giovedì 18 ottobre 2012

Ritrovare la magia dello Yes we can

di Renzo Balmelli 


VERITA'. "Non è mai troppo tardi"  era un vecchio slogan della RAI che i democratici, i progressisti e i liberal di tutto il mondo sperano valga anche per Obama, dopo la sua eccellente performance contro Romney nel secondo dibattito televisivo. Se  nel primo faccia a faccia il Presidente avesse mostrato la stessa grinta, le elezioni sarebbero già finite. Sarà dunque lo spareggio del terzo e ultimo confronto, percepito come un momento di verità senza filtri, lo spartiacque decisivo per cogliere gli umori del Paese. Mentre il conto alla rovescia segna tre settimane all'election day del 6 novembre, la prospettiva , non così remota, di vedere il candidato repubblicano alla Casa Bianca non è certo fatta per tranquillizzare coloro i quali  ai toni muscolari dello sfidante prediligono  la linea conciliante e dialogante di Obama, con migliori effetti per la coesistenza pacifica. Nel corso di una campagna segnata dalle contraddizioni, Romney ha corteggiato l'estrema destra, i fanatici del Tea Party, si è collocato nel solco di Bush, sotto il cui segno è esplosa la peggior crisi dopo  la Grande depressione, si è riconvertito di corsa  al centro moderato e infine, per conquistare gli indecisi, ha addirittura gettato alle ortiche la veste di antiabortista intransigente, mostrandosi per quello che veramente è: un abile piazzista - secondo la definizione di Vittorio Zucconi - che come quel tale in Italia promette di creare miracolosamente 12 milioni di posti di lavoro, ma che in verità non ne farà nulla, e continuerà invece a  strizzare  l'occhio ai ricchi e al neo liberismo senza regole, agevolandoli con sostanziosi regali fiscali. Andare a vedere e smascherare il bluff di Romney nei giorni di fuoco che mancano al voto sarà l'impresa cruciale di Obama in una partita senza sconti che vista l'importanza della posta in palio non è esagerato definire epocale. Sempre che non sia "too late", troppo tardi,  per ritrovare la magia dello "Yes we can". Facciamo gli scongiuri.


PREMIO. Mai più guerre tra noi, giurarono i padri fondatori. A sessant'anni da quel solenne impegno, il Nobel per la pace all'Unione Europea onora come meglio non si poteva l'ideale di riconciliazione, democrazia e diritti umani cresciuto sulle macerie del nazifascismo. Da allora l'Europa è un cantiere aperto che da sei decenni sta dando pace al continente, ai suoi 500 milioni di cittadini e anche agli euroscettici di comodo. Tutti coloro, cioè, che hanno giudicato il premio con ironia, ma ai quali nulla e nessuno ha impedito di costruire il loro benessere su quel progetto comune, capace di sventare i perenni rigurgiti nazionalisti.


ERRORI. Irène Némirovsky, nata a Kiev, rifugiata a Parigi e trucidata dai nazisti ad Auschwitz nel 1942, ci ha consegnato con Suite francese un possente ritratto delle tragedie e degli anni terribili della prima metà del XX secolo. Nel romanzo s'intrecciano i destini di donne, uomini e bambini errabondi, travolti dalla follia del Terzo Reich. Un affresco spietato di una Francia abulica, vinta, occupata, collaborazionista. La Fiera del libro di Francoforte dedica una sezione alla scrittrice e l'omaggio, in concomitanza con il Nobel all'UE, ricorda agli smemorati del terzo millennio quali sono gli errori e gli orrori da non ripetere.


BEFFA. Sarà forse vero che l'anno prossimo la congiuntura dovrebbe migliorare, ma coloro che a Natale sotto l'albero troveranno la lettera di licenziamento stentano a crederci. Con stupefacente disinvoltura e gelida noncuranza, i sacerdoti del profitto ad ogni costo spostano destini e uomini sulla scacchiera della finanza senza regole come fossero semplici pedine. Non passa giorno senza notizie di ristrutturazioni, fusioni e tagli massicci al personale che invariabilmente finiscono col colpire l'anello più debole, i salariati, penalizzati per colpe non loro, mentre i veri responsabili del disastro incassano emolumenti milionari. Oltre al danno, anche la beffa.


ACCANIMENTO. Il governatore della Lombardia è in acque agitate, ma con lui annaspano pure PdL e Lega che scaricandolo con un messaggio dal significato inequivocabile si defilano per stare a galla. Chiamano "accanimento terapeutico" l'ostinazione di Formigoni a volere salvare una giunta minata dagli scandali. Giusto. Ma al governo in Regione c'erano anche loro, zitti, zitti, fino a quando il regime berlusconiano ha garantito le poltrone alle quali, per similitudine, erano avvinti come la Venere di Racine alla sua preda ("C'est Venus toute entière à sa proie attachée"). Finché un giorno all'improvviso non dovranno chiedersi per chi suona la campana: suona per loro. 


IGNORANZA. Siamo in pena per Malala YOUSAFZAI, l'adolescente pakistana che fa paura ai talebani al punto da diventare il bersaglio della loro atroce vendetta. A soli quattordici anni, attraverso il suo blog, questa piccola, grande donna dotata d'immenso coraggio lottava perché le ragazzine come lei potessero andare a scuola, anziché vegetare nel terrore di ideologie bacate. Adesso è in un ospedale inglese, dove può ricevere cure più specializzate, ma i suoi aguzzini l'aspettano al varco. Per riprendere le parole di Massimo Gramellini, ospite di Fazio, il cancro della società non sono, come credono quei fanatici, le donne istruite, ma gli uomini ignoranti.


LAZZARO. Nelle maglie della soffocante burocrazia cubana si aprono nuovi varchi. Con una riforma molto simbolica e molto attesa nell'isola, il regime autorizza la libertà di viaggiare all'estero senza pedantesche limitazioni burocratiche, fatte valse alcune misure per impedire la fuga di cervelli. Viene in mente quanto disse un giovane dell'Avana ad alcuni turisti che s'informavano sulle sue aspirazioni. "Vedete – osservò con un sorriso – mi chiamo Lazzaro e con un nome come il mio tutto è possibile. Sogno di andare all'estero, non per scappare, ma per abbracciare mia sorella in Germania". Il suo sogno non è morto all'alba. Ma fino a quando non verrà assicurato il rispetto dei diritti umani e i prigionieri politici resteranno in carcere, la svolta sarà ancora molto parziale.

lunedì 15 ottobre 2012

Parafrasando l'Astronauta

 

Un piccolo passo indietro per B.

Un grande passo avanti per l'I.


di Renzo Balmelli 


COLLUSIONI. Berlusconi fa un passo indietro. Parafrasando l'astronauta Armstrong quando mise piede sulla luna, verrebbe da dire: un grande passo avanti per l'Italia. Vorremmo ben vedere. Ci mancherebbe altro che riproponesse la sceneggiata del predellino, con tutto quel che capita nel Pdl. Tra gli scandali e le collusioni mafiose in cui sono coinvolti i suoi Presidenti di Regione e i suoi assessori da Reggio a Milano , pare di leggere la versione trash-pulp del libro Cuore. Seduto sulle macerie, con quel gesto il Cavaliere spera forse di guadagnarsi l'aureola di grande statista che sa sacrificarsi per il bene del Paese. E magari c'è anche qualcuno disposto a credergli.


ESTREMISMO. E' incredibile che a quasi 70 anni dalla fine della guerra si parli ancora di svastiche e di nazismo. Eppure il fenomeno, che dura ormai da anni, sta prendendo una piega tale da non essere attribuibile soltanto a quattro esaltati. Da qualche tempo il dilagare dell'estremismo di destra ha assunto le sembianze di una vera e propria internazionale che si organizza e allaccia contatti su internet , portando il suo folle messaggio nei posti più impensati, perfino nell'esercito più pacifico al mondo, quello svizzero. La scoperta ha gettato nello sconforto i politici di Berna, allarmati quanto i loro colleghi di tutta Europa dalla prepotente rinascita di una ideologia bacata, segnata dall'antisemitismo e dal razzismo, che alla lunga potrebbe diventare una minaccia alla sicurezza nazionale se la si lasciasse fare impunemente come fu il caso dopo Weimar.


RIVALSA. Non ha dubbi Toni Morrison, scrittrice fiera della sue origini afro-americane, premio Nobel per la letteratura: le prossime elezioni sono ancora una questione di razza. Dopo l'allarmante deriva del Tea Party, a destra si è preferito non più evocare l'imbarazzante argomento durante la campagna elettorale. Si può tuttavia scommettere che il passo falso di Obama in televisione non sarà certo dispiaciuto a chi nell'America profonda medita da quattro anni propositi di rivalsa verso il Presidente e " la sua gente", facendo leva su un diffuso e bianco risentimento nostalgico. Rinfrancato dalla controprestazione del suo avversario, Romney già si sente alla Casa Bianca. Ma nella politica degli States non bisogna dare nulla per scontato, nemmeno i sondaggi. Tanto più , secondo il paradosso di uno scanzonato cronista, che per la corsa alla presidenza i pronostici è meglio farli dopo. 


EROSIONE. Il potere- si sa - logora chi non ce l'ha, ma anche chi ne ha troppo e da troppo tempo. Se Hugo Chavez, rieletto per un quarto mandato, vuole evitare al Venezuela di finire come la gerontocrazia di Cuba, che paralizza il Paese, margnalizza le nuove generazioni e incarcera i dissidenti, dovrà per forza cambiare registro. E non considerare il suo generoso sfidante, Henrique Capriles, soltanto come la foglia di fico per dare una parvenza di " democrazia* alle elezioni. Il 45% dell'opposizione non è poca cosa , ed esprime comunque , pur facendosi largo con molta fatica, la voglia di cambiamento di un Paese desideroso di recuperare la sovranità popolare. Al di la degli slogan, che non sono riusciti a tramutare la sua ennesima vittoria in un trionfo, l'erosione dei consensi - quasi dieci punti in percentuale - dovrebbe dare da pensare a Chavez e fargli capire da qui al 2019, quando avrà fine il suo regno, che senza la carica ideale di cui si son perse le tracce, gli enormi proventi dell'industria petrolifera da soli non bastano a dare un senso compiuto al " socialismo bolivariano del XXIesimo secolo".

 

RUOLI. Nella Tunisia culla della primavera araba il clima rispecchia quello di stagione - l'autunno- presagio di un brutto inverno per la condizione femminile, tuttora segnata, nonostante le speranze di una svolta epocale, dai preconcetti sulla donna subalterna all'uomo. La linea di demarcazione tra ll passato e la modernità intesa quale reale espressione della volontà popolare si è bruscamente lacerata a causa della inverosimile vicenda di una giovane che anziché ottenere giustizia, prima è stata stuprata dai poliziotti e ora è indagata per "offesa al pudore". Nell'inquietante ribaltamento dei ruoli tra vittima e carnefice si ripropone il confronto tra il paese progressista e l'ala integralista sui cui pesa la visione conservatrice e religiosa.

 

INERZIA. In Italia si parla molto di rottamazione. L'espressione è entrata di prepotenza nel gergo politico che fa da sfondo ai preparativi delle primarie e delle prossime elezioni del 2013. Sinceramente non è un bel concetto in quanto evoca l'immagine, del tutto fuori luogo e irrispettosa nei confronti della gente per bene , di una nazione simile a uno sterminato cimitero di carcasse d'automobili. Rottamare chi e cosa? Al posto di un verbo così drastico , distruttivo , senza speranze , forse sarebbe stato meno infelice riproporre il più confortante " riformare" che se non altro tiene aperto un filo di speranza. Ma anche il termine " riforma", considerata l'inerzia della classe politica contro i vizi peggiori, dalla corruzione al malgoverno, sembra ormai molto debole. Nel corso degli anni se n'è talmente abusato, , il più delle volte in modo inconcludente, da snaturarlo del suo significato originale fino al punto da farlo diventare un motto effimero, privo di sostanza. 

 

DISASTRO. Sarebbe fare un onore immeritato alle smorte figure che spasimano in cambio di un invito, scomodare il Satyricon e la Dolce vita per fotografare i frequentatori dei bizzarri party capitolini di oggi. Vederli vagare travestiti da maiali tra nauseabondi addobbi escrementizi, riuscendo chissà come a ingannare il tempo e loro stessi , essi sono lo specchio implacabile di una società parassitaria popolata da gente che si culla in una fatua fiera della volgarità per riempire il vuoto della sua esistenza. Fatti loro - verrebbe da dire - squallide storie del peggior gossip che però cessano di essere un evento privato e diventano un danno per l'intera comunità quando di mezzo ci sono i soldi pubblici, le tasse pagate dai cittadini, saccheggiate senza scrupoli , con un comportamento inammissibile e criminoso, per il sollazzo di una banda di sfaccendati in festini senza etica . Di fronte al disastro, Napolitano invoca una scossa morale per restituire dignità alla politica, mentre Monti parla di immagini inqualificabili appartenute a una Italia vecchia. Che però tanto vecchia poi non è. Perché è quella che il premier ha trovato a Palazzo Chigi, lasciata li da chi l'aveva preceduto. 

lunedì 1 ottobre 2012

No alla museruola

di Renzo Balmelli 

LIBERTÀ. Conquista fondamentale della cultura illuminista, la libertà di stampa deve guardarsi ogni giorno dal non finire nel mirino della censura e dell'intolleranza settaria, entrambe incompatibili con i precetti della società plurale. Ecco perché oggi, di fronte all'esasperazione degli animi cui abbiamo assistito in queste settimane di fuoco, è indispensabile , anche se difficile, difendere l'integrità della libera circolazione delle idee dagli agguati di chi ne fa scempio per il proprio tornaconto. Nell'antichità c'era il monarca, e chiunque gli andava contro doveva perire. Ora non più. La libertà non è un rischio; metterle la museruola, sì.


RIBELLIONE. Il caso di Alessandro Sallusti è emblematico dei pericoli ai quali si trova esposta l'informazione quando le caste provano a ingabbiarla con norme liberticide. Dal Direttore del Giornale, che rischia il carcere per un articolo controverso, ci separano anni luce, ma qui non si tratta di sottolineare le pur aspre divergenze e nemmeno soltanto di solidarietà. Qui si prova un senso di ribellione poiché non esiste che in un Paese maturo i giornalisti finiscano dietro le sbarre per quello che scrivono. Voltaire non va soltanto citato, ma anche messo in pratica. Poi il dissenso, anche duro e senza sconti , farà il suo corso. Ma senza manette e bavagli.


BUGIE. Negli anni Trenta - gli anni di cui si parla nella mostra di Firenze sull'Arte italiana di quel periodo- non piegarsi ai diktat dei gerarchi in orbace poteva costare la vita. Qualcuno però deve avere la memoria corta e si abbandona a rievocazioni glorificatorie di quella tremenda stagione, ignorando quanto accadeva nella vita di ogni giorno. Da recensioni traboccanti di nostalgici spasmi il lettore è indotto a credere ( sic!) che in quell'epoca "il massimo della libertà culturale si ebbe quando il regime era all'apice". Bugie, spacciate come verità. La * benevolenza" del Duce era pura finzione , la messa in scena con la quale il fascismo narrava se stesso per mascherare le sue nefandezze. Perché quelli erano gli anni delle leggi razziali e dei preparativi alla guerra che non furono un dettaglio della Storia.


MARASMA. A giudicare dalle sprezzanti esternazioni di Mitt Romney sugli americani meno fortunati, si presume che " Il Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo non sia il quadro che più gradisce. Le sue preferenza vanno ai milionari che vedono in lui il presidente prediletto, il nesso tra politica, affari e ricchezza che farà felici i magnati e renderà i poveri ancora più poveri se per disavventura lo sfidante repubblicano, arrivasse alla Casa Bianca. Troppo perfino per Wall Street - ed è tutto dire - che gli ha tolto il sostegno nel timore che l'ex governatore promuova la *lotta di classe all'inverso", dall'alto verso il basso come l`ha definita il mensile Confronti, precipitando gli USA nel marasma sociale.


SCANDALO. A ogni stagione la sua pena. Quanto accade nella Regione Lazio, ma non solo , purtroppo, è speculare del dissesto morale in cui il precedente governo ha gettato l'Italia, causandole un danno d'immagine che soltanto ora comincia piano, piano a ricomporsi. Gli eredi di quel disastro lungi dal ravvedersi continuano a considerare il mandato ricevuto alla stregua di una proprietà personale in cui tutto è lecito. Le dimissioni di Renata Polverini non sono che la punta emergente di un iceberg di corruzione in cui si va di vizio in vizio, in una catena ininterrotta di inconfessabili complicità . L'aggravante è che davanti all'ennesimo scandalo che travolge la classe politica, nessuno è in condizioni tali da presentare un attestato di innocenza; nessuno ha le mani pulite. E la consapevolezza che il malcostume è tenace come la cozza attaccata allo scoglio, lascia tante brave persone in preda a un senso di disgusto.


SVOLTA. Sinistra, se ci sei batti un colpo. Se non adesso, quando? Considerata la gravità della situazione e le drammatiche scadenze che premono all'orizzonte, ormai non è più tollerabile azzuffarsi e tergiversare per questioni personali. Gli elettori non capirebbero. Chi non ha smesso di sperare, aspetta con ansia di potersi infine identificare all'interno di un progetto di crescita unitario e creativo che ridia ossigeno alle grandi potenzialità di cui l'Italia dispone. Non è un'utopia, bensì una grande opportunità per riaffermare il primato dell'etica e della dignità nel governo del Paese. Poiché una cosa dev'essere chiara: in mancanza di una svolta, dopo l'estate popolata da cortigiani , da banchetti alla Trimalcione e bizzarre scenografie pagate coi soldi dei contribuenti, chiedere ai cittadini di avere fiducia nella politica sarebbe da ipocriti senza cuore.