L'uomo dell'anno per Time è il contestatore, l'indignato di tante piazze che dal Medio oriente , a Wall Street, passando per l'Europa, ritrova il gusto della politica, ma mal sopporta l'idea di farsi irreggimentare dai partiti tradizionali.
di Renzo Balmelli
DISSENSO. Senza volto, senza nome: l'uomo dell'anno per Time è il contestatore, l'indignato di tante piazze che dal Medio oriente , a Wall Street, passando per l'Europa, ritrova il gusto della politica, ma mal sopporta l'idea di farsi irreggimentare dai partiti tradizionali. Insomma, una figura potenzialmente pericolosa agli occhi del potere che non perde occasione per demonizzarla. Nell'attuale contesto storico il dissenso dei movimenti giovanili, sostanzialmente pacifico, ha contribuito a rimodellare la politica mondiale, ridefinendo il potere dei popoli che chiedono udienza ad alta voce. Con la sua iniziativa controcorrente, la prestigiosa rivista americana , non nuova a simili exploit, riporta al centro del dibattito un problema cruciale , il problema dell'ingiustizia sociale, che chi siede nelle stanze dei bottoni non potrà ne dovrà accontentarsi di liquidare come la solita ragazzata post- sessantottina.
EQUITA'. Per Natale gli ultimi marines torneranno a casa e la guerra in Iraq sarà finita. D'ora in poi toccherà alla Storia giudicare la decisione di imbarcare gli Stati Uniti in una avventura militare durata nove anni e costata la vita a migliaia di soldati, sacrificati sull'altare del neocolonialismo di Bush. Per intanto però il tema del giorno a Washington non è il giudizio dei posteri, bensì l'improvvisa svolta " rooseveltiana " di Obama che per annunciare la lieta novella ha piu` volte citato la politics of fairness, la politica dell'equità. A rendere piccante la vicenda non è tanto la citazione, del tutto legittima, quanto il fatto che il Roosevelt al quale si è ispirato il Presidente non è il democratico Franklin Delano, bensì suo cugino Theodore, un repubblicano tutto d'un pezzo che per primo, all'inizio de novecento, incluse il concetto di equità nel suo programma. Come quelle del Signore, anche le vie della politica sono infinite.
FRONDA. Grazie a Monti l 'Italia riconquista autorevolezza, ma la strada del governo tecnico resta in salita. A dispetto del clima di apparente distensione, non serve scomodare il sommo Leopardi per intuire che dietro il "vogliamoci bene" di facciata vi sono tutti i sintomi della calma prima della tempesta. Tra le ostilità della Lega, che inscena pagliacciate in aula, e la contestazione più sottile, ma non meno perfida, degli orfani di Berlusconi , la situazione resta precaria. Con questo retroterra nessun bookmaker accetterebbe scommesse sulla durata dell'esecutivo. Ormai nei salotti televisivi che nonostante ll cambio di direzione al TG1 restano un traino potente per rianimare l'esangue Cavaliere, cresce la fronda nei confronti dell'intruso della Bocconi che per i suoi detrattori è soltanto uno che ha " portato la tristezza al potere". Come se prima, quando il mondo rideva alle spalle di Roma per le buffonate dell'ex premier, ci fossero motivi per stare allegri.
DUELLO. Per le feste sarà nelle sale Le idi di marzo , l'ultimo film firmato da George Clooney che parla del rispetto dell'etica, calpestata dai potenti, con uno sguardo intelligente e cinico quanto basta per alzare i veli sui tradimenti, i veleni e le ipocrisie della politica. Il riferimento a Giulio Cesare non è puramente casuale, ma chiama in causa tutti i trafficoni e tutti i doppiogiochisti che dall'America all'Italia, dove certi vizi sono ben noti , usano le mazzette come pugnali . Lontano dai gossip e dai caffè bevuti negli spot televisivi, Clooney è un regista molto bravo, senza macchia e senza paura, che scava e scava nel retrobottega del potere mettendone a nudo le magagne con una calligrafia cinematografica di rara efficacia narrativa. Nel film si evoca pure il duello tra i colossi della comunicazione che danno vita a sorde lotte di potere simili a quelle in atto nel Belpaese per la ripartizione delle frequenze. Visto che l'autore risiede abitualmente sul lago di Como, forse questo capitolo della sceneggiatura non è soltanto una coincidenza.
TONFO. Come ai tempi di Schwarzenbach, l'editore di Zurigo che non amava gli italiani, anche quest'anno la Svizzera ha dovuto fare i conti con un schieramento, l'UDC, che fin quando ha potuto ha lucrato consensi facendo leva in modo spudorato sui sentimenti meno nobili di stampo xenofobo. Dopo il rinnovo di governo e parlamento, rinnovo che costituiva un passaggio cruciale per il ruolo della Confederazione nel mondo, il quadro è cambiato. Alle sirene del partito di Blocher, noto per le sue rozze posizioni anti stranieri, è stata messa la sordina, obbligandolo a ripensare le strategie del suo squallido armamentario ideologico. ll tonfo della destra nazionalista consentirà ora di riqualificare la concordanza attorno a quei valori che sono stati il fiore all'occhiello del Paese. I valori non negoziabili della tolleranza, della solidarietà e dell'accoglienza che hanno dato lustro alla patria di Tell.
ERRATA CORRIGE SPIGOLATURE 11.12.11
La scorsa settimana nella titolazione ("Titolo" e "Sottotitolo") delle SPIGOLATURE di Renzo Balmelli mancavano i contenuti di testo che qui sotto riportiamo, chiedendo venia all'Autore e ai lettori per l'involontario refuso.
Il bon ton non basta
Sarà una svolta cruciale per il Paese, una svolta in senso etico e non solo tecnico, senza la quale la manovra "lacrime e sangue" di Monti finirebbe con l'essere profondamente ingiusta. |