mercoledì 28 settembre 2011

Tutto bene, Madame

Raccontano i maligni che l'altra sera a Palazzo Grazioli Berlusconi e compari canticchiassero "Tout va très bien Madame la Marquise" . . .

di Renzo Balmelli  

 

ISOLAMENTO. Raccontano i maligni che l'altra sera a Palazzo Grazioli Berlusconi e compari canticchiassero "Tout va très bien Madame la Marquise". Bene per chi? Per loro forse, cariatidi di un potere in disfacimento, ma certo non per il Paese, dove in effetti non c'è quasi nulla che vada per il verso giusto, né in politica, né in economia. Per sette miseri voti sul caso Milanese la maggioranza resiste e si aggrappa all'istinto quasi animalesco di sopravvivenza mentre il governo sembra avviato inesorabilmente alla paralisi e a un pericoloso isolamento. Dallo sgarbo di Obama, che omette di ringraziare Roma per il ruolo svolto in Libia, al declassamento del rating , che è un declassamento di Palazzo Chigi, cio' che il mondo vede è l'immagine di un'Italia sfigurata e resa inaffidabile dalle vistose inadempienze e dalle faide interne alla maggioranza.

 

TRINCEA. Siamo probabilmente agli sgoccioli e il quadro che il Cavaliere offre ai fedelissimi è quello di un uomo provato da una lunga guerra di trincea. Ma quale? Ovviamente la sua: una trincea, esclusiva, privatissima, scavata non certo per produrre atti eroici a favore della comunità, ma solo per condurre l'estenuante battaglia contro i magistrati, senza nessun riguardo per i veri problemi del Paese. Non c'è altro nel bilancio. Le speranze di cui si era fatto portatore - a parole, mai nei fatti - oggi si sono dissolte negli scandali e nei comportamenti indecorosi. Potrebbe ancora riscattarsi se volesse, facendo all'Italia l'unico favore possibile, le sue dimissioni. Dimostri almeno una volta, uscendo allo scoperto, di avere il coraggio civile e le doti morali che un simile passo richiede.

 

MISS. Nell'Italia della televisione qualcosa non funziona per il verso giusto. A inceppare il collaudato ingranaggio che crea consenso di massa non sono soltanto gli editoriali a senso unico del TG UNO, ormai smascherati dalla commissione di vigilanza, ma addirittura i grandi eventi nazional-popolari come Miss Italia che senza il solito contorno di gossip, drammi e svenimenti non è riuscita a fare il pieno di ascolti. Lo spettacolo - ha scritto Aldo Grasso - "è stato il piu' noioso dopo il big bang". Frotte di massmediologi stanno spaccando il capello in quattro per sviscerare i motivi dell'improvvisa disaffezione ma dovranno scavare a fondo. "Dio è morto" - diceva Woody Allen – "e anch'io non sto tanto bene". Se nemmeno sessanta belle ragazze riescono a scuotere l'apatia della gente, provata dall'indecorosa rappresentazione della classe dirigente, forse è tempo che qualcuno corra al capezzale del Belpaese.

 

SCHIAFFO. La Svizzera andrà presto alle urne per rinnovare il Parlamento e nel fuoco della campagna elettorale, tesa come non mai, l'UDC del tribuno Blocher, decisa a governare la Confederazione con piglio autoritario, cerca voti facili con la solita accozzaglia di slogan e manifesti di pessimo gusto contro gli stranieri. Ma gli spauracchi della destra nazionalista sugli immigrati, che a suo dire sono la rovina del Paese, crollano come fuscelli alla prima verifica. Capita di leggere la formazione di una squadra di Zurigo che ha fatto felici i suoi tifosi vincendo un derby per sette a zero. Autori dell'impresa Bytici, Crusi, Fusco, Delidimou, Paramanthan, Georgis, Muhaxheri, Dehkill, Buniaku, Roccuzzo, Gigli, e l' allenatore Giandomenico. Mancavano Mazzoleni, Mangiafico, Tiralosi. Che schiaffo ai cattivi maestri, ai predicatori di sventure.

 

ROM. Già alla ribalta della cronaca per i suoi deliranti spropositi, il "Movimento per un'Ungheria migliore" negli ultimi tempi si è reso responsabile di assalti ai nomadi che hanno sollevato l'indignazione della comunità internazionale. Cosa si intenda per "migliore" nel linguaggio della destra estrema che sfila tra fiaccole fumiganti al grido "zingari assassini" è un mistero insondabile. E ancora non è finita. Nella prevaricazione dell'uomo sull'uomo, l'ultima iniziativa choc prevede l'apertura di cantieri di "pubblica utilità" in cui i Rom, per non perdere i sussidi, sono in pratica costretti ai lavori forzati. E' un tipo di propaganda di cui la nazione magiara subisce l'assedio nel momento in cui la democrazia locale pare in affanno. C'è di che allarmarsi nel paese che ha conosciuto le barbarie nazista e comunista che ne hanno segnato la storia con tracce indelebili. No davvero, Molnar e i ragazzi della via Pal non abitano piu' qui.

 
ANOMALIA. Nel rinfacciarsi i torti, israeliani e palestinesi hanno omesso di confrontarsi sulle ragioni reciproche. L'avessero fatto, se entrambi avessero riconosciuto il diritto di ognuno di vivere all'interno di frontiere sicure, senza considerare l'altro alla stregua di un usurpatore, forse la storia avrebbe preso un altro indirizzo. E' invece motivo di rammarico che il processo di pace in Medio oriente, anziché farsi contagiare dall'ottimismo della primavera araba, si impantani nelle rappresaglie, negli svolazzi della diplomazia, nei veti dell'ONU e nella sorprendente giravolta elettorale della Casa Bianca sul riconoscimento dello Stato palestinese. Fino a quando tale anomalia non verrà cancellata, questa parte del mondo resterà una polveriera carica d'insidie per la stabilità dell'intera regione. Attendere ancora è un lusso che le due popolazioni, condannate a trovare un terreno d'intesa su cui convivere, non possono permettersi.

martedì 20 settembre 2011

Diamo ai sondaggi cio' che è dei sondaggi

Se in tre mesi il centrosinistra è riuscito a scavare uno solco di oltre sei punti rispetto alla maggioranza, questo come minimo significa che la pazienza dei cittadini è agli sgoccioli.

di Renzo Balmelli  

 

SORPASSO. Diamo ai sondaggi cio' che è dei sondaggi, e agli elettori cio' che è degli elettori. Spesso le loro strade divergono in modo tale da creare sorprese clamorose. Se pero' in tre mesi il centrosinistra è riuscito a ribaltare il quadro d'insieme, a passare in testa nella preferenze ed a scavare uno solco di oltre 6 punti con la maggioranza, come minimo significa che la pazienza dei cittadini è agli sgoccioli. Il declino della destra trova poi altri riscontri nella caduta libera del premier e nel calo vistoso della fiducia scesa ormai sotto lo zoccolo duro. Molto apprezzata è invece l'idea di un governo istituzionale per uscire dalla crisi e condurre l'Italia a nuove elezioni. Ed è questo un dato significativo, che evidenzia quanto sia sentita la voglia di cambiamento al termine del viaggio nella lunga notte berlusconiana.

 

SVOLTA. Anche nelle democrazie scandinave, considerate all'avanguardia nel campo della parità tra i sessi, a volte resistono pregiudizi duri a morire. Ne sa qualcosa Helle Thorning-Schmidt, 44 anni, capo del Partito socialdemocratico danese, veniva considerata troppo bella, alta, bionda e alla moda per poter essere di sinistra e ricoprire la carica politica più ambita del Paese. E invece – dopo dieci anni di supremazia borghese, giunta ormai a un punto morto – Thorning-Schmidt, che la stampa aveva ribattezzato "la Gucci rossa", ce l'ha fatta. Sarà la prima donna a ricoprire la carica di primo ministro nella storia della Danimarca. Non era facile attuare una "svolta rossa" sotto il peso della crisi economica e con la zavorra della destra nazionalista che ha condotto una campagna all'insegna della paura. Con la vittoria del centrosinistra a Copenaghen è stata scritta una pagina di storia che, sommata ai buoni risultati della SPD in Germania, dovrebbe avere ricadute positive anche sul quadro politico europeo (e quindi anche italiano).

 

FUGA. Parlare di Berlusconi è imbarazzante. Ormai è talmente screditato da non risultare credibile nemmeno quando vola all'estero per una missione di ordinaria amministrazione. Cio' che la gente vede è l'immagine di un uomo in fuga dalla giustizia. A volte ormai sembra di sparare sulla Croce Rossa. Ma il Cavaliere, pur prigioniero del suo ego sconfinato, non è, come si tende a pensare, un uomo solo al comando, no, è il prodotto di un sistema politico-mediatico viziato, che lo ha sempre applaudito, blandito e assolto anche quando ne combinava di tutti i colori. Insomma uno funzionale all'altro, nel solco di un'anomalia tutta italiana, l'anomalia delle buffonerie e dei baccanali al potere, che destabilizza il paese.

 

DISAGIO. Poco alla volta se ne stanno accorgendo anche gli osservatori che di solito misurano i giudizi col bilancino del farmacista e passano ore su un aggettivo o una frase nell'esercizio bizantino del dire e del non dire. Pure loro cominciano a scrivere, senza troppe perifrasi, che questo governo e questa maggioranza, dopo una manovra degna di Fregoli, dopo la bufera giudiziaria con i magistrati di Napoli, dopo il caso Tarantino-Lavitola e dopo lo scontro con il Quirinale, sono prigionieri di una situazione ormai insostenibile. C'è quindi da chiedersi quanto possa andare avanti il disagio senza provocare danni seri all'Italia. Invero, domanda pletorica. L'impressione è che il disastro sia stato fatto e resti soltanto da attendere la liberazione da questa ingloriosa via crucis.

 

SCHIAFFO. Brooklyn era democratica da quasi un secolo. Ora lo storico quartiere italo-americano di Nuova York è stato espugnato dai repubblicani e lo schiaffo ha lasciato il segno. Da troppo tempo ormai contro il primo presidente di colore alla Casa Bianca, portatore di speranze inaudite, si moltiplicano i segnali di sfiducia, senza che il suo staff sia riuscito a escogitare le giuste contromisure. Come si stanno mettendo le cose, la rielezione di Obama non è ancora compromessa, ma neppure scontata. I suoi principali avversari tuttavia non sembrano i predicatori del Tea Party , che comunque non hanno un candidato capace di fare la differenza. L'impresa piu' ardua per il leader democratico adesso consiste nel riconquistare il sostegno dei suoi alleati nell'area liberal che si sentono delusi, traditi, e potrebbero voltargli le spalle.

 

FIGURACCIA. Sarebbe piaciuta a Kafka l'incredibile disavventura occorsa all'UBS. La maggiore banca svizzera impone ai suoi collaboratori severe regole nella scelta dell'abbigliamento e persino degli occhiali, ma riesce a farsi soffiare due miliardi di dollari, che non sono bruscolini. Alla faccia dei controlli. Messo a segno nella sede londinese da un dirigente scaltro e senza scrupoli, il colpo grosso oltre al danno è valso all'istituto anche la beffa della pessima figura che ne scalfisce l'immagine già compromessa in passato da altre operazioni di dubbia pertinenza. Da quanto si vede la lezione pero' non è servita e ora, a un mese dalle elezioni federali, l'ingente truffa ripropone in termini che forse non è esagerato definire drammatici il dibattito su etica e finanza nel cuore del segreto bancario. Dibattito dal quale la politica non ha il diritto di chiamarsi fuori.

lunedì 12 settembre 2011

A che punto siamo?

A dieci anni dalle Torri gemelle

 

di Renzo Balmelli  

 

SPERANZA. A dieci anni dalle Torri gemelle l'opinione pubblica si chiede a che punto siamo. Di sicuro la storia non è finita, ma ha cambiato natura. Il terrorismo sanguinario se non allo sbando è perlomeno in regresso, decapitato, mentre le varie primavere arabe aprono prospettive impensabili. Si afferma la convinzione che per cambiare leadership e rovesciare i regimi esiste un'alternativa alla democrazia esportata con le armi, dunque sbagliata. Quelle rivoluzioni hanno alimentato la speranza, adesso ancora flebile, di conseguire obiettivi ambiziosi senza intrusioni esterne. Sarà tuttavia una sfida di lunga lena che nella realtà contrasta con due conflitti ancora drammaticamente aperti (Iraq e Afghanistan), con la mancata osservanza dei diritti umani (Guantanamo) e con le tragedie umanitarie che portano alla morte per fame.

 

BEFFA. Ci sono regioni del pianeta dove le manovre sgangherate e affannose del ricco occidente hanno il sapore di una beffa atroce. In Somalia e in altre contrade dove milioni di persone rischiano la vita, non avendo nulla con cui nutrirsi, le scommesse da mille miliardi di dollari per puntellare l'economia claudicante e spendacciona di chi è nato nella bambagia, suonano come un insulto alla miseria. Mentre le borse bruciano somme pazzesche nel loro assurdo carosello, non un centesimo arriverà a lenire le pene e le sofferenze del profugo in marcia verso la morte nel deserto. La foto che lo ritrae ha fatto il giro del mondo, muta e spaventosa testimonianza delle iniquità e delle prevaricazioni dell'uomo sull'uomo.

 

SFIDA. "Il modo che un Paese ha per essere sovrano è di essere presente, non assente". Per questa visione sul ruolo della Svizzera nel mondo, Micheline Calmy-Rey, per nove anni ministro degli esteri della Confederazione, era diventata la bestia nera della destra populista, demagogica e xenofoba. Ora che l'esponente socialista, determinata e battagliera tanto da essere soprannominata "lady di ferro", è uscita di scena c'è chi paventa il ritorno alla diplomazia del silenzio nelle quattro lingue nazionali. L'UDC di Blocher, nota per le sue virulente campagne anti-stranieri, non ha mai fatto mistero di ambire al seggio vacante per chiudere ermeticamente la porta dell'Europa. Con la duplice sfida delle elezioni nazionali e il conseguente rimpasto governativo, a Berna si prepara un autunno politico al calor bianco.

 

SCANDALO. Se nella maggioranza indugiasse non tanto, ma almeno un presagio di decenza, Berlusconi non sarebbe piu' al suo posto. Non si riesce infatti a immaginare con quale animo si possa governare la nazione dopo averla oltraggiata con un delirio scatologico senza precedenti. Altrove l'ennesimo scandalo planetario del Cavaliere ("Italia paese di m. . . .") avrebbe portato alle dimissioni immediate, ma non nel Pdl, partito dalla morale elastica, che si inventa una innocua favoletta sulle "simpatiche esuberanze" del premier per cavarsi d'impaccio. Non sarà elegante, ma cresce la voglia di replicare a tono rinviando al mittente in quel di Arcore l'esclamazione che fu di Cambronne.

 

VERSIONE. A vederli sempre assieme sembrano i fidanzatini di Peynet in versione romanesca. Sparite le escort , impaurite dalla pessima pubblicità, a fare coppia fissa adesso sono Silvio e Angelino, il mentore e il delfino in pectore, entrambi attaccati al potere come la cozza allo scoglio. Da quando il Cavaliere ne ha fatto il suo segretario, nulla sembra frenare l'irresistibile ascesa del giovin Alfano che, presa in mano la gestione dell'agenda politica, non intende mollarla per nessuna ragione. Sono tempi duri per i vari Buonaiuti, Gasparri e Capezzone, fin qui inamovibili turibolieri del berlusconian pensiero, ora relegati nell'ombra dalla furba new-entry. Dicono gli addetti ai lavori che mai si sono visti tanti musi lunghi nei corridoi di Palazzo Chigi e nel privé di Palazzo Grazioli.

 

REGALO. Lascia la diocesi di Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi, implacabile fustigatore del malcostume. Di sconti non ne fa nell'ora del commiato, anzi rincara la dose: l'aumento della ricchezza per pochi, la mancanza di prospettive per i giovani, il tragico destino di rom e immigrati, privati dei diritti umani e bersaglio di battute razziste, formano la triste, cupa tela di fondo di una catastrofe etica che sta "sprofondando sempre piu' in basso". Si capisce che l'arcivescovo non piacesse alla destra dei festini. Che ora la sua biblioteca venga curata dai volontari dell'associazione "Scarp da tennis", nome che rievoca la canzone-manifesto di Jannacci, sui barboni, è un regalo alla sua città denso di significati.

 

SPACCATO. Sorpresa. La RAI che non ti aspetti la trovi sul satellite. E' una televisione d'altri tempi: film d'autore, sceneggiati con attori di cui si è perso lo stampo, documentari sull'Italia fascista, poi il paese del dopoguerra, della ricostruzione, del primo miracolo economico, la cinquecento, le ferie pagate, gli elettrodomestici, la faticosa conquista del benessere. Ma anche il risvolto della medaglia, gli scompensi sociali, il pane amaro dell'emigrazione, le brutture del terrorismo, la deriva golpista, i servizi deviati, gli attacchi alla democrazia. Insomma uno spaccato intelligente, visto anche attraverso la moda, il cinema, l'arte, la letteratura, la musica, che ci restituisce il fascino del made in Italy ieri come oggi di gran lunga migliore della sua classe politica.

lunedì 5 settembre 2011

PAZZIA?

IPOCRISIA . A Gheddafi resta una sola via d'uscita: presentarsi con tutto il suo clan davanti al tribunale della storia e degli uomini. Fatta questa doverosa premessa, appare nondimeno ambigua la gara ingaggiata dalle potenze occidentali, con Sarkozy a tirare la volata, per ergersi a paladini della futura democrazia libica . E' un ripensamento strano e tardivo da parte di coloro che per anni, in nome di interessi inconfessabili, hanno tollerato le nefandezze del regime . Se ci fosse il campionato mondiale dell'ipocrisia affaristico-diplomatica sarebbero tanti i pretendenti al titolo , gli stessi che fino a pochi mesi fa sgomitavano per stare in prima fila al lucroso banchetto del gas e del petrolio. Al compagno di merenda di Berlusconi veniva concessa ogni stravaganza in cambio di una fiumana di soldi che sparivano nei compiacenti forzieri dei paradisi fiscali. Con trepidazione abbiamo seguito la coraggiosa  battaglia degli insorti per riportare la civiltà nel loro paese. Ma  il trasformismo di chi ora si proclama loro alleato fa temere l'insorgere di lotte non meno feroci e di nuove sofferenze per il controllo del potere.
 
IL CASO. Non è mai un buon segno quando la questione morale investe di petto la sinistra e ne mostra falle e debolezze che contrastano con la sua storia e la sua tradizione radicate nell'onestà e nell'estraneità alle sordide vicende del sottobosco politico. Per il rispetto di questi principi inderogabili,   nel caso Penati sarebbe oltremodo deplorevole provare a tergiversare con manovre poco chiare.  Per uscire indenni dalle sabbie mobili dello scandalo che scuote  l'opposizione peggio dell'uragano Irene, occorrono fermezza e trasparenza. Solo cosi' si potranno fugare   le ombre che si addensano sulla Tangentopoli di Sesto. Qualsiasi ambiguità darebbe  ragione ad Antonio Pennacchi, scrittore ed ex operaio di Latina quando afferma che  "con il crollo delle ideologie del Novecento  è venuta meno pure l'etica". Il Pd dimostri il contrario, dimostri di essere diverso , specie nelle avversità.
 
MANOVRA. Li hanno ribattezzati il "quartetto di Arcore",  ma rispetto all'altro ben piu' famoso, quello di Alessandria, il risultato del conclave sulla manovra tra Berlusconi, Bossi, Tremonti e Alfano è tutto fuorché un capolavoro. L'unica similitudine con le pagine di Durrell è il disfacimento, il caos totale che regna dentro una maggioranza pronta a tutto pur di sopravvivere. Dal cilindro salta fuori l'ennesima beffa ai danni dell'Italia messa a punto tra le stanze di passati festini e che si regge su due gravi distorsioni:  il golpe sulle pensioni  che toglie ai poveri per dare ai ricchi e l'evasiva lotta all'evasione che non tange  di una virgola i diritti dei soliti privilegiati di serie A.  "Manovra- champagne", l'hanno chiamata, ma cio' che resta a conti fatti sono soltanto le bollicine evanescenti di un'altra, clamorosa occasione mancata.
 
CRISI. In questi tempi di estrema incertezza economica e oscure prospettive politiche, qualcuno si è ricordato di " Ma cos'è questa crisi", simpatico  e caustico motivetto in  auge  negli anni trenta, poi riesumato da Gaber,  che faceva le bucce ai grandi speculatori. Il testo in apparenza  deliziosamente leggero, ma in verità   graffiante e tristemente attuale , pare fatto su misura per quel dirigente di una grande banca svizzera che alla notizia di massicci licenziamenti nel suo istituto , con una faccia tosta e una disinvoltura stupefacenti si professava " tranquillo e ottimista". Aveva visto giusto il Nobel della letteratura Saramago quando ammoniva che  le crisi dei mercati sono in primo luogo crisi morali.
 
CAPITALISMO. Nel mezzo della bufera finanziaria che ha rovinato l'estate piu' delle bizze meteorologiche, non poche sono state le voci che si sono alzata per chiedere di riformare il capitalismo e di ricondurlo alla sua ragion d'essere, ossia la capacità di produrre benessere e lavoro per tutti. Non bisogna piu' lasciare a briglia sciolta un sistema vorace e irresponsabile che sempre piu' accumula i benefici nelle mani di pochi. Occorre dare spazio a una maggiore sensibilità che ponga al centro del problema la solidarietà e le misure atte a ridurre le discrepanze sociali. Sono principi perfettamente condivisibili, ma  destinati a naufragare se oltre al capitalismo non si escogiteranno i  provvedimenti per riformare i capitalisti.
 
PERFIDIA. Cosa non farebbe la destra per uno scampolo di potere. Pur di abbattere Obama, il Presidente " socialista e " negro" di cui non ha mai digerito l'elezione, il Tea Party repubblicano non ha esitato a giocare sporco. E poco importa se l'America è uscita umiliata e offesa da una prova di forza che le è costata la tripla A. E' vero che nell'attuale situazione l' inquilino della Casa Bianca non è apparso in piena forma, ed è altresì  vero che la leadership democratica è sembrata impacciata,  come d'altronde lo sono stati tutti i governi.  Ma è altrettanto evidente che gli ultrà conservatori al colmo della perfidia e indifferenti alle conseguenze hanno provato  a trasformare  gli Stati Uniti in un Titanic alla deriva, pronti ad affondarlo in nome di bacati e confusi ideali revanscisti. Ma la nave, malgrado la tempesta,  ha tenuto a dispetto del sabotaggio  ideologico.
 
ALLENDE. Coloro per i quali il passato non solo non passa mai, ma è fonte di persistenti rimpianti, le circostanze della morte di Salvador Allende sono state motivo di gaudio e sarcasmo infinito. Potere finalmente dimostrare che il primo Presidente di sinistra democraticamente eletto in Cile non era caduto in battaglia, ma si era tolto la vita per non finire in mano agli sgherri fascisti ,nell'ottica deformata dei nostalgici  equivaleva  ad assolvere il regime dalle orrende  nefandezze di cui si è macchiato.   Sotteso agli sgangherati commenti vi era  quindi non tanto il giudizio storico, quanto il tentativo di  riabilitare il sanguinario regime di Pinochet che resta invece una delle piu' grandi vergogne del mondo civile.
 
PAZZIA. In un mondo popolato da preoccupanti rigurgiti xenofobi, si farebbe un grave torto a Erasmo e al suo elogio della follia a definire il norvegese Anders Breivik, autore del massacro di Oslo,  un pazzo solitario. La sua visione paranoica e maniacale della società è un cocktail micidiale lontano anni luce dal pensiero del  saggio di Rotterdam , ma vicino  in quasi tutto e per tutto alle  posizioni dell'estremismo populista che vede crescere i suoi seguaci un po' ovunque: anti-islamismo virulento, odio per gli stranieri, nazionalismo spinto, paura del diverso. Teorie bacate , certo, ignobili, che pero' consentono di raccattare consensi a buon mercato senza calcolarne i danni sconvolgenti  per la società.
 
MEMORIA. Sono tempi calamitosi, questi, se Günther Grass minimizza lo sterminio degli ebrei affidandosi a meschini e improponibili calcoli da bottegaio sulla classifica delle vittime tra i soldati tedeschi. Che vittime lo furono, certo, ma caduti nella guerra d'aggressione voluta dal loro paese e quindi, semmai, in gran parte vittime di se stessi e della cieca idolatria del popolo nei confronti di Hitler. Non regge quindi il confronto con la macchina infernale messa a punto nei Lager da spietati contabili della morte contro esseri inermi.  Se colui che è stato la coscienza dei tedeschi nel dopoguerra e accompagno' Willy Brandt mentre si inginocchiava al ghetto di Varsavia, si abbandona  a simili congetture, forse la relativizzazione della Shoah è già diventata un fatto acquisto, tanto da essere stralciata dai libri di scuola francesi e sostituita con altri termini tanto assurdi quanto vaghi. Nessun altro massacro nella storia dell'uomo è simile all'Olocausto, e gli episodi di cui si parla in queste righe, episodi che riempiono di tristezza,  sollevano angosciosi interrogativi su quale sarà la  percezione delle future generazioni nell'analizzare una tragedia unica che sul fronte della memoria sembra pero'  rimpicciolirsi col passare del tempo.