venerdì 27 novembre 2009

RESISTERE

di Renzo Balmelli 

RESISTERE.
Come l’uomo del monte di una nota pubblicità, anche il sultano di Arcore si degnerà di scendere dalla collina per spiegare al “popolo” la sua riforma della giustizia, meglio nota come decreto sfascia-processi. Ormai l’urgenza di chiudere la partita giudiziaria per rendersi immune dalla legge è l’ossessione permanente del premier. Ne consegue un vistoso imbarbarimento dell’azione politica che porta a un vero e proprio degrado dei valori collettivi. Di questi sentimenti si è fatto interprete Carlo Azeglio Ciampi con un’intervista a Repubblica da cui emerge la sua amarezza per i colpi di piccone inferti ai punti cardini del vivere civile. E mai come in questa occasione il presidente emerito è stato tanto esplicito nell’indicare in Berlusconi e la sua maggioranza i responsabili dello sfascio istituzionale. Prova ne sia che nel cestino del generale marasma è finita mestamente anche l’ elezione di D’Alema alla guida della diplomazia europea, una delle pagine meno gloriose per l’Italia e il suo prestigio di paese fondatore. In questo “paesaggio in decomposizione” , come lo definisce Ciampi , è di importanza capitale dire basta alle leggi ad personam che non risolvono i problemi della gente e non aiutano la nazione a migliorare. Ma come? Oggi, dice l’ex capo dello Stato, l'unica regola da rispettare è quella del "quantum potes": fai ciò che puoi. Detto altrimenti: “resisti”. In ballo c'è la buona democrazia, quanto basta per non mollare. Ciampi, che nel suo settennato si è opposto piu’ volte alle spallate del Cavaliere, non nomina Napolitano, ma il riferimento al Colle sembra implicito.

EVITA.
Il parere é unanime e bipartisan. L’ Obama capace di risvegliare l’America dal suo torpore avrebbe dovuto farlo subito il pellegrinaggio a Hiroshima e Nagaski, sui luoghi dell’olocausto nucleare. Sarebbe stato un acuto di straordinaria valenza a coronamento della sua missione in Asia. Un po’ come il celeberrimo e travolgente “ Ich bin ein Berliner” di Kennedy. Ci tornerà, ma l’effetto non sarà piu’ lo stesso. Quando la diplomazia si trasforma in eccessiva cautela, rischia di scivolare nella banale quotidianità del potere. Se invece l’impegno conclamato è di dare vitalità e slancio a chi lo ascolta, il presidente non puo’ accontentarsi della routine. I consensi in calo, il dossier della sanità ancora in forse e il ritorno in grande spolvero di Sarah Palin, che sbanca il botteghino col suo libro di memorie inclemente con l'inquilino della Casa Bianca, sono la spia di un qualcosa che non va per il verso giusto. Certo, la leadership di Obama è solida. Se le elezioni si tenessero oggi, l’ex numero due del ticket repubblicano perderebbe di nuovo. Ma tre anni in politica sono un’eternità e la signora dell’Alaska potrebbe avvalersene per rincuorare l’America conservatrice, rurale e bigotta che vede in lei la versione light di Evita Peron.


BON TON.
Tremonti e Brunetta che minacciano di prendersi a calci nel sedere: normale dialettica interna , secondo il premier. Di ben altro registro i giudizi scandalizzati e iprocriti del governo sull ‘imitazione di Cambronne fatta da Fini. Eppure il ruvido affondo non era una rissa. Toccava pero’ il nervo scoperto dei diritti umani e della pari dignità tra le persone. Roba da comunisti per i “ profeti” delle ronde. Aveva dunque un senso , e che senso, il provocatorio richiamo del presidente di Montecitorio, nel preciso istante in cui tra l’indifferenza della maggioranza si consuma la vergogna di Coccaglio, il comune leghista del Bresciano diventato simbolo di esclusione, che prepara il “ White Christmas”, il “ bianco” Natale , cacciando gli immigrati di colore. Sono episodi che ripugnano le coscienze e infangano l’immagine dell’Italia. Essi ci dicono altresi quanto sia arduo amalgamare equilibri e identità multietniche e multiculturali che riescano a fare coincidere le linee della convivenza con quelle del cuore. All’uopo occorrono i contenitori adatti per miscelare bene un prodotto dagli ingredienti sempre nuovi e per qualcuno anche molto indigesti. Ma vivaddio, schierarsi con i piu’ deboli val bene uno “stronzo”, alla faccia del bon ton.


DIALETTO.
Quando la Lega propugna l’adozione del dialetto al festival di San Remo, è ovvio che non ri riferisce al romanesco. Fin troppo scoperto appare il tentativo di occupare con lo stratagemma delle canzoni in meneghino una fascia di territorio che vista la sua ampia diffusione mediatica puo’ rivelarsi un eccellente serbatoio di consensi . Ma non è cosi che funziona. Certo, attorno al dialetto si costruiscono e consolidano identità socio-culturale di grande spessore. Ma farne un uso strumentale, cedendo al peccato originale dei calcoli elettorali, significa svilirne il significato. Oltretutto l’iniziativa è fasulla anche dal punto di vista musicale. Dagli stornelli trasteverini alle ballate della “mala”, dalle struggenti liriche siciliane alle canzoni napoletane, da Gaber a Jannacci, da Milva e De Andrè, il dialetto ha tenuto a battesimo alcuni tra i maggiori successi discografici famosi nel mondo intero. Ed è stata la genialità di compositori e cantautori, liberi da qualsiasi costrizione, a farne piccole, grandi gemme del made in Italy.        

venerdì 20 novembre 2009

Retromarce di civiltà

La magra messe di risultati della FAO a Roma e la decisione di declassare il prossimo summit di Copenaghen sull’ambiente per mancanza di tempo, ci appaiono brutali retromarcia di civiltà

di Renzo Balmelli 

REALPOLITIK.
All’infuori della fame, dei diritti umani e l’ambiente, tre temi universali strettamente connessi, nel terzo millennio non dovrebbero sussistere altre ragioni per armarsi e partire in guerra. Armarsi di buona volontà, s’intende, per una guerra pacifica. Gli altri moventi sono grandi idiozie al servizio della vanità e della smania di potere. Purtroppo sono quest’ultimi a prevalere. Quanto siano fragili i fronti e le risorse lo ha evidenziato d'altro canto il vertice della FAO che ha proposto un orizzonte desolante fitto di impegni generici, ma povero di mezzi per frenare il flagello della fame. Attorno a noi c’è un pianeta che soffre e urla per la denutrizione e dove per la prima volta il numero delle persone senza cibo ha superato il miliardo. Obama, presidente di buone letture , non ha atteso i corsi e ricorsi storici per provare a rifondare gli equilibri globali su cui si sta giocando il futuro del mondo. L’azione ha pero’ i suoi limiti. Ci sono tributi da pagare agli interessi interni e alla ferrea legge della Realpolitik dai quali neanche Cina e Stati Uniti, i due colossi intenzionati a escludere dalle loro relazioni lo scenario della contrapposizione tra superpotenze, riescono a smarcarsi con profitto. Sui diritti umani, che non figurano in nessuna agenda dell’Impero di Mezzo, si evitano prese di posizione troppo nette che possano creare tensioni. Quanto alla decisione di declassare il prossimo summit di Copenaghen sull’ambiente per mancanza di tempo, invero un pretesto difficile da accettare, è una retromarcia brutale che raffredda le speranze di chi confidava in una svolta salvifica.


INDIGNAZIONE.
Poveretto: chissà se lontano dal comodo lettone di Putin, mentre sproloquiava di complotti e alleati emuli di Bruto, qualcuno ha detto al premier che l’Italia non inizia ne finisce con i suoi guai. E che esistono cose piu’ importanti di cui occuparsi. Ormai le sue notti il Cavaliere le trascorre con avvocati ed esperti di finanza per trovare il modo di sfilarsi dai processi. Assorbito dalla sua ossessione, gli resta davvero poco tempo per governare, tanto che il suo silenzio sui veri problemi del paese sta diventando imbarazzante. Quanto al gelo che corre nei rapporti pressoché inesistenti tra Palazzo Chigi e il Colle a causa del corto circuito politica-giustizia, è un’anomalia che la dice lunga sullo “ stato di eccezione” in cui versa la democrazia da quando spadroneggia la destra. Secondo Roberto Saviano, uno che se ne intende, il cosidetto “ processo breve” , un ddl non aggiustabile, accentua il rischio che il diritto possa distruggersi diventando uno strumento solo per i potenti. D’altronde anche la rabbia della Finocchiaro, che ha lanciato il testo contro il muro , rifletteva un diffuso e condivisibile sentimento di indignazione per l’ennesimo “ golpe” strisciante contro la giustizia.


SANTO.
Nasce il nuovo soggetto politico di Rutelli e le gerarchie ecclesiastiche sognano a occhi aperti. C’è sempre la Dc nel loro cuore e chissà che non sia la volta buona per la rinascita di un sistema consociativo che nei tempi di maggior splendore dalle sacrestie arrivava fino ai vertici dello Stato. Se la benedizione non è ancora solenne, l’apprezzamento rivolto all’Allenza per l’Italia ( attenti a evitare confusioni con l’altra Alleanza) è piu’ che tangibile. Ormai tra la Curia e Arcore il calore di una volta si è spento. Troppe festicciole fanno male al decoro. Oltretevere, dove si ragiona sul lungo termine, la strategia parte dal presupposto che il dopo-Berlusconi sia già iniziato. In alternativa, nel calendario mondano del Vaticano, serve una nuova classe dirigente cattolica per costruire un partito del 15 percento. In quest’ordine di idee , gli esperti della Curia mostrano di apprezzare il movimento dell’ex sindaco di Roma che ha l’ambizione di intercettare i moderati. A tal proposito non poteva trovare conclusione piu’ indovinata il columnist dell’ Espresso: centro santo, subito!


DERIVA.
Il Cavaliere è un asso nell’aggiustare i sondaggi. Cio’ non di meno, da qualche settimana per la maggioranza i rilevamenti sono un po’ come la canzone di Celentano, in cui il treno al contrario dei desideri va. La fiducia nel governo è in calo, PdL e premier marciano sul posto e nella coalizione si respira un clima da resa dei conti che l’affondo calcolato di Renato Schifani a proposito di elezioni anticipate ha reso ancor piu’ esplicito. Probabilmente è ancora presto per considerare il discorso del presidente del Senato come un "certificato di morte" dell’esecutivo. Ma le reazioni scomposte di Berlusconi equivalgono a dire che la destra ha grossi problemi nel rispettare il patto con gli elettori. Ormai il Cavaliere non governa piu' e mena soltanto fendenti contro gli avversari e quella parte di alleati che si dimostranto sempre piu' insofferenti al ricatto del pensiero unico. Nell’autocrazia del sultano, plebiscitaria e illiberale, si cristallizza il male incurabile che affligge questa coalizione, fatalmente ingabbiata nella macelleria costituzionale delle “ ghedinate” e dei Lodi su misura. In queste condizioni nocive per il paese, è diffficile dire come si concluderà l’ennesima sceneggiata politica inflitta all’Italia dagli attori di un perverso intreccio di interessi ad personam. Giuliano Ferrara, l’esegeta piu’ fine di Silvio, si è chiesto se il berlusconismo non abbia un futuro alle sue spalle. Ammesso e non concesso che abbia mai avuto davvero un serio progetto innovativo, lo stillicidio di questi ultimi giorni, consumato nell’atmosfera morbosa e febbricitante quasi da fine impero, sembra escludere l’efficacia di un altro “ predellino” per invertire la deriva del modello di Arcore.   

Retromarce di civiltà

 
La magra messe di risultati della FAO a Roma e la decisione di declassare il prossimo summit di Copenaghen sull'ambiente per mancanza di tempo, ci appaiono brutali retromarcia di civiltà

di Renzo Balmelli 
REALPOLITIK. All'infuori della fame, dei diritti umani e l'ambiente, tre temi universali strettamente connessi, nel terzo millennio non dovrebbero sussistere altre ragioni per armarsi e partire in guerra. Armarsi di buona volontà, s'intende, per una guerra pacifica. Gli altri moventi sono grandi idiozie al servizio della vanità e della smania di potere. Purtroppo sono quest'ultimi a prevalere. Quanto siano fragili i fronti e le risorse lo ha evidenziato d'altro canto il vertice della FAO che ha proposto un orizzonte desolante fitto di impegni generici, ma povero di mezzi per frenare il flagello della fame. Attorno a noi c'è un pianeta che soffre e urla per la denutrizione e dove per la prima volta il numero delle persone senza cibo ha superato il miliardo. Obama, presidente di buone letture , non ha atteso i corsi e ricorsi storici per provare a rifondare gli equilibri globali su cui si sta giocando il futuro del mondo. L'azione ha pero' i suoi limiti. Ci sono tributi da pagare agli interessi interni e alla ferrea legge della Realpolitik dai quali neanche Cina e Stati Uniti, i due colossi intenzionati a escludere dalle loro relazioni lo scenario della contrapposizione tra superpotenze, riescono a smarcarsi con profitto. Sui diritti umani, che non figurano in nessuna agenda dell'Impero di Mezzo, si evitano prese di posizione troppo nette che possano creare tensioni. Quanto alla decisione di declassare il prossimo summit di Copenaghen sull'ambiente per mancanza di tempo, invero un pretesto difficile da accettare, è una retromarcia brutale che raffredda le speranze di chi confidava in una svolta salvifica.

INDIGNAZIONE. Poveretto: chissà se lontano dal comodo lettone di Putin, mentre sproloquiava di complotti e alleati emuli di Bruto, qualcuno ha detto al premier che l'Italia non inizia ne finisce con i suoi guai. E che esistono cose piu' importanti di cui occuparsi. Ormai le sue notti il Cavaliere le trascorre con avvocati ed esperti di finanza per trovare il modo di sfilarsi dai processi. Assorbito dalla sua ossessione, gli resta davvero poco tempo per governare, tanto che il suo silenzio sui veri problemi del paese sta diventando imbarazzante. Quanto al gelo che corre nei rapporti pressoché inesistenti tra Palazzo Chigi e il Colle a causa del corto circuito politica-giustizia, è un'anomalia che la dice lunga sullo " stato di eccezione" in cui versa la democrazia da quando spadroneggia la destra. Secondo Roberto Saviano, uno che se ne intende, il cosidetto " processo breve" , un ddl non aggiustabile, accentua il rischio che il diritto possa distruggersi diventando uno strumento solo per i potenti. D'altronde anche la rabbia della Finocchiaro, che ha lanciato il testo contro il muro , rifletteva un diffuso e condivisibile sentimento di indignazione per l'ennesimo " golpe" strisciante contro la giustizia.

SANTO. Nasce il nuovo soggetto politico di Rutelli e le gerarchie ecclesiastiche sognano a occhi aperti. C'è sempre la Dc nel loro cuore e chissà che non sia la volta buona per la rinascita di un sistema consociativo che nei tempi di maggior splendore dalle sacrestie arrivava fino ai vertici dello Stato. Se la benedizione non è ancora solenne, l'apprezzamento rivolto all'Allenza per l'Italia ( attenti a evitare confusioni con l'altra Alleanza) è piu' che tangibile. Ormai tra la Curia e Arcore il calore di una volta si è spento. Troppe festicciole fanno male al decoro. Oltretevere, dove si ragiona sul lungo termine, la strategia parte dal presupposto che il dopo-Berlusconi sia già iniziato. In alternativa, nel calendario mondano del Vaticano, serve una nuova classe dirigente cattolica per costruire un partito del 15 percento. In quest'ordine di idee , gli esperti della Curia mostrano di apprezzare il movimento dell'ex sindaco di Roma che ha l'ambizione di intercettare i moderati. A tal proposito non poteva trovare conclusione piu' indovinata il columnist dell' Espresso: centro santo, subito!
DERIVA. Il Cavaliere è un asso nell'aggiustare i sondaggi. Cio' non di meno, da qualche settimana per la maggioranza i rilevamenti sono un po' come la canzone di Celentano, in cui il treno al contrario dei desideri va. La fiducia nel governo è in calo, PdL e premier marciano sul posto e nella coalizione si respira un clima da resa dei conti che l'affondo calcolato di Renato Schifani a proposito di elezioni anticipate ha reso ancor piu' esplicito. Probabilmente è ancora presto per considerare il discorso del presidente del Senato come un "certificato di morte" dell'esecutivo. Ma le reazioni scomposte di Berlusconi equivalgono a dire che la destra ha grossi problemi nel rispettare il patto con gli elettori. Ormai il Cavaliere non governa piu' e mena soltanto fendenti contro gli avversari e quella parte di alleati che si dimostranto sempre piu' insofferenti al ricatto del pensiero unico. Nell'autocrazia del sultano, plebiscitaria e illiberale, si cristallizza il male incurabile che affligge questa coalizione, fatalmente ingabbiata nella macelleria costituzionale delle " ghedinate" e dei Lodi su misura. In queste condizioni nocive per il paese, è diffficile dire come si concluderà l'ennesima sceneggiata politica inflitta all'Italia dagli attori di un perverso intreccio di interessi ad personam. Giuliano Ferrara, l'esegeta piu' fine di Silvio, si è chiesto se il berlusconismo non abbia un futuro alle sue spalle. Ammesso e non concesso che abbia mai avuto davvero un serio progetto innovativo, lo stillicidio di questi ultimi giorni, consumato nell'atmosfera morbosa e febbricitante quasi da fine impero, sembra escludere l'efficacia di un altro " predellino" per invertire la deriva del modello di Arcore.

giovedì 12 novembre 2009

Dalla tv del nemico piove "fuoco amico"

È iniziata una piccante “querelle” autunnale che mette spietatatamene a nudo le magagne, le divisioni , le insolvenze e le tentazioni autoritarie di questo governo.


di Renzo Balmelli 

QUERELLE - Da quando ha fatto pelo e contropelo al PdL, paragonato a una caserma, Fini è diventato agli occhi della maggioranza un individuo sospetto, da sorvegliare a vista. Già si era posto in pessima luce con il precedente, severo affondo su Berlusconi “ che confonde la leadership con la monarchia”. Ma il peggio doveva ancora venire. Dopo il duplice fendente il presidente di Montecitorio ha subito la sorte riservata agli infedeli. Di colpo è finito diritto, diritto nel tritacarne del Giornale, la testata di famiglia che annienta gli avversari scavando nella spazzatura come un topo famelico. Che dire poi dell'altro peccato mortale da girone dantesco. Figuratevi che per dialogare con gli spettatori l'ingrato fellone non è andato da Vespa, conduttore di "Porta a porta", il salotto televisivo definito ironicamente "terza Camera". No, Fini ha scelto nientemeno che lo studio di Fazio su Rai3, la rete che per i berlusconiani è un "famigerato covo di sabotatori rossi". Tanto che provano in tutti i modi a metterla sotto tutela. Ve la immaginate la scena, il fuoco amico nella casa del nemico. Una provocazione intollerabile. Uno scandalo ! Ce n’è quanto basta per terrorizzare il povero Bondi che già immagina l’ex leader di AN nelle vesti di una subdola quinta colonna infeudata al complottto comunista. Nei fatti, come ognuno puo' d'altronde facilmente intuire, Fini non è diventato di colpo il “ compagno” Gianfranco, ne mai lo diventerà. La destra è nel suo dna politico come una seconda pelle. Il doppiopetto lo indossa ancora, ma la differenza è che adesso porta l'abito del rigoroso avvocato delle istituzioni, un patrimonio di tutti, garante della democrazia , che non deve prestarsi a essere lo strumento per sordidi giuochi di potere. Ci sono insomma gli ingredienti per una piccante “querelle” autunnale che sta mettendo spietatatamene a nudo le magagne, le divisioni , le insolvenze e le tentazioni autoritarie di questo governo.


LEGGINA - Se occorreva una prova della scarsa considerazione in cui Berlusconi tiene il Parlamento , eccola servita a giro di posta. Alla camera è pronta da tempo la leggina perfetta, come la vorrebbe il premier, per chiudere definitivamente i suoi processi. Ma il Cavaliere non si accontenta dei provvedimenti ad personam. Vuole molto di piu. Vuole tutto, dimentico che l'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re. Per aggirare la giustizia e scavalcare i magistrati nei casi Mills e Mediaset che lo vedono in gravi difficoltà, il signore di Arcore ha in mente un piano tanto audace quanto scaltro che lo metta al sicuro sul fronte giudiziario con la complicità ubbidiente e incondizionata degli alleati. Il braccio di ferro calza alla perfezione per il capo del governo che attraverso la via della prescrizione potrebbe cosi' farsi nuovamente beffe della legge, esercitando pressioni indebite e ultimatum scandalosi sugli eletti del suo partito. Che Berlusconi non avesse digerito lo smacco per la bocciatura del lodo Alfano si sapeva. Ma che forzasse a tal punto la mano delle istituzioni per salvare unicamente i suoi interessi , risponde a una strategia di potere che va oltre ogni immaginazione e sotto la quale Fini assicura che non metterà mai la firma.


STECCA - Non è ancora disincanto, ma quella mezza stecca in Virginia e nel New Jersey, passati ai repubblicani dopo una lunga supremazia democratica, proprio non ci voleva. Nel momento in cui il consenso mostrava qualche falla, il rovescio delle urne è stata la strenna meno gradita da Obama per il suo primo anno alla Casa Bianca. Ad addolcire la pillola ha contribuito per fortuna lo storico voto della Camera favorevole alla riforma sanitaria fortemente voluta dal presidente. Il suo piu' ambizioso cantiere rimane aperto e se il Senato mostrerà lo stesso coraggio, il leader democratico potrà finalmente incassare il successo di cui ha urgente bisogno per ritrovare la poesia del " Yes we can" con la quale seppe ridare fiducia all’America prostrata dalla morosità dei repubblicani. Il voto alla Camera è stata una vitale vittoria per Obama che rimane ancora popolarissimo fra la gente, ma che in pari tempo deve vedersela con una congiuntura internazionale piena di insidie. A Kabul, cartina di tornasole della rinnovata diplomazia statunitense, le cose vanno di male in peggio e il sospetto annullamento del ballottaggio, che ha smontato il prestigio di Karzai rendendolo un alleato inaffidabile , ha segnato l’aborto e non piu’ la nascita della democrazia afghana , com’era invece negli auspici di Washington. Con la politica che corre ormai a perdifiato e muta aspetto ogni giorno, una controsterzata sui fronti che minacciano l'incolumità del pianeta è piu' che mai urgente per recuperare consensi e fiducia.


BREVE - E' durato cento anni, esattamente come gli altri, ma il novecento sarà ricordato come il secolo breve. Se ne colloca l'inizio nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, e la fine il 9 novembre 1989, con la caduta del muro di Berlino. In mezzo abbiamo un compendio del genio e della follia umana che lascia trasecolati. Siamo passati dal gas alla pila atomica, dal carroccio ai jet transatlantici. Mi ci sono stati anche un'altro conflitto, l'indicibile tragedia del nazismo, l'Olocausto, lo stalinismo, Hiroshima, Nagasaki, la cortina di ferro, la lacerazione della guerra fredda ed appunto il Muro che ventanni fa crollava sotto il peso della storia.Ventanni possono essere pochi o tanti per misurare i cambiamenti, e oggi nessuno si scandalizza piu' se il ministro degli esteri tedesco Westerwelle presenta il suo compagno alla collega americana Hillary Clinton. Ma al di la dell'aneddoto, di strada da fare ne resta ancora tanta per riuscire a sradicare definitivamente i muri che ancora resistono nelle teste e certo non aiutano a spostare i confini dell'intolleranza.


IDEE  - Resta ancora oggi, a distanza di anni, un argomento scabroso il ruolo avuto dagli intellettuali compromessi con il nazifascismo. Tanto che la rivista " Studi cattolici"nel rilanciare la discussione prova a scandagliare lo stato d'animo di chi legge le loro opere diviso tra l'ammirazione e lo sconcerto per l'adesione ai bacati teoremi della dittatura. Da Ezra Pound, il poeta dei Cantos, a Cèline o Hamsun, la fascinazione per il capolavoro va inevitabilmente di pari passo con il lato oscuro dell'autore, con l'incomprensibile ammirazion per il Terzo Reich. Su di essi peso’ l’accusa infamante di essere stati criminali dal punto di vista morale per avere servito col loro intelletto la barbarie nazista. Per questo furono condannati, per questo dovettero espiare. Ma il verdetto fu pronunciato in base a queli criteri? Per cio' che avevano scritto e pensato, o per cio' che avevano fatto nel raptus delle loro malsane pulsioni? Le democrazie non perseguitano le idee, colpiscono solo i reati, eppure nei confronti di coloro che sposarono la causa del dispotismo contro la libertà, non vi fu ne pietà, ne misericordia. Le idee sono dunque colpevoli? Le idee no di certo. Ma ripensando alla straordinaria lezione di Primo Levi , prevale la consapevolezza che il dovere di meditare " su cio' che è stato " rimane sempre, pur nel trascorrere del tempo , un imperativo delle coscienze che va oltre qualsiasi altra considerazione.    

venerdì 6 novembre 2009

Il regno di Sua Scaltrezza, alla faccia della giustizia

"Tanto anche in caso di condanna da qui non mi schiodano"

di Renzo Balmelli 

MURI. Nell’età moderna, il muro di Berlino è stato la fossa delle utopie. Contro quel monolite di teutonica pignoleria ideologica si sono infrante le illusioni delle generazioni post-belliche votate all’edificazione di una società piu’ giusta, a misura d’uomo. Troppe lacrime hanno bagnato il volto delle "madri coraggio" che hanno visto i figli morire inseguendo un sogno; quel sogno libertario vanificato dalla pedantesca burocrazia di un sistema capace di nulla, se non di uccidere le idee. Che peccato imperdonabile ! Il muro è caduto da ventanni e nel commemorare l’anniversario corre l’obbligo di riflettere sugli altri muri che affliggono l’umanità. I muri della fame, della povertà, delle malattie, dell’intolleranza, dell’odio razziale, della prevaricazione e delle guerre sbagliate che producono paci impossibili o non le producono affatto. Il mondo ha bisogno piu’ che mai di glasnost e di una nuova perestrojka per non ricadere negli stessi, drammatici errori.

VELENO.
Doti di statista non ne ha nemmeno l’ombra. Ma una "qualità", questa si ce l’ha, addirittura in quantità industriale: la scaltrezza. Si, perché di Berlusconi tutto si puo’ dire, tranne che non sia un furbo di tre cotte, capace di annusare il vento come pochi. E allora guarda che cosa ti va a inventare il premier nel bel mezzo della crisi che non gli da tregua. Dal cilindro cava il sostegno a D’Alema qualora l’ex leader dei Ds si trovasse in pole position come "ministro degli esteri" dell’UE. E’ una mossa alla Richelieu che con un colpo solo spariglia le carte sul tavolo della politica, priva il Pd di un’arma di critica nei suo confronti e leviga l’immagine che si offre al mondo in un mix di potere, sesso, bugie e videtape. Ecco perché la strategia del Cavaliere è un regalo avvelenato che puo’ rafforzare soltanto lui. Insomma, di questa destra fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

DISCRIMINE.
E’ qualunquista sostenere che centrodestra e centrosinistra si distinguono soltanto dalle abitudini in camera da letto. I primi vanno con le escort, gli altri con i trans. Qualche "nuance" invece c'è e non di poco conto. Vediamone una. Le dimissioni di Piero Marrazzo, dimissioni sofferte, complicate e tardive, pur non mitigando il degrado dei palazzi del potere, sono state un atto dovuto, imprescindibile, che va oltre il gesto politico. Sono state anche- scrive Mario Pirani - un gesto purificatorio che in qualche modo prova a rispondere allo sconforto del popolo di sinistra. Certo ,non ridimensiona la questione morale, questo no, pero’ andava fatto. Sull’altro versante anziché riconoscere le proprie manchevolezze trovano piu’ comodo denigrare i magistrati diffondendo insinuazioni infamanti sul loro conto. "Tanto - rilancia il signore di Arcore - anche in caso di condanna da qui non mi schiodano.". Lo pseudo-seduttore non cambia mai, alla faccia della giustizia.

DECENZA.
Ci ha pensato Rosy Bindi a lanciare il sasso nello stagno. " E’ da verificare - ha detto l’esponente Ds insultata in diretta dal premier - quanto possa permettersi di invocare la privacy chi ha responsabilità pubbliche". Di rimando sui giornali escono titoli allarmati: " Requiem per la vita privata. Forse non c’è piu’". L ’interrogativo lascia il segno in un paese in cui gli schieramenti si danno battaglia a colpi di dossier pruriginosi, pedinamenti, servizi deviati e foto compromettenti. Dal " lettone di Putin" ai transessuali, nella confratermita dei Vip ormai si è visto di tutto, di peggio, in una sarabanda di comportamenti scomposti che sollevano seri dubbi sulla capacità di governare con la testa giusta da parte di chi è stato eletto proprio per assolvere l'oneroso impegno senza mettere a repentaglio l'integrità della carica. Dopotutto basterebbe poco, basterebbe un minimo di decenza sia in pubblico che in privato, per rendere meno pesante la devastante stagione dei sospetti.