di Renzo Balmelli
OBLIO. Forse non basterebbe nemmeno tutta la sagacia di Petrovic Fandorin, l'investigatore uscito dalla penna di B. Akunin, per fare piena luce sui gialli politici russi. In quei meandri è facile perdersi senza mai trovare una traccia precisa di chi può essere stato il vero assassino. La storia si ripete con la morte di Boris Nemtsov per la quale è stata formulata, ripresa con enfasi dalla destra nostrana, l'ipotesi che il Cremlino non avesse interesse a zittirlo non essendo catalogato tra i potenziali nemici del sistema. Figuriamoci gli altri! Comunque sia, adesso Nemtsov, definito una persona onesta, è sepolto guarda caso accanto ad Anna Politkovskaya, la giornalista sgradita al potere e uccisa in circostanze mai chiarite. Sulle loro tombe cadrà il fiore dell'oblio e nessuno pagherà per il duplice delitto.
MACCHIA. Mancano ancora quasi due anni alle presidenziali americane, ma i repubblicani , che da quando Obama siede alla Casa Bianca hanno perso la testa, già affilano le armi per riconquistare il potere con qualsiasi candidato disponibile sulla piazza, purché sia conservatore a tutto tondo, militarista senza riserve e disponibile a scendere a compromessi con i più facoltosi centri di potere. Ovviamente per il bene supremo della Nazione. Orbene, come se due non fossero bastati , sulla scena sta facendo le sue prime apparizioni un terzo Bush, John Ellis, detto " Jeb", già governatore della Florida grazie ai voti degli immigrati anti-castristi. Per i repubblicani Bush III sarebbe il candidato ideale a meno di non evocare la guerra in Iraq che oscura il ritratto di famiglia.
INTRUGLIO. Capita anche in politica che in tavola arrivino pietanze per le quali occorre uno stomaco di ferro. Ma se il cuoco confonde la cucina con il rancio , nemmeno l' Alka-seltzer potrà servire allo scopo. Neppure presa in dosi industriali la celebre polverina potrebbe facilitare la digestione della miscela in salsa nostalgica servita da Salvini e che ha quali ingredienti di base la nuova Lega " lepenista" , il fascismo di Casa Pound, le croci celtiche, le foto di Mussolini, il linguaggio sboccato, gli slogan di facile presa e abbondanti spruzzate di " vaffa..." per "impreziosire" le varie portate. Se questo è il pantheon della destra italiana, in fuga dal berlusconismo, c'è poco da stare allegri, soprattutto pensando alle future generazioni. All'apposto del famoso slogan questo intruglio più lo mandi giù e meno ti tira su.
TRAPPOLA. Rimpiangere Berlusconi? Non sia mai. Troppe ne ha fatte e altre potrebbe ancora combinarne non appena riavrà la piena agibilità politica. Qualcuno però , ancora sotto choc per quanto proposto dal vociante sabato romano del Matteo lombardo, potrebbe essere indotto a credere che l'anziano sultano di Arcore sia tutto sommato il male minore. Sarebbe una trappola. Dall'ex ormai al tramonto, l'astro nascente del Carroccio ha ereditato il populismo incantatore che passa attraverso l'uso disinvolto dei social media. Considerarlo una meteora sarebbe un sbaglio che la sinistra potrebbe pagare a caro prezzo, soprattutto se dovesse continuare a sfarinarsi nella litigiosità , riesplosa alle recenti primarie, e che è tutta olio che cola per chi spinge il Paese alla deriva qualunquista.
FALCATE. Da quando è salito sul soglio di Pietro circa due anni fa (13 marzo 2013) Papa Francesco ha dovuto sgomitare. Fin dal primo giorno gli ossequi ingannevoli hanno fatto il paio con le critiche e gli attacchi, diventati sempre più manifesti nello svolazzare delle tonache curiali. Anticonformista anche nel rifiutare scarpette e mantelline rosse, il Vescovo di Roma attraversa a larghe falcate il rosario delle lamentele, nella consapevolezza che ai gesti simbolici e mediatici dovrà fare seguire presto atti ben più significativi per non deludere i fedeli, specie dopo le aperture in fatto di morale sessuale, familiare, matrimoniale e sociale. Ma Jorge Bergoglio potrebbe essere sotto tiro dei tradizionalisti, allo scopo di rendere se non impossibile perlomeno difficile un dibattito approfondito sulla questione.