martedì 21 dicembre 2010

Lui crede di avere vinto

di Renzo Balmelli 

STRAZIO - E’ curioso notare come nel linguaggio della destra, dopo l’ennesimo psicodramma, sia tornato a fare capolino lo stile ruvido dei tempi andati. Nell’euforia del presunto trionfo si parla di vincitori e bastonati secondo la metafora del randello in auge quando lo Stivale aveva perso la ragione. A guardare invece la dura realtà, con il paese in preda a gravi turbolenze sociali, da non confondere con la violenta, deprecabile bolgia romana, l’unica a essere bastonata è la popolazione che si prepara a vivere un interminabile periodo di incertezza. La legislatura si avvia verso una lunga agonia e se il buon governo era uno slogan vuoto di significato quando il Pdl aveva percentuali bulgare , figuriamoci adesso che è ridotto al lumicino. Ma quel margine precario di tre voti, appeso a mille promesse mai mantenute, al Cavaliere va bene cosi’ perché gli basta per comandare e consumare l’ennesima beffa ai danni dei cittadini. Che strazio!

TOTO’ - Nel sultanato di Arcore il suk dei voti ha riportato alla ribalta il voltagabbana, triste e spregevole figura di opportunista pronto a cambiare partito, opinione o idea a seconda della convenienza. Il fenomeno ha destato vasta impressione, tanto che il celebre film con Totò “Gli onorevoli” è balzato in testa ai video più cliccati del momento. Se fino a ieri era famoso per la scena in cui il comico napoletano urlava 'Vota Antonio', dopo la farsa del voto di fiducia la scena più vista è quella in cui si spiega come funziona il meccanismo: 'In parlamento tre voti possono essere determinanti per salvare un governo'. Frase profetica a cui si aggiunge: 'Io dò tre voti a te e tu dai tre appalti a me'. Il filmato è del 1963 ma sembra girato oggi. E non è finita visto come imperversa il valzer delle giubbe.

PARTITA - Nella capitale è iniziato il secondo tempo della crisi in uno scenario che fa tremare i polsi. A meno di ricorrere ai saldi di fine stagione, accaparrandosi i nuovi arrivi che vengon via per poco, i numeri al massimo consentono al Cavaliere di galleggiare. Non ci saranno le riforme che già non c'erano e i trenta giorni che Berlusconi si è dato per dimostrare di sapere governare al di la dei lodi e degli interessi personali sono una perdita di tempo, un giro di carte truccate. Troppo tardi, ormai. Secondo la maggioranza la politica puo’ aspettare, il paese pure, ma non è cosi' che funziona. In campo ci sono altre forze vive legittimate a chiedere il cambiamento. Ora tocca davvero all'opposizione guidare il riscatto morale e civile puntando su cio' che unisce oltre gli steccati. Piu’ che un auspicio sembra pero' una missione impossibile. Ma è la sola strada percorribile per reagire , costruire un’alternativa solida e combattere liberamente la battaglia decisiva al fine di riconsegnare all’Italia le speranze perdute. Insomma, il Cavaliere crede di avere vinto, ma la partita vera è appena cominciata.    

lunedì 13 dicembre 2010

Chi si assomiglia si piglia


di Renzo Balmelli 

NOBEL - Figura anche la Russia nel novero dei paesi che hanno deciso di boicottare la cerimonia per il Nobel al dissidente cinese Liu Xiaobo. Ma non la Russia di Breznev, Andropov e altre cariatidi del Cremlino, bensi’ quella pseudo-democratica di Putin, dell’amico Putin , che il premier italiano - udite, udite - giudica meritevole di una “cattedra di liberalismo”. Se il regime sovietico considerava il dissenso come un crimine, non tanto diverso è il neo-zarismo degli attuali dirigenti che tra la libertà di espressione e l’oppressione scelgono la seconda. Nel ripensare alle sgangherate smancerie tra Vladimir e Silvio ogni volta che si incontrano, torna in mente un vecchio adagio, quello che dice che: “Chi si assomiglia si piglia”. Alla faccia del liberalismo!


CONFUSIONE - Ha un comune denominatore lo spirito con il quale la destra si accinge ad affontare gli ultimi giorni di vita del governo: la confusione. E’ confuso il premier, ma non è una novità, è confusa la maggioranza, è confuso il Terzo Polo, in bilico fra crisi, crisi pilotata, voto di sfiducia e la sciagurata ipotesi di un Berlusconi bis in 72 ore. C’è chi prevede nel passaggio in Parlamento una drammatica ordalia sulla quale svettano , quali ultimi atti del processo di decomposizione del berlusconismo, due episodi uno piu’ squallido dell’altro: il caudillesco tentativo di mercanteggiare i voti e l’irridente “ me ne frego” rivolto al Capo dello Stato da Denis Verdini, pluri-inquisito plenipotenziario di Arcore. A questo siamo arrivati; alla peggior deriva costituzionale di una farsa in cui la ragion politica per salvare poltrone, previlegi e interessi privati prevale sempre e comunque sulla ragion di stato.


FARFALLA - Se il conteggio alla rovescia non è del tutto sfasato, al governo mancherebbe un voto per avere la fiducia alla Camera. Ma i numeri, per quanto importanti, contano si e no. Quand’anche si invertissero i pronostici, qualunque cosa accada in Aula, che Berlusconi ottenga o non ottenga la benedizione dei deputati, sarà comunque in grossissimi guai. E il Paese con lui. Quello del Cavaliere sarebbe infatti un esecutivo azzoppato, sempre in bilico e pronto a cadere al primo battito d’ala della famosa farfalla. Cio’ avrebbe ripercussioni pesantissime sul ruolo internazionale dell’Italia al prossimo Consiglio europeo in cui si tenterà di arginare il contagio dell’eurocrisi. Al premier si chiede quindi un atto di responsabilità: si faccia da parte, un gesto che pero’ richiede risorse di saggezza e di coraggio che non ha mai avute.


INCUBI - Questa di Berlusconi non se la sono bevuta neppure gli operatori di Wikileaks. Che Fini e Casini si accingano a stringere “ patti scellerati” con la sinistra ,anzi, che siano loro stessi quinte colonne della sinistra , è parso uno sproposito anche a chi fruga con la massima disinvoltura nella spazzatura del gossip politico. Ormai i sonni del Cavaliere , chiuso nel suo bunker in attesa del 14 dicembre, sono popolati da incubi e strane visioni. Convinto che nessuno sia alla sua altezza non esita a dichiarare, neanche l’Italia fosse un suo feudo privato, che passerà il testimone a un delfino di sua scelta quando avrà terminato il programma. Terminato il programma? Ma se non l’ha nemmemo cominciato!


EURO - Germania fai la brava. In mezzo alla piu’ drammatica crisi dell’euro, Berlino riscopre il vezzo di ergersi a maestrina del continente. Nella classifica dei ministri delle finanze preparata dal “ Financial Times” , il primo posto al tedesco Wolfgang Schäuble ha ispirato ad Angela Merkel un forte e tassativo richiamo al rigore e all’ubbidienza per correggere le storture del sistema. Ma ubbidienza come? In altre parole: non è piu’ la Germania che deve dimostrarsi europea, ma l’UE che deve diventare piu’ tedesca e prussiana. Una prospettiva che risveglia echi lontani. Siamo agli antipodi della scuola renana e cio’ spiega in parte lo scontro che si sta profilando tra la Bundesrepublik e tutti gli altri paesi europei per superare una situazione difficilissima che di tutto ha bisogno, in questo momento, fuorché di spinte egemoni.


PREGIUDIZI - Al tribuno svizzero Blocher non piacerà, ma tra la sua UDC che demonizza in blocco gli stranieri a suon di referendum e la Lega che boicotta la maratona di Sant’Antonio poiché vi partecipano troppi extracomunitari, vi sono- si fa per dire - notevoli affinità elettive. Entrambi fanno leva sui sentimenti piu’ riposti, sul malcostume ideologico, sulle paure irrazionali per incrementare il bottino dei consensi a buon mercato. Certo, il problema è serio. Con la loro adesione i cittadini esprimono timori che le forze democratiche hanno il dovere di affrontare. Concretamente. Ma la via scelta dai populisti elvetici e “ lumbard” è del tutto sbagliata, per non dire perniciosa, in quanto offre faclli scorciatoie che di fatto , usando metodi scriteriati, non propongono soluzioni , ma alimentano soltanto la cultura del sospetto e dei peggiori pregiudizi.


TAGLI - Era di mezza tacca sopra lo zero la valutazione dell’ultimo cinepanettone, un intruglio inguardabile condito di volgarità e battute peggiori di quelle di cui è ghiotto il premier. Eppure saranno queste produzioni indegne di chiamarsi cinema che sbancheranno i botteghini a scapito di altre pellicole di buona levatura che pero’ non rientrano nel filone nazional-popolare caro a chi governa. Cio’ rende ancor piu’ doloroso il vuoto lasciato da Mario Monicelli, maestro spietato e insuperabile della commedia da poco scomparso, e di tanti registi che dal neorealismo in poi hanno fatto grande la cinematografia italiana. Ai giorni nostri tocca al maestro Daniel Barenboin alla prima scaligera pronunciare un vibrante appello contro i tagli alla cultura che mortificano la creatività e umiliano la culla delle arti e delle lettere. Strano a dirsi in una serata particolare nel parterre milanese è stata notata l’assenza di Sandro Bondi che forse avrà avuto altro da fare come spesso gli capita da quando è ministro della cultura.     

martedì 7 dicembre 2010

I bravi premier stanno in ufficio a governare


di Renzo Balmelli 

MIGRANTI - A sentire il Cavaliere i bravi studenti sono a casa a studiare. Il signore di Arcore dimentica pero’ che gli italiani continuano a emigrare: un milione in fuga negli ultimi quattro anni. E che tra questi vi sono numerosi ricercatori accolti a braccia aperte dai maggiori atenei mondiali. La ricerca - osservano gli analisti del fenomeno - non è solo uno dei motori dello sviluppo , ma anche un grande investimento per frenare l’esodo dei cervelli. Sotto questo punto di vista la riforma Gelmini fortemente constestata e rinviata non migliora assolutamente nulla. Quindi, piuttosto che puntare il dito contro i giovani, sarebbe meglio correre ai ripari. Anche i bravi premier, infatti, anziché tenere inutili sermoncini, dovrebbero essere in ufficio a smaltire dossier sulle ragioni che spingono milioni di italiani a vivere e lavorare all’estero.

SEGRETI - Ancora non è chiaro dove porterà il ciclone informativo di Wikileaks e in che misura la violazione della riservatezza potrà compromettere i rapporti fra le nazioni. Ma forse non ci sarebbe da meravigliarsi se, quando la tempesta si sarà placata, realizzeremo che la vera sorpresa è l’assenza di sorprese. Che i segreti erano segreti di Pulcinella. Che in Italia, tanto per dirne una, non è stata certo l’arma letale di Assange a svelare la vera natura di Berlusconi vanitoso, inaffidabile, inefficace e piu’ attento alle proprie fortune private che alla cosa pubblica. Si sapeva. Alla stessa stregua non meraviglia che nelle cancellerie fioriscano giudizi al vetriolo sui "migliori amici" nel solco di un vezzo che affonda la sue radici nella notte dei tempi. Forse converrà aggiornare le citazioni. D’ora in poi diremo che è la Rete e non la guerra la prosecuzione della diplomazia con altri mezzi.

COMPLOTTO - Né sabato né domenica né lunedi. Mai. Come nella tradizione cara a De Filippo le scadenze indicate dal premier per ripulire le strade di Napoli sono solo apparenza, fuochi d’artificio. Brillano un istante, poi torna il buio. Per giustificarsi il Cavaliere ha messo le mani avanti togliendo dal cilindro l’ennesimo trucco: nientemeno che la teoria del complotto su scala mondiale ai danni dell’Italia. Rifiuti, Pompei, Finmeccanica, Aquila, Ruby, escort e quant’altro non esistono, sono da ricondurre a un unico disegno “ordito dai soliti comunisti imbeccati dai giornali ostili”. Una congiura in piena regola volta a mettere in cattiva luce il Paese. E’ paranoia. Un esecutivo che solleva un problema del genere dimostra di essere un governo pericoloso.

PAUSA - Non che a Montecitorio si facessero gli straordinari. Sono ormai otto mesi che la Camera è di fatto immobilizzata dalle faide del Pdl e dall’ignavia di Palazzo Chigi. Ma sapere che l’aula è chiusa fino al dibattito sulla fiducia e che mezzo Parlamento è fuori servizio fa una certa impressione.Tanto piu’ che da parte della maggioranza non c’era nessuna ragione valida per adottare un simile provvedimento, se non risparmiare all’esecutivo l’onta di andare sotto a ogni votazione. E’ una pausa forzata e scandalosa che nel clima di cupio dissolvi in cui si consuma l’atto finale del berlusconismo suggerisce inquietanti atmosfere post-Weimar, atmosfere cariche di incognite. Chi sfiducia chi? E di di chi ci si puo’ fidare? E’ un labirintico gioco di parole e di rimandi il prologo al 14 dicembre, quando il Parlamento deciderà di staccare o meno la spina al governo. L'incertezza rimane, e tutto questo rende molto più complicata qualunque riflessione sul "dopo”.   

giovedì 2 dicembre 2010

Il treno e il macchinista

E’ ora di cambiare treno e macchinista.

di Renzo Balmelli 

FALLIMENTO - Rompe con i tetri rituali della destra in ambasce, l’immagine di Bersani, sigaro in bocca, che scala la facoltà di architettura per solidarietà con gli studenti in rivolta. E’ il controcanto divertente e scanzonato dell’Italia che non crede piu’ alle false promesse miracolistiche del premier , ormai ridotto a barattare voti per non fare le valige. Vedendosi sfuggire l’erba sotto i piedi, che fa il “caro leader” : sfoga le sue frustrazioni contro il povero Floris, colpevole di fare bene il suo lavoro. Urlare e tacciare i giornalisti di mistificatori è una tattica perdente da finale di partita, un misero surrogato del malgoverno che si è consumato tra leggi ad personam e sfilate di escort . Malgoverno che oggi si cristallizza lungo due direttrici: nella drammatica testimonianza degli alunni che a Napoli fanno lo slalom tra i topi per andare a scuola e la protesta dilagante negli atenei contro la confusa riforma universitaria della Gelmini. “Alfabeto e munnezza” sono diventati il simbolo su scala mondiale del fallimento di una politica disastrosa che piu’ si protrae piu’ lascia nella società civile l’ inquietante sensazione di muoversi verso una deriva inarrestabile. E’ ora di cambiare treno e macchinista.

SCHERZI - Fa una certa impressione - scrive Claudio Magris - pensare ai teatri chiusi in tutto il paese. Quanto ha ragione. Nelle sale, piccole e grandi, il sipario è calato per protestare contro i tagli decretati dai ministri della maggioranza, convinti che la cultura non è commestibile . Lo sconcerto è profondo, tanto piu’ che a restare sempre aperto sull’altro fronte c’è solo il tabarin della politica cui tutti, costernati, siamo costretti a partecipare. E che spettacolo! Pare una riedizione sgangherata di Ninì Tirabusciò, la prima “vajassa”, la lite-commedia in dialetto tra la Carfagna e la Mussolini che di sicuro avrà dato brividi di piacere ai consumatori di gossip, ma certo non è stata di nessuna utilità per migliorare la qualità del dibattito. Che dire poi del bacio della nipote del Duce a Cosentino, plurindagato per camorra: un altro contributo all’osceno quotidiano mentre Hayez e Klimt, autori di baci sublimi, si rivoltano nella tomba. Le signore forse credevano fosse politica, senza capire, poveracce, di essere finite su “Scherzi a parte”. Ma con questa destra nemmeno la crisi riesce a essere una cosa seria.

RECORD - Alla terza puntata, quando si prevedeva un calo fisiologico, “Vieni via con me” su Rai3 non solo ha sfondato il record degli ascolti, ma si è confermata un vettore ideale per dare voce all’Italia che il piu’ delle volte non ne ha, eppure è reale. L’Italia esausta della tv spazzatura, del Grande Fratello, dell’informazione “minzoliniana”, delle furfanterie mediatiche messe in onda per sviare l’attenzione dai veri problemi. E’ il successo degli autori e in pari tempo la rivincita del servizio pubblico che ritrova la sua vocazione al pluralismo e la capacità di confezionare buona televisione senza cedere alle mode consumistiche di facile e acritica fruizione. ”Vado via” - dice Saviano, “perché l’Italia ha perso una città: l’Aquila”. “Resto” - replica Fazio – “fino al giorno in cui potro’ fare una passeggiata nel centro storico dell’Aquila”. Una performance di una semplicità straordinaria, che va diritta al cuore e premia il programma in cui si riconosce un paese determinato a non cedere e deciso a fare valere il suo buon diritto di ottenere risposte a domande mai esaudite.

VENTI DI GUERRA - Vecchio armamentario purtroppo mai fuori corso del conflitto ideologico tra est e ovest, l’incandescente armistizio tra le due Coree ci riporta a sessant’anni fa, quando il mondo fu a un pelo dalla guerra atomica. Il permanere al nord di un sistema liberticida imbevuto di rigidi criteri stalinisti nonché alcune forse non indispensabili repliche muscolari sul fronte occidentale, segnalano che la minaccia di deflagrazioni rovinose seppure non incombente è sempre viva. Sullo scacchiere asiatico i recenti venti di guerra lungo il 38esimo parallelo sono la spia di un complesso e perverso gioco strategico-diplomatico che complica maledettamente gli sforzi tesi a ricalibrare i precari equilibri della regione. Fondamentale per spegnere i focolai di tensione sarà il ruolo della Cina, ormai terza o seconda potenza mondiale, che col suo tacito avallo alle mire aggressive di Pyongyang assicura la successione dinastica del regime, ma confina i nordcoreani in uno spettrale scenario orwelliano.

EUROPEI - Non è il de profundis dell’euro. Non ancora. Ma le turbolenze che paralizzano la ripresa risvegliano mai sopite velleità nazionaliste . Complice la crisi di Irlanda, Grecia e Portogallo, la moneta unica tartassata e indebolita da politiche poco virtuose e da speculazioni colossali ha ormai un febbrone da cavallo che contagia borse e mercati. Da questo punto di vista, per spiegare il clima di sfiducia che serpeggia nell’UE è sintomatico il fatto che le previsioni piu’ cupe sul futuro dell’euro arrivino dalla Germania, ossia il paese che ne ha tratto i maggiori benefici, ma che ancora alleva in seno il mito del marco quale simbolo del miracolo economico (il Wirtschaftswunder degli anni Cinquanta e Sessanta) e della stabilita’. Riportare indietro le lancette della storia non è pensabile, ma ormai appare sempre piu’ evidente che per non disfare l’Europa bisognerà cominciare a pensare seriamente a fare gli europei.  

giovedì 25 novembre 2010

Il Fascismo della bellezza

di Renzo Balmelli 

BRUTALITA’ - Chi pensava che la destra xenofoba svizzera avesse toccato il fondo con gli scellerati manifesti in cui i frontalieri sono ritratti come ratti famelici, ha dovuto amaramente ricredersi. Dalla serie al peggio non c’è mai fine, nella sua forsennata campagna per il referendum sull’espulsione dei criminali stranieri, l’UDC del populista Blocher ha stabilito un nuovo primato della vergogna; un primato che dovrebbe finire piuttosto sul lettino di Freud e non nel segreto dell’urna.


Il Fascismo della bellezza – Propaganda xenofoba come

esempio contemporaneo di deriva morale stile Weimar.

Per dire no agli immigrati, i democentristi si sono valsi di un accostamento fotografico che raggela per la sua brutalità. Nella prima immagine si vedono belle ragazze nude con il fondo schiena immerso nel lago di Zurigo. Nella seconda immagine quello che si rischia in futuro. Di bello non c'è nulla: solo donne malvestite, chiaramente dell’area balcanica e musulmane, che vociano e fumano in acque melmose. Per l’UDC è l’immagine del degrado, ma è evidente che lo sfacelo morale è da una parte sola, dalla parte di chi strapazza la democrazia con simili nefandezze e oltraggia la dignità delle donne.

 

NOSTALGIA - Si è stampato un sorriso del tipo “ve l’avevamo detto” sul volto degli orfani inconsolabili di lira e marco quando hanno saputo che la tempesta monetaria rischia di compromettere l’esistenza dell’euro. In verità l’affermazione puo’ apparire eccessiva, se non addirittura inverosimile. Ma è un dato di fatto che le tensioni aperte dalla crisi greca, riproposte dalle allegre finanze irlandesi e dalla vulnerabilità del sistema portoghese danno corpo ai peggiori fantasmi. Ed è appunto in simili circostanze che l’Europa dovrà dare il meglio di sé, contribuendo a riassestare gli squilibri interni degli Stati piu’ deboli. Cedere alle sirene di una malaugurata operazione-nostalgia finirebbe col mettere seriamente in pericolo l’esistenza dell’Unione con un balzo a ritroso nel tempo e nella storia dalle conseguenze che non si riescono nemmeno a immaginare.

BRESCIA - Nella letteratura di coloro che forse ancora per poco sono al governo, il terrorismo non ha altri colori se non il rosso. Quello nero, che tanti lutti addusse al paese durante la strategia della tensione, compare di raro, quando è strettamente necessario per dovere di cronaca. Ma si intuisce che non rientra nei canoni di un certo orientamento ideologico. Eppure ancora oggi il tragico ricordo dei bombaroli neri continua a fare del male all'Italia con le sue propaggini e il passato che non passa. A riaprire una nuova ferita, che non si potrà fingere di ignorare, concorre l’incredibile assoluzione di tutti gli imputati di Piazza della Loggia a Brescia. Trentasei anni dopo , quella strage fascista nel terribile Novecento resta senza colpevoli, senza neppure un barlume di giustizia. Quel processo è stato una grande delusione, perché la sentenza - ha ricordato Corrado Stajano - avrebbe avuto un “ valore simbolico altissimo per dare dignità a un Paese che, oggi piu’ che mai, ne ha tanto bisogno”.

DECLINO - Ancora non è chiaro se la crisi di fine Impero si consumerà sulle rovine politiche del governo piu' inefficace d'Italia, oppure a causa dell’ennesima raffica di scandali che pesano sul Cavaliere. Forse sarà la somma di tanti provvedimenti raffazzonati e di comportamenti indecifrabili a chiudere il ciclo che per durata tra non molto- sottolinea Franco Narducci- eguaglierà l'epoca mussoliniana. Comunque sia, è curioso che Newsweek, dedicandogli la copertina, parli solo di “Berlusconi’s Girl Problem” cogliendo nel titolo l’essenza di cio' che è stato il berlusconismo e cio’ che sarà il suo declino. In poche ore, dopo la sentenza Dell’Utri, emergono dal passato e dal presente le relazioni pericolose di Silvio Berlusconi con le mafie, mentre l’improvvisa ribellione della fedele e fidata Mara Carfagna annuncia altri sismi per il suo governo e apre nuove crepe nella compromessa credibilità del presidente del consiglio. Senza prenderli per oro colato i sondaggi attestano, infatti, che il premier mai è stato cosi’ in basso nel quadro di una parabola discendente che dura da un anno. E anche i sacerdoti organici alla liturgia berlusconiana paiono in seria difficoltà a tenere acceso il motore “ad usum Caesaris” che ormai va giu’ di giri sotto i colpi di una politica fallimentare, sacrificata integralmente agli interessi di una sola persona.

RINNOVAMENTO - Anziché piangersi addosso, il Pd dovrebbe radiografare senza pregiudiziali e con la scrupolosità di un entomologo prima se stesso e poi l’esito delle primarie milanesi del centro-sinistra. Quella che è stata definita la breccia di “Pisapia” a scapito del candidato ufficiale, Michele Salvati preannuncia il desiderio non piu' procrastinabile di attuare un cambio di strategia capace di promuovere il rinnovamento della cultura politica della sinistra. A fronte di una destra che preconizza addirittura una rivolta di piazza per dare vita in Italia a qualcosa di simile del Tea Party americano che riesca a salvare il trono del sovrano di Arcore, qualsiasi tentennamento non farebbe che aumentare il disagio degli elettori, già abbondantemente disorientati dalla scarsità di capacità progettuali. All’uopo non serve la rivoluzione, se non quella dello spirito. Per il rinnovamento basta tornare alle origini, al contenitore della grande storia delle idee proprie al socialismo; contenitore dal quale sia infine bandita la litigiosità, causa di dolorose sconfitte.  

martedì 16 novembre 2010

Oltre la siepe

di Renzo Balmelli 

BUIO - Quanta irresponsabile ostinazione nella destra che per evitare quella che chiama una crisi al buio, rifiuta di ammettere che la luce su questo governo che non governa si è spenta già da un pezzo. Chi si era illuso che i baci perugini avvelenati di Fini a Berlusconi fossero il colpo decisivo, ha dovuto ricredersi. Ormai in questa maggioranza avvinta al potere come l’edera siamo alle solite, ai pannicelli caldi per salvare cio’ che non è piu’ salvabile. La mezza crisi non serve al paese, è peggiore della crisi conclamata in quanto perpetua un clima di incertezza permanente. A questo punto la guerra del cerino assomiglia pericolosamente alla guerra dei Roses: un gioco al massacro.


DERIVA - L’analisi è impietosa e allarmante. A Palazzo Chigi, rimasto privo di timone, si galleggia senza un’idea, senza un programma. Pare la decadenza dei Romani descritta da Montesquieu . Nel marasma politico , una cosa sembra assodata: nella capitale si respira il clima che precede il disfacimento “dell’impero”. Con il Rubygate si è scritta un’altra pagina della deriva etico -istituzionale che lede l’mmagine del paese nel mondo. Ed è grave, perché l’Italia è mille volte migliore dell’immeritata fama in cui l’ha confinata un sistema debole e corrotto.


METAFORA - All’infuori del Lodo Alfano l’agenda è vuota. Pompei? Quattro sassi vecchi. Ecco perché Il crollo della Casa dei Gladiatori è la metafora di un crollo italiano. Perché è la spia di una situazione degradata che non concede piu’ appelli. Arte e territorio versano in uno stato di abbandono preoccupante. Il governo nega, ma foto e filmati raccontano un’altra verità: i turisti sono costretti a zigzagare tra la spazzatura che regna sovrana sotto il Vesuvio. Leader di siti Unesco, l’Italia rischia la serie B per la sciatteria con cui gestisce i suoi beni culturali, patrimonio dell’umanità.


RESISTENZA - Non è un reality, non è un quiz e nemmeno uno sfoggio di pailettes, “ Vieni via con me”, il nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano sui Rai3 che alla prima puntata ha fatto il record di ascolto sfiorando gli otto milioni di spettatori. Segno che in un panorama mediatico non sempre in linea con lo spirito del servizio pubblico è sentito il bisogno di una formula diversa rispetto alla tv che va per la maggiore. Fin dall’esordio la trasmissione si è proposta come fortino di resistenza culturale nel mare magnum del conformismo imperante. E si vede che ha colto nel segno a giudicare dai commenti inviperiti delle testate di casa Arcore.


VOTO - L’UDC svizzera, nota per i famigerati manifesti a sfondo xenofobo, è visceralmente antieuropeista. Ma nell’Europa dei nuovi nazionalismi che fanno cassetta elettorale con la paura, anch’essa vuole recitare la sua parte. A fine novembre nella Confederazione si voterà sulla sua controversa proposta di legge per l’espulsione immediata dei delinquenti stranieri ; proposta in contrasto con lo Stato di diritto e che in verità nasconde altre mire . La Svizzera infatti già dispone di leggi severissime, che rendono superflua l’iniziativa. E’ quindi palese l’intento di alimentare l’escalation emotiva verso gli immigrati per raccattare consensi pescando nel torbido.


SCEMPIO - In Birmania è andata in scena la prevista farsa elettorale a colpi di brogli. La giunta militare al potere si è impadronita dal Parlamento, ma l’ opposizione non è del tutto incolpevole. Non dando seguito al boicotto del voto preconizzato da Aung San Suu Ky , l’intesa democratica ha reso un servizio alla dittatura. Cio ‘ non farà che peggiorare le condizioni in cui versa il paese, segnato dal terrore e dall’esodo di migliaia di profughi verso la Tailandia. Ma anche l’Asia non è esente da responsabilità per l’indifferenza con la quale assiste allo scempio connsumato all’ombra dei templi di Rangoon.


RIVALITA’ - Nel divertente “Il carnet del maggiore Thompson” lo scrittore francese Pierre Daninos si dilettava a prendere in giro gli inglesi. Famosa la frase sulla primavera londinese, tanto lunga da durare “ventiquattro ore”. Ma la storia cambia e sull’onda di impellenti difficoltà si superano rivalità cultural-meteorologiche mai sopite . Il recente trattato franco-britannico sulla cooperazione militare segna una svolta nel campo della dissuasione, chiamata oggi a misurarsi piu’ col terrorismo che con gli eserciti. Anche se poi nei giudizi al di qua e al di là della Manica, Parigi sarà sempre la “ ville lumière” e Londra la capitale della nebbia.       

mercoledì 10 novembre 2010

In America nulla è per sempre


 di Renzo Balmelli 

MEMORIA - Gli Stati Uniti non ci credono piu' al "yes we can" che due anni fa mise le ali a Obama. Al suo posto monta la marea del Tea Party repubblicano, rossa di colore, ma nera di fatto, che ha avuto l'effetto di una doccia gelata sulle ambizioni di riscatto in grado di dare vita a una società piu' giusta. Forse frastornati dal fast-food mediatico, indigesto quanto quello servito dalle reti berlusconiane, gli elettori hanno smesso di sognare, scordandosi com’era ridotto il paese alla fine dell’era Bush. Dopo la bruciante sconfitta alle mid-term, Obama dovrà sudare le sette proverbiali camicie per gestire una delicatissima austerità senza abbandonare la speranza di un mondo piu’ solidale. Gli saranno di conforto le parole dello scrittore Paul Auster quando afferma che il bello dell’America è “che nulla è per sempre”. Quindi , si spera, nemmemo il tè amaro che ha spento la memoria degli americani.


DELFINA - Nel Brasile sempre piu’ forte tocca ora a Dilma Rousseff proseguire le riforme del presidente Lula che ne ha agevolato l'ascesa, magari cercando di correggere i contrasti sociali , a volte anche vistosi, originati da una sviluppo tanto impetuoso. Di lei, prima donna capo dello Stato, si parla come della novella “dama di ferro” dell’America latina, forgiata da battaglie molto dure, dalla prigione alle torture sotto la dittatura. Stupirebbe qunidi se come pronosticano i suoi avversari si adagiasse nel semplice ruolo di delfina del suo grande elettore. Nei momenti difficili dei primi cento giorni potrà cercare ispirazione nella lettura di Dostoievsky , l'autore preferito con i classici greci, che tiene sempre a portata di mano.


BARATRO - La maggioranza chiede che il governo venga giudicato sui fatti. Ma se la realtà è quella circoscritta alle squallide battute sui gay, al bunga-bunga, alle promiscue frequentazioni di ragazze minorenni, il discorso è presto chiuso. Sull'ennesima, delicatissima vicenda che lo vede coinvolto, il premier si rifugia nell’amibiguità e nel trivio da bettola anziché avere il coraggio di affrontare le responsabilità ed i chiarimenti che il paese esige. Nelle segrete stanze del poetere è tutto un rincorrersi di sussurri e grida, di ammissioni bisbigliate e smentite imbarazzate, e le mezze verità - si sa - sono anche le piu’ grandi bugie. Conveniamone: ci vuole una grande forza d’animo per sopportare il malcostume di un sistema che ha toccato il fondo del baratro. Qualsiasi cosa voglia essere Berlusconi gli italiani, tutti gli italiani, sono coinvolti. Ahinoi.


ILLUSIONI - Nelle “Illusioni perdute” (1843) Balzac scriveva che ci sono due storie: “Quella ufficiale, piena di menzogne, che insegnano a scuola, la storia ad usum Delphini; e poi c’è la storia segreta, quella che contiene la vera causa degli avvenimenti, una storia ignominiosa”. Trasferiamoci ai giorni nostri, a Palazzo Chigi , desolatamente fermo al palo, paralizzato dall’immobilismo, e al primo confronto niente risulterà piu’ attuale del monito balzachiano nel mopmento in cui l’emergenza etica e politica che incombe sul paese appare sempre piu' segnata da una lunga scia di illusioni perdute. Se lascio - dice il Cavaliere - sarà un danno per l’Italia”. No, il danno irreparabile ci sarà se resta anche un solo minuto di piu’.


POESIA - Poco prima di morire, Alda Merini volle dettare un’ultima poesia che nel nostro pensiero “rimarrà un respiro d’amore”. A un anno dalla scomparsa della grande poetessa dei Navigli, i suoi versi sono come un bagliore, una lama di luce nel clima depresso e senza futuro in cui si dibatte il paese alla mercé di una classe dirigente ormai allo sbando. Alda Merini era una donna molto generosa e conosceva la povertà. Nel suo sguardo alto e ironico sulla vita, sguardo che sa anche frugare negli interstizi, sono frequenti i richiami ai diseredati, alle persone messe ai margini della società per colpa dei pregiudizi e dello status sociale. Chissà se la sua voce riuscirà ad aprire un varco nel muro dell’indifferenza. Come puo’ cambiare questa Italia se non si lascia fecondare dalla poesia?  

martedì 2 novembre 2010

Se il governo avesse il senso del decoro . . .

di Renzo Balmelli 

ABBANDONO - Se il governo avesse il senso del decoro non ci penserebbe due volte, dopo avere perso miseramente la battaglia dei rifiuti e dopo avere aggiunto con Ruby un’altro capitolo alle singolari abitudini del premier, a congedarsi dagli elettori che ha servito cosi' male a colpi di bluff giocati senza ritegno. Ma poiché la sua unica priorità è beffare la giustizia mediante il famigerato Lodo ad personam, diventato ormai l'ombelico della maggioranza, è inutile attendersi un ripensamento etico. Le riforme languono in fondo a una cassetto e sul treno dell’emigrazione, non piu’ quella con la valigia di cartone, ma neppure una scampagnata, salgono i giovani sempre piu’ sfuduciati per la mancanza di prospettive. Questo è l’abbandono del paese.

SATIRA - Una risata vi salverà. Se il TG 1, sempre meno libero, risponde soltanto alla voce del padrone, se il servizio pubblico è vieppiu' soggiogato dalle pretese egemoni della destra, non è il caso di cedere alla disperazione: la satira d’autore non tradisce, non abdica ne si lascia imporre la museruola. A Massimo Gramellini, fine umorista della Stampa e ospite di Fazio a RAI3, è venuta un’idea geniale per appagare il capriccio di Berlusconi che non dorme senza scudo. Basterebbe trasferire la creatura di Alfano a Terzigno non per proteggere le alte cariche, ma le discariche!

MISERIA - Pietro Fontatini, presidente leghista della provincia di Udine, ha offerto una dimostrazione eloquente di come si puo’ immiserire la politica. La sua proposta di cacciare i disabili dalla scuola in quanto ritardano i programmi per i normodotati denota una mancanza di rispetto verso le persone meno fortunate che lascia sgomenti. Quando un politico parla di ghettizzare i bambini disabili, vuol dire che non c'è più limite e che ci stiamo già muovendo in un territorio pericoloso.

PENSIONI - Se Roma piange, Parigi non ride. L’Eliseo sfidando l’impopolarità sull’età della pensione si è trovato contro il paese. E’ una costante della destra che sfodera l’arroganza per zittire chi protesta per non pagare sulla propria pelle i disastri del capitalismo senza regole . A taluni è parso di vedere una riedizione del ‘68 che mise a nudo l’ipocrisia borghese. Ma le lancette della storia non tornano indietro. Se quarantadue anni fa si marciava per cambiare la società ora si manifesta contro lo smantellamento delle conquiste sociali per cui si sono battute generazioni di lavoratori.

FALLIMENTO - A pochi giorni dalle elezioni di mid-term che si preannunciano difficili per la Casa Bianca, il presidente Obama deve rispondere al paese degli orrori commessi in Iraq e giunti a conoscenza grazie ai files di WikiLeaks. Tra i tanti regali avvelenati ricevuti dall’amministrazione Bush questo è senz'altro il peggiore; un bagno di sangue che sullo sfondo di stragi e abusi contro la popolazione civile svela in quale orribile pantano si è mossa la coalizione internazionale in cui c’era anche l’Italia. Cala cosi’ un velo oscuro sulla missione salvifica che era stata voluta - conviene ricordarlo - per portare l’Iraq nel novero delle nazioni democratiche. Il fallimento sarebbe addirittura doppio se aggiungendo orrore all’orrore venisse confermata la decisione di consegnare al boia Tareq Aziz, ex braccio destro di Saddam Hussein. E’ un verdetto che solleva indignazione, primo perché a morte non si condanna nessuno . Poi perché rispettare i diritti umani anche di chi ne ha fatto scempio è un comandamento universale forgiato dall’Illuminismo. Sarebbe un brutto presagio se l’Iraq si accingesse a gestire il proprio destino con l’ipoteca di un’esecuzione capitale che pone chi la ordina sullo stesso piano del boia.       

martedì 26 ottobre 2010

In giro ci sono troppi smemorati

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

Gelida Angela - Con una frase che ha raggelato gli animi Angela Merkel, sbrigativa come solo sanno esserlo i tedeschi, ha fatto esplodere l’opzione del multiculturalismo definendolo un fallimento. E’ la nuova grande questione del duemila, una questione che risveglia vecchi fantasmi e puo’ far perdere le elezioni. Sembra il segnale di una svolta imminente per non fare nascere a destra - dice la Bundeskanzlerin - un movimento pericoloso. Di fatto pero’ a destra già esistono le derive inquietanti del filone xenofobo che continua a crescere nelle forme piu’ odiose. Contrapporvi il multiculturalismo quale antidoto al disfacimento della tolleranza è quindi ben piu’ di un sogno di idealisti. Oggi avere buoni sentimenti nelle politiche di integrazione significa trovarsi in grande difficoltà. Chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla, dice un vecchio detto. E in giro ci sono già troppi smemorati.


LIVORE - Con i merletti e le delicate tazzine del “five o clock tea” non hanno nulla in comune. Se qualcosa hanno copiato dalla vecchia Europa è l’orribile manifesto dell’UDC svizzera che paragona i lavoratori frontalieri a ratti predatori. Gli attivisti del Tea Party, la destra ribelle che sfida la Casa Bianca con proclami da guerra santa e messaggi rabbiosi, ne hanno fatto una versione yankee in cui si gioca con le parole democrat e rat (topi democratici). Con rozzi intenti provocatori il presidente Obama è ritratto come attentatore suicida, gangster, bandito messicano e gay . Sono le armi improprie, intinte di livore estremista, con le quali il Tea Party si lancia nelle elezioni di “mid term” per conquistare una fetta di potere a Washington anche a scapito dell’establishment repubblicano. E potrebbe farcela!


EMERGENZA - Si aggiunge un nuovo capitolo nella difficile situazione nel Darfur, la regione dell’Africa dilaniata da 19 anni di guerra civile e religiosa. Negli ultimi tempi le notizie dal Sudan occidentale sono scomparse dalle prime pagine, ma cio’ non significa che il peggio sia passato. Qui si combatte ancora e il rispetto dei diritti umani è un compito reso più arduo dall'ostracismo del presidente al-Bashir, incriminato per genocidio dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja. Quella che si consuma in mezzo al deserto è la piu’ grave e complessa emergenza umanitaria in corso nel mondo e una ferita dolorosa nel cuore dell’Africa che con molta fatica prova a cambiare il proprio destino.


VIRUS - Puntuale come il virus dell’influenza riparte l’offensiva delle regole ad personam. Dal suo bunker il presidente del consiglio detta gli obbiettivi. Si demonizza la FIOM, bollata di estremismo politico, che si sta riprendendo da sola i diritti del lavoro negletti dalla destra. Poi la censura preventiva contro la RAI nell’intento di anestetizzare gli ultimi bastioni di libertà che in particolare sulla Terza rete resistono alle ingerenze del sultano. Infine con una manovra scandalosa si (re)impone al paese il Lodo salva-Silvio, addirittura retroattivo, che deforma la costituzione per conformarsi all’anomalia del premier. Giustizia è fatta? No, giustizia disfatta.


DIAGNOSI - Dopo l’ultima, spietata diagnosi sul calcio italiano in crisi di gioco e risultati, qualche raffronto con i palazzi del potere è inevitabile . Se l’inamovibile totem domenicale vacilla cio' puo’ significare che ormai il mondo del pallone è allo stremo, ne piu' ne meno di quanto accade con il governo, incapace di rinnovarsi dopo ventanni di sterile berlusconismo. Prigioniero delle sue contraddizioni e di vizi radicati, il calcio è scivolato sempre più giù, sempre più in basso, e quasi non se n'è accorto. Adesso è cominciata la caccia ai responsabili di una vecchia storia di scandali culminata nel processo di Calciopoli che invece di chiarire ingarbuglia e confonde. A questo punto dire che vi siano curiosi elementi in comune con chi anziché fare le riforme ha brigato per evitare i processi, è quasi un'ovvietà. 

mercoledì 20 ottobre 2010

HAPPY END IN MINIERA

di Renzo Balmelli 

MIRACOLO - Dal Germinal di Zola a Marcinelle fino al prodigioso salvataggio dei minatori cileni, quando si lavora all’inferno le vite degli uomini sono unite nello stesso destino di sofferenze e privazioni. Spesso, come nella vecchia canzone, all’appello mancava sempre qualcuno, mancava quello dal volto bruno, “ma per salvare lui non c’era piu’  nessuno”. Questa volta c’è stato per fortuna il conforto del lieto fine. A San Josè, nel deserto dell’Atamaca , in fondo al tunnel , spenta la luce dei riflettori è rimasto solo il buio e il ricordo dell’incubo per lo scampato pericolo. Con i “ musi neri” , al di la della sovraesposizione mediatica del presidente Pinera e l’uso politico della vicenda, ha trepidato l’intera umanità che si è sentita simbolicamente in lotta per la propria sopravvivenza. Ora pero’ il miracolo di abnegazione e solidarietà deve proseguire per evitare altre tragedie. Nelle miniere di rame, essenziali per l’economia del Cile, perdurano condizioni di lavoro a volte al limite dello sfruttamento che non sono piu’ tollerabili. Il pozzo è stato sigillato, ma la momentanea euforia non risolverà i problemi del paese. La missione sarà compiuta quando i minatori potranno inoltrarsi nelle viscere della terra in tutta sicurezza. Se li hanno tirati fuori significa che con gli opportuni accorgimenti e innovative tecniche di estrazione si possono anche fare scendere senza l’incubo di non piu’ rivedere il sole. Il successo della capsula Fenix è la dimostrazione eloquente che i mezzi tecnici d’avanguardia per tutelare i lavoratori ci sono. Basta non speculare sulla loro pelle.


EMERGENZE - Sono uno stomachevole impasto di violenza, rancori, lugubri tatuaggi e nazionalismo esasperato gli hooligans serbi che hanno messo a soqquadro lo stadio di Genova. A sentire gli esperti non hanno sbocchi politici, ma è pur vero che costituiscono comunque la scheggia impazzita di una estrema destra proteiforme, sempre piu’ minacciosa e invadente, mal controllata dai governi e fors’anche tollerata da ambigue complicità. Che abbia il ghigno dei picchiatori, oppure il volto mascherato dal perbenismo in doppiopetto degli eredi di Joerg Heider a Vienna, la sostanza non cambia. Vince facendo leva sull’ intolleranza di stampo xenofobo e nei parlamenti detta le sue condizioni . Per riprendere l'analisi del nostro Direttore, i problemi di cui parliamo “sono diventati ahinoi temi consueti, i quali a forza di esserlo si stanno trasformando in vere e proprie emergenze civili”.


AFGHANISTAN - Non è affatto vero, come insinuava Il Giornale, che ormai bisogna imparare a convivere con i caduti. E’ un concetto assurdo, non meno insensato dell’idea di armare i bombardieri per costringere alla resa lo spettrale nemico afgano. In questo territorio ostile già la potente Unione Sovietica si ruppe i denti e fu costretta a partire con la coda tra le gambe. Ai giorni nostri, dopo una lunga serie di rovesci, la riluttanza di Obama a intensificare lo sforzo bellico illustra molto bene quanto sia inefficace la diplomazia delle cannoniere. Mentre risuonava il Silenzio per i quattro alpini uccisi in missione si misurava tutta l’insensatezza di quelle 34 vite italiane spezzate per niente in nome di una strategia che anziché portare pace minaccia di trasformare l’Afghanistan in un altro Vietnam. Per vincere il terrorismo prima ancora che al fronte occorre vincere la decisiva battaglia contro la corruzione, il malgoverno e gli strani maneggi che fanno il giuoco dei talebani e sono causa di dolore per i civili.


SFIDUCIA - Ha provato a “ venderla” come una lucida contrapposizione al suo ruolo istituzionale. Ma Berlusconi che parla del Pdl come fosse una figura aliena francamente non è credibile. Perché se c’è una costellazione in cui fondatore, partito, premier e governo formano un tutt’uno, una inscindibile entità saldata dal sacro fuoco del predellino questi è proprio il Pdl. Percio’ se l’immagine “pidiellina” non ha entusiasmato è solo una mano di carte false chiedersi su chi puo’ ricadere la responsabilità se non sui legittimi genitori. Che il Cavaliere ora cerchi di ripudiare la sua creatura dopo il tonfo dei sondaggi è il solito trucco, sempre piu’ logoro. La sua è quindi una mozione di sfiducia contro se stesso di cui Silvio , ostaggio del proprio ego , neppure s’è accorto.


AVVILIMENTO - Saramago e Santoro non sono nemmeno lontanamente paragonabili, ma hanno un comune nemico: Berlusconi. Per il Nobel portoghese il Cavaliere era soltanto una “cosa” rivestita coi panni di un politico capace di organizzare festini e sciami di belle ragazze. Questa é’ una delle ragioni per cui la sua ultima fatica, una raccolta di pensieri e riflessioni che contiene anche alcune pagine sul premier, forse non vedrà mai la luce nella traduzione italiana. Nessuna novità da parte di chi pensa di dirigere l’editoria come una dependance di Palazzo Chigi. Quanto a Santoro, personaggio controverso che logora il potere ma soprattutto chi non ce l’ha, finalmente si è individuato nel suo linguaggio non proprio da educanda un pretesto per sospenderlo " a rate" in attesa del ravvedimento. Un provvedimento inudito che ha il sapore di un editto bulgaro. In quest’ottica sconcerta l'avvilimento del servizio pubblico obbligato a sottostare al pensiero unico.


TENDENZA - Dalla Franzoni a Sarah Scazzi ci si scandalizza sullo spazio preponderante occupato dalla cronaca nera nei telegiornali , una tendenza che fa dell’Italia un caso unico in Europa. In questo campo la tv ha pero’ alcuni antenati degni di rilievo. Negli anni cinquanta andava a ruba “Crimen” , un settimanale che vellicava curiosità morbosette su delitti e tradimenti con uno stile che inconsapevolmente anticipo’ l'edonismo di massa. Come osserva Ilvo Diamanti il fatto criminale è un serial infinito che intreccia lo show del dolore e la caccia al colpevole dal divano di casa. Diventa cosi’ un fattore di distrazione, mentre la politica si fa indisturbata gli affari suoi.     

martedì 12 ottobre 2010

Il Nobel un'oscenità?

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

NOBEL - Non basta rivoltare le città come un guanto, non basta trasformare gioielli dell’antichità come Pechino e Shangai in rutilanti, sfarzosissime imitazioni degli skyline all’americana per darsi una patente di democrazia. Tra diritti umani e pace nel mondo c’è una connessione evidente che spiega molto bene il Nobel della pace al dissidente cinese Liu Xiaobo. E’ nel torto quindi il governo cinese nel definire un’oscenità l’attribuzione dell’alto riconoscimento all’eroe di Tienanmen, instancabile attivista dei diritti umani e imprigionato per le sue idee. La Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, molte persone sono state sollevate dalla povertà e il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica pero' maggiore responsabilità etiche e morali, oltre che politiche, nella scena internazionale. Primo fra tutti appunto il rispetto e l'applicazione dei diritti fondamentali ancora troppo spessi violati. L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica."


ALLARME - Negli Stati Uniti la sinistra è delusa quanto in Italia. In capo a due anni Obama ha provato a cambiare l’America e in parte c’è riuscito, ma non come avrebbero desiderato i liberal. Secondo il fuoco amico la Casa Bianca in varie occasioni avrebbe sacrificato le ambizioni del suo inquilino alle contingenze della Realpolitik. Un affondo in piena regola contro l’uomo del “Yes we can” a poco piu’ di un mese dalle cruciali elezioni di metà mandato che potrebbero costare care ai democratici in perdita di velocità. Gli elettori che affollano le vocianti adunate del Tea Party, un’accozzaglia di reazionari che fa leva sugli istinti piu’ riposti, sono un campanello d’allarme che non va snobbato.


INCENDIO - Spaventa i governi la minaccia terroristica non meno di quanto preoccupi l’ondata di fobia irrazionale nei confronti degli immigrati che appartengono ad altre etnie e religioni. Sono due facce della stessa medaglia che finiscono col creare nuovi pregiudizi e nuovi muri mentali del tutto inadatti ad affrontare il problema. Una conferma di tale situazione arriva dalla Svezia e dall’Olanda dove i partiti di matrice xenofoba dettano le loro condizioni riesumando schemi e categorie di pensiero che fanno livido il futuro. Non aspettiamo un altro incendio del Reichstag per capire quanto sia tardi agire preventivamente.


EQUIVOCI - Di tutto, di piu’. Sul nuovo soggetto politico di Gianfranco Fini si sprecano i giudizi, ma una cosa è certa: non è di sinistra come invece insinuano con una punta di scherno i commentatori filo berlusconiani. Futuro e Libertà ha le sue radici nella destra e da li non si schioda. D’altronde da come ha rinnovato la fiducia alla maggioranza in Parlamento, si intuisce che ancora non è preparato ad attestarsi su una linea di dichiarata opposizione al governo. Sono dunque fuori posto i rumors su un’eventuale Grosse Koalition all’italiana , opzione che già nella sobria Germania ha mostrato i suoi limiti. Si finisce soltanto con alimentare gli equivoci, e già ce ne sono troppi.


RISATA - Quanto durerà l’inguardabile rappresentazione che la maggioranza sta infliggendo all’Italia? Nessuno puo’ dirlo, ma certo è che fino a quando l’opposizione non la smetterà di dilaniarsi da sola forte è il rischio che il mattatore da baraccone seduto a Palazzo Chigi vada avanti a crogiolarsi a oltranza nel suo narcisimo da disegno animato. Urge un sussulto etico oltre che politico. Anche perché un paese in cui, come dice Augias, l’inno semi ufficiale “Meno male che Silvio c’è” non è stato accolto da una gigantesca risata è un paese assai compromesso.


TELECRAZIA - Maroni chiede tre settimane per verificare la tenuta dell’esecutivo. Bersani dice che bastano tre minuti e son già tre minuti di troppo se il capo del governo ha la faccia tosta di equiparare la magistratura a un’associazione per delinquere. A volte , vista da una certa distanza, l’Italia appare come un paese che vive in uno stato di torpore in cui nulla di quanto accade sembra veramente riguardare la gente. La straripante telecrazia di Arcore ha ormai colonizzato e cloroformizzato l’informazione (in RAI nei primi otto mesi 130 ore al Pdl, le briciole all’opposizione). E se appena qualcuno in vista come il presidente di Confidustria Emma Marcegaglia osa criticare il governo per il suo immobilismo, immediatamente il Giornale di famiglia prova ad allestire un dossier sul “reprobo” di turno per poi cercare di demolirlo a colpi di infamie e menzogne. Un esempio di come si svilisce la politica piegandola alle sceneggiate di un cattivo attore.


MARZIANI - Con un governo che è un barzelletta, ci sta bene anche questa. Un marziano sbarca a Roma, legge che Berlusconi ha in tasca ricette miracolose per tutti i problemi e incuriosito chiede lumi a un solerte collaboratore del presidente: E’ vero che il vostro premier ha salvato l’Italia? - “Di piu’, di piu”. - L’Europa? - “Di piu’, di piu”. - La Russia? - “Di piu’, di piu”. - L’America? “Di piu’, di piu”. Il mondo? “Di piu’, di piu”. Ma come, è forse Dio? “Di piu’, di piu”.    

martedì 5 ottobre 2010

Appeso a un Fini

Mentre la Lega sembra pronta a far saltare il banco,
la vita del governo sembra “appesa a un Fini”.

di Renzo Balmelli 

RECITA - Ha sfoggiato toni da liberale, ma l’ossessione dei magistrati continua a essere il solo tasto che suona veramente sincero nel suo intervento. Per il resto del programma, a dir poco incommentabile, il premier incassa la fiducia peggiore della sua carriera. La vita del governo è “appesa a un Fini”, mentre la Lega sembra pronta a far saltare il banco. Senza il calciomercato di Montecitorio, a quest’ora il Cavaliere starebbe raccogliendo i cocci della sua maggioranza. Tecnicamente l’esecutivo ottiene dal Parlamento il via libera per superare il cupio dissolvi della sua esistenza. Ma sul piano politico il “sì” è una finzione che fa male al paese. La rassegnazione ormai permea i gangli vitali della nazione e da questo si capisce quanto fosse fasulla la recita. Il 29 settembre di Berlusconi non chiude un periodo difficile, semmai ne apre uno nuovo, ancora piu’ instabile.

PASTICCIO - Fra le tante bolle di sapone del governo, nell’elenco delle illusioni perdute figura anche il mancato, decisivo intervento per il rilancio dell’economia. Con la disoccupazione che cresce e il potere d’acquisto che cala si scioglie come neve al sole la favoletta dell’Italia uscita dalla crisi meglio di altri paesi. In ritardo, ma ancora in tempo per ravvedersi, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha capito come Bridget Jones di essere finita in un pasticcio fidandosi della destra che ha poco da offrire e molto da nascondere. Ma il suo monito a Palazzo Chigi sulla gente che ormai ha esaurito la pazienza, rischia di restare lettera morta.

RIFIUTI - Alla luce degli ultimi sviluppi sul fronte della monnezza, s’inquadrano nel loro vero contesto le offensive della stampa di famiglia. Erano manovre di depistaggio per impedire di smascherare il grande bluff del Cavaliere sui rifiuti di Napoli. L’immondizia stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si è risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte occultato. Cosi’, dietro il presunto risolutore dell’emergenza-rifiuti, si stagliano tante menzogne spacciate come successi. Lo stesso in Abruzzo dove la ricostruzione è stata una mera operazione di facciata, perdutasi tra scandali, escort e appalti truccati.

LIVORE - “Fini traditore, ordina la Kippah”. Il feroce insulto antisemita del senatore Pdl Ciarrapico è un grumo di violenza e frustrazione, specchio di antichi e mai sopiti pregiudizi razziali. In pari tempo, il livore della bravata conferma quanto assomigli a un fiume in piena l’imbarbarimento del linguaggio nello schieramento politico di destra. E non solo in Italia. Ormai gli esempi di intolleranza si accumulano ovunque in quantità industriale. L’SPQR storpiato da Bossi per chiamare “porci” i romani, fa il paio con il “Rom raus” dei confratelli leghisti di Lugano e con gli orrendi manifesti comparsi nottetempo in Ticino che equiparano i frontalieri a ratti viscidi e avidi. Ne deriva un quadro sconsolante di cui forse non si misura o non si vuole misurare ancora appieno l’estrema gravità. I calcoli di bottega prevalgono sullo sdegno e, se a Roma la maggioranza si guarda bene dall’irritare l’alleato che porta voti indispensabili, nella Svizzera italiana il committente dei cartelloni al servizio di interessi inconfessabili si nasconde dietro l’anonimato. L’omertà rende ancora piu’ vile l’ignobile trovata che ricalca odiose campagne di stampo nazista. Ormai siamo in fondo alla scala: piu’ indecente della xenofobia ottusa, nel gradino piu’ basso c’è soltanto la xenofobia opportunista.

IDEALI - Nel marasma, una boccata d’ossigeno. Di questi tempi fa bene al cuore abbeverarsi agli ideali di cui furono alfieri, in tempi diversi, ma con analoga passione, Anna Kuliscioff (“il miglior cervello politico del socialismo italiano”), e Giovanni Bassanesi, intrepido aviatore antifascista. A lei, la “dottora dei poveri”, rivoluzionaria e femminista, dedica un ampio servizio un diffuso settimanale di moda, sotto il titolo, invero emblematico, di “Vorrei essere io”. Quanto a Bassanesi, è ora consegnato ai posteri sulla targa scoperta a Lugano in ricordo di quando dal cielo ottant’anni fa, decollato da Locarno, lancio’ su Milano migliaia di volantini contro il regime. Epica, esemplare mobilitazione la sua, che fece infuriare il Duce e non piacque affatto alle pedanti autorità elvetiche.

EGOISMO - Quanta, inconsolabile tristezza negli occhi dell’anziano minatore venuto in televisione a parlare dei suoi colleghi morti a Marcinelle in quel tremendo 8 agosto l956. Quell’anno il mondo era in fibrillazione per la crisi di Suez , c’era stato l’affondamento dell’Andrea Doria e in Italia la notizia della tragedia in miniera dopo quella del mare aggiunse sciagura a sciagura, smarrimento a smarrimento. Il lavoro scarseggiava e si espatriava verso terre spesso ostili. Era amaro il pane dell’esodo. Amaro e segnato dai lutti. In Belgio centotrentasei emigranti italiani , con molti altri compagni di sventura di tutta Europa, persero la vita in fondo a un pozzo, vittime dello sfruttamento. Chi oggi dileggia gli immigrati rifletta su quanto è cinico il comportamento di chi vive guardando solo al proprio egoismo.       

martedì 28 settembre 2010

Memoria e impostura

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

MEMORIA - A 65 anni dalla fine della guerra la carta dell’Europa torna a ripopolarsi con i simboli dell’estrema destra. E’ un rigurgito di ideologie bacate che ha contagiato anche la Svezia, per ottantanni patria del welfare e della tolleranza . La fragorosa avanzata dei “Democratici di Svezia”, movimento dalle inequivocabili connotazioni fascistoidi e xenofobe ma capace di conquistare il parlamento, fa correre rivoli di sudore freddo .A rendere il fenomeno vieppiu’ inquietante è la giovanissima età del leader populista che fa incetta di consensi scaricando le frustrazioni sugli immigrati. Ora si ridesta l’indignazione della politica, ma forse è già tardi: i troppi, colpevoli, silenzi hanno fatto da esca a un elettorato che ha perso la memoria storica o forse non l’ha neppure mai avuta.


IMPOSTURA - Che i negozionisti dell'Olocausto non si fermino davanti a nulla per rivestire di falsi teoremi le loro bacate ideologie, è purtroppo una triste realtà. A maggior ragione adesso. Coi tempi che corrono  ci  vanno a nozze nel diffondere tesi menzognere su dolorose e tragiche verità  che nulla e nessuno potra mai smentire o cancellare. E poichè al peggio non v'è mai fine, sotto la spinta di David Irving, capociurma dei negazionisti, Auschwitz potrebbe diventare la meta di un macabro turismo dell'orrore. Alla guida di un manipolo di seguaci neonazisti, lo scrittore ha in programma un tour all inclusiv sui luoghi del male assoluto, non per un pellegrinaggio della redenzione, ma per consumare una beffa estrema al dramma della Shoah laddove è ancora scritto, a memoria dello scempio, "Arbeit macht frei". Sarà un orrendo spettacolo dell'impostura di cui ripugna parlare, ma che va condannato senza esitazione affinchè non cada nella stessa indifferenza in cui in passato trovarono un insidioso brodo di  coltura le peggiori nefandezze contro l'umanità. Negare la verità è come uccidere una seconda volta le vittime di una strage mostruosa.


CALCOLI - Danno da pensare le condiscendenze per la durezza mostrata verso i Rom. Il sentimento che predomina è quello della paura. Trova invece sempre minori consensi la politica dell’UE fondata sul rispetto dei diritti umani. E’ difatti opinione diffusa che le decisioni europee, prese contro il presunto e cosidetto sentire comune dei cittadini, abbiano favorito la nascita dei partiti xenofobi. In altre parole: cacciamo gli zingari , rinchiudiamoli nei lager e avremo risolto il problema. Che sbaglio madornale. La deriva populista in Francia e anche in Italia è incontestabile, infarcita com’è da bassi calcoli elettorali che poggiano sugli slogan di facile suggestione. A forza di puntare a riguadagnare l’elettorato di estrema destra si finisce per non distinguere piu’ le posizioni dell’uno e dell’altro, ma solo a comporre un indigesto minestrone in cui prevalgono le peggiori pulsioni.


PECCATO - Forse nemmeno sul lettino di Freud la sinistra italiana riuscirà a guarire dei suoi mali. Se è vero che un po’ ovunque il socialismo democratico non ride, a Roma piange calde lacrime. Mentre la maggioranza è a rischio e sull’orlo dell’implosione, il maggiore partito delll’opposizione, invece di mettere in campo le forze e le risorse migliori, si macera in un atteggiamento autolesionista che ne evidenzia la fragilità e l’incoerenza. Eppure era proprio questa la stagione propizia per mettere da parte la litigiosità e le animosità personali al fine di riconquistare la propria identità e presentarsi al paese quale valida alternativa al berlusconismo boccheggiante. Invece no. E’ un vero peccato avere mancato l’occasione di fare un salto di qualità, per di piu’ regalando al premier, con la dispersione dei franchi tiratori nella vicenda Cosentino, un vantaggio insperato contro l'utilizzo delle intercettazioni nella vergognosa difesa a oltranza di un accusato di camorra.    

mercoledì 22 settembre 2010

O pluralismo o conformismo

SPIGOLATURE

di Renzo Balmelli 

CONFORMISMO - Per l’informazione e il cinema sono tempi difficili. Alla lunga neanche all’estero poteva passare insosservata l’anomalia del TG1, “megafono di Berlusconi”, come sottolinea il titolo inequivocabile del Tages Anzeiger di Zurigo. Colpisce i corrispondenti stranieri la triste, plumbea cappa di conformismo che mortifica il diritto al pluralismo. Non va tanto meglio nel mondo della celluloide. Al Festival di Venezia il cinema italiano ha raccolto poche consolazioni. Sorridono i post-andreottiani, eredi dell’ambigua lezione sui panni sporchi da lavare in casa, che paventano la rinascita del neorealismo. E sul tricolore ammainato in Laguna non si strappa le vesti nemmeno il governo, nemico dei cineasti “rossi” e dei soggetti scomodi.

Picture (Metafile)

FAME - Sono cifre da capogiro, quelle rese note dalla FAO. La fame nel mondo è un flagello che colpisce circa un miliardo di persone. E’ come se l’Europa e l’America si mettessero a tavola senza trovare nel piatto nemmeno un tozzo di pane raffermo. Da un punto di vista statistico era previsto che per la prima volta in 15 anni il numero degli affamati calasse lievemente, e cosi’ è stato. Ma non basta: il livello di indigenza totale nei paesi in via di sviluppo resta inaccettabile. E si che cibo ce ne sarebbe per tutti; il problema è come spartire la torta in un mercato senza regole in cui i prezzi degli alimentari purtroppo stanno ancora salendo. Ne consegue un problema strutturale che è all’origine di enormi squilibri e dolorose ingiustizie.

Picture (Metafile)

PAURA - Fatti recenti hanno riproposto la questione della coabitazione tra culture e fedi diverse in termini che destano serie proccupazioni. Dal reverendo Terry Jones al banchiere Theo Sarrazin le crociate dei profeti di sventura hanno risvegliato paure e sentimenti ancestrali. Di colpo siamo stati sommersi da massicce dosi di ideologie apocalittiche come usava quando si bruciavano le streghe. Complici le elezioni di metà mandato, l’America ne è uscita spaccata, sospinta dal furore iconoclasta di chi non si rassegna all’idea di avere un nero alla Casa Bianca che parla di diritti e tolleranza. La ricerca del dialogo al di sopra degli steccati non potrà che risentirne, accentuando il rischio di radicalizzare l’estremismo delle opposte fazioni.

Picture (Metafile)

PREDELLINO - Nel mare magnum della propaganda, a destra fanno a chi le spara piu’ grosse per rischiarare il crepuscolo degli dei di Arcore. Ormai il predellino e le battute stantie sulle donne non riescono piu’ a incantare le folle. Bisogna batttere altre strade. Hanno provato a demonizzare i finiani, ma il mercato dei voti per renderli inoffensivi è diventata una farsa indegna di una democrazia rispettabile. Fallito il putsch contro i magistrati, si cambia bersaglio: ora i reprobi sono gli “ arbitri di sinistra” rei di complottare contro il Milan. Ma anche qui è andata buca. E' rimasta un’ultima risorsa: inondare il paese con le immagini di Re Silvio, sovrano illuminato, “espressione diretta e verace del suo popolo”. E non è uno scherzo goliardico: sul giornale di famiglia lo scrivono a caratteri cubitali , e ci credono.      

sabato 11 settembre 2010

Un'altra illusione è svanita

di Renzo Balmelli 


ILLUSIONE - Per la cultura non è stata una bella estate.  Nell'indifferenza pressoché totale si è consumata la chiusura dell'ultimo "Remainders", la catena che offriva gli invenduti fuori catalogo al costo di un caffè . Con la fine della libreria è calato il sipario su un sogno cominciato mezzo secolo fa: dare a tutti la possibilità di comperare un libro vero, di consumare buona letteratura.  Dalla politica non una parola, quando si è presentata l'occasione di salvare una "pazza idea". In compenso si è fatta indigestione di gossip sulle vacanze della real casa di Arcore con tanto di topless. Tra le violenze mediatiche della stampa di famiglia, ci rendiamo conto che un'altra illusione è svanita.


OLTRAGGIO – Contrariamente all'opinione corrente la lapidazione non è un rimasuglio del passato, ma una pena in espansione diffusa dagli integralisti. Di tale supplizio, che incute orrore al solo nominarlo, si torna a parlare mentre il caso Sakineh, la donna iraniana di 43 anni, madre di due figli, è ormai divenuto una questione di stato in vari paesi europei. La pena capitale è un crimine legalizzato, seviziare e uccidere qualcuno con tanta crudeltà significa sprofondare nel buio della ragione. Agli occhi del mondo civile nessun motivo ne religioso, ne politico, ne legale potrà mai giustificare una simile barbarie. Prima della sentenza la donna simbolo di migliaia di oppositori e centinaia di condannati alla forca aveva ammesso di essere adultera e omicida, ma poi si era saputo che la confessione era stata estorta dopo due giorni di torture. Grazie alle pressioni internazionali l'esecuzione non ha ancora avuto luogo , a conferma di quanto sia indispensabile restare vigili per dare al forte impegno in favore di Sakineh il senso ancora piu' vasto di in una campagna contro la pena di morte ovunque viene ancora praticata in oltraggio alla sacralità della vita. Non sarà tuttavia col mandare al rogo copie del Corano come minaccia di fare il pastore evangelista americano Terry Jones per l'anniversario dell'11 settembre che il senno riuscirà a prevalere sull'oscurantismo. Oltre che innescare il rischio di assurde guerre di religione, bruciare libri come usava nella Germania nazista è mettersi sullo stesso piano della giustizia vendicativa.


RESISTENZA - Ha colto nel segno il Capo dello Stato quando ha messo in bella evidenza il messaggio storico e politico della Resistenza che conserva il suo valore universale e resta sempre attuale. Rispetto all'8 settembre è cambiato il contesto, certo, ma non lo spirito della mobilitazione: la resistenza civica e morale è piu' necessaria che mai per non perdersi nel tragico labirinto in cui la destra ha manovrato l'Italia. Il paese è in una situazione di vuoto, di incertezza e di instabilità che puo' portare a esiti imprevedibili. Negli ambienti vicini al premier si racconta che Berlusconi è stanco della picconate del Colle e i suoi giornali lo assecondano quasi a voler spacciare l'immagine del Quirinale non piu' "super partes". Si creano insomma le condizioni per usare anche contro Napolitano il cosidetto "metodo Boffo" che ha già avuto effetti devastanti?


AIDA - Molti italiani per nulla prevenuti ancora non han capito dove voglia andare a parare Gianfranco Fini. Chi si aspettava un clamoroso "show down" oppure pensava di vederlo saltare piè pari dal carro del vincitore è rimaso deluso. Qualcuno in vena di battute ha paragonato il tanto atteso discorso di Mirabello al coro dell'Aida che sul palco intona il celebre "Partiam, partiam", ma non si muove di un passo.  Ironia a parte , in giro c'è davvero la sensazione di un grande occasione mancata . Per inaugurare una fase nuova nel panorama politico serviva qualcosa di meno scontato della costatazione che il Popolo della libertà non c'è piu', non esiste. Che il Pdl fosse alla frutta si era intuito da un pezzo, mentre ancora non è chiaro invece come dovrebbe essere l'altra destra finiana, moderata, democratica , liberale, affrancata dalla retorica del predellino. In attesa di segnali convincenti , il berluscon-leghismo forgiato nel fuoco del populismo puo' contiuare a vivacchiare a scapito della legislatura.


SCONFITTO - Seduto su una poltrona che traballa, il premier esclude di consegnare il paese al governo degli sconfitti. Allora, di grazia, cosa ci fa ancora a Palazzo Chigi? Con la tattica delle cortine fumogene il Cav ha fatto credere al paese di essere l'uomo della Provvidenza, ma i risultati sono stati di una modestia sconfortante tanto da svuotare di ogni significato il contratto con gli elettori. Il primo sconfitto è dunque proprio lui: con la maggioranza che aveva poteva fare molte cose, molte riforme che invece sono rimaste nel cassetto. Ora si sbraccia nell'affermare che tornerà al lavoro per fare quello che ha promesso e non ha fatto. Ma è troppo tardi ormai : il suo esecutivo è come una squadra che vince in trasferta e poi si fa rimontare dieci reti alla fine di una prestazione inguardabile.

venerdì 9 luglio 2010

Effetto serra nei palazzi romani 

di Renzo Balmelli 

REGIME. Si presentano con gli stessi sintomi il gran caldo e le elezioni anticipate, i due tormentoni di stagione. Entrambi fanno sudare e tengono sulle spine. Ma se a rinfrescare il clima meteorologico di sera dal mare può arrivare una piacevole brezza, nei palazzi romani il clima politico è talmente surriscaldato che al punto in cui siamo non si puo' scartare a priori l'ipotesi di una chiamata alle urne prima della scadenza naturale della legislatura. Ormai nel Pdl, che palesemente non riesce ad assolvere il mandato ricevuto dagli elettori, si respira la sindrome dell'assedio e dei regolamenti di conti tra fratelli-coltelli. Qualunque sia lo sbocco della crisi incipiente, già adesso è evidente che a questo ritmo l'Italia non potrà che peggiorare. Nel mezzo delle gravi tensioni sul mercato del lavoro, con la disoccupazione che aumenta a vista d'occhio, le convulsioni di chi occupa Palazzo Chigi mostrano una leadership capace soltanto di varare una manovra tanto ingiusta quanto approssimativa, indecisa a tutto e col fiato corto. Se n'è avuta la prova con il milanesissimo “ghe pensi mì” del premier , specchio implacabile della maggioranza che naviga a vista, senza progetti, senza strategia , tranne l’ossessione della giustizia. Ed è appunto questa la triste realtà in cui naviga la compagine del predellino , creata per vincere, ma non per governare. Sono dunque gli azzurri, non i calciatori sconfitti in Africa , ma i politici di questa destra sconclusionata , a mandare in sofferenza l’Italia in un frenetico finale di partita che pero’, diversamente da quanto asseriva Samuel Beckett, non fa ridere, ma trasmette ansia e allarme. Mentre arriva il tempo delle vacanze, forte, fortissimo è difatti il pericolo che al rientro il paese abbia fatto un altro passo verso forme di regime strisciante. Nel deciso affondo di Napolitano che denuncia svariati motivi di criticità nella legge sulle intercettazioni, la legge bavaglio, si scorge l’apprensione per il rischio di una deriva irrefrenabile al fine di orientare la libertà e il diritto all’informazione nella direzione pretesa e imposta da chi siede nella stanza dei bottoni. Certo, l’intervento del Qurinale è la prova che con il rigore intellettuale e la fermezza democratica Berlusconi può essere fermato nella sua ambizione cesarista e il progetto post-costituzionale che l'accompagna. È la sola buona notizia di questa storia in cui il velleitario ghe pensi mi non è il rimedio, ma la malattia.

SPETTRALE. Che cos’è una bugia? Per Fanny Ardant, musa di Truffaut, senza di esse la vita sarebbe un tantino meno gaia. Se sui vezzi di una grande attrice si puo’ anche sorridere, non si puo’ invece scherzare sulle bugie di stato. Ci sono voluti milioni e milioni di sterline alla Gran Bretagna per smascherare una delle piu’ ciniche menzogne che possono cambiare il corso della storia. Soltanto adesso Londra si è decisa a svelare l’inganno sul bloody sunday la domenica di sangue del 30 gennaio 1972 nell'Irlanda del nord che non fu un atto terroristico ma una irresponsabile iniziativa dell’esercito britannico. La rivelazione apre scenari inquietanti e solleva atroci dubbi sul ricorso alla menzogna da parte dei governanti. L’interrogativo è tornato alla ribalta nel trentesimo anniversario di Ustica, uno scandalo senza precedenti, sepolto sotto le carte, gli inganni, i silenzi, i servizi deviati e le complicità ad altissimo livello di un intrigo internazionale di cui non sono state mai chiarite ne la dinamica ne i mandanti. I resti del Dc9 dell’Itavia abbattuto con 81 persone a bordo sono stati raccolti in un capannone che è diventato il museo piu’ spettrale d’Italia, il museo della verità negata.

SCEMPIO. C’è un filo di indecenza istituzionale nel presente del governo Berlusconi e dei suoi ministri, complici tanto quanto il premier nel tentativo di imporre una torsione autoritaria ai precetti sanciti dalla costituzione repubblicana e antifascista. Ormai di questo passo per sfuggire alla giustizia ci sono solo due strade: o la latitanza o una poltrona a Palazzo Chigi. L’invenzione di un ministero per Aldo Brancher al solo scopo di svicolare dal processo che lo riguarda è l’ultimo scempio di una attività governativa che dopo due anni alla testa di una maggioranza enorme puo’ vantare un elenco di risultati che dire insoddisfacenti è dir poco. Con l’uso strumentale del legittimo impedimento, di fatto uno scudo su misura per il premier, il simbolo di un fallimento non potrebbe essere piu’ evidente. Nell’intento di rendere il quadro meno fosco, la stampa di famiglia ha provato a presentare il divino Silvio come l’uomo della provvidenza al G8 e al G20. Di quel valzer diplomatico invero un po’ stonato verrà ricordata la graziosa biondina intrufolatasi chissà come nella delegazione italiana. Vi sono circostanze in cui il Cavaliere non viaggia mai senza scorta.

    P.S. Nel frattempo Brancher ha lasciato l'incarico: un "atto dovuto" che non modifica il giudizio negativo sulla legge. Anzi, queste dimissioni rafforzano e confermano quanto già si sapeva: l'uso strumentale che la destra, col pretesto di tutelare la privacy, intende fare del decreto sulle intercettazioni per dare scacco matto alla giustizia avvalendosi del silenziatore imposto alla libertà di informazione. 

lunedì 28 giugno 2010

Gallina che canta ha fatto "goal"

SPIGOLATURE 

Sarebbe interessante sapere a quanto ammonta la dote del matrimonio padano consumato nel sultanato di Arcore.
di Renzo Balmelli 

GALLINA. Come prima, piu’ di prima la Lega è una mina vagante che con i propri voti condiziona pesantemente la sopravvivenza del governo. Al fango su tutto quel che riguarda l’Italia si è aggiunta, all’indomani della manifestazione di Pontida, l’infamante accusa agli azzurri di avere comperato la partita con la Slovacchia. Infamia , per altro smentita dalla clamorosa eliminazione della  squadra di Lippi, che la maggioranza, in apnea continua a causa degli scandali, si è guardata bene dal biasimare. Secondo un vecchio adagio la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo, per cui sarebbe interessante sapere a quanto ammonta la dote del matrimonio consumato nel sultanato di Arcore.

SPECCHIO. - Se fosse vero anche solo in parte che il calcio è una specie di metafora della vita, si potrebbe dire che il tonfo degli azzurri ai mondiali è lo specchio dell’Italia berlusconiana: nemmeno un reality, bensi’ un immenso irreality-show in cui c'è poco di vero e quel poco che appare, come sta succedendo con la ricostruzione dell'Aquila, è in gran parte fumo negli occhi. Con la differenza, sostanziale, che nel calcio il bluff dura poco, il tempo di un partita, di un risultato umiliante, mentre nella maggioranza l’inganno va avanti da anni, indisturbato e con la complicità di un immenso apparato mediatico che abbacina e ipnotizza gli spettatori. Ora sono iniziati i processi all’allenatore e ai giocatori, ma la ricerca del capro espiatorio di norma è un esercizio sterile che raramente porta a vere riforme. Da rimettere in forma semmai è l’intero sistema che si autoalimenta a suon di milioni e di false illusioni sperperate al vento. Proprio come questo governo.

BRAGHE BIANCHE. Un altro pezzo d’Italia che se ne va. Celebre per l‘omino coi baffi, la caffettiera Bialetti abbandona la gloriosa tradizione di famiglia ed emigra nell’est europeo, travolta dalla massimizzazione dei profitti a scapito dei posti di lavoro. E’ la pesante fattura che gli industriali onesti e laboriosi sono costretti a pagare in seguito al ritorno rovinoso del capitalismo senza etica che esige dalle maestranze il consenso a comando . Nel terzo millennio, con questa destra alla guida del paese, “el sciur paron dalle bele braghe bianche” non è affatto una categoria in via di estinzione.

CALO. Che Berlusconi si faccia confezionare i sondaggi come i vestiti su misura è risaputo. Non avrà quindi apprezzato, data l’autorevolezza della fonte, l’ultimo rilevamento che attesta un vertiginoso calo di consensi per il governo. Di norma di fronte alle notizie sgradite il premier se la cava con una battuta sulla sinistra che semina odio. Ora sarà interessante vedere come reagirà con il Corsera e Mannheimer, autori dell’inchiesta, che non sono certo assimilabili ai soliti comunisti. Ma presto il premier potrà consolarsi con la legge-bavaglio.

COMPAGNO. Che tristezza! Invece di andarne fiera la sinistra polemizza sull’appellativo “compagni” e regala motivi di scherno ai berluscones che non aspettavano altro per rifarsi la bocca. A giudizio dei riformisti per caso, forse del tutto ignari della storia del movimento operaio, formule come “compagni” e quant’altro sono espressioni desuete che “guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato”. Ma va là! In tempi bui come questi ben altri dovrebbero essere nel Pd i grandi temi su cui confrontarsi anziché dare l’immagine di partito incline a spendersi e lacerarsi nelle più bislacche e autolesionistiche controversie. Una sciocca battaglia priva di senso.

ORRORE. Tra marea nera, generali indisciplinati e la destra repubblicana avida di potere, Obama ha le sue gatte da pelare. Cio’ nonostante la Casa Bianca avrebbe torto a ignorare lo sgomento che si è diffuso nel mondo dopo la fucilazione di un condannato a morte. Oltre al macabro rituale, si prova un senso di doloroso stupore nel vedere la facilità con la quale sono stati reclutati i volontari per formare il plotone di esecuzione. Non puo' esservi giustizia peggiore di quella vendicativa che rilascia la licenza di uccidere abbassandosi al livello dei criminali piu’ efferati. Qualcuno, credendosi originale, ha scritto che, scegliendo di essere fucilato, il prigioniero ha realizzato l’autogestione democratica della pena di morte. Ma qui la pena è nel leggere certe follie. Togli il brivido di orrore e trovi la barbarie.   

martedì 22 giugno 2010

Forza, Africa!

È prioritario che il Sudafrica, impegnato in una sfida cruciale per il proprio futuro, vinca la sua scommessa in nome dell’intero continente nero.

di Renzo Balmelli 

MONDIALI. Per noi non ha assolutamente nessuna importanza chi alla fine si aggiudicherà i mondiali di calcio. Prioritario per noi è che il Sudafrica, impegnato in una sfida cruciale per il proprio futuro, vinca la sua scommessa in nome dell’intero continente nero, oberato da problemi di cui a volte sembra impossibile misurare la reale, disumana portata. Da anni, nella disattenzione generale, nel Congo orientale è in corso il piu’ grande genocidio del dopoguerra. Secondo stime accreditate sono state uccise tra i sei e sette milioni di persone , vittime di massacri spaventosi. E sono soprattutto donne a pagare il prezzo dell'infame operazione. Ma nessuno ne parla perché la priorità per l’occidente passa dalle ricche miniere del paese. Si resta sgomenti pensando al dopo, all’idea di sapere che cosa succederà quando si spegneranno i riflettori sulla rutilante vetrina del torneo e l'Africa tornerà a morire in silenzio.

SEPARATISMO. Suona come il requiem di una nazione il muro contro muro tra fiamminghi e francofoni uscito dalle elezioni belghe. Dopo essere stata lo specchio di cio’ che dovrebbe essere l’Europa del futuro, la patria di Magritte e Simenon sta diventando un rompicapo che mette in crisi le istituzioni comunitarie. Già in passato il regno di Alberto II è stato piu’ volte sull’orlo della crisi per i contrasti tra due comunità che si sopportano, ma non si amano. Negli ultimi tempi il riemergere del problema etnico, culturale e linguistico ha ridato fiato alle sirene del separatismo. Nelle Fiandre è nata una nuova Lega dai caratteri inquietanti che sulla falsariga di quanto accade col movimento di Bossi fa leva sulla presunta superiorità del nord laborioso e locomotiva del paese per riportare indietro le lancette della storia. Se la convivenza si spezzasse fino all’evaporazione del Belgio, al confronto Roma ladrona sarebbe un melodramma e Bruxelles una vera tragedia nel cuore dell’UE.

AUTONOMIA. Non è un editto, ma le regole dettate da Sarkozy per il salvataggio di Le Monde, il prestigioso quotidiano francese gravato da una pesante situazione debitoria, sembrano un tipico esempio di scuola berlusconiana. All’ Eliseo premeva bloccare la cordata della gauche e dal modo esplicito con cui è intervenuto si è intuito che la partita è solamente politica. Grazie alla società dei redattori che ne ha garantito l’indipendenza e l’autonomia finora la testata è stata un modello unico nel mondo della carta stampata. Si intuisce quindi che possa dar fastidio al potere. “ Noi - diceva a questo proposito il noto editorialista del New York Times James Reston - eravamo qui prima che voi arrivaste e ci saremo ancora quando voi politici ve ne sarete andati”. In questa battaglia dei valori e dei principi non ce lo dobbiamo dimenticare mai.

SCINTILLE. Si temeva che il cinema italiano avesse perso voglia e mordente, ma la tendenza sembra essersi invertita. Da Guadagnino a Lucchetti, dalla Guzzanti a Piccioli i pronipoti del neorealismo, mortificati dalla legge-bavaglio e dai tagli decretati dal governo, si sono rigenerati e tornano a raccontare l’Italia cosi’ com’è, con storie forti, penetranti , che indispettiscono la maggioranza, incline di suo a dare un quadro edulcorato della realtà. A guidare la rivolta morale sono scesi in campo registi, autori, attori e scrittori decisi a mobilitarsi in tutto il paese al fine di contrastare la linea politica della maggioranza che si muove contro la cultura in quanto tale. Nel recuperare la lezione dei grandi maestri del passato si capisce che la cinematografia italiana è tornata sulla buona strada per provocare di nuovo scintille e non solo a livello della settima arte.

NERVOSISMO. Quando Bossi da segni di nervosismo, Berlusconi corre subito ai ripari. Va percio' letta nell'ottica di uno strumentale scambio di favori la precipitosa creazione del nuovo ministero per l'attuazione del federalismo. Agli occhi  del premier  la mossa dovrebbe rabbonire il capo leghista che in un momento di forte tensione all'interno della maggioranza ha riaperto di botto i giochi sulle intercettazioni. La legge cosi' com'è non va e sono in molti a dirlo.  Oltre a incontrare il netto rifiuto dell'opposizione, il testo che sa tanto di decreto ad personam  sta pure mettendo in serio disagio sia il Colle, sia svariati pezzi della maggioranza, consapevoli di avere a che fare con un provvedimento contestato anche a livello internazionale.  La sortita di Bossi , che ha accettato l'idea di emendamenti non solo di forma ma anche di sostanza, è bastata per fare pensare al rinvio e in pari tempo, venendo da un alleato di provata fede,  a vanificare l'illusione di Palazzo Chigi  di strappare l'approvazione immediata di un disegno di legge che considerava blindato. Con parole di fuoco il presidente del consiglio ha dato sfogo alla sua frustrazione, ma a dispetto dei soliti attacchi alla sinistra e alla magistratura rossa il suo intervento non è valso a occultare le difficoltà del governo che giorno dopo giorno vede crollare i suoi castelli di carta. A Napoli, dove i rifiuti sono sbucati da sotto il tappeto per invadere di nuovo le strade, e all'Aquila , dove si sgretola lo  smalto fittizio della ricostruzione miracolosa, la verità comincia a farsi strada.