giovedì 25 novembre 2010

Il Fascismo della bellezza

di Renzo Balmelli 

BRUTALITA’ - Chi pensava che la destra xenofoba svizzera avesse toccato il fondo con gli scellerati manifesti in cui i frontalieri sono ritratti come ratti famelici, ha dovuto amaramente ricredersi. Dalla serie al peggio non c’è mai fine, nella sua forsennata campagna per il referendum sull’espulsione dei criminali stranieri, l’UDC del populista Blocher ha stabilito un nuovo primato della vergogna; un primato che dovrebbe finire piuttosto sul lettino di Freud e non nel segreto dell’urna.


Il Fascismo della bellezza – Propaganda xenofoba come

esempio contemporaneo di deriva morale stile Weimar.

Per dire no agli immigrati, i democentristi si sono valsi di un accostamento fotografico che raggela per la sua brutalità. Nella prima immagine si vedono belle ragazze nude con il fondo schiena immerso nel lago di Zurigo. Nella seconda immagine quello che si rischia in futuro. Di bello non c'è nulla: solo donne malvestite, chiaramente dell’area balcanica e musulmane, che vociano e fumano in acque melmose. Per l’UDC è l’immagine del degrado, ma è evidente che lo sfacelo morale è da una parte sola, dalla parte di chi strapazza la democrazia con simili nefandezze e oltraggia la dignità delle donne.

 

NOSTALGIA - Si è stampato un sorriso del tipo “ve l’avevamo detto” sul volto degli orfani inconsolabili di lira e marco quando hanno saputo che la tempesta monetaria rischia di compromettere l’esistenza dell’euro. In verità l’affermazione puo’ apparire eccessiva, se non addirittura inverosimile. Ma è un dato di fatto che le tensioni aperte dalla crisi greca, riproposte dalle allegre finanze irlandesi e dalla vulnerabilità del sistema portoghese danno corpo ai peggiori fantasmi. Ed è appunto in simili circostanze che l’Europa dovrà dare il meglio di sé, contribuendo a riassestare gli squilibri interni degli Stati piu’ deboli. Cedere alle sirene di una malaugurata operazione-nostalgia finirebbe col mettere seriamente in pericolo l’esistenza dell’Unione con un balzo a ritroso nel tempo e nella storia dalle conseguenze che non si riescono nemmeno a immaginare.

BRESCIA - Nella letteratura di coloro che forse ancora per poco sono al governo, il terrorismo non ha altri colori se non il rosso. Quello nero, che tanti lutti addusse al paese durante la strategia della tensione, compare di raro, quando è strettamente necessario per dovere di cronaca. Ma si intuisce che non rientra nei canoni di un certo orientamento ideologico. Eppure ancora oggi il tragico ricordo dei bombaroli neri continua a fare del male all'Italia con le sue propaggini e il passato che non passa. A riaprire una nuova ferita, che non si potrà fingere di ignorare, concorre l’incredibile assoluzione di tutti gli imputati di Piazza della Loggia a Brescia. Trentasei anni dopo , quella strage fascista nel terribile Novecento resta senza colpevoli, senza neppure un barlume di giustizia. Quel processo è stato una grande delusione, perché la sentenza - ha ricordato Corrado Stajano - avrebbe avuto un “ valore simbolico altissimo per dare dignità a un Paese che, oggi piu’ che mai, ne ha tanto bisogno”.

DECLINO - Ancora non è chiaro se la crisi di fine Impero si consumerà sulle rovine politiche del governo piu' inefficace d'Italia, oppure a causa dell’ennesima raffica di scandali che pesano sul Cavaliere. Forse sarà la somma di tanti provvedimenti raffazzonati e di comportamenti indecifrabili a chiudere il ciclo che per durata tra non molto- sottolinea Franco Narducci- eguaglierà l'epoca mussoliniana. Comunque sia, è curioso che Newsweek, dedicandogli la copertina, parli solo di “Berlusconi’s Girl Problem” cogliendo nel titolo l’essenza di cio' che è stato il berlusconismo e cio’ che sarà il suo declino. In poche ore, dopo la sentenza Dell’Utri, emergono dal passato e dal presente le relazioni pericolose di Silvio Berlusconi con le mafie, mentre l’improvvisa ribellione della fedele e fidata Mara Carfagna annuncia altri sismi per il suo governo e apre nuove crepe nella compromessa credibilità del presidente del consiglio. Senza prenderli per oro colato i sondaggi attestano, infatti, che il premier mai è stato cosi’ in basso nel quadro di una parabola discendente che dura da un anno. E anche i sacerdoti organici alla liturgia berlusconiana paiono in seria difficoltà a tenere acceso il motore “ad usum Caesaris” che ormai va giu’ di giri sotto i colpi di una politica fallimentare, sacrificata integralmente agli interessi di una sola persona.

RINNOVAMENTO - Anziché piangersi addosso, il Pd dovrebbe radiografare senza pregiudiziali e con la scrupolosità di un entomologo prima se stesso e poi l’esito delle primarie milanesi del centro-sinistra. Quella che è stata definita la breccia di “Pisapia” a scapito del candidato ufficiale, Michele Salvati preannuncia il desiderio non piu' procrastinabile di attuare un cambio di strategia capace di promuovere il rinnovamento della cultura politica della sinistra. A fronte di una destra che preconizza addirittura una rivolta di piazza per dare vita in Italia a qualcosa di simile del Tea Party americano che riesca a salvare il trono del sovrano di Arcore, qualsiasi tentennamento non farebbe che aumentare il disagio degli elettori, già abbondantemente disorientati dalla scarsità di capacità progettuali. All’uopo non serve la rivoluzione, se non quella dello spirito. Per il rinnovamento basta tornare alle origini, al contenitore della grande storia delle idee proprie al socialismo; contenitore dal quale sia infine bandita la litigiosità, causa di dolorose sconfitte.  

martedì 16 novembre 2010

Oltre la siepe

di Renzo Balmelli 

BUIO - Quanta irresponsabile ostinazione nella destra che per evitare quella che chiama una crisi al buio, rifiuta di ammettere che la luce su questo governo che non governa si è spenta già da un pezzo. Chi si era illuso che i baci perugini avvelenati di Fini a Berlusconi fossero il colpo decisivo, ha dovuto ricredersi. Ormai in questa maggioranza avvinta al potere come l’edera siamo alle solite, ai pannicelli caldi per salvare cio’ che non è piu’ salvabile. La mezza crisi non serve al paese, è peggiore della crisi conclamata in quanto perpetua un clima di incertezza permanente. A questo punto la guerra del cerino assomiglia pericolosamente alla guerra dei Roses: un gioco al massacro.


DERIVA - L’analisi è impietosa e allarmante. A Palazzo Chigi, rimasto privo di timone, si galleggia senza un’idea, senza un programma. Pare la decadenza dei Romani descritta da Montesquieu . Nel marasma politico , una cosa sembra assodata: nella capitale si respira il clima che precede il disfacimento “dell’impero”. Con il Rubygate si è scritta un’altra pagina della deriva etico -istituzionale che lede l’mmagine del paese nel mondo. Ed è grave, perché l’Italia è mille volte migliore dell’immeritata fama in cui l’ha confinata un sistema debole e corrotto.


METAFORA - All’infuori del Lodo Alfano l’agenda è vuota. Pompei? Quattro sassi vecchi. Ecco perché Il crollo della Casa dei Gladiatori è la metafora di un crollo italiano. Perché è la spia di una situazione degradata che non concede piu’ appelli. Arte e territorio versano in uno stato di abbandono preoccupante. Il governo nega, ma foto e filmati raccontano un’altra verità: i turisti sono costretti a zigzagare tra la spazzatura che regna sovrana sotto il Vesuvio. Leader di siti Unesco, l’Italia rischia la serie B per la sciatteria con cui gestisce i suoi beni culturali, patrimonio dell’umanità.


RESISTENZA - Non è un reality, non è un quiz e nemmeno uno sfoggio di pailettes, “ Vieni via con me”, il nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano sui Rai3 che alla prima puntata ha fatto il record di ascolto sfiorando gli otto milioni di spettatori. Segno che in un panorama mediatico non sempre in linea con lo spirito del servizio pubblico è sentito il bisogno di una formula diversa rispetto alla tv che va per la maggiore. Fin dall’esordio la trasmissione si è proposta come fortino di resistenza culturale nel mare magnum del conformismo imperante. E si vede che ha colto nel segno a giudicare dai commenti inviperiti delle testate di casa Arcore.


VOTO - L’UDC svizzera, nota per i famigerati manifesti a sfondo xenofobo, è visceralmente antieuropeista. Ma nell’Europa dei nuovi nazionalismi che fanno cassetta elettorale con la paura, anch’essa vuole recitare la sua parte. A fine novembre nella Confederazione si voterà sulla sua controversa proposta di legge per l’espulsione immediata dei delinquenti stranieri ; proposta in contrasto con lo Stato di diritto e che in verità nasconde altre mire . La Svizzera infatti già dispone di leggi severissime, che rendono superflua l’iniziativa. E’ quindi palese l’intento di alimentare l’escalation emotiva verso gli immigrati per raccattare consensi pescando nel torbido.


SCEMPIO - In Birmania è andata in scena la prevista farsa elettorale a colpi di brogli. La giunta militare al potere si è impadronita dal Parlamento, ma l’ opposizione non è del tutto incolpevole. Non dando seguito al boicotto del voto preconizzato da Aung San Suu Ky , l’intesa democratica ha reso un servizio alla dittatura. Cio ‘ non farà che peggiorare le condizioni in cui versa il paese, segnato dal terrore e dall’esodo di migliaia di profughi verso la Tailandia. Ma anche l’Asia non è esente da responsabilità per l’indifferenza con la quale assiste allo scempio connsumato all’ombra dei templi di Rangoon.


RIVALITA’ - Nel divertente “Il carnet del maggiore Thompson” lo scrittore francese Pierre Daninos si dilettava a prendere in giro gli inglesi. Famosa la frase sulla primavera londinese, tanto lunga da durare “ventiquattro ore”. Ma la storia cambia e sull’onda di impellenti difficoltà si superano rivalità cultural-meteorologiche mai sopite . Il recente trattato franco-britannico sulla cooperazione militare segna una svolta nel campo della dissuasione, chiamata oggi a misurarsi piu’ col terrorismo che con gli eserciti. Anche se poi nei giudizi al di qua e al di là della Manica, Parigi sarà sempre la “ ville lumière” e Londra la capitale della nebbia.       

mercoledì 10 novembre 2010

In America nulla è per sempre


 di Renzo Balmelli 

MEMORIA - Gli Stati Uniti non ci credono piu' al "yes we can" che due anni fa mise le ali a Obama. Al suo posto monta la marea del Tea Party repubblicano, rossa di colore, ma nera di fatto, che ha avuto l'effetto di una doccia gelata sulle ambizioni di riscatto in grado di dare vita a una società piu' giusta. Forse frastornati dal fast-food mediatico, indigesto quanto quello servito dalle reti berlusconiane, gli elettori hanno smesso di sognare, scordandosi com’era ridotto il paese alla fine dell’era Bush. Dopo la bruciante sconfitta alle mid-term, Obama dovrà sudare le sette proverbiali camicie per gestire una delicatissima austerità senza abbandonare la speranza di un mondo piu’ solidale. Gli saranno di conforto le parole dello scrittore Paul Auster quando afferma che il bello dell’America è “che nulla è per sempre”. Quindi , si spera, nemmemo il tè amaro che ha spento la memoria degli americani.


DELFINA - Nel Brasile sempre piu’ forte tocca ora a Dilma Rousseff proseguire le riforme del presidente Lula che ne ha agevolato l'ascesa, magari cercando di correggere i contrasti sociali , a volte anche vistosi, originati da una sviluppo tanto impetuoso. Di lei, prima donna capo dello Stato, si parla come della novella “dama di ferro” dell’America latina, forgiata da battaglie molto dure, dalla prigione alle torture sotto la dittatura. Stupirebbe qunidi se come pronosticano i suoi avversari si adagiasse nel semplice ruolo di delfina del suo grande elettore. Nei momenti difficili dei primi cento giorni potrà cercare ispirazione nella lettura di Dostoievsky , l'autore preferito con i classici greci, che tiene sempre a portata di mano.


BARATRO - La maggioranza chiede che il governo venga giudicato sui fatti. Ma se la realtà è quella circoscritta alle squallide battute sui gay, al bunga-bunga, alle promiscue frequentazioni di ragazze minorenni, il discorso è presto chiuso. Sull'ennesima, delicatissima vicenda che lo vede coinvolto, il premier si rifugia nell’amibiguità e nel trivio da bettola anziché avere il coraggio di affrontare le responsabilità ed i chiarimenti che il paese esige. Nelle segrete stanze del poetere è tutto un rincorrersi di sussurri e grida, di ammissioni bisbigliate e smentite imbarazzate, e le mezze verità - si sa - sono anche le piu’ grandi bugie. Conveniamone: ci vuole una grande forza d’animo per sopportare il malcostume di un sistema che ha toccato il fondo del baratro. Qualsiasi cosa voglia essere Berlusconi gli italiani, tutti gli italiani, sono coinvolti. Ahinoi.


ILLUSIONI - Nelle “Illusioni perdute” (1843) Balzac scriveva che ci sono due storie: “Quella ufficiale, piena di menzogne, che insegnano a scuola, la storia ad usum Delphini; e poi c’è la storia segreta, quella che contiene la vera causa degli avvenimenti, una storia ignominiosa”. Trasferiamoci ai giorni nostri, a Palazzo Chigi , desolatamente fermo al palo, paralizzato dall’immobilismo, e al primo confronto niente risulterà piu’ attuale del monito balzachiano nel mopmento in cui l’emergenza etica e politica che incombe sul paese appare sempre piu' segnata da una lunga scia di illusioni perdute. Se lascio - dice il Cavaliere - sarà un danno per l’Italia”. No, il danno irreparabile ci sarà se resta anche un solo minuto di piu’.


POESIA - Poco prima di morire, Alda Merini volle dettare un’ultima poesia che nel nostro pensiero “rimarrà un respiro d’amore”. A un anno dalla scomparsa della grande poetessa dei Navigli, i suoi versi sono come un bagliore, una lama di luce nel clima depresso e senza futuro in cui si dibatte il paese alla mercé di una classe dirigente ormai allo sbando. Alda Merini era una donna molto generosa e conosceva la povertà. Nel suo sguardo alto e ironico sulla vita, sguardo che sa anche frugare negli interstizi, sono frequenti i richiami ai diseredati, alle persone messe ai margini della società per colpa dei pregiudizi e dello status sociale. Chissà se la sua voce riuscirà ad aprire un varco nel muro dell’indifferenza. Come puo’ cambiare questa Italia se non si lascia fecondare dalla poesia?  

martedì 2 novembre 2010

Se il governo avesse il senso del decoro . . .

di Renzo Balmelli 

ABBANDONO - Se il governo avesse il senso del decoro non ci penserebbe due volte, dopo avere perso miseramente la battaglia dei rifiuti e dopo avere aggiunto con Ruby un’altro capitolo alle singolari abitudini del premier, a congedarsi dagli elettori che ha servito cosi' male a colpi di bluff giocati senza ritegno. Ma poiché la sua unica priorità è beffare la giustizia mediante il famigerato Lodo ad personam, diventato ormai l'ombelico della maggioranza, è inutile attendersi un ripensamento etico. Le riforme languono in fondo a una cassetto e sul treno dell’emigrazione, non piu’ quella con la valigia di cartone, ma neppure una scampagnata, salgono i giovani sempre piu’ sfuduciati per la mancanza di prospettive. Questo è l’abbandono del paese.

SATIRA - Una risata vi salverà. Se il TG 1, sempre meno libero, risponde soltanto alla voce del padrone, se il servizio pubblico è vieppiu' soggiogato dalle pretese egemoni della destra, non è il caso di cedere alla disperazione: la satira d’autore non tradisce, non abdica ne si lascia imporre la museruola. A Massimo Gramellini, fine umorista della Stampa e ospite di Fazio a RAI3, è venuta un’idea geniale per appagare il capriccio di Berlusconi che non dorme senza scudo. Basterebbe trasferire la creatura di Alfano a Terzigno non per proteggere le alte cariche, ma le discariche!

MISERIA - Pietro Fontatini, presidente leghista della provincia di Udine, ha offerto una dimostrazione eloquente di come si puo’ immiserire la politica. La sua proposta di cacciare i disabili dalla scuola in quanto ritardano i programmi per i normodotati denota una mancanza di rispetto verso le persone meno fortunate che lascia sgomenti. Quando un politico parla di ghettizzare i bambini disabili, vuol dire che non c'è più limite e che ci stiamo già muovendo in un territorio pericoloso.

PENSIONI - Se Roma piange, Parigi non ride. L’Eliseo sfidando l’impopolarità sull’età della pensione si è trovato contro il paese. E’ una costante della destra che sfodera l’arroganza per zittire chi protesta per non pagare sulla propria pelle i disastri del capitalismo senza regole . A taluni è parso di vedere una riedizione del ‘68 che mise a nudo l’ipocrisia borghese. Ma le lancette della storia non tornano indietro. Se quarantadue anni fa si marciava per cambiare la società ora si manifesta contro lo smantellamento delle conquiste sociali per cui si sono battute generazioni di lavoratori.

FALLIMENTO - A pochi giorni dalle elezioni di mid-term che si preannunciano difficili per la Casa Bianca, il presidente Obama deve rispondere al paese degli orrori commessi in Iraq e giunti a conoscenza grazie ai files di WikiLeaks. Tra i tanti regali avvelenati ricevuti dall’amministrazione Bush questo è senz'altro il peggiore; un bagno di sangue che sullo sfondo di stragi e abusi contro la popolazione civile svela in quale orribile pantano si è mossa la coalizione internazionale in cui c’era anche l’Italia. Cala cosi’ un velo oscuro sulla missione salvifica che era stata voluta - conviene ricordarlo - per portare l’Iraq nel novero delle nazioni democratiche. Il fallimento sarebbe addirittura doppio se aggiungendo orrore all’orrore venisse confermata la decisione di consegnare al boia Tareq Aziz, ex braccio destro di Saddam Hussein. E’ un verdetto che solleva indignazione, primo perché a morte non si condanna nessuno . Poi perché rispettare i diritti umani anche di chi ne ha fatto scempio è un comandamento universale forgiato dall’Illuminismo. Sarebbe un brutto presagio se l’Iraq si accingesse a gestire il proprio destino con l’ipoteca di un’esecuzione capitale che pone chi la ordina sullo stesso piano del boia.