martedì 30 settembre 2008

Veltrusconi, adieu

di Renzo Balmelli
MONOLOGO - A detta degli esperti, siamo dunque alla fine dell’infausto periodo passato in archivio col nome di “veltrusconismo”. Buono, anzi, ottimo! La breve stagione del dialogo tra il Cavaliere e il leader del Pd - dialogo che in realtà non c’è mai stato - chiude una fase segnata dagli equivoci. Ognuno torni al suo posto, senza gabellare patetici “embrassons nous”. Con questa destra è semplicemente impossibile trovare un minimo comun denominatore. Berlusconi è abile nel fingere di lanciare ponti affinché gli altri vengano nel suo giardino, ma soltanto alle condizioni che meglio gli aggradano. Finché il dialogo sarà un monologo, mi pare ovvio che i due continueranno a non parlarsi.

MESSAGGIO - Appena tornato da New York, Walter Veltroni assicura - bontà sua - che il Pd nei sondaggi è intorno al 30 per cento e continua a salire. E va bene: un pizzico di retorica non guasta, perché la politica è una merce da vendere come qualsiasi altro prodotto. Ma rincorrere Berlusconi sul saliscendi dei sondaggi non ci pare un’idea molto originale. Il Cavaliere si pavoneggia “con percentuali di consenso imbarazzanti” che pero’ nella vicenda Alitalia non sono valse a fargli vincere la partita. L’auto-elogio si scioglie come neve al sole quando la crisi arriva sul serio. La priorità è dare ai cittadini un messaggio vero, affrancato dal circo mediatico a cui si abbevera il premier. ll clima è pesante, c'è una cappa di piombo sul Paese e l’opposizione ha il dovere di rimettere al centro del dibattito le questioni economiche che come negli USA hanno rovesciato a favore di Obama l’andamento della campagna presidenziale. Alla lunga con gli slogan di facile suggestione di cui si avvale la destra non si va da nessuna parte.

RESISTERE - Se non è censura, poco ci manca. Un primo indizio il No ad Oliver Stone e al suo film su George W. Bush che, benché attesissimo, non figura nel cartellone del festival di Roma. No, perché quella ricostruzione così "apocrifa" della vita politica del Presidente degli Stati Uniti non piace a Berlusconi, amico fraterno dell'America. Un secondo indizio è la perquisizione nella redazione dell’Espresso che sta pubblicando, guarda caso, un’inchiesta sugli intrecci tra politica e camorra. Una pesantissima intimidazione, tesa a limitare la libertà d'informazione. Se a questo quadro già di per se sconcertante aggiungiamo la freddezza con la quale nei ranghi della maggioranza è stata accolta la designazione di “Gomorra” all’Oscar per il miglior film straniero, c’è davvero di che restare allibiti. Il lavoro del regista Matteo Garrone ha tutti i requisiti per raccontare la bella storia della lotta del bene contro il male radicato in alcuni gangli della società. In quest’ottica suonano profetiche le parole di Roberto Saviano, autore del bestseller da cui è tratta la pellicola, quando afferma che scrivere e documentare non è diffamare, ma resistere.

martedì 23 settembre 2008

ATTERRAGGIO

La superficialità e la sicumera con la quale la maggioranza ha affrontato l’emergenza della compagnia, denota una disinvoltura preoccupante, in stridente contrasto con l’immagine trionfante che il Cavaliere vuole dare di se e della sua compagine.

di Renzo Balmelli
ALITALIA - A Palazzo Chigi lo scenario era già pronto, con tanto di tappeto rosso, per la cerimonia che doveva conferire al Cavaliere il ruolo di salvatore della patria, di acclamatissimo sovrano e di patrono dell’italica compagnia di bandiera. La vicenda Alitalia ha invece avuto un epilogo amaro,amarissimo, e il tonfo ha lasciato il segno nella maggioranza che era ormai convinta di avere la situazione in pugno.

Invece gli aerei non sono sacchi di immondizie che appaiono e misteriosamente scompaiono sull’onda della congiuntura politica.

La questione era un pochino piu’ complessa visto che oltre a migliaia di posti di lavoro era in ballo la possibilità di garantire al paese una rete di collegamenti aerei moderni, efficenti e all’altezza del prestigio di una grande nazione. La questione Alitalia è stata invece affrontata dal governo essenzialmente come una prova di prestigio, per dimostrare quanto loro siano molto piu’ bravi nel risolvere i problemi.

Dalla strategia messa in campo durante le trattative era pero' assente la lungimiranza atta a favorire una solida e promettente azione di rilancio e consolidamento che non gettasse sul lastrico migliaia di lavoratori. Purtroppo non è cosi’ che funziona. La fumata nera per il salvataggio della società, il cui destino è ormai appeso a un filo sottilissimo, è la batosta finale di mirabolanti promesse elettorali messe in circolazione da un sistema che insegue la spettacolarizzazione della gloria cortigiana.

Lo smacco incassato dall’esecutivo non è tuttavia un motivo di esultanza per nessuno, ma intriso di profonda tristezza. La conclusione dell’intera vicenda è innanzitutto una sconfitta per l’intero paese, già costretto a tirare la cinghia, che ne pagherà le conseguenze fino in fondo. E Berlusconi, come ha già provato a fare, non si sogni di scaricare colpe sulla CGIL, che ha fatto il suo dovere di sindacato, perché le responsabilità di questa brutta storia gravano in gran parte su questo governo. La crisi di Alitalia viene da lontano, sedimentata nel corso degli anni e frutto di strategie passate e presenti assolutamente indifendibili.

La superficialità e la sicumera con la quale la maggioranza ha affrontato l’emergenza della compagnia, denota una disinvoltura preoccupante, in stridente contrasto con l’immagine trionfante che il Cavaliere vuole dare di se e della sua compagine.

FARSA - Strana epoca, quella in cui viviamo. Strana davvero, in cui sembra che vecchi schemi, che parevano ormai desueti, tornino invece in auge con una forza insospettata. Le parole per indicarla sono due, una non meno inquietante dell’altra: revisionismo e restaurazione.

Revisionismo e restaurazione cui vanno ad aggiungersi indifferenza, egoismo, mancanza di soidarietà, edonismo sfacciato. A Milano abbiamo un morto per odio razzista, un giovane di colore ammazzato a sprangate per un pugno di biscotti. La natura e i contorni dell'episodio sono estremamente preoccupanti e richiamano alla mente fatti di grave intolleranza razziale. Sembra di tornare ai macabri rituali del Ku Klux Klan. Si sprecano le solite frasi di convenienza, intrise di falso dolore, di falso sdegno; frasi che domani saranno già dimenticate.

La maggioranza, che veleggia dall’alto di sondaggi bulgari, veri o presunti che siano, nel timore di disturbare il potente alleato lumbard, glissa, nega la componente xenofoba del delitto, tende a sminuire, smussare, motivare. Nel giorno in cui accadeva questo mostruosa mattanza, l’articolo piu’ letto è stato quello che raccontava dell’appartamento acquistato da Veltroni a New York. Da brivido. Duri i commenti di chi ha ancora un cuore, un’anima e un cervello per pensare con la propria testa.

"E’ cosi’ difficile - si legge sul sito del Corriere - dire e pensare che la vita è sempre vita, anche quando si tratta di non padani”. Sì, strana, strana davvero quest’ epoca segnata dall’indecenza e dalle fanfaronate del potere.

Berlusconi dice di non voler entrare nella discussione sul fascismo sostenendo che lui guarda avanti e che l'antifascismo è cosa scontata. La storia ridotta a mera quisquiglia, a quantité négligeable affinché non ostacoli in nessun modo la processione verso l'apoteosi. Posizione troppo comoda, ipocrita, pilatesca, visto che un ministro del suo governo e il sindaco di Roma, che fa parte della sua maggioranza, hanno espresso giudizi gravi e nostalgici sul ventennio e sulla repubblica sociale.

Il presidente della Camera Fini ha sentito il dovere di sconfessarli. Il premier no. Ecco: proviamo a pensare quant’è grottesca, artefatta e innaturale la situazione sotto il cielo di Roma. Il Presidente della Camera non solo dissente, ma addirittura smentisce il capo del suo governo su un tema dal quale si dipartono le peggiori derive. Il copione avrebbe fornito spunti incredibili a Samuel Becket, maestro nel descrivere le finzioni le affabulazioni che tornano utili ai potenti per nascondere l’immondizia sotto il tappeto.

Nello stillicidio dei valori che nella quarta era berlusconiana spinge il paese verso le zone basse delle graduatorie internazionali, tornano alla mente le parole di Hegel, quando osservava che tutti i personaggi ed eventi storici si ripetono per cosi’ dire due volte. Al che Marx, con una frase rimasta proverbiale, aggiunse una precisazione illuminante: la prima come tragedia, la seconda come farsa.



lunedì 15 settembre 2008

Chi tace acconsente

Nel film Pretty women il protagonista Richard Gere rincuorava la bella Julia Roberts spiegandole che l’affare appena concluso con un concorrente in difficoltà non era una truffa, ma “sapeva di buono”. Non così la viceda politica italiana in questa fine estate degli obbrobri.

di Renzo Balmelli
AMBIGUITA’ - Chi tace acconsente. Berlusconi non ha speso una sola parola per biasimare la doppia sortita di La Russa e Alemanno che all’unisono hanno onorato Salo’ e il fascismo con una disinvoltura che sfiora l’obbrobrio etico-politico. Ma d’altronde come poteva farlo il Cavaliere, proprio lui che ebbe l’ardire di paragonare il confino a una leggiadra vacanza a cinque stelle.

Eppure dietro la “fedeltà” da ultima spiaggia alla ferocia nazista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere a gas, le deportazioni, l’Olocausto. In concomitanza con l’otto settembre il provocatorio giudizio di due uomini di prima fila della destra al governo ha percio’ assunto il carattere
beffardo e insultante di una “bestemmia istituzionale”, consumata in un
clima di preoccupante indifferenza.

La destra e il fascismo da sempre intrattengono rapporti che si reggono su un cumulo di ambiguità di fondo, a cavallo tra l’esaltazione cieca del patriottismo, il
revanscismo, l’impulso autoritario e le farneticazioni storico-culturali. Con il cambio della maggioranza, che lascia fare senza vergognarsi delle conseguenze, la situazione si è ulteriormente aggravata. Il tentativo di riaggiustare il passato oltre che compiere un vistoso salto di qualità ha finito con lo sfociare in una deriva revisionista dall’esito incongruo e tragico.

A dare man forte all’opera di sdoganamento concorre poi, accanto ai complici silenzi di chi governa, anche lo strabismo congenito dei cosiddetti intellettuali
“liberali “e dei loro giornali che, come giustamente osserva Ezio Mauro, "non hanno mai incalzato la destra per spingerla a liberarsi dei suoi vizi e dei suoi ritardi".

Fatalmente, cosi’, si peggiora la situazione e si tengono accese sotto le ceneri le braci di una fiamma mai spenta. Con questa costellazione e alla luce dei recenti episodi sarebbe davvero imprudente sottovalutare il monito lanciato da “Famiglia cristiana” quando esprimeva la preoccupazione, ora piu’ che mai condivisibile, che il fascismo possa avere un “passato davanti a se”.

IMBROGLIO - Nel film “ Pretty women” il protagonista Richard Gere rincuorava la bella Julia Roberts spiegandole che l’affare appena concluso con un concorrente in difficoltà non era una truffa, ma “sapeva di buono”. La storia di Alitalia, imperniata sulla logica del profitto, non sa di buono e se qualcuno si cimenterà a scrivere un copione sulla compagnia di bandiera, sentirà al massimo puzza di imbroglio lontano un miglio. I licenziamenti passano da duemila a settemila e i disagi per migliaia di famiglie non faranno che aumentare.

Gaetano Salvemini avrebbe probabilmente detto che si tratta di un classico esempio di privatizzazione degli utili e di statalizzazione dei debiti. Ma chi se ne importa. Grazie alla sua potente macchina dei consensi, Berlusconi,
che ha fatto tanto parlare di se per i gossip ben pilotati di fine estate, sta letteralmente prendendo per i fondelli gli italiani, con successo e senza nessuna seria opposizione. In Italia non esiste praticamente piu’ l’opinione pubblica e qualsiasi cosa il Cavaliere dica o faccia viene ingurgitata senza nemmeno guardare nel piatto.

L’accerchiamento degli elettori è come l’assalto al forte e si avvale di tutti i mezzi disponibili. Il ministro Bondi sta allestendo un piano di censure preventive sul cinema da un punto di vista specificatamente etico o politico che tarperà le ali a chi crede che la settima arte sia un modo popolare e universale per trasmettere messaggi non solo poetici, ma anche sociali. Film come “Il Caimano” di Moretti potrebbero finire all’indice e la possibilità di esplorare le zone d’ombra del potere sarebbero praticamente azzerate. La catastrofe è dietro l’angolo, ma a milioni di italiani continua purtroppo a piacere cio’ che a noi non piace nella gestione di Palazzo Chigi. Il modo con cui la destra ha
finto di risolvere i primi problemi lascia pochissime speranze sul futuro del paese. Colmo dei colmi: persino alcuni esponenti del Pd, non di quelli meno importanti, hanno riconosciuto al capo del governo meriti che mai nessuno, prima, gli aveva attribuito.

A che pro? Meglio non chiederselo, dal momento che la voglia di lottare sembra ormai prigioniera della litigiosità e della mancanza di prospettive insita nel progetto veltroniano. Aspettiamo con ansia la mobilitazione d'autunno, con la speranza, forse l'ultima prima della resa incondizionata, che la sinistra riprenda a credere nella forza della proprio cultura e della fede politica, binomio inscindibile per resistere, resistere, resistere. E magari per tornare a vincere.