lunedì 31 ottobre 2011

Al mercatino delle illusioni

Con la sua lettera al Consiglio europeo Berlusconi ha uguagliato la scena cult di "Toto', Peppino e la malafemmena". Nessuno ci ha capito niente, se non che il "libro dei sogni" del premier era merce usata venduta come nuova in modo sconcertante.

 

di Renzo Balmelli  

 

ILLUSIONI. Ma stavolta al mercatino delle illusioni spacciate per riforme il piano anti-crisi del Cavaliere non ha funzionato. Ne sul piano interno, ne sul fronte internazionale. All'opposto mentre l'UE chiede misure concrete, il fumoso manifesto economico del Cav innesca forti tensioni sociali, entra a piè pari sul mercato del lavoro, manca di credibilità e confina Roma nell'ingrato ruolo di sorvegliata speciale. Il governo giace in pratica su un binario morto e alla fine del vertice è prevalsa la sgradevole sensazione che se fosse caduta la Grecia, poi sarebbe toccato all'Italia.

 

DIRETTORIO. Sono tantissimi i passi falsi del Presidente del Consiglio, ma questa volta la Merkel e Sarkozy con il loro sorrisetto sardonico hanno passato il segno. L'hanno passato perché l'Italia non è Silvio Berlusconi e gli italiani, cittadini di un paese fondatore, meritano di essere rispettati. L'autoproclamato direttorio franco-tedesco a quanto consta non ha ricevuto nessuna investitura ufficiale per distribuire pagelle agli altri popoli. Al di là dell'inaccettabile sgarbo fatto a una intera nazione l'episodio rivela pero' in modo brutale come sia finito in basso il prestigio di chi la governa. Non a caso all'estero si punta sul presidente Napolitano al quale vengono rivolte continue attestazioni di stima per la determinazione e il rigore morale con cui si erge a baluardo delle istituzioni messe sovente a mal partito dagli eccessi del Rubygate .

 

STAMPELLA. La Cina non è mai stata cosi' vicina. Con un cambio di strategia da cui spariscono le ideologie e subentra il pragmatismo, Pechino si propone quale stampella dell'UE qualora le misure anti-crisi non riuscissero a riportare sotto controllo le volubili oscillazioni del debito pubblico. L'ipotesi non è campata in aria. Seconda potenza economica mondiale la Cina è cosi' cosciente del proprio ruolo da poter negoziare in qualsiasi circostanza con la duttilità di cui aveva già avuto sentore Marco Polo. Quindi, non si svenerà per l'euro se l'operazione non dovesse combaciare con gli interessi nazionali che anche Mao giudicava intangibili. Ma non si tirerà indietro se la sua lunga marcia nei corsi e ricorsi della storia gioverà al tornaconto di un miliardo e mezzo d'individui.

 

DILUVIO. Per l'incolumità dei cittadini è auspicabile che il ministro dell'ambiente torni sui banchi di scuola. Dire che la devastazione delle Cinque Terre è stata l'ennesima conseguenza di una condizione di dissesto del territorio testimonia come minimo una conoscenza a dir poco assai superficiale dei dossier affidati al suo dicastero. L'affermazione è talmente scontata da suonare come una presa in giro. Piu' o meno come il famoso tunnel dei neutrini di Maristella Gelmini. A Stefania Prestigiacomo è probabilmente sfuggito il non trascurabile dettaglio che il dissesto non è frutto della fatalità bensi' delle inadempienze di chi sta al potere. Mentre sulla Liguria si abbatteva qualcosa di simile al diluvio universale, in Aula autorevoli esponenti della maggioranza si azzuffavano come tifosi inferociti per una questione che non merita nemmeno di essere evocata. Un politico – diceva De Gasperi – guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Questo è il punto.

 
PERDITE. Avevano il muso lungo i populisti svizzeri di Christoph Blocher. Il loro sogno di dominare le elezioni federali e di lasciare agli altri soltanto le briciole si è infranto contro la dura realtà delle urne. Anziché il grande balzo avanti, il bilancio dell'UDC comporta perdite sensibili: sette deputati in meno al Consiglio nazionale, la Camera bassa, e pochissimi senatori eletti al primo turno. Con poco piu' del 25% di elettori il movimento che fa politica con manifesti improponibili resta comunque il primo partito svizzero, ma non al punto da poter dettare condizioni al Parlamento. Se vorrà riavere il posto perso nel governo federale quattro anni fa dovrà mettere la sordina alle pretese egemoni tanto piu' che il 75% degli svizzeri ha mostrato di non riconoscersi negli slogan dell'UDC che cavalca senza pudore la denigrazione indiscriminata degli stranieri.

mercoledì 19 ottobre 2011

LE ANIME MORTE

di Renzo Balmelli  
 
ANIME MORTE . Chiamarla fiducia è fare un grave torto alla grammatica e alla sintassi della buona politica, onesta e sincera. A dispetto della sguaiata esultanza della destra, la vera fiducia è tutt'altra cosa, non l'impressionante mercimonio di voti scambiati sottobanco. Quando Berlusconi è alla strette non esita a ricorrere al suo enorme potere di condizionamento affidandosi a minacce neppure tanto velate del tipo "après mi le déluge" rivolte agli " amici" recalcitranti. Già applicata in passato, la strategia dei ricatti sussurrati a bassa voce puo' portare a conseguenze devastanti di cui abbiamo avuto d'altronde svariati esempi. Adesso e fino alla prossima scadenza bisognerà quindi prepararsi a ricominciare di bel nuovo in attesa che la maggioranza in disfacimento e prossima all'implosione esaurisca l'ultima scorta di disastri ai danni dell'Italia, Sarà un penoso stillicidio senza prospettive di miglioramento. Da come è nato il consenso, alte sono infatti le probabilità che altre stazioni vadano ad aggiungersi all'interminabile via crucis che da ormai tre legislature vede la maggioranza imporre la propria dittatura con l'unica finalità di evitare al Cavaliere i processi in cui è imputato. A pagarne il prezzo piu' doloroso è l'immagine di Roma nel mondo; immagine compromessa dalle insanabili magagne di un esecutivo minato dal Rubygate e dagli scandali dei festini che lo hanno reso inaffidabile agi occhi della comunità internazionale. Tanto da non essere nemmeno consultato, se non a cose fatte, sui principali temi in agenda, dalla Libia ai dossier europei. Tra riforme sempre promesse, mai mantenute e che non vedranno mai la luce, in queste ore si cristallizza lo smarrimento di un Paese che assiste sgomento allo spettacolo invero poco edificante della fiducia d'accatto e del tutto inefficace. Di male in peggio, ormai Palazzo Chigi è una casa degli spettri, abitata da "anime morte" come quelle di Gogol.
 
STOCCATA. Quando il premier attacca la sinistra accusandola di avere fatto una figuraccia durante la votazione sulla fiducia pare di sentire il bue che da del cornuto all'asino. In tema di figuracce le prestazioni del Cav. bastano per riempire un elenco telefonico. Tuttavia non si offenda nessuno se osserviamo che nel caso specifico la stoccata non è del tutto priva di fondamento. Nel clima di emergenza morale oltre che politica in cui versa Italia, mentre la crisi chiede con insistenza immediata udienza, l''opposizione, gratificata oltretutto dai sondaggi, era tenuta a presentarsi a ranghi compatti in modo da offrire le migliori garanzie per arrestare la deriva, Al netto del risultato negativo, prevale invece la sensazione che il Pd e i sui alleati anziché contare unicamente sulle loro forze, che non sono poche, abbiano commesso un grosso peccato di ingenuità affidandosi a improbabili compagni di viaggio, ai radicali liberi, ai Fini e agli Scajola, per destituire Berlusconi. Come si fa a non capirlo: questa è gente che in mente ha altre cose, gente incapace per interessi di bottega d smarcarsi in modo netto da una situazione che persino la Chiesa ha giudicato intollerabile. Magari il successo non sarebbe arriso subito, ma l'iniezione di fiducia in totale autonomia sarebbe stata come un raggio di luce nello squallore dell'aula di Montecitorio semi deserta.
 
SFIDA. Non è una novità che nonostante le raffinate sottigliezze del francese, Martine Aubry e Francois Hollande si detestino cordialmente. Stessa storia, stessa tradizione, stesso quadro culturale, i due contendenti tuttavia non la pensano allo stesso modo su come realizzare la svolta e hanno cosi' dato vita a un vivace incontro di pugilato in guanti di velluto che domenica, alla conta finale delle primarie socialiste, indicherà lo sfidante di Sarkozy. Hollande è favorito dai pronostici, la Aubry potrebbe essere la prima donna all'Eliseo, un atout non da poco nel paese di Marianna. Le speranze di successo sono piuttosto buone, tanto piu' che il presidente, finita da tempo la luna di miele con la Francia, appare decisamente fuori forma. A bocce ferme la base spera comunque, facendo gli scongiuri di rito, che ognuno al momento buono sappia riconoscersi nel programma comune della "gauche" senza cadere nella litigiosità che già tanti guai addusse al PS. Italia docet.
 
MOSTRA. Tutto si potrà dire del comunismo, ma non fingere di ignorare il suo ruolo nelle vicende italiane. Al di la dei giudizi di merito, non v'è dunque nulla di scandaloso nella mostra retrospettiva sul Pci a Bologna che consente di ricostruire importanti pagine di storia recente, dalla Resistenza al crollo dell'Unione sovietica, senza perdere di vista la reale dimensione di un fenomeno che fu segnato dall'implacabile contrapposizione ideologica tra est e ovest. Ma c'è dell'altro. Oltre le pagine di Guareschi e l'indimenticabile iconografia cinematografica, Peppone e Don Camillo non appartengono soltanto all'invenzione letteraria, ma sono personaggi esistiti davvero con le loro forti passioni volte a costruire un paese migliore. L'iniziativa pero' non è piaciuta alla destra che mossa dall'indignazione a senso unico vorrebbe cestinare il ricordo di "una generazione che si è sacrificata, che ha creduto, che ha combattuto" per il bene comune. Non sono parole di un militante, ma di Pier Ferdinando Casini, di qualcuno al di sopra di ogni sospetto.
 
MANOVRE. Succede anche questo. A Forte dei Marmi si preparano le grandi manovre in difesa del " genius loci", Dalla perla della Versilia dovranno sparire tutti gli esercizi pubblici che non hanno nulla a che vedere con la cultura locale. Saranno messi al bando kebab, involtini primavera, pub e fast food che non rispondono alla tradizione. Sarebbe come se nel mondo venisse decretata la chiusura di migliaia di ottimi ristoranti italiani e pizzerie in quanto non rispondenti alle abitudini gastronomiche del luogo. Che poi l'impennata di zelo autarchico porti la firma di un sindaco e di una giunta targata Pd, non fa che accentuare le perplessità.
 
LIVORE. Non serviva, ma se occorreva una prova per svelare il vero volto di una certa destra di stampo reazionario, negli USA i repubblicani ne hanno dato una dimostrazione eloquente. Animati da livore allo stato puro, i nemici di Obama giocano apertamente allo sfascio e scelgono il " muoia Sansone con tutti i filistei" piuttosto che approvare il piano della Casa Bianca per sostenere il mercato del lavoro con la creazione di uno a due milioni di nuovi impieghi. Nell'esaltazione manichea della loro crociata i vendicatori del Tea Party, senza lesinare sui mezzi, preparano i tremendi giorni del castigo per l'intruso di colore. Mette i brividi pensare che il futuro di tantissime famiglie dipenda da un voto di dispetto dettato da ragioni inconfessabili.
 
FIASCO. Nel linguaggio a doppio taglio della diplomazia, doveva essere " la guerra per la pace". Dieci anni dopo il conflitto in Afghanistan è diventato il teatro di una guerra che non si puo' piu' vincere ne sul piano militare ne su quello negoziale e umanitario. Dal 2001 al 2011 sul terreno sono rimaste migliaia di vittime tra militari, talebani e popolazione civile: un bilancio desolante, tremendo, un tragico fiasco, costato seicento miliardi di dollari spesi per un pugno di mosche, senza avvicinare di un passo le prospettive di dialogo tra le parti e senza avere contribuito in maniera decisiva a sferrare il colpo risolutore contro il terrorismo. Qualcuno pero' un giorno, al d la della vuota retorica, dovrà assumersi la responsabilità di spiegare al padre dell'alpino tornato a casa in una bara come è morto suo figlio. Come e perché.
 
SCACCHI. Se l'occidente si era illuso di trattare Mosca alla stregua di una nobile decaduta, dovrà ricredersi in fretta. Ora che Putin si è tolta la maschera tornano a manifestarsi spinte centrifughe che riportano al clima della guerra fredda. Sull'Europa plana la minaccia di una mina vagante chiamata Ucraina, una variabile fuori controllo che altera gli equilibri nel bel mezzo del continente e rivela, con la dura condanna dai risvolti politici inflitta a Yulia Timoschenko, l'esistenza di sorde lotte di potere senza quartiere e dalle conseguenze inimmaginabili. Le ambizioni imperiali dei nuovi zar aprono scenari dagli sviluppi inquietanti, Sono partite a scacchi con la storia che di solito finiscono molto male.

domenica 9 ottobre 2011

Una mano felice

Hanno avuto la mano felice i membri del Norwegian Committee nel conferire il Nobel per la pace a tre donne impegnate senza risparmio per rafforzare il ruolo femminile nel mondo.
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di Renzo Balmelli

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NOBEL. Hanno avuto la mano felice i membri del Comitato norvegese nel conferire il Nobel per la pace a tre donne, di cui due africane, tutte e tre impegnate senza risparmio per rafforzare il ruolo femminile nel mondo. Accanto a quello di altre coraggiose protagoniste, il nome di Ellen Johnson Sirleaf, presidentessa della Liberia, Leymah Gbowee, avvocato liberiana, e Tawakkul Karman, indomita attivista yemenita, d'ora in poi sarà il simbolo a caratteri d'oro della "lotta non violenta a favore della sicurezza delle donne e dei loro diritti verso una partecipazione piena al processo di costruzione della pace". Imprigionate, sovente vessate nei loro paesi, note come "dame di ferro" e "guerriere del sesso", le tre laureate hanno condotto lotte epiche per spezzare le catene dei pregiudizi e del rozzo maschilismo imperante in una società ottusa che provava a confinarle nei ghetti dell'arretratezza sociale e culturale. In quest'ordine d'idee il Nobel 2011 è anche una iniezione di coraggio per tutte le donne che ancora non sono riuscite a rompere il muro del silenzio e della prevaricazione.

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SCANDALO. Berlusconi lancia "Forza Gnocca", pero' bisognerebbe chiedergli cosa trova di tanto allegro nell'Italia sull'orlo del baratro se la sua ossessione diventa un partito. Con la sua piattaforma " programmatica" fatta di "olgettine", escort travestite da crocerossine ed altre variazioni sul tema, non si sfugge all'impressione che il Cavaliere attraversi la crisi senza che la verità dell'epoca l'abbia mai sfiorato. Questo succede nella funesta era berlusconiana: succede che la vita di cinque operaie sepolte sotto le macerie di un opificio fatiscente valga quattro euro all'ora, ma che lo scandalo del lavoro nero scompaia dalle prime pagine travolto da un mucchio di insulse spiritosaggini. Allucinante!

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LUMICINO. A furia di declassamenti l'Italia rischia di contendere alla Grecia la maglia nera dell'Europa. Al paese non mancano certo le risorse per risollevarsi, ma con un governo che pensa solo agli affari suoi ed a come mandare in galera i giornalisti attraverso la legge bavaglio sulle intercettazioni, le speranze di recuperare prestigio e credibilità sono ormai ridotte al lumicino. In esilio volontario dalla tv, ma con la recondita speranza di essere richiamato a furor di popolo, agli intimi Berlusconi racconta che l'idea di un nuovo governo senza di lui lo fa ridere. Sarà. Ma intanto sono gli italiani a piangere.

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IMPOTENZA. Siamo appesi all'altalena della finanza selvaggia che distrugge vite, speranze, illusioni e arricchisce solo chi ricco lo è già. A Washington sono convinti che il maggior pericolo per gli USA è la crisi europea. Ma anche li gli indignati non scherzano con le proteste contro un sistema che non tutela i loro interessi. Nelle grandi città va in scena la rivolta dell'America frustrata dall'impotenza della politica, succube dei capricci di Wall Street. Anche su questo Obama si gioca la rielezione; sulla sua capacità di intercettare il problema riconciliandosi con lo spirito liberal che riempi' di speranze il sogno del cambiamento.

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INCROCI. Travolti da un insolito destino nel mare del populismo, Nicolas e Silvio si aggrappano coi denti a cio' che resta delle illusioni alimentate dalla destra e mai concretizzate . Sarkozy e Berlusconi hanno scarsa simpatia l'uno per l'altro ma gli imprevisti della storia li hanno portati a incrociarsi sul viale del tramonto. Nel clan del Cavaliere non c 'è nessuno che non affermi in privato che il premier debba lasciare. Quanto al titolare dell'Eliseo, il settanta percento dei francesi pensa che il presidente non sarà rieletto. Nel comune declino c'è pero' una differenza non trascurabile. In Francia si ragiona in termini di discontinuità, in Italia no.

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CULTO. Il culto della personalità non è scomparso con il tramonto dell'Unione sovietica. Non bastasse il neozarismo di Putin, che medita di costruire l'Urss del terzo millennio, in Cecenia il regime, accusato da piu' parti di torture, violenze e altre violazioni dei diritti umani, non perde occasione di inscenare spettacoli di stampo hollywoodiano alla gloria del presidente Ramzan Kadyrov. La storia si è ripetuta per i 35 anni del tiranno, che gode del forte appoggio del Cremlino. Intanto tra balli e regalie svanisce il ricordo di Anna Politkovskaja, la coraggiosa giornalista della Novaia Gazeta uccisa per i suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia.

lunedì 3 ottobre 2011

Sotto le stelle del Jazz

Tra i grandi padri del jazz c'è un emigrante, il trapanese Nick La Rocca, che agli albori del conquisto' New Orleans

di Renzo Balmelli  

 

JAZZ. Dalle arti alla scienza, dalla ricerca alla medicina, non c'è campo dello scibile umano dove non emerga il genio italiano. Forse non sono in molti a ricordarlo, ma persino tra i grandi padri del jazz c'è un emigrante, Nick La Rocca, che partito dalla natia Trapani agli albori del novecento conquisto' New Orleans con la sua tromba. Sta alla pari di Tommy Dorson, Bix Beiderbeck e altre figure leggendarie del Dixieland. A Catania gli è stato dedicato un festival, pero' non ditelo al ministro Mariastella Gelmini che, già in vistoso disagio coi neutrini, chissà quali altri tunnel sarebbe capace di inventarsi inseguendo un blues .

 

RISORSE. Sotto i morsi dolorosi della crisi, da molte parti ormai si rimpiange l'assenza di grandi leader dotati della bacchetta magica. Per fortuna, viene da dire. La storia insegna quanto sia sottile la linea di demarcazione tra il taumaturgo di giornata e la svolta autoritaria. Certo, i balbettii di chi governa, i tremori dell'Europa, la debolezza della moneta unica sono chiari sintomi della carenza di idee che non aiuta a promuovere la ricerca di soluzioni condivise. A maggior ragione spetta alla politica la responsabilità di riprendere il controllo della navigazione onde evitare che una finanza senza regole spinga la democrazia ai margini della società.

 

AMBIZIONI. Il motore franco-tedesco rivendica il ruolo di nocchiero dell'UE, ma al netto del bunga-bunga gli capita di andare fuori giri come succede a Roma. Sarà la maledizione dei sondaggi, ma da quando ha scalato la classifica mondiale della popolarità, Angela Merkel non ha piu' vinto un' elezione. A fatica la Bundeskanzlerin è riuscita a ricompattare la coalizione sul decreto salva-stati. Quanto a Sarkozy, la conquista del Senato da parte della sinistra è stata un colpo durissimo alle sue ambizioni. Davanti all'Eliseo, lambito dagli scandali, i francesi avvertono il clima cupo di fine impero e si sfogano imprecando come Cambronne.

 

OLIGARCHI. A oltre vent'anni dal crollo dell'Unione sovietica, Russia e democrazia sono sempre separati in casa. Dietro le sue mura impenetrabili, teatro di feroci regolamenti di conti, il Cremlino è rimasto il feudo dei vecchi e nuovi zar che è sempre stato nei secoli, refrattario, oggi come ieri, a qualsiasi riforma dei privilegi accordati alla nomenklatura. Con un reset muscolare in linea con i precedenti regimi, Putin ha prenotato la presidenza vita natural durante, alla faccia del parlamento . "E' come l'ultima follia di Ivan il Terribile" - dicono gli oppositori sbalorditi, mentre sul lettone di Vladimir l'amico Silvio si rode dall'invidia.

 

ASSE. Se non fosse irriverente, si potrebbe dire che il monito del cardinal Bagnasco mette la parola fine alla cronaca di un divorzio annunciato. Soltanto la maggioranza si è arroccata su posizioni indifendibili rivendicando la paternità di valori spirituali che la deriva di Arcore ha invece annichilito. Chiedere di purificare l'aria viziata nelle stanze del potere significa sollevare la questione morale in termini che non ammettono equivoci. Di fronte ai cattolici sgomenti per il Rubygate, non era piu' possibile sdoganare l'asse con Berlusconi che la Chiesa, già provata dallo scandalo della pedofilia, per ragioni di opportunità aveva finora tollerato oltre il consentito.

 

SFIDUCIA. Berlusconi ripete che si dimetterà soltanto se ci sarà la sfiducia. Allora che aspetta? E' impossibile che il premier non sappia di essere già stato sfiduciato anche dai suoi. Ma se questo fosse il caso, allora è opportuno che qualcuno glielo dica. Gli dica che i suoi peones a telecamere spente fanno gli scongiuri affinché lasci l'incarico. Gli dica che a tenerlo in piedi è la doppiezza che deputati e ministri della maggioranza stanno mettendo in scena sul teatrino della politica per ingannare il paese. Col risultato di scompaginare le basi stesse della democrazia.

 

GOGNA. Sono vent' anni che l'Organizzazione mondiale della sanità ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali. Nella destra l'anniversario è passato inosservato. Le sgangherate reazioni seguite alla gogna omofoba sul web (Emilio Fede a proposito di Vendola dice che va capito... davanti e di dietro) ci riportano alle atmosfere evocate da Una giornata particolare , il film-capolavoro di Ettore Scola, ambientato durante il fascismo, quando avere orientamenti sessuali diversi significava il confino se non addirittura la deportazione ad Auschwitz. A quando la prossima battuta del premier sui gay?

 
SATIRA. Se per Enrico IV Parigi "val bene una messa", per la Lega un ministero val bene "Roma ladrona". Con una disinvoltura che sta mettendo a disagio molti simpatizzanti, il Carroccio avvalora col suo voto la deriva politico-scandalistica di queste settimane. E' un atteggiamento difficile da capire se non per motivi di bassa corte che pero' stride con i comandamenti politici della Padania. La satira, puntuale, sferzante e cattiva come dev'essere, non si è lasciata sfuggire la ghiotta occasione e dalla matita di Vauro è nata una parodia del Quarto Stato di Pelizza de Volpedo che si commenta da sola: porno-Stato.