mercoledì 16 febbraio 2011

Destini terremotati

di Renzo Balmelli 

DESTINI - Biblica la furia del terremoto, bibliche le piaghe che affliggono Haiti a un anno dal sisma. Corruzione, epidemie, la precarietà del futuro formano la tela di fondo dell’isola caraibica un tempo capace di spezzare da sola le catene del colonialismo e ora prostrata dalle calamità e dalla colpevole incuria di chi l’ha sfruttata fino al midollo. Al mondo gli haitiani chiedono di non essere lasciati soli per non cadere nel destino comune ai terremotati: l’oblio mediatico. E’ successo anche all’Aquila, trasformata fin quando è tornato comodo nel teatrino propagandistico della maggioranza. Una delle tante pagine ingloriose di questo scalcinato governo.

CONTAGIO - Ecco un altro sodale di Berlusconi che sotto la tenda guardata a vista da vistose amazzoni non dorme sonni tranquilli. Il vento della protesta che soffia da settimane nell’area mediterranea potrebbe contagiare anche la Libia di Gheddafi. Da Bengasi e Tripoli il paese soffoca nella stretta del regime e presto malumori e insofferenze, soprattutto tra gli studenti, potrebbero esplodere nelle manifestazioni di piazza. Attraverso i social network anche in Libia, come già in Egitto e Tunisia, si preparano le “giornate della collera” contro le quali la dittatura del colonnello sta già predisponendo un imponente e minaccioso apparato repressivo.

L'ALTRO LATO DELLA MEDAGLIA - Anni fa se in Svizzera si verificava un fatto di cronaca nera, i cronisti dell’epoca si stupivano che cose simili potessero accadere “anche nel nostro pacifico paese”. L’iconografia di Heidiland tra monti, valli in fiore e mucche al pascolo era salva. In questi giorni il mito ha subito pesanti incrinature. La vicenda delle gemelline scomparse col padre suicida, il caso del signore fuggito in Italia con i due figli, la mattanza in un paesino per i quattro soldi dell’eredità, hanno mostrato il rovescio della medaglia.

ORRORE - A volte si registrano situazioni in cui non basta l’intero vocabolario per esprimere lo sdegno, diciamo l’orrore che sale dal profondo del cuore. Si resta sconvolti in tutte le fibre a leggere i nazistoidi commenti sull’orribile fine di quattro bimbi rom periti nel rogo alla periferia di Roma. “Morti poco importanti” - cosi’ li hanno definiti alcuni brutti ceffi della destra. “Persino ai cagnolini si puo’ insegnare di non fare pipi’ sui muri. Ai nomadi no.” Ma poco importa da che parte stiano. A sentirli vituperare e ingiuriare un’etnia e le sue vittime innocenti viene da chiedersi, come farebbe Primo Levi, se questi siano uomini. No, decisamente no!

VELO - Erano diventate un mistero buffo le assidue frequentazioni del premier a Sofia. A spiegarle non bastavano gli editti editti bulgari. Nella stravaganza del bunga-bunga adesso si è alzato un velo: si trattava di viaggi del faraone e dei suoi cortigiani con il conforto”

spirituale” delle escort. E costui , al colmo della spudoratezza, dopo il rinvio a giudizio non solo osa parlare di “ schifo eversivo” da parte di chi lo critica, ma minaccia nientemeno di fare causa allo Stato. Il mondo alla rovescia. Cosi’ il Cavaliere vuole sfuggire ai fatti e alle sue responsabilità. Meglio sarebbe se cominciasse a fare causa a se stesso.

DIGNITA’ - E’ tempo di mobilitazione per il decoro della Repubblica ridicolizzata dai festini di Arcore e dalla balla colossale della falsa nipotina di Mubarak. Si risveglia la cifra intellettuale dell’azionismo di stampo torinese in cui si rispecchia l’Italia migliore, seria e composta. Si muovono le donne che il giorno 13 gennaio scenderanno in campo per difendersi dalla svalutazione del pensiero e della volontà femminile oltraggiata dal machismo del sultano. Quando la cultura si avvicina alla politica e la arricchisce è il segnale della fine per un regime popolato di fantasmi che ora avrà un motivo in piu’ da aggiungere alle proprie ossessioni.

mercoledì 9 febbraio 2011

Troppe ambiguità nei palazzi del potere

di Renzo Balmelli 

INCOGNITE - Troppe sangue nelle strade, troppe ambiguità nei palazzi del potere, troppe indecisoni nelle cancellerie. Per l’Egitto è arduo ipotizzare un rapido ritorno alla normalità . Sappiamo che è finita la grande illusione di Mubarak , alfiere del mondo arabo laico e moderato, ritenuto capace di contenere le folate dell’integralismo islamico. Ma ignoriamo come andrà a finire. Per tanti anni il rais è tornato utile a Israele e all’occidente sulla scacchiera mediorientale, ma non è meno vero che ha usato gli strumenti peggiori della repressione per mantenere il potere. E quando cade il despota si rinnova la storia di Sansone e i filistei: il crollo è rovinoso. Nella prospettiva di un domani gravido di incognite, il timore è che finiscano col prevalere la svolta fondamentalista o l’anarchia. Entrambi pericoli letali per i già fragli equilibri dell’intera regione.

PRIMATO - Se già non c'è dentro in pieno, l'Italia con questo governo che non governa e finge di ignorare la vergogna planetaria in cui ha precipitato il paese, rischia di trovarsi ben presto sulla soglia dell'emergenza democratica. Ormai occorre tutta l'autorevolezza superpartes del Capo dello Stato, inflessibile custode delle Istituzioni, per frenare l'arroganza della maggioranza e richiamare all'ordine una coalizione che considera le leggi come un noioso ostacolo alle propria visione egemonica del potere. L'inguardabile teatrino del federalismo, imposto con un vero e proprio esproprio eversivo, ha segnato un altro passo verso un sistema che considera <>il sopruso istituzionale come un modello di condotta acquisito , da prendere in toto senza discussioni. Per placare l’ira dei leghisti, furiosi con la Bicamerale che ha bocciato il decreto,ma soprattutto per salvare con i denti l'indispensabile alleanza con Bossi che tiene in ostraggio il Pdl, il Consiglio dei ministri, sempre piu' simile a un animale ferito che sente prossima la fine, non ci ha pensato due volte a ribaltare la votazione con un colpo di mano inaudito, un primato dell’insolenza anti-istituzionale . In quest'ordine di idee, lo stop di Napolitano, non certo felice per l'incredibile strappo alle regole costituzionali, non lascia spazio a equivoci di sorta e sottolinea tutta la gravità della situazione che appunto perché tale nega al premier e alla sua compagine l'auorità morale per guidare il paese.

ALTERNATIVA - All’estero, dove l’operosità degli emigranti compensa a livello d’immagine i disastri della casta, ci si chiede come mai il Cavaliere riesca a sopravvivere ai baccanali consumati in quantità industriale. Purtroppo non per merito suo, ma piuttosto per demerito degli avversari. Ormai l’unico servizio che il premier potrebbe rendere al paese sarebbe un passo indietro senza il quale le istituzioni sarebbero fatalmente votate al logoramento. Ma il ricambio richiede una fase di preparazione che la sinistra, litigiosa e divisa, dura fatica a portare a compimento. L’Italia è la sola democrazia europea in cui non esista un grande partito socialista o socialdemocratico in grado di essere oggi la principale forza di opposizione e domani l’unica alternativa di governo capace di frenare la deriva e riportare a Palazzo Chigi il senso del decoro. Un'anomalia in cui la destra sguazza a piacimento.

SCHERZETTO - Ahi, ahi! Questa volta la stampa berlusconiana che aveva inserito Carla Bruni nell’elenco dei “comunisti da salotto” quale probabile sostenitrice di Cesare Battisti dovrà ricredersi. Smentendo i censori usi a scavare nel fango, la first lady dell’Eliseo , per ragioni facilmente intuibili ha negato di appartenere alla gauche assicurando che in Francia non ha mai votato per i socialisti, ma solo per il marito. “Quelqu’un m’a dit” segno’ il fortunato esordio della signora Sarkozy nel folk. Qualcosa ci dice che i suoi fustigatori si stanno rodendo il fegato per lo scherzetto dell’ex top-model.

BALCONE - Ai nostalgici sono venuti i lucciconi : il balcone di Palazzo Venezia, palcoscenico prediletto del Duce, tornerà agli antichi splendori e sarà riaperto al pubblico. Non è revisionismo, ci mancherebbe: cade solo la damnatio memoriae del balcone , non dei delitti del fascismo e dell’uomo che dall'infausto pulpito con l’entrata in guerra trascino’ l’Italia nell’abisso. Pero’, pero’, con l’aria che tira è fin troppo facile prevedere che alcuni potebbero vagheggiare il ritorno alle adunate oceaniche aggiornate allo spirito dei tempi. E non è meno facile provare a immaginare con chi rinnoverebbero l'appuntamento.