giovedì 29 novembre 2012

Il placido Bersani ha convinto di più

di Renzo Balmelli 


USATO SICURO. Nel Pd, mentre cresce l'attesa del ballottaggio preceduto dalle immancabili polemiche, due tendenze sembrano emergere dopo il primo turno delle primarie: una sulle preferenze, l'altro di merito. A giudicare da quanto si è visto, parrebbe, in tema di preferenze, che "l'usato sicuro" del placido Bersani sia risultato più convincente e rassicurante rispetto all'irruenza di Renzi. Con quella faccia un po' così da Obama nostrano, arrivato al seggio con moglie e figli, il segretario del Pd è riuscito a dare di se l'immagine di un leader pacato ed esperto, in grado di guidare senza sussulti il prossimo governo. Sul piano del merito, se l'aspirazione era di rianimare la sinistra nel clima di grave disaffezione dilagante in Italia verso la classe politica, ottenendo nel contempo una dimostrazione di democrazia e di partecipazione, si può dire che l'obbiettivo è stato centrato in pieno, con grave scorno del Pdl in preda a un evidente stato confusionale.


CRISI. Nell'Europa unita soffiano i venti della disunione. Dal voto della Catalogna, nei fatti un voto per l'indipendenza da Madrid sebbene uscito ridimensionato dalle elezioni, alle proteste di lavoratori e studenti contro l'austerità e i tagli , si cristallizzano i contorni di una crisi che non è solo economica: è politica. Partiti e sindacati hanno sempre più difficoltà a rappresentare il bisogno di cambiamento che da un lato cerca sfogo nella spinta autonomista dei catalani, ma anche di altre regioni, e dall'altro nelle manifestazioni sempre più dure e radicali che infiammano le piazze persino in Scandinavia, mai sfiorata dalla recessione, ma non proprio felice con l'architettura europea. Il caso dell'ILVA di Taranto è emblematico a questo proposito di una situazione gravemente compromessa davanti alla quale, con il paventato effetto domino in grado di mettere a rischio ventimila posti, si aprono scenari che non è esagerato definire drammatici , si badi bene, non solo per l'Italia, ma per tutta l'UE.


FORZIERI. Uno dei peggiori nemici del progresso e del benessere è la piaga dell'evasione fiscale che sottrae ai governi risorse immense da reinvestire in numerosi campi per assicurare a tutti un lavoro e un reddito sicuro. Quando il premier Monti ne parla, non usa mezzi termini e riconosce che l'Italia è in guerra - una delle poche guerre degne di essere combattute- contro un fenomeno dilagante e criminoso ai danni dello Stato. Anche se non è motivo di consolazione, non è che negli altri paesi regni la pace fiscale. Alla ricerca di forzieri compiacenti i vip francesi in fuga dall'erario di Hollande ne hanno trovato uno addirittura sulla porta di casa, nel villaggio belga di Néchin, un rifugio con poche tasse al quale si accede senza grandi formalità, tranne una: avere un bel malloppo di euro fruscianti . Di solito quando si parla di paradisi fiscali si pensa ai soliti nomi noti, ma l'astuzia dei milionari nel tracciare altre vie discrete e comode per " fregare" l'erario rende quasi impossibile la speranza di vedere trionfare l'onestà.


VATE. Qualcuno dovrebbe pur dirlo a Berlusconi di non insistere e magari, anziché guardarsi allo specchio e sognare i predellini, darsi la briga di leggere i sondaggi, anche quelli della sua parte, che bocciano alla grande il suo ritorno sulla scena. Se non altro per carità cristiana andrebbe avvertito che non c'è quasi più nessuno ad aspettarlo nel suo partito, ormai liquefatto. Finanche il tenero Sandro Bondi, il lacrimante vate del Cavaliere si è rassegnato ad abbandonare il Pdl con una incredibile motivazione: non posso restare in un partito di destra!! Come? Ma dove pensava di essere,lui stralunato ministro della cultura, dove pensava di essere mentre con una lacrima sul viso cantava il suo Silvio come un dono di Dio fatto all'Italia.


FEMMINICIDIO. Tranne l'Italia, altrove il risalto mediatico dato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stato inferiore a quanto era legittimo attendersi di fronte a un fenomeno di gravità inaudita, di cui si discute molto, certo, ma senza la determinazione richiesta dall' emergenza. Eppure "femminicidio", la parola coniata per definire un crimine che ogni anno cancella migliaia di vite, dovrebbe essere un grido ineludibile, alla Munch tanto per intenderci, non un generico richiamo all'altra "metà del cielo" che si perde senza cogliere la compiutezza e il significato di una simile definizione. Nobilissimo il messaggio, breve lo sdegno che non riesce a dissipare l'ipocrisia di una situazione in cui l'uomo - osserva Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera- rimane padrone anche delle parole, per cui " è sempre lei che viene violentata, raramente è lui che violenta".


ORRORE. Chiamarlo discutibile, improprio, volgare, rozzo non basta: è un eufemismo steso sulla vergogna. Forse sarebbe più corretto dire blasfemo. Ci vuole infatti una dose a dir poco industriale di disumano disprezzo per le sofferenze di milioni di persone, intitolare a Hitler il premio che la Federfauna vuole conferire a personalità che si sono distinte nell'animalismo. A rendere ancora più spietato il tremendo abbinamento, sconfinante nell'orrore, concorre la scelta iconografica che ritrae il Führer mentre da da mangiare a un cerbiatto davanti ad Auschwitz. Che l'animalismo dei nazisti non avesse nulla di francescano ma fosse solo una folle distorsione della psiche è risaputo. Ma un premio siffatto non è di meno, fosse anche solo una assurda provocazione.