giovedì 29 novembre 2012

Il placido Bersani ha convinto di più

di Renzo Balmelli 


USATO SICURO. Nel Pd, mentre cresce l'attesa del ballottaggio preceduto dalle immancabili polemiche, due tendenze sembrano emergere dopo il primo turno delle primarie: una sulle preferenze, l'altro di merito. A giudicare da quanto si è visto, parrebbe, in tema di preferenze, che "l'usato sicuro" del placido Bersani sia risultato più convincente e rassicurante rispetto all'irruenza di Renzi. Con quella faccia un po' così da Obama nostrano, arrivato al seggio con moglie e figli, il segretario del Pd è riuscito a dare di se l'immagine di un leader pacato ed esperto, in grado di guidare senza sussulti il prossimo governo. Sul piano del merito, se l'aspirazione era di rianimare la sinistra nel clima di grave disaffezione dilagante in Italia verso la classe politica, ottenendo nel contempo una dimostrazione di democrazia e di partecipazione, si può dire che l'obbiettivo è stato centrato in pieno, con grave scorno del Pdl in preda a un evidente stato confusionale.


CRISI. Nell'Europa unita soffiano i venti della disunione. Dal voto della Catalogna, nei fatti un voto per l'indipendenza da Madrid sebbene uscito ridimensionato dalle elezioni, alle proteste di lavoratori e studenti contro l'austerità e i tagli , si cristallizzano i contorni di una crisi che non è solo economica: è politica. Partiti e sindacati hanno sempre più difficoltà a rappresentare il bisogno di cambiamento che da un lato cerca sfogo nella spinta autonomista dei catalani, ma anche di altre regioni, e dall'altro nelle manifestazioni sempre più dure e radicali che infiammano le piazze persino in Scandinavia, mai sfiorata dalla recessione, ma non proprio felice con l'architettura europea. Il caso dell'ILVA di Taranto è emblematico a questo proposito di una situazione gravemente compromessa davanti alla quale, con il paventato effetto domino in grado di mettere a rischio ventimila posti, si aprono scenari che non è esagerato definire drammatici , si badi bene, non solo per l'Italia, ma per tutta l'UE.


FORZIERI. Uno dei peggiori nemici del progresso e del benessere è la piaga dell'evasione fiscale che sottrae ai governi risorse immense da reinvestire in numerosi campi per assicurare a tutti un lavoro e un reddito sicuro. Quando il premier Monti ne parla, non usa mezzi termini e riconosce che l'Italia è in guerra - una delle poche guerre degne di essere combattute- contro un fenomeno dilagante e criminoso ai danni dello Stato. Anche se non è motivo di consolazione, non è che negli altri paesi regni la pace fiscale. Alla ricerca di forzieri compiacenti i vip francesi in fuga dall'erario di Hollande ne hanno trovato uno addirittura sulla porta di casa, nel villaggio belga di Néchin, un rifugio con poche tasse al quale si accede senza grandi formalità, tranne una: avere un bel malloppo di euro fruscianti . Di solito quando si parla di paradisi fiscali si pensa ai soliti nomi noti, ma l'astuzia dei milionari nel tracciare altre vie discrete e comode per " fregare" l'erario rende quasi impossibile la speranza di vedere trionfare l'onestà.


VATE. Qualcuno dovrebbe pur dirlo a Berlusconi di non insistere e magari, anziché guardarsi allo specchio e sognare i predellini, darsi la briga di leggere i sondaggi, anche quelli della sua parte, che bocciano alla grande il suo ritorno sulla scena. Se non altro per carità cristiana andrebbe avvertito che non c'è quasi più nessuno ad aspettarlo nel suo partito, ormai liquefatto. Finanche il tenero Sandro Bondi, il lacrimante vate del Cavaliere si è rassegnato ad abbandonare il Pdl con una incredibile motivazione: non posso restare in un partito di destra!! Come? Ma dove pensava di essere,lui stralunato ministro della cultura, dove pensava di essere mentre con una lacrima sul viso cantava il suo Silvio come un dono di Dio fatto all'Italia.


FEMMINICIDIO. Tranne l'Italia, altrove il risalto mediatico dato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stato inferiore a quanto era legittimo attendersi di fronte a un fenomeno di gravità inaudita, di cui si discute molto, certo, ma senza la determinazione richiesta dall' emergenza. Eppure "femminicidio", la parola coniata per definire un crimine che ogni anno cancella migliaia di vite, dovrebbe essere un grido ineludibile, alla Munch tanto per intenderci, non un generico richiamo all'altra "metà del cielo" che si perde senza cogliere la compiutezza e il significato di una simile definizione. Nobilissimo il messaggio, breve lo sdegno che non riesce a dissipare l'ipocrisia di una situazione in cui l'uomo - osserva Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera- rimane padrone anche delle parole, per cui " è sempre lei che viene violentata, raramente è lui che violenta".


ORRORE. Chiamarlo discutibile, improprio, volgare, rozzo non basta: è un eufemismo steso sulla vergogna. Forse sarebbe più corretto dire blasfemo. Ci vuole infatti una dose a dir poco industriale di disumano disprezzo per le sofferenze di milioni di persone, intitolare a Hitler il premio che la Federfauna vuole conferire a personalità che si sono distinte nell'animalismo. A rendere ancora più spietato il tremendo abbinamento, sconfinante nell'orrore, concorre la scelta iconografica che ritrae il Führer mentre da da mangiare a un cerbiatto davanti ad Auschwitz. Che l'animalismo dei nazisti non avesse nulla di francescano ma fosse solo una folle distorsione della psiche è risaputo. Ma un premio siffatto non è di meno, fosse anche solo una assurda provocazione.

 

giovedì 22 novembre 2012

La buffa



Proverbio aggiornato: non scherzare con i santi,

ma lascia anche stare i fanti. Non si sa mai.


di Renzo Balmelli 


FANTI. Quando fantasia e realtà si sovrappongono, può anche capitare che normali manovre come quelle delle forze armate elvetiche vengano scambiate con un massiccio spostamento di truppe per prepararsi al crollo dell'Europa. Ovviamente non era in corso nessuna prova generale dell'Apocalisse. Sgonfiata la bufala, d'ora in poi, a scanso di equivoci, negli esercizi di Stato maggiore bisognerebbe forse andarci con più cautela nell'inventare nemici immaginari. Ormai persino i proverbi non sono più quelli di una volta, ragion per cui l'antico detto "scherza coi fanti, ma lascia stare i santi" andrebbe riveduto e aggiornato dagli strateghi in modo tale da non scherzare nemmeno coi fanti. Non si sa mai.


SINISTRA. C'è chi auspica un'Italia migliore, chi la vorrebbe più gentile e chi sogna gli Stati Uniti d'Europa. Ma è mai possibile! Non diteci che è tutto qui ciò che hanno da proporre i cinque candidati alle primarie del Pd. Ci mancherebbe che si augurassero un Paese peggiore o un continente in frantumi. Non si pretendeva molto, d'accordo, ma un pizzico di originalità in più non avrebbe guastato nel primo faccia a faccia su Sky. Tant'è vero che la satira ci è andata a nozze. Quanto alla loro ammirazione per Papa Giovanni o Nelson Mandela, non è questo il problema. Ognuno si fa il suo Pantheon. La perplessità nasce semmai dal fatto che nessuno si sia dichiarato sic et simpliciter di sinistra, senza altri orpelli, senza aggiungere banali distinguo tipo "centro", che è come allungare il Barolo con l'acqua. Santo cielo, non si pretendono le barricate o la Rivoluzione, che tanto non la si fa più nemmeno al sabato neanche se c'è il sole (dell'avvenire e meteorologico). Ma con l'Europa dei lavoratori che sciopera e protesta contro l'austerità di cui la classe operaia paga il prezzo più alto, forse dire qualcosa autenticamente di sinistra avrebbe giovato al cuore oltre che alla mente.


IPOCRISIA. Forse in nessun altro campo regna tanta ipocrisia come con l'esportazione di armi, una voce di bilancio dietro la quale lecito e illecito si mescolano alla faccia della legge. Ne è la tragica riprova proprio la Siria, diventata un mercato per ogni genere di ordigni bellici, dai più piccoli ai missili , arrivati da ogni parte del mondo, finanche dalla neutralissima Svizzera. Alla prova dei fatti però ognuno se ne lava le mani poiché la provenienza delle armi, passando da paese a paese attraverso complesse transazioni, diventa sempre meno identificabile, un po' come avviene con il lavaggio dei soldi sporchi, provento criminoso del turpe commercio.


DRAMMA. Sono le donne arabe, forti e determinate a dispetto di una concezione della società non di rado arcaica e maschilista, a trovarsi in prima linea affinché il mondo non dimentichi il dramma della Siria. Affinché il regime di Damasco non ne faccia una nuova Cambogia avvolta nelle urla del silenzio e dell'assuefazione alla violenza utile al despota. Arriva l'inverno, una minaccia in più per i profughi, mentre continua il sanguinoso conflitto. Ci sono migliaia di vite da salvare e l'Unione delle donne giordane, libanesi e irachene per rispondere alla crisi invoca la solidarietà della comunità internazionale, invitandola a costruire assieme il "ponte umanitario" con cui tenere acceso un barlume di speranza.


POTERE. Le donne portano sulle loro spalle l'altra metà del cielo e devono conquistarsela – aveva detto Mao Tse-tung a proposito del potere femminile nella Rivoluzione culturale. Il Grande Timoniere forse ancora non immaginava che la moglie Jiang Qing sarebbe diventata la protagonista del dramma di un'epoca e della sua devastante conclusione. Molti anni dopo, la parità dei sessi nella politica cinese è ancora sulla carta. Ma forse non per molto. Le orientali dagli occhi a mandorla già si sono prese la loro rivincita non solo per la bellezza esotica, ma per le loro capacità imprenditoriali. Doti con le quali mostrano ai manager come si fa a ricostruire il mondo.


ALCOVA. Un tempo le Mata Hari finivano davanti al plotone di esecuzione. Oggi inciampano nelle e-mail compromettenti, più di 30 mila, e allora addio alla CIA per il generale Petraeus, protagonista di una ascesa fulminea e di un declino altrettanto rapido a causa delle sue segrete sbandate amorose. Proprio lui che dei segreti aveva fatto il suo lavoro. Decisamente una brutta tegola per Obama, seppur consapevole che, riottenuta la fiducia degli elettori, il suo ritorno alla Casa Bianca, tra tagli di spese e tasse, non sarebbe stato di tutto riposo. L'America è in subbuglio poiché ne va della sicurezza nazionale, mentre in Europa le reazioni sembrano più contenute. In Italia alle alcove bollenti ci hanno fatto l'abitudine ben sapendo che per una ospitata nel lettone di Putin non si è mai dimesso nessuno.


DECLINO. Calzante metafora della precarietà, "Ed è subito sera", la più breve e famosa poesia di Quasimodo, potrebbe far pensare ai dolori del Pdl, dove gli insanabili contrasti tra Berlusconi e Alfano sembrano preannunciare l'imminente liquidazione di una esperienza fallimentare, ormai arrivata al capolinea. Mentre il bizzoso padre-presidente si dilettava sotto il sole africano, il figliolo-segretario si è trovava solo con i propri affanni per quel suo partito – Angelino dixit – popolato da "gelatai e barzellettieri". Non li chiama per nome, per carità, ma non è difficile identificarli tra i cortigiani di quello che fu il potente regno di Arcore oggi in disarmo e in cui pare rispecchiarsi il declino di un sistema di governo che ha fatto molti chilometri, ma poca strada.


VIRUS. Neanche nel Tea Party, che per i suoi eccessi ha contribuito alla débâcle di Romney, sono arrivati a tanto. Ma loro non hanno la Lega e non conoscono Mario Borghezio che a Obama riconosce un solo merito: avere contribuito, lui afro-americano, alla crescita del Ku Klux Klan, cosa di cui l'europarlamentare (sic) va fiero perché gli incappucciati "combattono e resistono alla società multirazziale". Di fronte a tanto squallore dire che al peggio non c'è mai fine non basta; non basta perché qui si va oltre, si sconfina nel campo in cui il virus perenne della xenofobia è sempre in libera uscita. 

giovedì 15 novembre 2012

La buffa

SPIGOLATURE 

 

Proverbio aggiornato: non scherzare con i santi, ma lascia anche stare i fanti. Non si sa mai.


di Renzo Balmelli 


FANTI. Quando fantasia e realtà si sovrappongono, può anche capitare che normali manovre come quelle delle forze armate elvetiche vengano scambiate con un massiccio spostamento di truppe per prepararsi al crollo dell'Europa. Ovviamente non era in corso nessuna prova generale dell'Apocalisse. Sgonfiata la bufala, d'ora in poi, a scanso di equivoci, negli esercizi di Stato maggiore bisognerebbe forse andarci con più cautela nell'inventare nemici immaginari. Ormai persino i proverbi non sono più quelli di una volta, ragion per cui l'antico detto "scherza coi fanti, ma lascia stare i santi" andrebbe riveduto e aggiornato dagli strateghi in modo tale da non scherzare nemmeno coi fanti. Non si sa mai.


SINISTRA. C'è chi auspica un'Italia migliore, chi la vorrebbe più gentile e chi sogna gli Stati Uniti d'Europa. Ma è mai possibile! Non diteci che è tutto qui ciò che hanno da proporre i cinque candidati alle primarie del Pd. Ci mancherebbe che si augurassero un Paese peggiore o un continente in frantumi. Non si pretendeva molto, d'accordo, ma un pizzico di originalità in più non avrebbe guastato nel primo faccia a faccia su Sky. Tant'è vero che la satira ci è andata a nozze. Quanto alla loro ammirazione per Papa Giovanni o Nelson Mandela, non è questo il problema. Ognuno si fa il suo Pantheon. La perplessità nasce semmai dal fatto che nessuno si sia dichiarato sic et simpliciter di sinistra, senza altri orpelli, senza aggiungere banali distinguo tipo "centro", che è come allungare il Barolo con l'acqua. Santo cielo, non si pretendono le barricate o la Rivoluzione, che tanto non la si fa più nemmeno al sabato neanche se c'è il sole (dell'avvenire e meteorologico). Ma con l'Europa dei lavoratori che sciopera e protesta contro l'austerità di cui la classe operaia paga il prezzo più alto, forse dire qualcosa autenticamente di sinistra avrebbe giovato al cuore oltre che alla mente.


IPOCRISIA. Forse in nessun altro campo regna tanta ipocrisia come con l'esportazione di armi, una voce di bilancio dietro la quale lecito e illecito si mescolano alla faccia della legge. Ne è la tragica riprova proprio la Siria, diventata un mercato per ogni genere di ordigni bellici, dai più piccoli ai missili , arrivati da ogni parte del mondo, finanche dalla neutralissima Svizzera. Alla prova dei fatti però ognuno se ne lava le mani poiché la provenienza delle armi, passando da paese a paese attraverso complesse transazioni, diventa sempre meno identificabile, un po' come avviene con il lavaggio dei soldi sporchi, provento criminoso del turpe commercio.


DRAMMA. Sono le donne arabe, forti e determinate a dispetto di una concezione della società non di rado arcaica e maschilista, a trovarsi in prima linea affinché il mondo non dimentichi il dramma della Siria. Affinché il regime di Damasco non ne faccia una nuova Cambogia avvolta nelle urla del silenzio e dell'assuefazione alla violenza utile al despota. Arriva l'inverno, una minaccia in più per i profughi, mentre continua il sanguinoso conflitto. Ci sono migliaia di vite da salvare e l'Unione delle donne giordane, libanesi e irachene per rispondere alla crisi invoca la solidarietà della comunità internazionale, invitandola a costruire assieme il "ponte umanitario" con cui tenere acceso un barlume di speranza.


POTERE. Le donne portano sulle loro spalle l'altra metà del cielo e devono conquistarsela – aveva detto Mao Tse-tung a proposito del potere femminile nella Rivoluzione culturale. Il Grande Timoniere forse ancora non immaginava che la moglie Jiang Qing sarebbe diventata la protagonista del dramma di un'epoca e della sua devastante conclusione. Molti anni dopo, la parità dei sessi nella politica cinese è ancora sulla carta. Ma forse non per molto. Le orientali dagli occhi a mandorla già si sono prese la loro rivincita non solo per la bellezza esotica, ma per le loro capacità imprenditoriali. Doti con le quali mostrano ai manager come si fa a ricostruire il mondo.


ALCOVA. Un tempo le Mata Hari finivano davanti al plotone di esecuzione. Oggi inciampano nelle e-mail compromettenti, più di 30 mila, e allora addio alla CIA per il generale Petraeus, protagonista di una ascesa fulminea e di un declino altrettanto rapido a causa delle sue segrete sbandate amorose. Proprio lui che dei segreti aveva fatto il suo lavoro. Decisamente una brutta tegola per Obama, seppur consapevole che, riottenuta la fiducia degli elettori, il suo ritorno alla Casa Bianca, tra tagli di spese e tasse, non sarebbe stato di tutto riposo. L'America è in subbuglio poiché ne va della sicurezza nazionale, mentre in Europa le reazioni sembrano più contenute. In Italia alle alcove bollenti ci hanno fatto l'abitudine ben sapendo che per una ospitata nel lettone di Putin non si è mai dimesso nessuno.


DECLINO. Calzante metafora della precarietà, "Ed è subito sera", la più breve e famosa poesia di Quasimodo, potrebbe far pensare ai dolori del Pdl, dove gli insanabili contrasti tra Berlusconi e Alfano sembrano preannunciare l'imminente liquidazione di una esperienza fallimentare, ormai arrivata al capolinea. Mentre il bizzoso padre-presidente si dilettava sotto il sole africano, il figliolo-segretario si è trovava solo con i propri affanni per quel suo partito – Angelino dixit – popolato da "gelatai e barzellettieri". Non li chiama per nome, per carità, ma non è difficile identificarli tra i cortigiani di quello che fu il potente regno di Arcore oggi in disarmo e in cui pare rispecchiarsi il declino di un sistema di governo che ha fatto molti chilometri, ma poca strada.


VIRUS. Neanche nel Tea Party, che per i suoi eccessi ha contribuito alla débâcle di Romney, sono arrivati a tanto. Ma loro non hanno la Lega e non conoscono Mario Borghezio che a Obama riconosce un solo merito: avere contribuito, lui afro-americano, alla crescita del Ku Klux Klan, cosa di cui l'europarlamentare (sic) va fiero perché gli incappucciati "combattono e resistono alla società multirazziale". Di fronte a tanto squallore dire che al peggio non c'è mai fine non basta; non basta perché qui si va oltre, si sconfina nel campo in cui il virus perenne della xenofobia è sempre in libera uscita. 

Povero Mao


di Renzo Balmelli 


DINASTIA. Povero Mao. Dal mausoleo sulla piazza Tienanmen, meta di sempre più rari pellegrinaggi devozionali, assiste alla lenta, ma inesorabile erosione del suo mito e alla messa al bando di chi,  come Boxilai, sotto processo per corruzione, ha provato a raccogliere  l'eredità spirituale del Grande Timoniere. Ma così va la Cina del terzo millennio che di volta in volta alla lunga marcia iniziata nelle campagne stremate dalla fame  e sfociata nelle sfavillanti skyline di foggia americana, aggiunge altre tappe sulla via delle riforme, senza tuttavia discostarsi dalla marchiana contraddizione di un sistema di potere in cui i diritti democratici restano senza eccezione fuori dalla stanza dei bottoni. In questi giorni, seppure con un'enfasi mediatica neppure lontanamente paragonabile a quella degli USA, ma con una posta in palio di pari grado se non addirittura maggiore, si riunisce per la diciottesima volta il congresso del partito comunista, una sorta di segretissimo conclave rosso convocato per definire il futuro di quella che fra non molto è destinata a diventare la prima potenza mondiale. La prossima tappa sarà l'edificazione della cosidetta "Società armonica" che conterrà soltanto vaghi riferimenti al marxismo, ma che a dispetto delle apparenze niente concede al pluralismo e al coinvolgimento  critico della popolazione nel processo di trasformazione della classe dirigente, di par suo molto attenta a fare in modo che tutto cambi affinché tutto rimanga come prima nella distribuzione dei privilegi. Nel Politiburo, a Hu Jintao e Wen Jibao, attuali detentori delle massime cariche alla testa del partito, della Repubblica e del governo, succederanno, secondo un copione immutato nel tempo, Xi Jinping e Li Keqjang, già denominati il tandem Xi-Li , che attraverso i loro delfini , a meno di sorprese o rivolte di palazzo, formeranno  la nomenklatura cinese per i prossimi 20 anni fino al 2032. Insomma, una vera e propria dinastia imperiale sotto mentite spoglie. Quella che si va delineando è una società cinese deputata da un lato a veleggiare dall'alto del suo sviluppo, seppure tra squilibri e scompensi sociali macroscopici, ma che dall'altro  non potrà mai definirsi veramente armonica senza il conforto della libertà di pensiero e di espressione.  


BRUTALITA'. Come il funzionario della televisione che nel bel film di Ettore Scola "La terrazza" di colpo trova sbarrata la porta del suo ufficio, anche un centinaio di dipendenti dell'Ubs, la maggior banca svizzera, sono stati respinti all'ingresso della sede londinese dell'istituto. Licenziati sui due piedi, dalla sera alla mattina, senza preavviso. Il colosso bancario elvetico, uno dei giganti della finanza internazionale, sta riducendo la propria forza lavoro in tutto il mondo e agisce con una durezza insolita, che, come ha scritto il Times, segna il ritorno dalla brutalità nella City. Gnomi senza cuore sacrificano al Dio profitto il destino di migliaia di persone, incuranti del gravissimo danno fatto a chi ne è direttamente colpito e anche all'immagine di un sistema che fondava la sua reputazione sull'etica del lavoro.


SQUALLORE. Carismatica non è. Anche i suoi più solerti sostenitori ammettono che Angela Merkel difficilmente potrà eguagliare agli occhi dell'opinione pubblica l'ascendente di Willy Brandt o di Adenauer. Ma determinata lo è, eccome, quanto i suoi illustri predecessori, se non di più. E senza peli sulla lingua. Al punto da sfidare l'impopolarità quando pronostica un altro lustro di lacrime e sangue per uscire dalla crisi. Dire che la eiserne Dame di Berlino non è simpatica a tutti, è quasi una ovvietà. Ma quel "Sado Angela, vaffan Merkel" con cui un quotidiano della destra nostrana ha commentato la notizia, è di uno squallore incommensurabile che davvero non fa onore allo stile e all'eleganza italiana.


INCOERENZA. La crisi? Non c'è, non esiste. E' un'invenzione della sinistra per nuocere all'Italia. Suppergiù in questi termini si esprimeva Berlusconi un anno fa in uno dei suoi soliti monologhi tesi dimostrare strampalati teoremi sui ristoranti pieni quale simbolo di un paese benestante. Adesso il Cavaliere chiede scusa agli italiani per avere fallito gli obiettivi, imputandone la responsabilità non alle proprie inadempienze e a quelle del suo governo, non alle energie sprecate nella guerra ai magistrati, bensì – guarda un po' – alla crisi che prima non c'era e ora spunta fuori dal vecchio cilindro sfondato quale attenuante per mascherare il fallimento. Un bell'esempio d'incoerenza!


NOSTALGICI. Qualcuno ha scritto che con la scomparsa di Pino Rauti è morto l'ultimo fascista. Sarà. Ma a giudicare dall'accoglienza riservata a Fini ai funerali del fondatore del MSI, in un crescendo di sputi, botte e insulti, non sembra che la "cultura" squadrista sia soltanto un ricordo dei tempi passati. L'impressione è piuttosto che di nostalgici, con o senza " neo", con o senza doppiopetto, in circolazione ve ne siano ancora, fortemente condizionati dalle teorie di Julius Evola e non di rado in difficoltà nell'accettare la legalità democratica, ritenuta grigia e ugualitaria, lontana dal modello mussoliniano. Ancora non è tempo di abbassare la guardia.

giovedì 1 novembre 2012

Tempesta perfetta

SPIGOLATURE 

Di fronte alla gravità di Sandy il Presidente americano ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla Protezione civile.

di Renzo Balmelli 


CRUSCA. Speculare sulle catastrofi naturali per raccattare voti a buon mercato è tra le forme più odiose della campagna elettorale. Sullo spartito dell'uragano Sandy i repubblicani hanno aspettato Obama al varco, pronti a mettere sul suo conto ogni ritardo nei soccorsi. Era l'occasione tanto attesa dallo staff di Romney per consumare la vendetta dopo la tremenda figura rimediata da Bush, finito sulla graticola in seguito al disastro di Katrina a New Orleans, nel 2005. Teorema sbagliato. Di fronte alla gravità della "tempesta perfetta", il Presidente ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla protezione civile. Sovente la farina del diavolo finisce in crusca.


SBOCCO. "C'è la guerra, ma non ci va nessuno". Bello, ma non nell'Afghanistan dove invece la guerra c'è, ma lo si dimentica fino a quando tocca di nuovo piangere un alpino caduto senza una ragione nella trappola di un conflitto che la NATO non riesce a vincere. La morte del caporale Tiziano Chierotti porta a 52 il numero dei soldati italiani che hanno pagato con la vita le conseguenze di una missione di cui non si dirà mai abbastanza tutta l'insensatezza. Ormai pare svanita la speranza di negoziare con i talebani e l'eventualità ( speriamo remota) di un successo di Romney rischia di vanificare le flebili speranze di uno sbocco diplomatico.


ALFIERE. Se Clint Eastwood fa del sarcasmo su Obama con la famosa intervista provocatoria della sedia vuota, i repubblicani esultano. Si arrabbiano invece se Hollywood sposa la causa del Presidente e il suo impegno a far crescere la pace e la sicurezza nel mondo. A pochi giorni dal voto la destra non tollera altre regole del gioco se non le sue, ma ignora che il ruolo degli USA è cambiato, non è più quello di gendarme dell'anticomunismo, bensì di alfiere della democrazia. Pacificamente, s'intende. Per questo motivo - scrive il New York Times - l'America ha bisogno più che mai di altri quattro anni con Obama quale garante della distensione.


CORAGGIO. Se Kabul è una croce, Teheran è una spina nel fianco non soltanto per il rischio del ricatto nucleare, ma anche per la costante violazione dei diritti umani che da due anni costringe l'attivista Nasrin Sotoudeh a languire nel famigerato carcere iraniano di Evin. Madre coraggio della condizione femminile, l'indomita combattente è stata insignita del premio Sakharov 2012 per la libertà di pensiero, conferitole dal Parlamento europeo in segno di solidarietà per la sua lotta portata avanti in condizioni fisiche e psicologiche difficilissime. E dalla prigione trapela il suo messaggio di speranza: avete sentito la nostra voce!


CONFUSIONE. Letta sul domenicale svizzero-italiano Il Caffè e degna di plauso: "A sua insaputa Berlusconi non si candida premier". Mollati ormai gli ormeggi, da vita a nevrotiche entrate e uscite dalla scena politica, muovendosi nel segno di una smania eversiva , dissipatrice e destabilizzante contro le istituzioni e i suoi alleati, in cui ciò che conta è unicamente salvare se stesso. Di riformare il Paese non gli importa nulla. Kennedy soleva dire che gli uomini passano e le idee restano. A patto di averne. Nella biografia del neo condannato Cavaliere in preda a un attacco di ira funesta , anche a cercarle col lanternino è arduo trovarne una. E anche quelle che non ci sono, sono confuse.


PAROLE. Quando si ascoltano le parole sempre uguali e ormai stantie del politichese, non si può che condividere l'analisi di Domenico De Masi su Style, inserto del Corriere della Sera. Sotto il ritratto di Voltaire viene evocata la lezione degli Illuministi che " sfidarono la morale e il potere di Chiesa e re per dare un nuovo modo di vita a un'Europa in crisi". Certo, quanto a parlare , candidati, aspiranti leader e neo sfascisti, parlano: eccome parlano. Il dramma è che si illudono di avere qualcosa da dire senza avere niente da dire, se non una litania di insipide dichiarazioni cui non basta tutto il sale del mondo per avvicinarsi alla lezione illuminista.


LACUNA. Nella storia recente e drammatica del Vecchio Continente è stata finalmente colmata la lacuna di quello che viene definito l'Olocausto dimenticato. Ne furono vittima oltre un milione di Rom e Sinti e per non perseverare nell'oblio, a Berlino è stato inaugurato in questi giorni un memoriale per ricordare il loro sterminio ad opera dei folli scienziati nazisti che li usavano come cavie nei loro esperimenti . Per anni la Lega a cavallo del confine italo-svizzera ha esposto queste comunità al pubblico disprezzo senza privarsi del folle diktat "Rom raus", una scritta infamante frutto della peggiore ignoranza coniugata con la xenofobia.


FUMO. Fin dalla scoperta dell'America, la sorte di molte tribù è stata segnata dalla ferocia dei colonizzatori. Lo stesso destino incombe ora sugli indigeni Awa-Guajà ,nella foresta dell'Amazzonia brasiliana, un popolo nomade di cacciatori che nella distruzione del loro habitat ad opera di taglialegna spregiudicati, feroci incendiari, allevatori a affaristi senza scrupoli , vedono avvicinarsi con terrore ciò che ai loro occhi rappresenta la fine del mondo. La sopravvivenza degli indios dovrebbe essere in cima alle priorità ma è sconcertante constatare che per ora l'unica azione visibile è il fumo nero che oscura il sole e spaventa i bambini.


LICENZA. Finora il termine più gettonato all'estero per definire certi vizietti del potere sotto il cielo di Roma era bunga-bunga. Ma forse non più per molto. In Skyfall, l'ultimo film della serie, James Bond, ignaro che la parola sia in gran voga in Italia, viene liquidato come un rottame. "Anche lui", avrà pensato Matteo Renzi, convinto di avere la licenza di rottamare la classe politica, così come 007 aveva quella di uccidere. Ma in seconda battuta ecco la doccia fredda: "La giovinezza non è garanzia di innovazione". E qui finiscono le affinità col sindaco di Firenze, mentre nel mondo "rottamazione" potrebbe soppiantare appunto la fama del bunga-bunga.


RICOSTRUZIONE. In seguito alla storica vittoria del centro sinistra e alla non meno storica sconfitta della destra, le elezioni in Sicilia propongono una chiave di lettura che proiettata a livello nazionale non mancherà di pesare sul probabile voto di primavera. Sull'isola, a urne chiuse, si è misurata in tutta la sua ampiezza la voragine lasciata dall'infausta stagione berlusconiana e del suo sistema di potere. In quest'ottica risulta evidente lo sconcerto degli elettori; sconcerto che si cristallizza da un lato nell'astensionismo da primato e dall'altro nella crescita clamorosa delle derive populiste (leggi grillini), in apparenza portatrici di slogan seducenti, ma alla prova dei fatti senza un piano politico dietro. Al fine di uscire dall'impasse occorre quindi archiviare l'ingombrante eredità di Arcore per poi avviare la ricostruzione, di cui l'Italia ha grande bisogno, su basi nuove , con un'altra maggioranza e un modello di governabilità eticamente irreprensibile.