre vie discrete e comode per " fregare" l'erario rende quasi impossibile la speranza di vedere trionfare l'onestà.


VATE. Qualcuno dovrebbe pur dirlo a Berlusconi di non insistere e magari, anziché guardarsi allo specchio e sognare i predellini, darsi la briga di leggere i sondaggi, anche quelli della sua parte, che bocciano alla grande il suo ritorno sulla scena. Se non altro per carità cristiana andrebbe avvertito che non c'è quasi più nessuno ad aspettarlo nel suo partito, ormai liquefatto. Finanche il tenero Sandro Bondi, il lacrimante vate del Cavaliere si è rassegnato ad abbandonare il Pdl con una incredibile motivazione: non posso restare in un partito di destra!! Come? Ma dove pensava di essere,lui stralunato ministro della cultura, dove pensava di essere mentre con una lacrima sul viso cantava il suo Silvio come un dono di Dio fatto all'Italia.


FEMMINICIDIO. Tranne l'Italia, altrove il risalto mediatico dato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stato inferiore a quanto era legittimo attendersi di fronte a un fenomeno di gravità inaudita, di cui si discute molto, certo, ma senza la determinazione richiesta dall' emergenza. Eppure "femminicidio", la parola coniata per definire un crimine che ogni anno cancella migliaia di vite, dovrebbe essere un grido ineludibile, alla Munch tanto per intenderci, non un generico richiamo all'altra "metà del cielo" che si perde senza cogliere la compiutezza e il significato di una simile definizione. Nobilissimo il messaggio, breve lo sdegno che non riesce a dissipare l'ipocrisia di una situazione in cui l'uomo - osserva Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera- rimane padrone anche delle parole, per cui " è sempre lei che viene violentata, raramente è lui che violenta".


ORRORE. Chiamarlo discutibile, improprio, volgare, rozzo non basta: è un eufemismo steso sulla vergogna. Forse sarebbe più corretto dire blasfemo. Ci vuole infatti una dose a dir poco industriale di disumano disprezzo per le sofferenze di milioni di persone, intitolare a Hitler il premio che la Federfauna vuole conferire a personalità che si sono distinte nell'animalismo. A rendere ancora più spietato il tremendo abbinamento, sconfinante nell'orrore, concorre la scelta iconografica che ritrae il Führer mentre da da mangiare a un cerbiatto davanti ad Auschwitz. Che l'animalismo dei nazisti non avesse nulla di francescano ma fosse solo una folle distorsione della psiche è risaputo. Ma un premio siffatto non è di meno, fosse anche solo una assurda provocazione.

 

giovedì 22 novembre 2012

La buffa



Proverbio aggiornato: non scherzare con i santi,

ma lascia anche stare i fanti. Non si sa mai.


di Renzo Balmelli 


FANTI. Quando fantasia e realtà si sovrappongono, può anche capitare che normali manovre come quelle delle forze armate elvetiche vengano scambiate con un massiccio spostamento di truppe per prepararsi al crollo dell'Europa. Ovviamente non era in corso nessuna prova generale dell'Apocalisse. Sgonfiata la bufala, d'ora in poi, a scanso di equivoci, negli esercizi di Stato maggiore bisognerebbe forse andarci con più cautela nell'inventare nemici immaginari. Ormai persino i proverbi non sono più quelli di una volta, ragion per cui l'antico detto "scherza coi fanti, ma lascia stare i santi" andrebbe riveduto e aggiornato dagli strateghi in modo tale da non scherzare nemmeno coi fanti. Non si sa mai.


SINISTRA. C'è chi auspica un'Italia migliore, chi la vorrebbe più gentile e chi sogna gli Stati Uniti d'Europa. Ma è mai possibile! Non diteci che è tutto qui ciò che hanno da proporre i cinque candidati alle primarie del Pd. Ci mancherebbe che si augurassero un Paese peggiore o un continente in frantumi. Non si pretendeva molto, d'accordo, ma un pizzico di originalità in più non avrebbe guastato nel primo faccia a faccia su Sky. Tant'è vero che la satira ci è andata a nozze. Quanto alla loro ammirazione per Papa Giovanni o Nelson Mandela, non è questo il problema. Ognuno si fa il suo Pantheon. La perplessità nasce semmai dal fatto che nessuno si sia dichiarato sic et simpliciter di sinistra, senza altri orpelli, senza aggiungere banali distinguo tipo "centro", che è come allungare il Barolo con l'acqua. Santo cielo, non si pretendono le barricate o la Rivoluzione, che tanto non la si fa più nemmeno al sabato neanche se c'è il sole (dell'avvenire e meteorologico). Ma con l'Europa dei lavoratori che sciopera e protesta contro l'austerità di cui la classe operaia paga il prezzo più alto, forse dire qualcosa autenticamente di sinistra avrebbe giovato al cuore oltre che alla mente.


IPOCRISIA. Forse in nessun altro campo regna tanta ipocrisia come con l'esportazione di armi, una voce di bilancio dietro la quale lecito e illecito si mescolano alla faccia della legge. Ne è la tragica riprova proprio la Siria, diventata un mercato per ogni genere di ordigni bellici, dai più piccoli ai missili , arrivati da ogni parte del mondo, finanche dalla neutralissima Svizzera. Alla prova dei fatti però ognuno se ne lava le mani poiché la provenienza delle armi, passando da paese a paese attraverso complesse transazioni, diventa sempre meno identificabile, un po' come avviene con il lavaggio dei soldi sporchi, provento criminoso del turpe commercio.


DRAMMA. Sono le donne arabe, forti e determinate a dispetto di una concezione della società non di rado arcaica e maschilista, a trovarsi in prima linea affinché il mondo non dimentichi il dramma della Siria. Affinché il regime di Damasco non ne faccia una nuova Cambogia avvolta nelle urla del silenzio e dell'assuefazione alla violenza utile al despota. Arriva l'inverno, una minaccia in più per i profughi, mentre continua il sanguinoso conflitto. Ci sono migliaia di vite da salvare e l'Unione delle donne giordane, libanesi e irachene per rispondere alla crisi invoca la solidarietà della comunità internazionale, invitandola a costruire assieme il "ponte umanitario" con cui tenere acceso un barlume di speranza.


POTERE. Le donne portano sulle loro spalle l'altra metà del cielo e devono conquistarsela – aveva detto Mao Tse-tung a proposito del potere femminile nella Rivoluzione culturale. Il Grande Timoniere forse ancora non immaginava che la moglie Jiang Qing sarebbe diventata la protagonista del dramma di un'epoca e della sua devastante conclusione. Molti anni dopo, la parità dei sessi nella politica cinese è ancora sulla carta. Ma forse non per molto. Le orientali dagli occhi a mandorla già si sono prese la loro rivincita non solo per la bellezza esotica, ma per le loro capacità imprenditoriali. Doti con le quali mostrano ai manager come si fa a ricostruire il mondo.


ALCOVA. Un tempo le Mata Hari finivano davanti al plotone di esecuzione. Oggi inciampano nelle e-mail compromettenti, più di 30 mila, e allora addio alla CIA per il generale Petraeus, protagonista di una ascesa fulminea e di un declino altrettanto rapido a causa delle sue segrete sbandate amorose. Proprio lui che dei segreti aveva fatto il suo lavoro. Decisamente una brutta tegola per Obama, seppur consapevole che, riottenuta la fiducia degli elettori, il suo ritorno alla Casa Bianca, tra tagli di spese e tasse, non sarebbe stato di tutto riposo. L'America è in subbuglio poiché ne va della sicurezza nazionale, mentre in Europa le reazioni sembrano più contenute. In Italia alle alcove bollenti ci hanno fatto l'abitudine ben sapendo che per una ospitata nel lettone di Putin non si è mai dimesso nessuno.


DECLINO. Calzante metafora della precarietà, "Ed è subito sera", la più breve e famosa poesia di Quasimodo, potrebbe far pensare ai dolori del Pdl, dove gli insanabili contrasti tra Berlusconi e Alfano sembrano preannunciare l'imminente liquidazione di una esperienza fallimentare, ormai arrivata al capolinea. Mentre il bizzoso padre-presidente si dilettava sotto il sole africano, il figliolo-segretario si è trovava solo con i propri affanni per quel suo partito – Angelino dixit – popolato da "gelatai e barzellettieri". Non li chiama per nome, per carità, ma non è difficile identificarli tra i cortigiani di quello che fu il potente regno di Arcore oggi in disarmo e in cui pare rispecchiarsi il declino di un sistema di governo che ha fatto molti chilometri, ma poca strada.


VIRUS. Neanche nel Tea Party, che per i suoi eccessi ha contribuito alla débâcle di Romney, sono arrivati a tanto. Ma loro non hanno la Lega e non conoscono Mario Borghezio che a Obama riconosce un solo merito: avere contribuito, lui afro-americano, alla crescita del Ku Klux Klan, cosa di cui l'europarlamentare (sic) va fiero perché gli incappucciati "combattono e resistono alla società multirazziale". Di fronte a tanto squallore dire che al peggio non c'è mai fine non basta; non basta perché qui si va oltre, si sconfina nel campo in cui il virus perenne della xenofobia è sempre in libera uscita. 

giovedì 15 novembre 2012

La buffa

SPIGOLATURE 

 

Proverbio aggiornato: non scherzare con i santi, ma lascia anche stare i fanti. Non si sa mai.


di Renzo Balmelli 


FANTI. Quando fantasia e realtà si sovrappongono, può anche capitare che normali manovre come quelle delle forze armate elvetiche vengano scambiate con un massiccio spostamento di truppe per prepararsi al crollo dell'Europa. Ovviamente non era in corso nessuna prova generale dell'Apocalisse. Sgonfiata la bufala, d'ora in poi, a scanso di equivoci, negli esercizi di Stato maggiore bisognerebbe forse andarci con più cautela nell'inventare nemici immaginari. Ormai persino i proverbi non sono più quelli di una volta, ragion per cui l'antico detto "scherza coi fanti, ma lascia stare i santi" andrebbe riveduto e aggiornato dagli strateghi in modo tale da non scherzare nemmeno coi fanti. Non si sa mai.


SINISTRA. C'è chi auspica un'Italia migliore, chi la vorrebbe più gentile e chi sogna gli Stati Uniti d'Europa. Ma è mai possibile! Non diteci che è tutto qui ciò che hanno da proporre i cinque candidati alle primarie del Pd. Ci mancherebbe che si augurassero un Paese peggiore o un continente in frantumi. Non si pretendeva molto, d'accordo, ma un pizzico di originalità in più non avrebbe guastato nel primo faccia a faccia su Sky. Tant'è vero che la satira ci è andata a nozze. Quanto alla loro ammirazione per Papa Giovanni o Nelson Mandela, non è questo il problema. Ognuno si fa il suo Pantheon. La perplessità nasce semmai dal fatto che nessuno si sia dichiarato sic et simpliciter di sinistra, senza altri orpelli, senza aggiungere banali distinguo tipo "centro", che è come allungare il Barolo con l'acqua. Santo cielo, non si pretendono le barricate o la Rivoluzione, che tanto non la si fa più nemmeno al sabato neanche se c'è il sole (dell'avvenire e meteorologico). Ma con l'Europa dei lavoratori che sciopera e protesta contro l'austerità di cui la classe operaia paga il prezzo più alto, forse dire qualcosa autenticamente di sinistra avrebbe giovato al cuore oltre che alla mente.


IPOCRISIA. Forse in nessun altro campo regna tanta ipocrisia come con l'esportazione di armi, una voce di bilancio dietro la quale lecito e illecito si mescolano alla faccia della legge. Ne è la tragica riprova proprio la Siria, diventata un mercato per ogni genere di ordigni bellici, dai più piccoli ai missili , arrivati da ogni parte del mondo, finanche dalla neutralissima Svizzera. Alla prova dei fatti però ognuno se ne lava le mani poiché la provenienza delle armi, passando da paese a paese attraverso complesse transazioni, diventa sempre meno identificabile, un po' come avviene con il lavaggio dei soldi sporchi, provento criminoso del turpe commercio.


DRAMMA. Sono le donne arabe, forti e determinate a dispetto di una concezione della società non di rado arcaica e maschilista, a trovarsi in prima linea affinché il mondo non dimentichi il dramma della Siria. Affinché il regime di Damasco non ne faccia una nuova Cambogia avvolta nelle urla del silenzio e dell'assuefazione alla violenza utile al despota. Arriva l'inverno, una minaccia in più per i profughi, mentre continua il sanguinoso conflitto. Ci sono migliaia di vite da salvare e l'Unione delle donne giordane, libanesi e irachene per rispondere alla crisi invoca la solidarietà della comunità internazionale, invitandola a costruire assieme il "ponte umanitario" con cui tenere acceso un barlume di speranza.


POTERE. Le donne portano sulle loro spalle l'altra metà del cielo e devono conquistarsela – aveva detto Mao Tse-tung a proposito del potere femminile nella Rivoluzione culturale. Il Grande Timoniere forse ancora non immaginava che la moglie Jiang Qing sarebbe diventata la protagonista del dramma di un'epoca e della sua devastante conclusione. Molti anni dopo, la parità dei sessi nella politica cinese è ancora sulla carta. Ma forse non per molto. Le orientali dagli occhi a mandorla già si sono prese la loro rivincita non solo per la bellezza esotica, ma per le loro capacità imprenditoriali. Doti con le quali mostrano ai manager come si fa a ricostruire il mondo.


ALCOVA. Un tempo le Mata Hari finivano davanti al plotone di esecuzione. Oggi inciampano nelle e-mail compromettenti, più di 30 mila, e allora addio alla CIA per il generale Petraeus, protagonista di una ascesa fulminea e di un declino altrettanto rapido a causa delle sue segrete sbandate amorose. Proprio lui che dei segreti aveva fatto il suo lavoro. Decisamente una brutta tegola per Obama, seppur consapevole che, riottenuta la fiducia degli elettori, il suo ritorno alla Casa Bianca, tra tagli di spese e tasse, non sarebbe stato di tutto riposo. L'America è in subbuglio poiché ne va della sicurezza nazionale, mentre in Europa le reazioni sembrano più contenute. In Italia alle alcove bollenti ci hanno fatto l'abitudine ben sapendo che per una ospitata nel lettone di Putin non si è mai dimesso nessuno.


DECLINO. Calzante metafora della precarietà, "Ed è subito sera", la più breve e famosa poesia di Quasimodo, potrebbe far pensare ai dolori del Pdl, dove gli insanabili contrasti tra Berlusconi e Alfano sembrano preannunciare l'imminente liquidazione di una esperienza fallimentare, ormai arrivata al capolinea. Mentre il bizzoso padre-presidente si dilettava sotto il sole africano, il figliolo-segretario si è trovava solo con i propri affanni per quel suo partito – Angelino dixit – popolato da "gelatai e barzellettieri". Non li chiama per nome, per carità, ma non è difficile identificarli tra i cortigiani di quello che fu il potente regno di Arcore oggi in disarmo e in cui pare rispecchiarsi il declino di un sistema di governo che ha fatto molti chilometri, ma poca strada.


VIRUS. Neanche nel Tea Party, che per i suoi eccessi ha contribuito alla débâcle di Romney, sono arrivati a tanto. Ma loro non hanno la Lega e non conoscono Mario Borghezio che a Obama riconosce un solo merito: avere contribuito, lui afro-americano, alla crescita del Ku Klux Klan, cosa di cui l'europarlamentare (sic) va fiero perché gli incappucciati "combattono e resistono alla società multirazziale". Di fronte a tanto squallore dire che al peggio non c'è mai fine non basta; non basta perché qui si va oltre, si sconfina nel campo in cui il virus perenne della xenofobia è sempre in libera uscita. 

Povero Mao


di Renzo Balmelli 


DINASTIA. Povero Mao. Dal mausoleo sulla piazza Tienanmen, meta di sempre più rari pellegrinaggi devozionali, assiste alla lenta, ma inesorabile erosione del suo mito e alla messa al bando di chi,  come Boxilai, sotto processo per corruzione, ha provato a raccogliere  l'eredità spirituale del Grande Timoniere. Ma così va la Cina del terzo millennio che di volta in volta alla lunga marcia iniziata nelle campagne stremate dalla fame  e sfociata nelle sfavillanti skyline di foggia americana, aggiunge altre tappe sulla via delle riforme, senza tuttavia discostarsi dalla marchiana contraddizione di un sistema di potere in cui i diritti democratici restano senza eccezione fuori dalla stanza dei bottoni. In questi giorni, seppure con un'enfasi mediatica neppure lontanamente paragonabile a quella degli USA, ma con una posta in palio di pari grado se non addirittura maggiore, si riunisce per la diciottesima volta il congresso del partito comunista, una sorta di segretissimo conclave rosso convocato per definire il futuro di quella che fra non molto è destinata a diventare la prima potenza mondiale. La prossima tappa sarà l'edificazione della cosidetta "Società armonica" che conterrà soltanto vaghi riferimenti al marxismo, ma che a dispetto delle apparenze niente concede al pluralismo e al coinvolgimento  critico della popolazione nel processo di trasformazione della classe dirigente, di par suo molto attenta a fare in modo che tutto cambi affinché tutto rimanga come prima nella distribuzione dei privilegi. Nel Politiburo, a Hu Jintao e Wen Jibao, attuali detentori delle massime cariche alla testa del partito, della Repubblica e del governo, succederanno, secondo un copione immutato nel tempo, Xi Jinping e Li Keqjang, già denominati il tandem Xi-Li , che attraverso i loro delfini , a meno di sorprese o rivolte di palazzo, formeranno  la nomenklatura cinese per i prossimi 20 anni fino al 2032. Insomma, una vera e propria dinastia imperiale sotto mentite spoglie. Quella che si va delineando è una società cinese deputata da un lato a veleggiare dall'alto del suo sviluppo, seppure tra squilibri e scompensi sociali macroscopici, ma che dall'altro  non potrà mai definirsi veramente armonica senza il conforto della libertà di pensiero e di espressione.  


BRUTALITA'. Come il funzionario della televisione che nel bel film di Ettore Scola "La terrazza" di colpo trova sbarrata la porta del suo ufficio, anche un centinaio di dipendenti dell'Ubs, la maggior banca svizzera, sono stati respinti all'ingresso della sede londinese dell'istituto. Licenziati sui due piedi, dalla sera alla mattina, senza preavviso. Il colosso bancario elvetico, uno dei giganti della finanza internazionale, sta riducendo la propria forza lavoro in tutto il mondo e agisce con una durezza insolita, che, come ha scritto il Times, segna il ritorno dalla brutalità nella City. Gnomi senza cuore sacrificano al Dio profitto il destino di migliaia di persone, incuranti del gravissimo danno fatto a chi ne è direttamente colpito e anche all'immagine di un sistema che fondava la sua reputazione sull'etica del lavoro.


SQUALLORE. Carismatica non è. Anche i suoi più solerti sostenitori ammettono che Angela Merkel difficilmente potrà eguagliare agli occhi dell'opinione pubblica l'ascendente di Willy Brandt o di Adenauer. Ma determinata lo è, eccome, quanto i suoi illustri predecessori, se non di più. E senza peli sulla lingua. Al punto da sfidare l'impopolarità quando pronostica un altro lustro di lacrime e sangue per uscire dalla crisi. Dire che la eiserne Dame di Berlino non è simpatica a tutti, è quasi una ovvietà. Ma quel "Sado Angela, vaffan Merkel" con cui un quotidiano della destra nostrana ha commentato la notizia, è di uno squallore incommensurabile che davvero non fa onore allo stile e all'eleganza italiana.


INCOERENZA. La crisi? Non c'è, non esiste. E' un'invenzione della sinistra per nuocere all'Italia. Suppergiù in questi termini si esprimeva Berlusconi un anno fa in uno dei suoi soliti monologhi tesi dimostrare strampalati teoremi sui ristoranti pieni quale simbolo di un paese benestante. Adesso il Cavaliere chiede scusa agli italiani per avere fallito gli obiettivi, imputandone la responsabilità non alle proprie inadempienze e a quelle del suo governo, non alle energie sprecate nella guerra ai magistrati, bensì – guarda un po' – alla crisi che prima non c'era e ora spunta fuori dal vecchio cilindro sfondato quale attenuante per mascherare il fallimento. Un bell'esempio d'incoerenza!


NOSTALGICI. Qualcuno ha scritto che con la scomparsa di Pino Rauti è morto l'ultimo fascista. Sarà. Ma a giudicare dall'accoglienza riservata a Fini ai funerali del fondatore del MSI, in un crescendo di sputi, botte e insulti, non sembra che la "cultura" squadrista sia soltanto un ricordo dei tempi passati. L'impressione è piuttosto che di nostalgici, con o senza " neo", con o senza doppiopetto, in circolazione ve ne siano ancora, fortemente condizionati dalle teorie di Julius Evola e non di rado in difficoltà nell'accettare la legalità democratica, ritenuta grigia e ugualitaria, lontana dal modello mussoliniano. Ancora non è tempo di abbassare la guardia.

giovedì 1 novembre 2012

Tempesta perfetta

SPIGOLATURE 

Di fronte alla gravità di Sandy il Presidente americano ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla Protezione civile.

di Renzo Balmelli 


CRUSCA. Speculare sulle catastrofi naturali per raccattare voti a buon mercato è tra le forme più odiose della campagna elettorale. Sullo spartito dell'uragano Sandy i repubblicani hanno aspettato Obama al varco, pronti a mettere sul suo conto ogni ritardo nei soccorsi. Era l'occasione tanto attesa dallo staff di Romney per consumare la vendetta dopo la tremenda figura rimediata da Bush, finito sulla graticola in seguito al disastro di Katrina a New Orleans, nel 2005. Teorema sbagliato. Di fronte alla gravità della "tempesta perfetta", il Presidente ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla protezione civile. Sovente la farina del diavolo finisce in crusca.


SBOCCO. "C'è la guerra, ma non ci va nessuno". Bello, ma non nell'Afghanistan dove invece la guerra c'è, ma lo si dimentica fino a quando tocca di nuovo piangere un alpino caduto senza una ragione nella trappola di un conflitto che la NATO non riesce a vincere. La morte del caporale Tiziano Chierotti porta a 52 il numero dei soldati italiani che hanno pagato con la vita le conseguenze di una missione di cui non si dirà mai abbastanza tutta l'insensatezza. Ormai pare svanita la speranza di negoziare con i talebani e l'eventualità ( speriamo remota) di un successo di Romney rischia di vanificare le flebili speranze di uno sbocco diplomatico.


ALFIERE. Se Clint Eastwood fa del sarcasmo su Obama con la famosa intervista provocatoria della sedia vuota, i repubblicani esultano. Si arrabbiano invece se Hollywood sposa la causa del Presidente e il suo impegno a far crescere la pace e la sicurezza nel mondo. A pochi giorni dal voto la destra non tollera altre regole del gioco se non le sue, ma ignora che il ruolo degli USA è cambiato, non è più quello di gendarme dell'anticomunismo, bensì di alfiere della democrazia. Pacificamente, s'intende. Per questo motivo - scrive il New York Times - l'America ha bisogno più che mai di altri quattro anni con Obama quale garante della distensione.


CORAGGIO. Se Kabul è una croce, Teheran è una spina nel fianco non soltanto per il rischio del ricatto nucleare, ma anche per la costante violazione dei diritti umani che da due anni costringe l'attivista Nasrin Sotoudeh a languire nel famigerato carcere iraniano di Evin. Madre coraggio della condizione femminile, l'indomita combattente è stata insignita del premio Sakharov 2012 per la libertà di pensiero, conferitole dal Parlamento europeo in segno di solidarietà per la sua lotta portata avanti in condizioni fisiche e psicologiche difficilissime. E dalla prigione trapela il suo messaggio di speranza: avete sentito la nostra voce!


CONFUSIONE. Letta sul domenicale svizzero-italiano Il Caffè e degna di plauso: "A sua insaputa Berlusconi non si candida premier". Mollati ormai gli ormeggi, da vita a nevrotiche entrate e uscite dalla scena politica, muovendosi nel segno di una smania eversiva , dissipatrice e destabilizzante contro le istituzioni e i suoi alleati, in cui ciò che conta è unicamente salvare se stesso. Di riformare il Paese non gli importa nulla. Kennedy soleva dire che gli uomini passano e le idee restano. A patto di averne. Nella biografia del neo condannato Cavaliere in preda a un attacco di ira funesta , anche a cercarle col lanternino è arduo trovarne una. E anche quelle che non ci sono, sono confuse.


PAROLE. Quando si ascoltano le parole sempre uguali e ormai stantie del politichese, non si può che condividere l'analisi di Domenico De Masi su Style, inserto del Corriere della Sera. Sotto il ritratto di Voltaire viene evocata la lezione degli Illuministi che " sfidarono la morale e il potere di Chiesa e re per dare un nuovo modo di vita a un'Europa in crisi". Certo, quanto a parlare , candidati, aspiranti leader e neo sfascisti, parlano: eccome parlano. Il dramma è che si illudono di avere qualcosa da dire senza avere niente da dire, se non una litania di insipide dichiarazioni cui non basta tutto il sale del mondo per avvicinarsi alla lezione illuminista.


LACUNA. Nella storia recente e drammatica del Vecchio Continente è stata finalmente colmata la lacuna di quello che viene definito l'Olocausto dimenticato. Ne furono vittima oltre un milione di Rom e Sinti e per non perseverare nell'oblio, a Berlino è stato inaugurato in questi giorni un memoriale per ricordare il loro sterminio ad opera dei folli scienziati nazisti che li usavano come cavie nei loro esperimenti . Per anni la Lega a cavallo del confine italo-svizzera ha esposto queste comunità al pubblico disprezzo senza privarsi del folle diktat "Rom raus", una scritta infamante frutto della peggiore ignoranza coniugata con la xenofobia.


FUMO. Fin dalla scoperta dell'America, la sorte di molte tribù è stata segnata dalla ferocia dei colonizzatori. Lo stesso destino incombe ora sugli indigeni Awa-Guajà ,nella foresta dell'Amazzonia brasiliana, un popolo nomade di cacciatori che nella distruzione del loro habitat ad opera di taglialegna spregiudicati, feroci incendiari, allevatori a affaristi senza scrupoli , vedono avvicinarsi con terrore ciò che ai loro occhi rappresenta la fine del mondo. La sopravvivenza degli indios dovrebbe essere in cima alle priorità ma è sconcertante constatare che per ora l'unica azione visibile è il fumo nero che oscura il sole e spaventa i bambini.


LICENZA. Finora il termine più gettonato all'estero per definire certi vizietti del potere sotto il cielo di Roma era bunga-bunga. Ma forse non più per molto. In Skyfall, l'ultimo film della serie, James Bond, ignaro che la parola sia in gran voga in Italia, viene liquidato come un rottame. "Anche lui", avrà pensato Matteo Renzi, convinto di avere la licenza di rottamare la classe politica, così come 007 aveva quella di uccidere. Ma in seconda battuta ecco la doccia fredda: "La giovinezza non è garanzia di innovazione". E qui finiscono le affinità col sindaco di Firenze, mentre nel mondo "rottamazione" potrebbe soppiantare appunto la fama del bunga-bunga.


RICOSTRUZIONE. In seguito alla storica vittoria del centro sinistra e alla non meno storica sconfitta della destra, le elezioni in Sicilia propongono una chiave di lettura che proiettata a livello nazionale non mancherà di pesare sul probabile voto di primavera. Sull'isola, a urne chiuse, si è misurata in tutta la sua ampiezza la voragine lasciata dall'infausta stagione berlusconiana e del suo sistema di potere. In quest'ottica risulta evidente lo sconcerto degli elettori; sconcerto che si cristallizza da un lato nell'astensionismo da primato e dall'altro nella crescita clamorosa delle derive populiste (leggi grillini), in apparenza portatrici di slogan seducenti, ma alla prova dei fatti senza un piano politico dietro. Al fine di uscire dall'impasse occorre quindi archiviare l'ingombrante eredità di Arcore per poi avviare la ricostruzione, di cui l'Italia ha grande bisogno, su basi nuove , con un'altra maggioranza e un modello di governabilità eticamente irreprensibile.

giovedì 18 ottobre 2012

Ritrovare la magia dello Yes we can

di Renzo Balmelli 


VERITA'. "Non è mai troppo tardi"  era un vecchio slogan della RAI che i democratici, i progressisti e i liberal di tutto il mondo sperano valga anche per Obama, dopo la sua eccellente performance contro Romney nel secondo dibattito televisivo. Se  nel primo faccia a faccia il Presidente avesse mostrato la stessa grinta, le elezioni sarebbero già finite. Sarà dunque lo spareggio del terzo e ultimo confronto, percepito come un momento di verità senza filtri, lo spartiacque decisivo per cogliere gli umori del Paese. Mentre il conto alla rovescia segna tre settimane all'election day del 6 novembre, la prospettiva , non così remota, di vedere il candidato repubblicano alla Casa Bianca non è certo fatta per tranquillizzare coloro i quali  ai toni muscolari dello sfidante prediligono  la linea conciliante e dialogante di Obama, con migliori effetti per la coesistenza pacifica. Nel corso di una campagna segnata dalle contraddizioni, Romney ha corteggiato l'estrema destra, i fanatici del Tea Party, si è collocato nel solco di Bush, sotto il cui segno è esplosa la peggior crisi dopo  la Grande depressione, si è riconvertito di corsa  al centro moderato e infine, per conquistare gli indecisi, ha addirittura gettato alle ortiche la veste di antiabortista intransigente, mostrandosi per quello che veramente è: un abile piazzista - secondo la definizione di Vittorio Zucconi - che come quel tale in Italia promette di creare miracolosamente 12 milioni di posti di lavoro, ma che in verità non ne farà nulla, e continuerà invece a  strizzare  l'occhio ai ricchi e al neo liberismo senza regole, agevolandoli con sostanziosi regali fiscali. Andare a vedere e smascherare il bluff di Romney nei giorni di fuoco che mancano al voto sarà l'impresa cruciale di Obama in una partita senza sconti che vista l'importanza della posta in palio non è esagerato definire epocale. Sempre che non sia "too late", troppo tardi,  per ritrovare la magia dello "Yes we can". Facciamo gli scongiuri.


PREMIO. Mai più guerre tra noi, giurarono i padri fondatori. A sessant'anni da quel solenne impegno, il Nobel per la pace all'Unione Europea onora come meglio non si poteva l'ideale di riconciliazione, democrazia e diritti umani cresciuto sulle macerie del nazifascismo. Da allora l'Europa è un cantiere aperto che da sei decenni sta dando pace al continente, ai suoi 500 milioni di cittadini e anche agli euroscettici di comodo. Tutti coloro, cioè, che hanno giudicato il premio con ironia, ma ai quali nulla e nessuno ha impedito di costruire il loro benessere su quel progetto comune, capace di sventare i perenni rigurgiti nazionalisti.


ERRORI. Irène Némirovsky, nata a Kiev, rifugiata a Parigi e trucidata dai nazisti ad Auschwitz nel 1942, ci ha consegnato con Suite francese un possente ritratto delle tragedie e degli anni terribili della prima metà del XX secolo. Nel romanzo s'intrecciano i destini di donne, uomini e bambini errabondi, travolti dalla follia del Terzo Reich. Un affresco spietato di una Francia abulica, vinta, occupata, collaborazionista. La Fiera del libro di Francoforte dedica una sezione alla scrittrice e l'omaggio, in concomitanza con il Nobel all'UE, ricorda agli smemorati del terzo millennio quali sono gli errori e gli orrori da non ripetere.


BEFFA. Sarà forse vero che l'anno prossimo la congiuntura dovrebbe migliorare, ma coloro che a Natale sotto l'albero troveranno la lettera di licenziamento stentano a crederci. Con stupefacente disinvoltura e gelida noncuranza, i sacerdoti del profitto ad ogni costo spostano destini e uomini sulla scacchiera della finanza senza regole come fossero semplici pedine. Non passa giorno senza notizie di ristrutturazioni, fusioni e tagli massicci al personale che invariabilmente finiscono col colpire l'anello più debole, i salariati, penalizzati per colpe non loro, mentre i veri responsabili del disastro incassano emolumenti milionari. Oltre al danno, anche la beffa.


ACCANIMENTO. Il governatore della Lombardia è in acque agitate, ma con lui annaspano pure PdL e Lega che scaricandolo con un messaggio dal significato inequivocabile si defilano per stare a galla. Chiamano "accanimento terapeutico" l'ostinazione di Formigoni a volere salvare una giunta minata dagli scandali. Giusto. Ma al governo in Regione c'erano anche loro, zitti, zitti, fino a quando il regime berlusconiano ha garantito le poltrone alle quali, per similitudine, erano avvinti come la Venere di Racine alla sua preda ("C'est Venus toute entière à sa proie attachée"). Finché un giorno all'improvviso non dovranno chiedersi per chi suona la campana: suona per loro. 


IGNORANZA. Siamo in pena per Malala YOUSAFZAI, l'adolescente pakistana che fa paura ai talebani al punto da diventare il bersaglio della loro atroce vendetta. A soli quattordici anni, attraverso il suo blog, questa piccola, grande donna dotata d'immenso coraggio lottava perché le ragazzine come lei potessero andare a scuola, anziché vegetare nel terrore di ideologie bacate. Adesso è in un ospedale inglese, dove può ricevere cure più specializzate, ma i suoi aguzzini l'aspettano al varco. Per riprendere le parole di Massimo Gramellini, ospite di Fazio, il cancro della società non sono, come credono quei fanatici, le donne istruite, ma gli uomini ignoranti.


LAZZARO. Nelle maglie della soffocante burocrazia cubana si aprono nuovi varchi. Con una riforma molto simbolica e molto attesa nell'isola, il regime autorizza la libertà di viaggiare all'estero senza pedantesche limitazioni burocratiche, fatte valse alcune misure per impedire la fuga di cervelli. Viene in mente quanto disse un giovane dell'Avana ad alcuni turisti che s'informavano sulle sue aspirazioni. "Vedete – osservò con un sorriso – mi chiamo Lazzaro e con un nome come il mio tutto è possibile. Sogno di andare all'estero, non per scappare, ma per abbracciare mia sorella in Germania". Il suo sogno non è morto all'alba. Ma fino a quando non verrà assicurato il rispetto dei diritti umani e i prigionieri politici resteranno in carcere, la svolta sarà ancora molto parziale.

lunedì 15 ottobre 2012

Parafrasando l'Astronauta

 

Un piccolo passo indietro per B.

Un grande passo avanti per l'I.


di Renzo Balmelli 


COLLUSIONI. Berlusconi fa un passo indietro. Parafrasando l'astronauta Armstrong quando mise piede sulla luna, verrebbe da dire: un grande passo avanti per l'Italia. Vorremmo ben vedere. Ci mancherebbe altro che riproponesse la sceneggiata del predellino, con tutto quel che capita nel Pdl. Tra gli scandali e le collusioni mafiose in cui sono coinvolti i suoi Presidenti di Regione e i suoi assessori da Reggio a Milano , pare di leggere la versione trash-pulp del libro Cuore. Seduto sulle macerie, con quel gesto il Cavaliere spera forse di guadagnarsi l'aureola di grande statista che sa sacrificarsi per il bene del Paese. E magari c'è anche qualcuno disposto a credergli.


ESTREMISMO. E' incredibile che a quasi 70 anni dalla fine della guerra si parli ancora di svastiche e di nazismo. Eppure il fenomeno, che dura ormai da anni, sta prendendo una piega tale da non essere attribuibile soltanto a quattro esaltati. Da qualche tempo il dilagare dell'estremismo di destra ha assunto le sembianze di una vera e propria internazionale che si organizza e allaccia contatti su internet , portando il suo folle messaggio nei posti più impensati, perfino nell'esercito più pacifico al mondo, quello svizzero. La scoperta ha gettato nello sconforto i politici di Berna, allarmati quanto i loro colleghi di tutta Europa dalla prepotente rinascita di una ideologia bacata, segnata dall'antisemitismo e dal razzismo, che alla lunga potrebbe diventare una minaccia alla sicurezza nazionale se la si lasciasse fare impunemente come fu il caso dopo Weimar.


RIVALSA. Non ha dubbi Toni Morrison, scrittrice fiera della sue origini afro-americane, premio Nobel per la letteratura: le prossime elezioni sono ancora una questione di razza. Dopo l'allarmante deriva del Tea Party, a destra si è preferito non più evocare l'imbarazzante argomento durante la campagna elettorale. Si può tuttavia scommettere che il passo falso di Obama in televisione non sarà certo dispiaciuto a chi nell'America profonda medita da quattro anni propositi di rivalsa verso il Presidente e " la sua gente", facendo leva su un diffuso e bianco risentimento nostalgico. Rinfrancato dalla controprestazione del suo avversario, Romney già si sente alla Casa Bianca. Ma nella politica degli States non bisogna dare nulla per scontato, nemmeno i sondaggi. Tanto più , secondo il paradosso di uno scanzonato cronista, che per la corsa alla presidenza i pronostici è meglio farli dopo. 


EROSIONE. Il potere- si sa - logora chi non ce l'ha, ma anche chi ne ha troppo e da troppo tempo. Se Hugo Chavez, rieletto per un quarto mandato, vuole evitare al Venezuela di finire come la gerontocrazia di Cuba, che paralizza il Paese, margnalizza le nuove generazioni e incarcera i dissidenti, dovrà per forza cambiare registro. E non considerare il suo generoso sfidante, Henrique Capriles, soltanto come la foglia di fico per dare una parvenza di " democrazia* alle elezioni. Il 45% dell'opposizione non è poca cosa , ed esprime comunque , pur facendosi largo con molta fatica, la voglia di cambiamento di un Paese desideroso di recuperare la sovranità popolare. Al di la degli slogan, che non sono riusciti a tramutare la sua ennesima vittoria in un trionfo, l'erosione dei consensi - quasi dieci punti in percentuale - dovrebbe dare da pensare a Chavez e fargli capire da qui al 2019, quando avrà fine il suo regno, che senza la carica ideale di cui si son perse le tracce, gli enormi proventi dell'industria petrolifera da soli non bastano a dare un senso compiuto al " socialismo bolivariano del XXIesimo secolo".

 

RUOLI. Nella Tunisia culla della primavera araba il clima rispecchia quello di stagione - l'autunno- presagio di un brutto inverno per la condizione femminile, tuttora segnata, nonostante le speranze di una svolta epocale, dai preconcetti sulla donna subalterna all'uomo. La linea di demarcazione tra ll passato e la modernità intesa quale reale espressione della volontà popolare si è bruscamente lacerata a causa della inverosimile vicenda di una giovane che anziché ottenere giustizia, prima è stata stuprata dai poliziotti e ora è indagata per "offesa al pudore". Nell'inquietante ribaltamento dei ruoli tra vittima e carnefice si ripropone il confronto tra il paese progressista e l'ala integralista sui cui pesa la visione conservatrice e religiosa.

 

INERZIA. In Italia si parla molto di rottamazione. L'espressione è entrata di prepotenza nel gergo politico che fa da sfondo ai preparativi delle primarie e delle prossime elezioni del 2013. Sinceramente non è un bel concetto in quanto evoca l'immagine, del tutto fuori luogo e irrispettosa nei confronti della gente per bene , di una nazione simile a uno sterminato cimitero di carcasse d'automobili. Rottamare chi e cosa? Al posto di un verbo così drastico , distruttivo , senza speranze , forse sarebbe stato meno infelice riproporre il più confortante " riformare" che se non altro tiene aperto un filo di speranza. Ma anche il termine " riforma", considerata l'inerzia della classe politica contro i vizi peggiori, dalla corruzione al malgoverno, sembra ormai molto debole. Nel corso degli anni se n'è talmente abusato, , il più delle volte in modo inconcludente, da snaturarlo del suo significato originale fino al punto da farlo diventare un motto effimero, privo di sostanza. 

 

DISASTRO. Sarebbe fare un onore immeritato alle smorte figure che spasimano in cambio di un invito, scomodare il Satyricon e la Dolce vita per fotografare i frequentatori dei bizzarri party capitolini di oggi. Vederli vagare travestiti da maiali tra nauseabondi addobbi escrementizi, riuscendo chissà come a ingannare il tempo e loro stessi , essi sono lo specchio implacabile di una società parassitaria popolata da gente che si culla in una fatua fiera della volgarità per riempire il vuoto della sua esistenza. Fatti loro - verrebbe da dire - squallide storie del peggior gossip che però cessano di essere un evento privato e diventano un danno per l'intera comunità quando di mezzo ci sono i soldi pubblici, le tasse pagate dai cittadini, saccheggiate senza scrupoli , con un comportamento inammissibile e criminoso, per il sollazzo di una banda di sfaccendati in festini senza etica . Di fronte al disastro, Napolitano invoca una scossa morale per restituire dignità alla politica, mentre Monti parla di immagini inqualificabili appartenute a una Italia vecchia. Che però tanto vecchia poi non è. Perché è quella che il premier ha trovato a Palazzo Chigi, lasciata li da chi l'aveva preceduto. 

lunedì 1 ottobre 2012

No alla museruola

di Renzo Balmelli 

LIBERTÀ. Conquista fondamentale della cultura illuminista, la libertà di stampa deve guardarsi ogni giorno dal non finire nel mirino della censura e dell'intolleranza settaria, entrambe incompatibili con i precetti della società plurale. Ecco perché oggi, di fronte all'esasperazione degli animi cui abbiamo assistito in queste settimane di fuoco, è indispensabile , anche se difficile, difendere l'integrità della libera circolazione delle idee dagli agguati di chi ne fa scempio per il proprio tornaconto. Nell'antichità c'era il monarca, e chiunque gli andava contro doveva perire. Ora non più. La libertà non è un rischio; metterle la museruola, sì.


RIBELLIONE. Il caso di Alessandro Sallusti è emblematico dei pericoli ai quali si trova esposta l'informazione quando le caste provano a ingabbiarla con norme liberticide. Dal Direttore del Giornale, che rischia il carcere per un articolo controverso, ci separano anni luce, ma qui non si tratta di sottolineare le pur aspre divergenze e nemmeno soltanto di solidarietà. Qui si prova un senso di ribellione poiché non esiste che in un Paese maturo i giornalisti finiscano dietro le sbarre per quello che scrivono. Voltaire non va soltanto citato, ma anche messo in pratica. Poi il dissenso, anche duro e senza sconti , farà il suo corso. Ma senza manette e bavagli.


BUGIE. Negli anni Trenta - gli anni di cui si parla nella mostra di Firenze sull'Arte italiana di quel periodo- non piegarsi ai diktat dei gerarchi in orbace poteva costare la vita. Qualcuno però deve avere la memoria corta e si abbandona a rievocazioni glorificatorie di quella tremenda stagione, ignorando quanto accadeva nella vita di ogni giorno. Da recensioni traboccanti di nostalgici spasmi il lettore è indotto a credere ( sic!) che in quell'epoca "il massimo della libertà culturale si ebbe quando il regime era all'apice". Bugie, spacciate come verità. La * benevolenza" del Duce era pura finzione , la messa in scena con la quale il fascismo narrava se stesso per mascherare le sue nefandezze. Perché quelli erano gli anni delle leggi razziali e dei preparativi alla guerra che non furono un dettaglio della Storia.


MARASMA. A giudicare dalle sprezzanti esternazioni di Mitt Romney sugli americani meno fortunati, si presume che " Il Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo non sia il quadro che più gradisce. Le sue preferenza vanno ai milionari che vedono in lui il presidente prediletto, il nesso tra politica, affari e ricchezza che farà felici i magnati e renderà i poveri ancora più poveri se per disavventura lo sfidante repubblicano, arrivasse alla Casa Bianca. Troppo perfino per Wall Street - ed è tutto dire - che gli ha tolto il sostegno nel timore che l'ex governatore promuova la *lotta di classe all'inverso", dall'alto verso il basso come l`ha definita il mensile Confronti, precipitando gli USA nel marasma sociale.


SCANDALO. A ogni stagione la sua pena. Quanto accade nella Regione Lazio, ma non solo , purtroppo, è speculare del dissesto morale in cui il precedente governo ha gettato l'Italia, causandole un danno d'immagine che soltanto ora comincia piano, piano a ricomporsi. Gli eredi di quel disastro lungi dal ravvedersi continuano a considerare il mandato ricevuto alla stregua di una proprietà personale in cui tutto è lecito. Le dimissioni di Renata Polverini non sono che la punta emergente di un iceberg di corruzione in cui si va di vizio in vizio, in una catena ininterrotta di inconfessabili complicità . L'aggravante è che davanti all'ennesimo scandalo che travolge la classe politica, nessuno è in condizioni tali da presentare un attestato di innocenza; nessuno ha le mani pulite. E la consapevolezza che il malcostume è tenace come la cozza attaccata allo scoglio, lascia tante brave persone in preda a un senso di disgusto.


SVOLTA. Sinistra, se ci sei batti un colpo. Se non adesso, quando? Considerata la gravità della situazione e le drammatiche scadenze che premono all'orizzonte, ormai non è più tollerabile azzuffarsi e tergiversare per questioni personali. Gli elettori non capirebbero. Chi non ha smesso di sperare, aspetta con ansia di potersi infine identificare all'interno di un progetto di crescita unitario e creativo che ridia ossigeno alle grandi potenzialità di cui l'Italia dispone. Non è un'utopia, bensì una grande opportunità per riaffermare il primato dell'etica e della dignità nel governo del Paese. Poiché una cosa dev'essere chiara: in mancanza di una svolta, dopo l'estate popolata da cortigiani , da banchetti alla Trimalcione e bizzarre scenografie pagate coi soldi dei contribuenti, chiedere ai cittadini di avere fiducia nella politica sarebbe da ipocriti senza cuore.