martedì 26 ottobre 2010

In giro ci sono troppi smemorati

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

Gelida Angela - Con una frase che ha raggelato gli animi Angela Merkel, sbrigativa come solo sanno esserlo i tedeschi, ha fatto esplodere l’opzione del multiculturalismo definendolo un fallimento. E’ la nuova grande questione del duemila, una questione che risveglia vecchi fantasmi e puo’ far perdere le elezioni. Sembra il segnale di una svolta imminente per non fare nascere a destra - dice la Bundeskanzlerin - un movimento pericoloso. Di fatto pero’ a destra già esistono le derive inquietanti del filone xenofobo che continua a crescere nelle forme piu’ odiose. Contrapporvi il multiculturalismo quale antidoto al disfacimento della tolleranza è quindi ben piu’ di un sogno di idealisti. Oggi avere buoni sentimenti nelle politiche di integrazione significa trovarsi in grande difficoltà. Chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla, dice un vecchio detto. E in giro ci sono già troppi smemorati.


LIVORE - Con i merletti e le delicate tazzine del “five o clock tea” non hanno nulla in comune. Se qualcosa hanno copiato dalla vecchia Europa è l’orribile manifesto dell’UDC svizzera che paragona i lavoratori frontalieri a ratti predatori. Gli attivisti del Tea Party, la destra ribelle che sfida la Casa Bianca con proclami da guerra santa e messaggi rabbiosi, ne hanno fatto una versione yankee in cui si gioca con le parole democrat e rat (topi democratici). Con rozzi intenti provocatori il presidente Obama è ritratto come attentatore suicida, gangster, bandito messicano e gay . Sono le armi improprie, intinte di livore estremista, con le quali il Tea Party si lancia nelle elezioni di “mid term” per conquistare una fetta di potere a Washington anche a scapito dell’establishment repubblicano. E potrebbe farcela!


EMERGENZA - Si aggiunge un nuovo capitolo nella difficile situazione nel Darfur, la regione dell’Africa dilaniata da 19 anni di guerra civile e religiosa. Negli ultimi tempi le notizie dal Sudan occidentale sono scomparse dalle prime pagine, ma cio’ non significa che il peggio sia passato. Qui si combatte ancora e il rispetto dei diritti umani è un compito reso più arduo dall'ostracismo del presidente al-Bashir, incriminato per genocidio dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja. Quella che si consuma in mezzo al deserto è la piu’ grave e complessa emergenza umanitaria in corso nel mondo e una ferita dolorosa nel cuore dell’Africa che con molta fatica prova a cambiare il proprio destino.


VIRUS - Puntuale come il virus dell’influenza riparte l’offensiva delle regole ad personam. Dal suo bunker il presidente del consiglio detta gli obbiettivi. Si demonizza la FIOM, bollata di estremismo politico, che si sta riprendendo da sola i diritti del lavoro negletti dalla destra. Poi la censura preventiva contro la RAI nell’intento di anestetizzare gli ultimi bastioni di libertà che in particolare sulla Terza rete resistono alle ingerenze del sultano. Infine con una manovra scandalosa si (re)impone al paese il Lodo salva-Silvio, addirittura retroattivo, che deforma la costituzione per conformarsi all’anomalia del premier. Giustizia è fatta? No, giustizia disfatta.


DIAGNOSI - Dopo l’ultima, spietata diagnosi sul calcio italiano in crisi di gioco e risultati, qualche raffronto con i palazzi del potere è inevitabile . Se l’inamovibile totem domenicale vacilla cio' puo’ significare che ormai il mondo del pallone è allo stremo, ne piu' ne meno di quanto accade con il governo, incapace di rinnovarsi dopo ventanni di sterile berlusconismo. Prigioniero delle sue contraddizioni e di vizi radicati, il calcio è scivolato sempre più giù, sempre più in basso, e quasi non se n'è accorto. Adesso è cominciata la caccia ai responsabili di una vecchia storia di scandali culminata nel processo di Calciopoli che invece di chiarire ingarbuglia e confonde. A questo punto dire che vi siano curiosi elementi in comune con chi anziché fare le riforme ha brigato per evitare i processi, è quasi un'ovvietà. 

mercoledì 20 ottobre 2010

HAPPY END IN MINIERA

di Renzo Balmelli 

MIRACOLO - Dal Germinal di Zola a Marcinelle fino al prodigioso salvataggio dei minatori cileni, quando si lavora all’inferno le vite degli uomini sono unite nello stesso destino di sofferenze e privazioni. Spesso, come nella vecchia canzone, all’appello mancava sempre qualcuno, mancava quello dal volto bruno, “ma per salvare lui non c’era piu’  nessuno”. Questa volta c’è stato per fortuna il conforto del lieto fine. A San Josè, nel deserto dell’Atamaca , in fondo al tunnel , spenta la luce dei riflettori è rimasto solo il buio e il ricordo dell’incubo per lo scampato pericolo. Con i “ musi neri” , al di la della sovraesposizione mediatica del presidente Pinera e l’uso politico della vicenda, ha trepidato l’intera umanità che si è sentita simbolicamente in lotta per la propria sopravvivenza. Ora pero’ il miracolo di abnegazione e solidarietà deve proseguire per evitare altre tragedie. Nelle miniere di rame, essenziali per l’economia del Cile, perdurano condizioni di lavoro a volte al limite dello sfruttamento che non sono piu’ tollerabili. Il pozzo è stato sigillato, ma la momentanea euforia non risolverà i problemi del paese. La missione sarà compiuta quando i minatori potranno inoltrarsi nelle viscere della terra in tutta sicurezza. Se li hanno tirati fuori significa che con gli opportuni accorgimenti e innovative tecniche di estrazione si possono anche fare scendere senza l’incubo di non piu’ rivedere il sole. Il successo della capsula Fenix è la dimostrazione eloquente che i mezzi tecnici d’avanguardia per tutelare i lavoratori ci sono. Basta non speculare sulla loro pelle.


EMERGENZE - Sono uno stomachevole impasto di violenza, rancori, lugubri tatuaggi e nazionalismo esasperato gli hooligans serbi che hanno messo a soqquadro lo stadio di Genova. A sentire gli esperti non hanno sbocchi politici, ma è pur vero che costituiscono comunque la scheggia impazzita di una estrema destra proteiforme, sempre piu’ minacciosa e invadente, mal controllata dai governi e fors’anche tollerata da ambigue complicità. Che abbia il ghigno dei picchiatori, oppure il volto mascherato dal perbenismo in doppiopetto degli eredi di Joerg Heider a Vienna, la sostanza non cambia. Vince facendo leva sull’ intolleranza di stampo xenofobo e nei parlamenti detta le sue condizioni . Per riprendere l'analisi del nostro Direttore, i problemi di cui parliamo “sono diventati ahinoi temi consueti, i quali a forza di esserlo si stanno trasformando in vere e proprie emergenze civili”.


AFGHANISTAN - Non è affatto vero, come insinuava Il Giornale, che ormai bisogna imparare a convivere con i caduti. E’ un concetto assurdo, non meno insensato dell’idea di armare i bombardieri per costringere alla resa lo spettrale nemico afgano. In questo territorio ostile già la potente Unione Sovietica si ruppe i denti e fu costretta a partire con la coda tra le gambe. Ai giorni nostri, dopo una lunga serie di rovesci, la riluttanza di Obama a intensificare lo sforzo bellico illustra molto bene quanto sia inefficace la diplomazia delle cannoniere. Mentre risuonava il Silenzio per i quattro alpini uccisi in missione si misurava tutta l’insensatezza di quelle 34 vite italiane spezzate per niente in nome di una strategia che anziché portare pace minaccia di trasformare l’Afghanistan in un altro Vietnam. Per vincere il terrorismo prima ancora che al fronte occorre vincere la decisiva battaglia contro la corruzione, il malgoverno e gli strani maneggi che fanno il giuoco dei talebani e sono causa di dolore per i civili.


SFIDUCIA - Ha provato a “ venderla” come una lucida contrapposizione al suo ruolo istituzionale. Ma Berlusconi che parla del Pdl come fosse una figura aliena francamente non è credibile. Perché se c’è una costellazione in cui fondatore, partito, premier e governo formano un tutt’uno, una inscindibile entità saldata dal sacro fuoco del predellino questi è proprio il Pdl. Percio’ se l’immagine “pidiellina” non ha entusiasmato è solo una mano di carte false chiedersi su chi puo’ ricadere la responsabilità se non sui legittimi genitori. Che il Cavaliere ora cerchi di ripudiare la sua creatura dopo il tonfo dei sondaggi è il solito trucco, sempre piu’ logoro. La sua è quindi una mozione di sfiducia contro se stesso di cui Silvio , ostaggio del proprio ego , neppure s’è accorto.


AVVILIMENTO - Saramago e Santoro non sono nemmeno lontanamente paragonabili, ma hanno un comune nemico: Berlusconi. Per il Nobel portoghese il Cavaliere era soltanto una “cosa” rivestita coi panni di un politico capace di organizzare festini e sciami di belle ragazze. Questa é’ una delle ragioni per cui la sua ultima fatica, una raccolta di pensieri e riflessioni che contiene anche alcune pagine sul premier, forse non vedrà mai la luce nella traduzione italiana. Nessuna novità da parte di chi pensa di dirigere l’editoria come una dependance di Palazzo Chigi. Quanto a Santoro, personaggio controverso che logora il potere ma soprattutto chi non ce l’ha, finalmente si è individuato nel suo linguaggio non proprio da educanda un pretesto per sospenderlo " a rate" in attesa del ravvedimento. Un provvedimento inudito che ha il sapore di un editto bulgaro. In quest’ottica sconcerta l'avvilimento del servizio pubblico obbligato a sottostare al pensiero unico.


TENDENZA - Dalla Franzoni a Sarah Scazzi ci si scandalizza sullo spazio preponderante occupato dalla cronaca nera nei telegiornali , una tendenza che fa dell’Italia un caso unico in Europa. In questo campo la tv ha pero’ alcuni antenati degni di rilievo. Negli anni cinquanta andava a ruba “Crimen” , un settimanale che vellicava curiosità morbosette su delitti e tradimenti con uno stile che inconsapevolmente anticipo’ l'edonismo di massa. Come osserva Ilvo Diamanti il fatto criminale è un serial infinito che intreccia lo show del dolore e la caccia al colpevole dal divano di casa. Diventa cosi’ un fattore di distrazione, mentre la politica si fa indisturbata gli affari suoi.     

martedì 12 ottobre 2010

Il Nobel un'oscenità?

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

NOBEL - Non basta rivoltare le città come un guanto, non basta trasformare gioielli dell’antichità come Pechino e Shangai in rutilanti, sfarzosissime imitazioni degli skyline all’americana per darsi una patente di democrazia. Tra diritti umani e pace nel mondo c’è una connessione evidente che spiega molto bene il Nobel della pace al dissidente cinese Liu Xiaobo. E’ nel torto quindi il governo cinese nel definire un’oscenità l’attribuzione dell’alto riconoscimento all’eroe di Tienanmen, instancabile attivista dei diritti umani e imprigionato per le sue idee. La Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, molte persone sono state sollevate dalla povertà e il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica pero' maggiore responsabilità etiche e morali, oltre che politiche, nella scena internazionale. Primo fra tutti appunto il rispetto e l'applicazione dei diritti fondamentali ancora troppo spessi violati. L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica."


ALLARME - Negli Stati Uniti la sinistra è delusa quanto in Italia. In capo a due anni Obama ha provato a cambiare l’America e in parte c’è riuscito, ma non come avrebbero desiderato i liberal. Secondo il fuoco amico la Casa Bianca in varie occasioni avrebbe sacrificato le ambizioni del suo inquilino alle contingenze della Realpolitik. Un affondo in piena regola contro l’uomo del “Yes we can” a poco piu’ di un mese dalle cruciali elezioni di metà mandato che potrebbero costare care ai democratici in perdita di velocità. Gli elettori che affollano le vocianti adunate del Tea Party, un’accozzaglia di reazionari che fa leva sugli istinti piu’ riposti, sono un campanello d’allarme che non va snobbato.


INCENDIO - Spaventa i governi la minaccia terroristica non meno di quanto preoccupi l’ondata di fobia irrazionale nei confronti degli immigrati che appartengono ad altre etnie e religioni. Sono due facce della stessa medaglia che finiscono col creare nuovi pregiudizi e nuovi muri mentali del tutto inadatti ad affrontare il problema. Una conferma di tale situazione arriva dalla Svezia e dall’Olanda dove i partiti di matrice xenofoba dettano le loro condizioni riesumando schemi e categorie di pensiero che fanno livido il futuro. Non aspettiamo un altro incendio del Reichstag per capire quanto sia tardi agire preventivamente.


EQUIVOCI - Di tutto, di piu’. Sul nuovo soggetto politico di Gianfranco Fini si sprecano i giudizi, ma una cosa è certa: non è di sinistra come invece insinuano con una punta di scherno i commentatori filo berlusconiani. Futuro e Libertà ha le sue radici nella destra e da li non si schioda. D’altronde da come ha rinnovato la fiducia alla maggioranza in Parlamento, si intuisce che ancora non è preparato ad attestarsi su una linea di dichiarata opposizione al governo. Sono dunque fuori posto i rumors su un’eventuale Grosse Koalition all’italiana , opzione che già nella sobria Germania ha mostrato i suoi limiti. Si finisce soltanto con alimentare gli equivoci, e già ce ne sono troppi.


RISATA - Quanto durerà l’inguardabile rappresentazione che la maggioranza sta infliggendo all’Italia? Nessuno puo’ dirlo, ma certo è che fino a quando l’opposizione non la smetterà di dilaniarsi da sola forte è il rischio che il mattatore da baraccone seduto a Palazzo Chigi vada avanti a crogiolarsi a oltranza nel suo narcisimo da disegno animato. Urge un sussulto etico oltre che politico. Anche perché un paese in cui, come dice Augias, l’inno semi ufficiale “Meno male che Silvio c’è” non è stato accolto da una gigantesca risata è un paese assai compromesso.


TELECRAZIA - Maroni chiede tre settimane per verificare la tenuta dell’esecutivo. Bersani dice che bastano tre minuti e son già tre minuti di troppo se il capo del governo ha la faccia tosta di equiparare la magistratura a un’associazione per delinquere. A volte , vista da una certa distanza, l’Italia appare come un paese che vive in uno stato di torpore in cui nulla di quanto accade sembra veramente riguardare la gente. La straripante telecrazia di Arcore ha ormai colonizzato e cloroformizzato l’informazione (in RAI nei primi otto mesi 130 ore al Pdl, le briciole all’opposizione). E se appena qualcuno in vista come il presidente di Confidustria Emma Marcegaglia osa criticare il governo per il suo immobilismo, immediatamente il Giornale di famiglia prova ad allestire un dossier sul “reprobo” di turno per poi cercare di demolirlo a colpi di infamie e menzogne. Un esempio di come si svilisce la politica piegandola alle sceneggiate di un cattivo attore.


MARZIANI - Con un governo che è un barzelletta, ci sta bene anche questa. Un marziano sbarca a Roma, legge che Berlusconi ha in tasca ricette miracolose per tutti i problemi e incuriosito chiede lumi a un solerte collaboratore del presidente: E’ vero che il vostro premier ha salvato l’Italia? - “Di piu’, di piu”. - L’Europa? - “Di piu’, di piu”. - La Russia? - “Di piu’, di piu”. - L’America? “Di piu’, di piu”. Il mondo? “Di piu’, di piu”. Ma come, è forse Dio? “Di piu’, di piu”.    

martedì 5 ottobre 2010

Appeso a un Fini

Mentre la Lega sembra pronta a far saltare il banco,
la vita del governo sembra “appesa a un Fini”.

di Renzo Balmelli 

RECITA - Ha sfoggiato toni da liberale, ma l’ossessione dei magistrati continua a essere il solo tasto che suona veramente sincero nel suo intervento. Per il resto del programma, a dir poco incommentabile, il premier incassa la fiducia peggiore della sua carriera. La vita del governo è “appesa a un Fini”, mentre la Lega sembra pronta a far saltare il banco. Senza il calciomercato di Montecitorio, a quest’ora il Cavaliere starebbe raccogliendo i cocci della sua maggioranza. Tecnicamente l’esecutivo ottiene dal Parlamento il via libera per superare il cupio dissolvi della sua esistenza. Ma sul piano politico il “sì” è una finzione che fa male al paese. La rassegnazione ormai permea i gangli vitali della nazione e da questo si capisce quanto fosse fasulla la recita. Il 29 settembre di Berlusconi non chiude un periodo difficile, semmai ne apre uno nuovo, ancora piu’ instabile.

PASTICCIO - Fra le tante bolle di sapone del governo, nell’elenco delle illusioni perdute figura anche il mancato, decisivo intervento per il rilancio dell’economia. Con la disoccupazione che cresce e il potere d’acquisto che cala si scioglie come neve al sole la favoletta dell’Italia uscita dalla crisi meglio di altri paesi. In ritardo, ma ancora in tempo per ravvedersi, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha capito come Bridget Jones di essere finita in un pasticcio fidandosi della destra che ha poco da offrire e molto da nascondere. Ma il suo monito a Palazzo Chigi sulla gente che ormai ha esaurito la pazienza, rischia di restare lettera morta.

RIFIUTI - Alla luce degli ultimi sviluppi sul fronte della monnezza, s’inquadrano nel loro vero contesto le offensive della stampa di famiglia. Erano manovre di depistaggio per impedire di smascherare il grande bluff del Cavaliere sui rifiuti di Napoli. L’immondizia stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si è risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte occultato. Cosi’, dietro il presunto risolutore dell’emergenza-rifiuti, si stagliano tante menzogne spacciate come successi. Lo stesso in Abruzzo dove la ricostruzione è stata una mera operazione di facciata, perdutasi tra scandali, escort e appalti truccati.

LIVORE - “Fini traditore, ordina la Kippah”. Il feroce insulto antisemita del senatore Pdl Ciarrapico è un grumo di violenza e frustrazione, specchio di antichi e mai sopiti pregiudizi razziali. In pari tempo, il livore della bravata conferma quanto assomigli a un fiume in piena l’imbarbarimento del linguaggio nello schieramento politico di destra. E non solo in Italia. Ormai gli esempi di intolleranza si accumulano ovunque in quantità industriale. L’SPQR storpiato da Bossi per chiamare “porci” i romani, fa il paio con il “Rom raus” dei confratelli leghisti di Lugano e con gli orrendi manifesti comparsi nottetempo in Ticino che equiparano i frontalieri a ratti viscidi e avidi. Ne deriva un quadro sconsolante di cui forse non si misura o non si vuole misurare ancora appieno l’estrema gravità. I calcoli di bottega prevalgono sullo sdegno e, se a Roma la maggioranza si guarda bene dall’irritare l’alleato che porta voti indispensabili, nella Svizzera italiana il committente dei cartelloni al servizio di interessi inconfessabili si nasconde dietro l’anonimato. L’omertà rende ancora piu’ vile l’ignobile trovata che ricalca odiose campagne di stampo nazista. Ormai siamo in fondo alla scala: piu’ indecente della xenofobia ottusa, nel gradino piu’ basso c’è soltanto la xenofobia opportunista.

IDEALI - Nel marasma, una boccata d’ossigeno. Di questi tempi fa bene al cuore abbeverarsi agli ideali di cui furono alfieri, in tempi diversi, ma con analoga passione, Anna Kuliscioff (“il miglior cervello politico del socialismo italiano”), e Giovanni Bassanesi, intrepido aviatore antifascista. A lei, la “dottora dei poveri”, rivoluzionaria e femminista, dedica un ampio servizio un diffuso settimanale di moda, sotto il titolo, invero emblematico, di “Vorrei essere io”. Quanto a Bassanesi, è ora consegnato ai posteri sulla targa scoperta a Lugano in ricordo di quando dal cielo ottant’anni fa, decollato da Locarno, lancio’ su Milano migliaia di volantini contro il regime. Epica, esemplare mobilitazione la sua, che fece infuriare il Duce e non piacque affatto alle pedanti autorità elvetiche.

EGOISMO - Quanta, inconsolabile tristezza negli occhi dell’anziano minatore venuto in televisione a parlare dei suoi colleghi morti a Marcinelle in quel tremendo 8 agosto l956. Quell’anno il mondo era in fibrillazione per la crisi di Suez , c’era stato l’affondamento dell’Andrea Doria e in Italia la notizia della tragedia in miniera dopo quella del mare aggiunse sciagura a sciagura, smarrimento a smarrimento. Il lavoro scarseggiava e si espatriava verso terre spesso ostili. Era amaro il pane dell’esodo. Amaro e segnato dai lutti. In Belgio centotrentasei emigranti italiani , con molti altri compagni di sventura di tutta Europa, persero la vita in fondo a un pozzo, vittime dello sfruttamento. Chi oggi dileggia gli immigrati rifletta su quanto è cinico il comportamento di chi vive guardando solo al proprio egoismo.