lunedì 27 ottobre 2008

Siderale distanza

di Renzo Balmelli
VITTORIO FOA - Ha trascorso otto anni della sua lunga esistenza nelle carceri fasciste. Carceri, non grand hotel. Galere disumane che, al contrario dalle fanfaluche messe in giro dall'attuale premier, non offrivano certo gli agi di una vacanza a cinque stelle. Già qui, nella lettura diametralmente opposta del ventennio, si misura la distanza siderale, incolmabile, tra Vittorio Foa, morto questa settimana a 98 anni, e la destra malauguratamente toccata in sorte all’Italia. Esponente della feconda cultura ebraica piemontese, la stessa di Primo Levi, Foa è stato senza alcun dubbio l’anima della democrazia e della sinistra italiana. La sua dedizione alla causa della libertà, cui pago’ un duro prezzo, ne fa una delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale del Novecento. Sindacalista, scrittore e padre nobile del socialismo dal volto umano, incarno’ i valori dell’antifascismo che continuo’ a interpretare con immutata dedizione nell’attaccamento alla Costituzione repubblicana e ai principi resistenziali in essa custoditi. Quando se ne vanno testimoni del suo calibro, esempio di rettitudine e rigore morale, crescono i reucci di Arcore e gli squallidi cortigiani che gli stanno intorno.

RISPOSTA MUSCOLARE - Quando si tratto’ di epurare i giornalisti a lui sgraditi, Berlusconi colse l’occasione di un viaggio a Sofia. Da lì nacque il famigerato "editto bulgaro". E ora come allora per smentire le recenti affermazioni sul ricorso alla polizia nelle scuole, il premier si è trincerato dietro il paravento di un viaggio a Pechino, palcoscenico meno scomodo della capitale italiana. Ma il vezzo di contraddire se stesso nel giro di poche ore non ha convinto nessuno. A tal proposito, la vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera non poteva essere piu’ eloquente. Il governo “in carica”, in tenuta antisommossa, vi è raffigurato mentre si prepara a “caricare” gli studenti che contestano la riforma del ministro Gelmini, piu’ nota come riforma del grembiulino. La vastità della protesta giovanile, alla vigilia del 25 ottobre, la giornata in cui l’opposizione dovrebbe rialzare la testa, non fa dormire sonni tranquilli alla maggioranza. Tutti nel governo sono spiazzati davanti a una protesta che non vuole essere definita, svicola da qualunque tentativo di abbraccio della politica organizzata e, anzi, tende a organizzarsi da sola, apparentemente con il massimo della semplicità. E cio’ la rende ancora piu’ “pericolosa” agli occhi del potere che vorrebbe zittirla, cancellarla. Le minacce del premier non hanno nessuna presa sulla contestazione che si muove in stile quasi “sessantottino”, senza lasciarsi ingabbiare, e cresce come un fiume in piena per rivendicare il diritto di studiare meglio e di piu' e non pagare dazio alla crisi dei mercati. Ancorché seguita da un pietoso tentativo di smentita, la risposta muscolare alle istanze che salgono dal mondo della scuola mostra quanto la destra e il suo leader siano inclini a soffiare sul fuoco piu' che cercare la via del confronto democratico.

QUIZ VERITA’ - I quiz , per dirla con Fantozzi, sono una boiata pazzesca. Ma a volte dietro l’insulsaggine del programma, trapelano spicchi di verità che non coincidono con l’immagine a tinte rosa del paese di cui mena gran vanto la propaganda governativa. Gli italiani in effetti, statistiche alla mano, sono sempre piu’ poveri. Secondo la Caritas l’elenco delle persone che per mancanza di mezzi non possono neppure ritagliarsi una povertà dignitosa si allunga a dismisura. Sarà magari un corso superficiale di sociologia spicciola, ma gli sforzi stralunati dei concorrenti che sperano nella fortuna per realizzare un piccolo, modestissimo sogno sono la testimonianza senza trucchi e senza inganni di come si vive veramente all’ombra del benessere nel “paradiso berlusconiano”. Magari con mille euro al mese o addirittura meno della metà. Sono cifre che danno da pensare. A maggior ragione quando si prova a riflettere sui 140 milioni dei contribuenti che il Cav. ha regalato a Catania per fare un favore agli amici degli amici.

BROGLI “MADE IN USA”. - Nelle elezioni, quando c’é di mezzo la destra decisa a scongiurare la perdita del privilegi, chissà perché non è raro sentire aleggiare nell’aria l’odore sulfureo dei brogli. Il fenomeno torna a manifestarsi alla vigilia delle presidenziali americane che negli ultimi giorni di corsa alla Casa Bianca rischiano di essere dominate da oscure vicende. Non siamo al Watergate (lo scandalo che costrinse Nixon a una resa infamante), ma il clima è carico di veleni. La battaglia inizialmente verbale, nel campo repubblicano si è trasformata in uno scontro senza esclusione di colpi per demolire Barak Obama, ormai quasi irraggiungibile nei sondaggi. Dopo l'invenzione di "Joe l'idraulico", le accuse al senatore dell’Illinois sono state quelle di essere amico dei terroristi e di promuovere un programma economico "socialista". Ora però si è passati alle intimidazioni. Diversi Stati - soprattutto quelli "in bilico" ma tradizionalmente repubblicani (North Carolina, Ohio, Pennsylvania) - sono sottoposti a fortissime pressioni perché cancellino dalle liste migliaia di elettori che potrebbero spostare l’ago della bilancia a favore di Obama. Torna alla memoria il precedente del 2000, con il riconteggio della Florida, e la vittoria di Bush per poche centinaia di voti in circostanze dubbie e mai chiarite. Mai, in quasi mezzo secolo, le elezioni presidenziali sono state "sentite" come quelle di quest'anno, mai tanta gente è coinvolta in quello che viene percepito come un possibile cambio epocale. I repubblicani, logorati da otto anni di potere fallimentare non riescono a intercettare il disagio e provano dunque a screditare l’avversario con insinuazioni ignobilmente faziose.

lunedì 20 ottobre 2008

Che paese è mai questo?

di Renzo Balmelli
MAI SOLO
Che paese è mai questo, se la camorra ha un potere talmente sconfinato da pronnciare condanne a morte scrivendo il libro nero dei conti da regolare. In che mondo viviamo, se Roberto Saviano, uomo simbolo di Gomorra e vittima sacrificale designata dai padrini, cerca scampo nell'esilio per riprendersi la sua vita, per resistere, resistere, resistere.

Ebbene, sì. E' lo stesso paese di Marcello dell'Utri, senatore del Pdl, che esalta Mussolini "statista di vaglia e grande capacità politiche". E' il paese delle classi separate per gli stranieri sul modello in auge un tempo negli stati segregazionisti. E' il paese della ragazza marocchina punita dalle compagne varesine per avere infranto la gerarchia razziale su un mezzo pubblico. Ricordate: "White only", solo per bianchi!

E' il paese del tifo violento, croci celtiche, saluto romano, canti del ventennio. E' il paese il cui premier, sfidando il ridicolo, tuba mano nella mano con Bush e pretende sia storia cio' che invece è soltanto un'operetta mediatica da quattro soldi. Lina Sotis dixit: sembrava l'incontro di due vecchie marchese.

Che paese è mai questo? Solo questo? No, assolutamente no. Per fortuna c'è anche l'altra Italia, l'Italia migliore, il paese di Giorgio Napolitano e di tanta, tantissima gente per bene, la stragrande maggioranza, a volte senza voce, ma mai rassegnata, che manda un accorato messaggio di incoraggiamento a Saviano: "non sei solo!".

GOVERNO-AZIENDA -
Da quel gran furbone che è, populista e incantatore di serpenti, governa a suo piacimento come se l'Italia fosse una sua proprietà di famiglia. Si regge a colpi di decreti, fiducia e lodi Alfano che via via salvano lui ed i suoi amici.

Il suo modo di procedere è sempre piu' simile a una gestione aziendale dalla quale è bandito il dissenso. Ha traslocato la stanza dei bottoni da Palazzo Chigi a Palazzo Grazioli, la sua residenza privata, in cui sono ammessi soltanto i fedelissimi sacerdoti dei suoi riti.

Nonostante tutto questo, il 62 per cento degli italiani (sondaggio di Repubblica) ha fiducia in Berlusconi come premier, come leader e come capo del governo.

La crisi economica e le pessime notizie che arrivano dal fronte della spesa pubblica, del costo della vita e dell'inflazione non scalfiscono la sua immagine di uomo solo al comando. Anzi, i consensi salgono a vista d'occhio.

"Che volete - dicono i suoi - lui è fatto cosi, non guarda in faccia a nessuno e vince sempre". Col cav! Vediamo di non trascurare la domanda piu' inquietante suggerita da percentuali talmente imbarazzanti da sembrare non veritiere: uomo solo oppure sindrome dell'uomo forte? Chi puo' dirlo?

Dopo tante, ripetute e tollerate operazioni-nostalgia la deriva è ormai dietro l'angolo. E non è una prospettiva allettante.

martedì 14 ottobre 2008

DELL'AVIDITA', DELLE DERIVE E DI UNA BUFALA STORICA

Nessuno è innocente nella crisi che ogni giorno manda in fumo tanti miliardi quanti ne basterebbero per sfamare mezza Africa.

Men che meno i governi.
di Renzo Balmelli

AVIDITA’
Nessuno è innocente nella crisi che ogni giorno manda in fumo tanti miliardi quanti ne basterebbero per sfamare mezza Africa. Men che meno i governi, che oggi si affannano a tamponare il fallimento inesorabile del modello liberista, senza etica e senza regole.

Troppo a lungo i grandi del pianeta hanno tollerato le logiche perverse di chi ha inseguito l’avidità smodata a scapito della buona finanza, facendosi cogliere impreparati quando la bolla speculativa è esplosa col fragore di un’atomica.

Ora i Caimani si affidano all’aiuto provvidenziale dello Stato, di cui fino ad oggi hanno detto peste e corna, per provare a uscire indenni dalle loro malefatte. C’è pero’ qualcosa di indecente nel loro atteggiamento, un misto di arroganza e incoscienza che la dice lunga sulla loro totale mancanza di scrupoli.

L’azione salvifica della mano pubblica potrebbe tuttavia non bastare ad arrestare la cancrena che rode il sistema se prima la politica non tornerà a riprendere il controllo della situazione, facendo valere il suo primato sull’economia e dettando codici severissimi di comportamento a chi ne ha fatte di tutti i colori.

Il “new deal” che dovrà riportare la fiducia nelle case avrà qualche possibilità di riuscire unicamente se si muoverà nel rispetto della moralità a misura d’uomo. E’ la premessa indispensabile per costruire una nuova società sulle macerie prodotte dalle follie della nuova ingegneria finanziaria.

Il pensiero corre al 1929, allo sfacelo che nel giro di pochi anni, complice l’indifferenza della destra, fece precipitare il mondo nel baratro della guerra.

DERIVE
Berlusconi si è morso la lingua quando si è accorto che il paese non era in gramaglie all’annuncio che avrebbe disertato i salotti televisivi. Per Beppe Severgnini, bravo scrittore e fine umorista del Corriere, è un caso di tentato matricidio da video.

Con o senza tivu’, il Cavaliere tuttavia non recede dalla tentazione di governare quanto piu’ possibile con decreti legge urgenti che snaturano le prerogative del Parlamento.

Non pago di rifarsi al modello accentratore di Luigi XIV (l’état c’est moi) , il premier mostra anche di non tenere in nessun conto l’opposizione, ossia l’altra metà del paese, liquidandola con giudizi sferzanti che tendono a sbilanciare gli equilibrio dello Stato a favore del governo.

Nel solco delle derive autoritarie, si torna cosi’ a parlare del rischio-fascismo. Vicenda storica chiusa da decenni, ma mai archiviata a causa dei rigurgiti sul ventennio e Salo’.

L’uomo di Arcore, avvitatosi sul suo protagonismo, ignora platealmente il dovere della concertazione che potrebbe contribuire a svelenire il clima instauratosi nel paese dopo il cambio di maggioranza.

Sbaglia. Con la crisi incombente, crisi non soltanto dei mercati, ma profonda a tal punto da mettere in discussione la democrazia, sarebbe urgente dare inizio all’era dei governi “intelligenti”, per raccogliere le sfide con migliori probabilità di riuscita.

Vista l’aria che tira, l’Italia dovrà attendere fino alle prossime elezioni.

BUFALA STORICA
In una fase di grandi difficoltà per le finanze, i consumi e il potere d’acquisto dei cittadini, l’Italia si avvia verso un federalismo fiscale costoso e pasticciato. Esso, invece di ridurre spese e tasse, finirà con l’aumentarle.

Per mere considerazioni di opportunità elettorale si è messo in piedi in qualche modo un disegno di legge che è soltanto una scatola vuota, lastricata di ciarle.

Dal consiglio dei ministri è uscita soprattutto una concessione a Umberto Bossi, una sorta di bandiera simbolica consegnata ai Lumbard e che ha tutto il sapore di un surrogato, di uno scambio di favori tra Pdl e Lega.

Quando pero’ si passerà dalla filosofia (quale?) all’aritmetica si scoprirà magari che la "riforma storica" di cui mena vanto la propaganda ufficiale altro non è, in verità, che una "bufala storica" pagata dai contribuenti e destinata a ingrossare le fila degli spreconi.

A quel punto lo slogan “Roma ladrona” non avrà piu' lo stesso significato.

lunedì 6 ottobre 2008

Ritornava una rondine al tetto...

Veltoni cambia stle e milioni di elettori sperano che si inizi finalmente a rompere l’ipnosi del Cavaliere. Chissà!
di Renzo Balmelli
SCONGIURI - Oddio. A sentire gli analisti la vera recessione comincia ora. Senza essere esperti, avevamo intuito qualcosa del genere. Il dubbio si è fatto certezza quando nel bel mezzo dello tsunami che ha investito il mondo della finanza, Berlusconi ha garantito, mano sul cuore, che gli italiani non perderanno nemmeno un euro dei loro risparmi. Sapendo cosa valgono le promesse del Cavaliere, si dovrebbero cominciare a fare gli scongiuri. In effetti, visto il marasma in cui versano i mercati, sarebbe piu’ giudizioso non illudere chi rischia di pagare di tasca sua le follie dei semidei dell’olimpo di Wall Street. Questo crollo forse non avrà le conseguenze drammatiche come nel 1929, ma ci sta andando terribilmente vicino. Malgrado cio’ il capitalismo senza regole non dà segni di ravvedimento. Anzi. Con la scusa che l’economia deve salvarsi da sola, i padroni del vapore già intrecciano losche manovre per pilotare i cambiamenti in modo che nulla cambi. La crisi in corso celebra la fine del mercatismo, ma negli USA i liberisti a oltranza della base repubblicana si dannano l’anima per bloccare l’intervento salvifico dello stato che giudicano una deviazione verso il socialismo Intanto pero’, guarda caso, la sola industria a macinare utili è quella bellica, prova elquente delle storture “ideologiche” sulle quali si regge il sistema. Che la finanza avesse smesso di avere i piedi ben piantati per terra, lo sapevano tutti. Nessuno pero’ aveva valutato l’ampiezza devastante del fenomeno.

SADISMO - Quando la lotta alla criminalità diventa un bieco pretesto per racimolare consensi fondati su un clima di paura, le conseguenze si pagano a caro prezzo. E cosi’ è stato. Dal giorno in cui la destra è andata al potere, il giro di vite adottato dal governo italiano nei confronti dell’immigrazione ha cominciato a produrre danni sempre piu’ gravi. Il frutto avvelenato della "tolleranza zero" ha instaurato, poco alla volta, un clima culturale miserabile che alimenta il grande sport nazionale: la caccia al povero cristo, al “negro”. A Parma, nella civile Parma di Stendhal, di Verdi e delle violette - si compiono gesti ripugnanti di prevaricazione dell’uomo sull’uomo, gesti al limite del sadismo. In provincia come nelle metropoli, nella Treviso o nella Verona degli sceriffi leghisti come nella Roma di Alemanno e nella Milano della Moratti, si assiste a un delirio di norme incivili che aprono ferite profonde nel tessuto sociale. "Nel momento stesso in cui si riscrive la storia delle leggi razziali nell'urgenza di rivalutare il fascismo, si
testimonia - denuncia Curzio Maltese su Repubblica - quanto il razzismo sia una malapianta nostrana che apre la porta a ogni abuso". Una malapianta per la quale un sindaco di provincia o un vigile di periferia si sentono depositari di un potere di vita o di morte su un "negro". Brava questa maggioranza che alleva gli istinti peggiori!

IPNOSI - Mentre in Italia si rilasciano patenti di nobilità alla repubblica di Salo’, in Russia si riabilita il regime degli Zar. Quando Veltroni nella sua sofferta folgorazione sulla via di Damasco della politica accosta Putin a Berlusconi ovviamente coglie nel segno e lancia un messaggio sul rischio di un grave ritorno indietro capace di destabilizzare la democrazia. Il timore purtroppo è che il leader del Pd arrivi in ritardo sulla scena, ormai interamente presidiata, condizionata e declinata dal “delirio di onnipotenza berlusconiano”. Anche se non è il Ventennio (non ancora) l’allarme è sacrostanto. Il profilo del Cavaliere è di colui che ogni giorno, ormai sicuro dell’impunità, scommette sul suo ruolo decisionista e strattona le prerogative del Parlamento senza più nemmeno curarsi di salvare la forma. La disinvoltura con la quale ha deliberato uno stanziamento di 140 milioni di euro per soccorrere le finanze del comune di Catania, rovinate dall’incompetenza della destra, ne è una dimostrazione vistosa ed eloquente. Ora l’opposizione mostra di volere rialzare la testa per riprendere il combattimento e ridare dignità e visibilità all’Italia meno protetta. La manifestazione del 25 ottobre dovrebbe costituire lo spartiacque, un passaggio politico di grande importanza, l’inizio di una strategia durissima volta a rompere l’ipnosi del Cavaliere. Milioni di elettori sperano ardentemente che sia davvero cosi', che non si ripeta il fallimento delle ultime elezioni. Chissà! La voce della sinistra, come la rondine del Pascoli, pigola ancora troppo piano nel suo nido lontano per essere certi che la svolta si compia in nome di ideali comuni e condivisi. Ci vorrà tempo per recuperare la fiducia dopo i clamorosi errori che di fatto hanno consegnato il paese nelle mani di un "quasi-regime" la cui ombra si allunga. E si allunga, dicevamo, anche sul fallimento di Catania, che, per inciso, viene pagato dai contribuenti che hanno votato il signore di Arcore.