giovedì 1 novembre 2012

Tempesta perfetta

SPIGOLATURE 

Di fronte alla gravità di Sandy il Presidente americano ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla Protezione civile.

di Renzo Balmelli 


CRUSCA. Speculare sulle catastrofi naturali per raccattare voti a buon mercato è tra le forme più odiose della campagna elettorale. Sullo spartito dell'uragano Sandy i repubblicani hanno aspettato Obama al varco, pronti a mettere sul suo conto ogni ritardo nei soccorsi. Era l'occasione tanto attesa dallo staff di Romney per consumare la vendetta dopo la tremenda figura rimediata da Bush, finito sulla graticola in seguito al disastro di Katrina a New Orleans, nel 2005. Teorema sbagliato. Di fronte alla gravità della "tempesta perfetta", il Presidente ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla protezione civile. Sovente la farina del diavolo finisce in crusca.


SBOCCO. "C'è la guerra, ma non ci va nessuno". Bello, ma non nell'Afghanistan dove invece la guerra c'è, ma lo si dimentica fino a quando tocca di nuovo piangere un alpino caduto senza una ragione nella trappola di un conflitto che la NATO non riesce a vincere. La morte del caporale Tiziano Chierotti porta a 52 il numero dei soldati italiani che hanno pagato con la vita le conseguenze di una missione di cui non si dirà mai abbastanza tutta l'insensatezza. Ormai pare svanita la speranza di negoziare con i talebani e l'eventualità ( speriamo remota) di un successo di Romney rischia di vanificare le flebili speranze di uno sbocco diplomatico.


ALFIERE. Se Clint Eastwood fa del sarcasmo su Obama con la famosa intervista provocatoria della sedia vuota, i repubblicani esultano. Si arrabbiano invece se Hollywood sposa la causa del Presidente e il suo impegno a far crescere la pace e la sicurezza nel mondo. A pochi giorni dal voto la destra non tollera altre regole del gioco se non le sue, ma ignora che il ruolo degli USA è cambiato, non è più quello di gendarme dell'anticomunismo, bensì di alfiere della democrazia. Pacificamente, s'intende. Per questo motivo - scrive il New York Times - l'America ha bisogno più che mai di altri quattro anni con Obama quale garante della distensione.


CORAGGIO. Se Kabul è una croce, Teheran è una spina nel fianco non soltanto per il rischio del ricatto nucleare, ma anche per la costante violazione dei diritti umani che da due anni costringe l'attivista Nasrin Sotoudeh a languire nel famigerato carcere iraniano di Evin. Madre coraggio della condizione femminile, l'indomita combattente è stata insignita del premio Sakharov 2012 per la libertà di pensiero, conferitole dal Parlamento europeo in segno di solidarietà per la sua lotta portata avanti in condizioni fisiche e psicologiche difficilissime. E dalla prigione trapela il suo messaggio di speranza: avete sentito la nostra voce!


CONFUSIONE. Letta sul domenicale svizzero-italiano Il Caffè e degna di plauso: "A sua insaputa Berlusconi non si candida premier". Mollati ormai gli ormeggi, da vita a nevrotiche entrate e uscite dalla scena politica, muovendosi nel segno di una smania eversiva , dissipatrice e destabilizzante contro le istituzioni e i suoi alleati, in cui ciò che conta è unicamente salvare se stesso. Di riformare il Paese non gli importa nulla. Kennedy soleva dire che gli uomini passano e le idee restano. A patto di averne. Nella biografia del neo condannato Cavaliere in preda a un attacco di ira funesta , anche a cercarle col lanternino è arduo trovarne una. E anche quelle che non ci sono, sono confuse.


PAROLE. Quando si ascoltano le parole sempre uguali e ormai stantie del politichese, non si può che condividere l'analisi di Domenico De Masi su Style, inserto del Corriere della Sera. Sotto il ritratto di Voltaire viene evocata la lezione degli Illuministi che " sfidarono la morale e il potere di Chiesa e re per dare un nuovo modo di vita a un'Europa in crisi". Certo, quanto a parlare , candidati, aspiranti leader e neo sfascisti, parlano: eccome parlano. Il dramma è che si illudono di avere qualcosa da dire senza avere niente da dire, se non una litania di insipide dichiarazioni cui non basta tutto il sale del mondo per avvicinarsi alla lezione illuminista.


LACUNA. Nella storia recente e drammatica del Vecchio Continente è stata finalmente colmata la lacuna di quello che viene definito l'Olocausto dimenticato. Ne furono vittima oltre un milione di Rom e Sinti e per non perseverare nell'oblio, a Berlino è stato inaugurato in questi giorni un memoriale per ricordare il loro sterminio ad opera dei folli scienziati nazisti che li usavano come cavie nei loro esperimenti . Per anni la Lega a cavallo del confine italo-svizzera ha esposto queste comunità al pubblico disprezzo senza privarsi del folle diktat "Rom raus", una scritta infamante frutto della peggiore ignoranza coniugata con la xenofobia.


FUMO. Fin dalla scoperta dell'America, la sorte di molte tribù è stata segnata dalla ferocia dei colonizzatori. Lo stesso destino incombe ora sugli indigeni Awa-Guajà ,nella foresta dell'Amazzonia brasiliana, un popolo nomade di cacciatori che nella distruzione del loro habitat ad opera di taglialegna spregiudicati, feroci incendiari, allevatori a affaristi senza scrupoli , vedono avvicinarsi con terrore ciò che ai loro occhi rappresenta la fine del mondo. La sopravvivenza degli indios dovrebbe essere in cima alle priorità ma è sconcertante constatare che per ora l'unica azione visibile è il fumo nero che oscura il sole e spaventa i bambini.


LICENZA. Finora il termine più gettonato all'estero per definire certi vizietti del potere sotto il cielo di Roma era bunga-bunga. Ma forse non più per molto. In Skyfall, l'ultimo film della serie, James Bond, ignaro che la parola sia in gran voga in Italia, viene liquidato come un rottame. "Anche lui", avrà pensato Matteo Renzi, convinto di avere la licenza di rottamare la classe politica, così come 007 aveva quella di uccidere. Ma in seconda battuta ecco la doccia fredda: "La giovinezza non è garanzia di innovazione". E qui finiscono le affinità col sindaco di Firenze, mentre nel mondo "rottamazione" potrebbe soppiantare appunto la fama del bunga-bunga.


RICOSTRUZIONE. In seguito alla storica vittoria del centro sinistra e alla non meno storica sconfitta della destra, le elezioni in Sicilia propongono una chiave di lettura che proiettata a livello nazionale non mancherà di pesare sul probabile voto di primavera. Sull'isola, a urne chiuse, si è misurata in tutta la sua ampiezza la voragine lasciata dall'infausta stagione berlusconiana e del suo sistema di potere. In quest'ottica risulta evidente lo sconcerto degli elettori; sconcerto che si cristallizza da un lato nell'astensionismo da primato e dall'altro nella crescita clamorosa delle derive populiste (leggi grillini), in apparenza portatrici di slogan seducenti, ma alla prova dei fatti senza un piano politico dietro. Al fine di uscire dall'impasse occorre quindi archiviare l'ingombrante eredità di Arcore per poi avviare la ricostruzione, di cui l'Italia ha grande bisogno, su basi nuove , con un'altra maggioranza e un modello di governabilità eticamente irreprensibile.