giovedì 21 giugno 2012

Nôtre Dame

di Renzo Balmelli

MAGGIORANZA. Come prima mossa da première dame, Valerie Trierweller con quella sua frecciata su twitter contro Ségolène Royal, ex moglie e madre dei quattro figli di Hollande, ha fatto saltare sulla sedia mezzo partito socialista. Anche i non credenti, facendo come Peppone quando era in difficoltà, hanno acceso un cero a Nôtre Dame per scongiurare il peggio ed evitare di consegnare alla destra un regalo insperato a causa di un incontrollato attacco di gelosia. Per fortuna la bufera scatenata dalla compagna del presidente è rimasta senza conseguenze per il Ps, tranne il particolare non secondario che la Royal è stata bocciata dalle urne. Scampato il pericolo e incassata la maggioranza assoluta, la squadra di Hollande può ora mettere mano al programma di riforme per il quale occorrono i tre concetti basilari attorno ai quali fa perno la strategia innovatrice e del cambiamento con la quale si è presentato il nuovo governo: determinazione, creatività e immaginazione. La gauche, se non cadrà di nuovo nella tentazione di farsi male da sola anche quando ha il vento in poppa, ha ora le carte in regola per ripetere l'exploit di Mitterrand e fare dell'Eliseo, dopo gli svolazzi retorici di Sarkozy, uno dei principali centri di riferimento per ridefinire da una posizione di maggiore autonomia rispetto a Berlino il futuro dell'Europa e della sua economia.
ORGOGLIO. Nell'ottocento l'Europa romantica fremeva di passione per la Grecia, considerata un prezioso e insostituibile valore collettivo. Ora che gli elettori ellenici, seppure tra mile contrasti, hanno scelto il posto da occupare nella famiglia europea, dolorosamente a corto di pulsioni romantiche, il loro voto, drammatizzato oltre ogni limite, avrà conseguenze per il futuro di tutto il continente. Da questa prova cruciale l'UE potrebbe uscire meglio attrezzata per indicare una integrità di intenti capace di portarla fuori dal guado e nel contempo di non mettere a repentaglio l'esistenza della moneta unica. Salvo clamorose sorprese Atene resterà nella zona euro e proverà a darsi un governo di larghe intese per rendere meno opprimente la cura di cavallo imposta da Bruxelles. La vera svolta sarà però nel ripensare il rigore affinché in primo luogo promuova la crescita , non diventi soltanto un cappio mortale , ma all'opposto dia a tutti i paesi in difficoltà gli strumenti in grado di farli ripartire su basi nuove all'interno di un'Europa veramente europea. Al pari della clamorosa vittoria della Grecia sulla Russia agli europei di calcio- sport che talvolta è davvero una metafora della vita - anche l'euro che batte la dracma ha riacceso l'orgoglio degli ellenici, da mesi finiti nel mortificante girone dei reprobi e degli ultimi della classe a causa delle inadempienze di una politica priva di scrupoli. Ora aspettiamo il seguito.
ASILO. In un contesto segnato da diffidenza e intolleranza, la condizione dei rifugiati si fa ogni giorno sempre più precaria. Nessuno diventa profugo di sua volontà, eppure la destra nazionalista, in cerca di voti facili, non perde occasione per criminalizzare queste persone in fuga dalle persecuzioni. Persino la Svizzera ha dato un giro di vite alla politica di asilo in un modo che fa a pugni con la sua tradizione umanitaria. Una sola famiglia distrutta dalla guerra è già troppo e la Giornata mondiale del Rifugiato 2012 dedicata a questo tema aiuta a riflettere su quanto siano dolorose le scelte di chi si lascia tutto alle spalle per trovare protezione.
SVILUPPO. C'è un avvenire oltre la crisi? Certo che si. Basta stabilire che tipo di futuro vogliamo, se senza regole come è adesso il presente, votato al profitto per il profitto, o se costruito su un'economia verde, nel contesto di uno sviluppo sostenibile, più equo, solidale e volto alla riduzione della povertà. A vent'anni dal famoso summit della Terra tenutosi in Brasile nel 1992 e miseramente fallito, arriva Rio+20, un appuntamento di grande rilevanza per le sorti del pianeta.Oggi la drammaticità della situazione impone ai leader mondiali di non più tergiversare nella ricerca di soluzioni lungimiranti in grado di generare un reale progresso nella qualità della vita.
SCONFORTO. Quando esercito e clero, uscendo dai loro ambiti di competenza, si sostituiscono alle istanze laiche e civili , la miscela diventa esplosiva e per la democrazia sono tempi duri. All'ombra delle piramidi l'elezione del nuovo presidente egiziano - carica contesa tra un generale e un esponente dell'ala religiosa - anziché rappresentare una opportunità per guardare avanti si è svolta in un clima di rassegnazione, segnato dall'assenteismo. La qualcosa è quanto di peggio possa accadere in un Paese a rischio, senza costituzione, col Parlamento sciolto e lo sconforto di chi ha visto naufragare i sogni della primavera araba.
FIORE. Mai slogan è stato tanto usurpato quanto il famoso "metti un fiore nella canna del fucile". Difatti- sosteneva Mao - è il potere che viene dalla canna del fucile come sa per dolorosa esperienza il popolo della Birmania, la nazione con un fiore al centro dello stemma, rimasto per anni sottoposto all'arbitrio dei generali. Far rientrare i militari in caserma resta ancora un'impresa ardua e Aung San Su Ky, la madre coraggio di Rangoon, ora libera di ritirare il Nobel per la pace, non smetterà di lottare fino a quando nel suo paese e nel mondo vi sarà anche un solo prigioniero politico - uno di troppo - a languire in prigione senza mai vedere un fiore.
RICORSI. Mentre a sinistra nonostante tutto Bersani riesce ancora, seppure a fatica, a sventare le manovre per il voto anticipato, a destra va via via aumentando la folta pattuglia dei disfattisti, pronti a tutto per fare lo sgambetto a Monti. Sommato al voto di Atene, il vertice europeo di fine mese potrebbe aprire la strada verso l'ignoto delle elezioni in autunno sui cui l'ex maggioranza fa addirittura planare l'idea suicida del ritorno alla lira. Sul Corriere Antonio Polito sottolinea la data già fissata dai congiurati per andare alle urne: il 28 ottobre, novantesimo anniversario della Marcia su Roma. Ahi, ahi, che brutti questi corsi e ricorsi storici
MIRACOLO. Probabile che le altre candidate a ospitare l' esposizione universale, abbiano tirato un sospiro di sollievo . Nel clima depresso dell'euro zona la manifestazione più che un onore pare un regalo avvelenato per Milano. Una anacronistica e costosa fiera delle vanità che mal si concilia con lo spirito del tempo e con la politica dell'austerità. A mille giorni dall'inaugurazione, l'Expo 2015 rischia di essere una grande occasione perduta di cui Pisapia e Monti, oberati da altri dossier, avrebbero fatto volentieri a meno. Tra ritardi e polemiche ora per evitare figuracce serve la migliore risorsa di cui dispone il Paese: un altro miracolo italiano!
SATIRA. Sull'invocazione "meno male che Silvio c'è" sono fiorite battute degne di figurare nell'enciclopedia dell'umorismo. Ora che Silvio c'è, ma molto, molto meno di prima, qualche rimpianto per il festival delle olgettine sopravvive nel mondo della satira dove non è stato facile reperire un sostituto dell'ex premier quale inesauribile fornitore di comicità. Ma alla lunga anche quella vena si era esaurita. C'era più da piangere che da ridere. Ai comici orfani del berlusconismo forse serve un incoraggiamento : rinfrancatevi, fateci di nuovo sorridere, gli spunti non mancano. E soprattutto non buttatevi in politica!
EPOCA. Il mondo è forse a una svolta radicale e drammatica e in Italia la premiata ditta del gossip si straccia le vesti per la chiusura del Billionaire, un ritrovo per pochi e selezionati eletti , diventato il luogo di culto della ricchezza ostentata e dell'eccesso "cafonal" in cui amava ritrovarsi la vecchia e godereccia maggioranza. Parlare della fine di un'epoca sulla Costa Smeralda sarebbe però fare un onore immeritato al locale simbolo della cuccagna, ma lontanissimo dal prestigio della Bussola o dell'Harris Bar, frequentato da Hemingway. Questi si, sono sono stati locali capaci di segnare un epoca nella storia del costume non solo balneare dell'Italia.

venerdì 8 giugno 2012

Vano parlare di fatalità

di Renzo Balmelli
MEMORIA. A meno di non essere Pico della Mirandola, che in Emilia era di casa, l'uomo ha la memoria corta. Quando, passato il giorno del cordoglio, altre notizie occuperanno le prime pagine , sarebbe imperdonabile lasciare cadere nell'oblio il dramma del terremoto vissuto da queste popolazioni. Non si dovrà insomma ripetere quanto accadde dopo il vertice dell'Aquila di cui è rimasto un lungo sciame di impegni disattesi. Per ora la macchina dei soccorsi e della solidarietà funziona, ma l'elenco degli errori da evitare è lungo. Già sul finire del '700 un rapporto parlava di Reggio "avvezza" ai terremoti. Tenendone conto, magari si poteva evitare il peggio, anziché inveire contro la malasorte. Se i lavoratori vengono travolti dai capannoni pericolanti, è vano parlare di fatalità: è l'imprevidenza che ne amplifica le conseguenze.
ALCOVA. Quando Berlusconi decise di farsi da parte, chi pensava a un suo ravvedimento ha dovuto ricredersi. A indurlo a questo passo, come si poteva facilmente immaginare, non fu in effetti l'interesse del paese, bensì una furberia delle sue per rientrare in gioco. Difatti, neanche a farlo apposta , appena riesumato il presidenzialismo alla "francese" - un nome che ad Arcore accende fantasie da alcova - il Pdl si è precipitato a rilanciare il "salva Ruby"; con questa norma verrebbe estinto il reato di concussione cui deve rispondere il Cavaliere per la bufala sulla nipote di Mubarak. Fare le riforme è difficile, riformare il berlusconismo impossibile.
DANNO. Per la gravità dei reati , lo scandalo di Calciopoli che sta stravolgendo la regolarità del campionato e calpesta il concetto dello sport onesto , vale quanto Tangentopoli. Agli occhi dei tifosi, feriti dall'inganno, ce n'è infatti quanto basta per non fidarsi più delle "partite", così come dopo il cataclisma di Mani pulite - perdonate l'ovvio gioco di parole - gli elettori cominciarono a diffidare dei " partiti". Il danno di immagine è enorme, ma i responsabili del disastro non mostrano pentimento alcuno e snobbano il premier Monti , vox clamantis nel deserto della corruzione, quando esorta a fare un passo indietro per restituire dignità al calcio.
LACUNA. Dove si trova Berlino? Che figura, la Cancelliera non lo sa. Beccata in fallo mentre annaspava sul mappamondo senza trovare la capitale, la lacuna in geografia è valsa ad Angela Merkel la bocciatura della ZDF e le frecciate al vetriolo di Oliver Welke, il Crozza del secondo canale tedesco. Da un po' di tempo la dama di ferro traballa. All'estero sale il malumore per la sua gestione spigolosa della crisi, e non minori sono le difficoltà in patria dove le rimproverano di pensare soltanto alla sua rielezione. Ma è un calcolo miope, perché sul piano interno è già indebolita. Essere la prima della classe a volte è un ruolo scomodo.
OSSESSIONE. Da quattro anni la destra americana prova a sabotare la Casa Bianca per cacciare " l'abbronzato "- come lo chiamò Berlusconi - anche a rischio di mandare il paese in malora. Anziché sulla forza delle idee- forse inesistenti - il programma dei repubblicani si basa infatti sul livore contro l'intruso di colore, diventato ormai una vera e propria ossessione. Il peggio tuttavia deve ancora arrivare. Su Obama sta per abbattersi una campagna aggressiva di violenza inaudita e dai costi spropositati. Qualcosa come un miliardo di dollari. Ma l'oro non fa un buon presidente. Bush venne eletto grazie al "big money" e sappiamo com'è finita.
INCUBO. Significa "luce" il nome del quartiere di Tall Dhau nella città siriana di Hula, teatro della strage d'innocenti che ha indignato il mondo intero. Il paese però sta sprofondando nelle tenebre della repressione e di giorno in giorno cresce l'incubo di una guerra tutti contro tutti. A sostenere Assad nei suoi folli propositi, diventando parte del problema, sono rimaste solo Cina e Russia, unite da una ragione fondamentale: entrambe non tollerano che un popolo si ribelli all'autorità. Con alleati di questa taglia sempre pronti a far valere il diritto di veto, Damasco disdegna la diplomazia, ma davanti alle voci dell'orrore è difficile restare indifferenti.
GIUDIZIO. L'ergastolo inflitto a Mubarak è la classica sentenza pilatesca frutto di un compromesso tra la tendenze affiorate nell'opinione pubblica, indignata l'una, gattopardesca l'altra. Tenuto conto dell'età avanzata dell'imputato, l'esito ideale del processo sarebbe stato un giudizio storico complessivo sul suo regime in cui molti hanno prosperato. L'obiettivo è stato invece trascurato; d'altronde i militari chiamati a pilotare la transizione non l'avrebbero consentito. Il vecchio sistema continuerà quindi a pesare sull'Egitto grazie ai fedelissimi di Mubarak sempre ben piazzati nei gangli vitali del paese, tanto da avere un loro candidato al ballottaggio.