giovedì 8 aprile 2010

Maggioranza in festa 

Il premier mirava a blindarsi per i prossimi tre anni. Ora potrà tranquillamente continuare a comportarsi da sultano.

di Renzo Balmelli 

COMICA - Non occorrono tortuosi giri di parole. Nel computo delle regionali a subire la maggiore erosione è stata ahinoi la sinistra. Punto e basta. A festeggiare è soltanto la maggioranza che al pari di certi banchieri svizzeri poco scrupolosi incassa dividendi immeritati dopo avere portato il paese al collasso morale e istituzionale. Della sindrome francese neanche l’ombra. Di solito dopo le elezioni tutti si sgolano a promettere riforme che nella maggior parte dei casi non vedranno mai la luce. Occorre guardare oltre il verdetto delle urne - è lo stanco ritornello che si spegnerà nel giro di poche ore. Orbene che cosa ci sia oltre l’orizzonte berlusconiano possiamo immaginarlo dando un’occhiata retrospettiva ai fatti e msifatti degli ultimi tempi. Il premier mirava a blindarsi per i prossimi tre anni circondato da uno stuolo di cortigiani pronti a soddisfare ogni suo sfizio. Potrà tranquillamente continuare a comportarsi da sultano. Ai suoi fan va bene cosi’. Penso che in questa Italia - ironizza una voce captata sul blog - Berlusconi continuerà a vincere perchè il bel paese ancora non ha toccato il fondo, ci sono ancora creduloni che vanno dietro al pifferaio. Quanto alla sinistra in queste ore non le resta che piangere nel misurare la ridotta profondità del suo orizzonte. Un esempio da mani nei capelli. E’ stata una comica nella miglior tradizione del Vaudeville l’exploit di Grillo in Piemonte con l'incredibile assist al Cavaliere. Una comica pero’ che non fa ridere e che all'opposto la dice lunga in quanto spia di un profondo disagio che l’opposizione - e questo illustra le ragioni della controprestazione - non è riuscita a intercettare. Un disagio che spinge il paese in due direzioni: o verso l’assenteismo da record- e la defezione è una forma di protesta- oppure nelle braccia della piu’ sgradevole miscela nazional-populista che l’Italia abbia conosciuto in tempo di pace. Ora si dirà che la destra ha corso sul carro di Bossi. Il Senatur mira a diventare Imperatur per tenere il premier sotto scacco. Analisi che calza perfettamente. Che il dato politico più clamoroso per l’intero paese sia il trionfo della Lega non fa ombra di dubbio. Nel triangolo lombardo-veneto -piemontese sta prendendo forma, una secessione di fatto, morbida, elettorale, fiscale, già lungamente annunciata. Nulla di cui stare allegri. Col federalismo e il sogno della Grande Padania ne vedremo delle belle quando l’Umberto andrà a battere cassa da Silvio. Chi ne vuole una prova, legga le parole di Zaia, il nuovo “ reuccio” del Veneto , tra i piu’ scalcinati ministri dell’agricoltura transitati nella capitale: "Con questi risultati il bipolarismo è finito". Di fronte a prospettive tanto insidiose, in casa del Pd è attesa una reazione salutare. E' il minimo che si puo' pretendere per risarcire gli elettori. Nelle pieghe del voto il successo in Puglia che ha costretto alle dimissioni il ministro Fitto, il ko inferto a Brunetta per la poltrona di sindaco della Serenissima conquistata da Giorgio Orsoni, la distanza dalle europee che si è dimezzata, sono motivi di conforto che aiutano a lenire i dolori del dopo voto, ma non la delusione del popolo di sinistra . Da qualunque angolazione lo si osservi, il responso delle urne è una realtà sulla quale l’opposizione dovrà ragionare a fondo anche per capire come sarà riempito l'abisso che separa il Paese dalla fine di questa turbinosa legislatura. Vengono i brividi, a immaginare altri tre anni come i due che sono appena trascorsi. Nei prossimi, trentasei lunghi mesi di berlusconismo l’opinione pubblica potrebbe subire altre tempeste rovinose per l’immagine dell’ Italia. Col Cavaliere ringalluzzito dal successo sono presumibili tempi difficili per i media sgraditi al sovrano. Ne mancheranno i siparietti del premier sull’amore che stanno diventano un tormentone di cui ride il mondo intero. Collocata in quest’ottica, l’analisi autocritica, scevra da compiacimenti, per quanto dolorosa, potrà, (dovrà) - almeno cosi’ si spera - servire da stimolo ai democratici per riannodare il dialogo con l'altra sinistra, per rinnovarsi e cogliere le istanze di giustizia, rigore etico e buon governo che con sempre maggior insistenza si levano dalla società civile. Al Pd si chiede di accreditarsi come credibile forza alternativa in modo da concretizzare l’inversione di tendenza che tanti auspicavano e che non c’è stata. Purtroppo! Non c’è altro modo per guardare avanti tenendo accesa la fiammella della speranza.


FANTASMI - I padri fondatori della casa comune europea mai avrebbero immaginato che i sentimenti meno nobili contro i quali si impegnarono a costruire un nuovo modello di società sulle rovine della guerra, un giorno sarebbero rientrati dalla finestra. Invece sta accadendo sotto i nostri occhi. La recrudescenza all’Est dei nazionalismi, dell’antisemitismo, della xenofobia e delle derive clerico-fasciste, sono un campanello d’allarme da prendere in seria considerazione. Dal grave fenomeno rischia di non restare immune nemmeno l’Italia ormai condizionata dal neofeudalesimo leghista, fatto di localismo e protezionismo, di paure e plebeismo semplificatorio che vede l'insidia somma nella società globalizzata. Sotto il vento dell’indifferenza traballa pericolosamente anche la moneta unica, considerata il perno attorno al quale edificare l’Europa redenta dai suoi mali atavici. L’euro è stato concepito quale strumento per dare un senso compiuto di coesione politica oltre che monetaria al maggior progetto di integrazione mai messo in cantiere nel Vecchio continente. Sembra pero’ che la mancanza di una memoria condivisa ridia fiato alle nostalgiche tentazioni di coloro che rimpiangono la lira, il marco, la corona , il fiorino e quant’altro. Coloro insomma - e il loro numero continua a crescere - che vedrebbero con estremo favore il ritorno agli Stati nazionali ermeticamente chiusi nel loro primordiale egoismo. Si aggiunga al disagio il malumore per il comportamento di taluni paesi poco inclini a rispettare un percorso virtuoso , e non si faticherà a capire perché sull’Europa siano tornati ad aleggiare fantasmi che si credevano debellati. Al di la delle oscillazioni valutarie, è quindi piu’ che mai necessario lo sforzo teso a consolidare lo spirito umanistico e illuminista che ha fatto grande la cultura europea.


SICUREZZA - Per un presidente che i repubblicani davano per spacciato, per un presidente che i suoi detrattori vedevano ormai sul viale del tramonto e che taluni giudicano addirittura un bugiardo venditore di patacche peggiore di Berlusconi , le ultime settimane hanno avuto il sapore della rivincita. E che rivincita. Malgrado i tranelli tesi dalla destra populista, Obama è riuscito a realizzare la maggiore rivoluzione in campo sanitario mai vista prima negli USA. Magari non sarà ancora perfetta, ma rispetto all’era Bush-Reagan il salto di qualità è evidente. Sullo slancio, l’inquilino della Casa Bianca ha messo in cassaforte un accordo nucleare con la Russia che in questo campo non si registrava da vent'anni. Si tratta di un grande passo verso il disarmo che mira a disinnescare ulteriormente una miccia atomica rimasta sempre accesa, anche a Guerra Fredda relegata in soffitta. Pure per Mosca il patto con Washington è un buon "colpo" di politica estera, che mette entrambi i paesi in buona luce agli occhi della comunità internazionale. Con la minaccia del terrorismo che giorni fa ha seminato strage nella metropolitana moscovita, l’intesa è un valido compromesso spalmato su dieci anni, grazie al quale sicurezza globale e non proliferazione vengono riaffermate come principi chiave per un futuro libero dal ricatto nucleare. E’ facile immaginare quali potrebbero essere gli spaventosi scenari se le ogive e gli ordigni disseminati nel mondo finissero in mano agli angeli della morte.


TELECRAZIA - Che brutta aria dalle parti della RAI. Voluto, anzi, imposto da Berlusconi sulla prestigiosa poltrona del TG1, il direttore Augusto Minzolini, detto anche “ Scodinzolini”, non ha neppure atteso la fine dello spoglio per promulgare il primo editto post-elettorale in salsa bulgara. In un colpo solo saltano Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso. Niente piu’ video per questi conduttori storici della testata. Prima di loro, la mannaia aveva colpito Massimo De Strobel, capo redattore centrale. Ufficialmente il provvedimento viene spiegato con la necessità di presentare al pubblico volti nuovi. Ma è una bufala che non regge. De Strobel, per dirne una, non è un presentatore. Sarà un caso, ma in realtà sono stati duramente penalizzati coloro che non hanno firmato la lettera in favore del Direttore, autore di un controverso editoriale sul caso Mills che piu’ sbilanciato e pro-governativo di cosi’ non si poteva. E la lista nera pare includa altri nomi sgraditi al potere. Nessuno è profeta in patria, cio’ nondimeno non occorrevano doti divinatorie per intuire che altre bufere targate Pdl si sarebbero addensate molto presto sul servizio pubblico radiotelevisivo dopo le elezioni. Da Saxa Rubra la conferma è arrivata a giro di posta ed è un pessimo segnale anche per le trasmissioni di approfondimento che il premier detesta. In seguito alle pesanti invasioni di campo politiche e permanenti della maggioranza, la situazione nelle redazioni non è più tollerabile e la rimozione dagli incarichi rischia di configurarsi come rappresaglia , se non addirittura come epurazione, piuttosto che come un normale esercizio dei poteri del direttore. Nessuno in precedenza, nemmeno con Direttori appartenenti all’area di centrodestra, aveva mai osato tanto. È sotto gli occhi di tutti, di milioni di spettatori, che il primo giornale del servizio pubblico non si era mai schierato a questi livelli sui temi cari al governo e alla presidenza del consiglio. Inoltre al Tg si parla poco della vita reale, dei problemi dei cittadini, di chi ha perso il lavoro, di chi non ce la fa, dei cassintegrati, dei precari della scuola. E' lecito gridare all'emergenza democratica? Cos'altro dobbiamo aspettare? Quante ancora ce ne dovranno fare, prima di capire che la democrazia in Italia sta allegramente andando a farsi benedire, rimpiazzata dalla telecrazia di regime. Se lo chiede la gente, ce lo chiedamoi noi.