giovedì 21 febbraio 2013

Dov'è il mio rimborso, Mr Silvio ?!

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

IMBROGLI. Fra pochi giorni vedremo che Italia uscirà dalle urne, se sarà un Paese ancora segnato dal meteorite Silvio, oppure, all'opposto, capace di scuotersi e ripartire, liberandosi infine dalle bugie dell'infausta era berlusconiana, ma bugie seducenti agli occhi dei fans. E quindi doppiamente pericolose. L'ondata di scandali che si è abbattuta sulle elezioni evidenzia quanto sia diffusa l'illegalità e quanto sia impellente una colossale azione di bonifica all'interno di una struttura di potere in cui si ruba per comandare e si comanda per rubare. Se non è una nuova Tangentopoli è semplicemente perché l'attuale è la prosecuzione della vecchia con altri attori. Per rompere l'intreccio perverso della corruzione urge ricostruire un circuito di fiducia al fine di riportare serenità fra la gente, senza altri imbrogli, senza lettere sul rimborso fasullo dell'Imu e senza bunga-bunga.


INCUBO. Nella cancellerie occidentali si evita qualsiasi forma di ingerenza, ma a quanto pare di capire non lascia tranquilli l'ipotesi di vedere Palazzo Chigi ripiombare nel caos politico ed economico in cui l'ha lasciato il precedente governo dell'allegro sultanato di Arcore. Se per somma sventura dovesse materializzarsi l'incubo di un ritorno di Berlusconi, forte è il il timore che l'Italia ridiventi il partner inaffidabile e volubile che era ai tempi dell'ex premier e delle sue bizzarre esibizioni. Questi lunghi anni del Pdl ci hanno consegnato una situazione che assomiglia a una catastrofe etica e morale. Perpetuando l'avventurismo e la semplificazione populista del Cav, ormai irrecuperabile alla ragione e dilaniato dalla superbia, per il Paese sarebbe poi difficilissimo salvare la credibilità e il prestigio appena faticosamente ritrovati sul palcoscenico internazionale.


ABUSI. Quando le remunerazioni dei manager raggiungono vette da capogiro può succedere che anche i tranquilli cittadini svizzeri mettano da parte la tradizionale compostezza per dare libero corso alla loro indignazione. Sarà quindi un referendum che forse non è esagerato definire storico quello del 3 marzo sull'iniziativa del senatore Thomas Minder tesa a contenere un fenomeno in costante espansione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la liquidazione di 72 milioni di franchi attribuita al grand patron della Novartis, il colosso mondiale dell'industria farmaceutica. Nel frattempo il compenso pattuito è stato congelato, ma non il disagio morale avvertibile nella Confederazione. Cifre siffatte oltre che nocive per la coesione sociale del Paese offendono coloro che nemmeno dopo intere generazioni riusciranno a vederne anche solo una frazione infinitesimale.


LOGORIO. Obama ha progetti ambiziosi come la mappatura un tantino fantascientifica del cervello che di sicuro lo esporrà a svariate critiche. Tuttavia per quanto dica o faccia, mai gli si potrà rimproverare di essersi arricchito alle spalle degli elettori. Pur essendo alla guida della maggior potenza mondiale, il suo emolumento è di 400 mila dollari l'anno, somma inferiore a quella di taluni deputati regionali e governatori italiani. In compenso governare l'America nell'era delle strategie globali è una missione che stanca e assorbe tutte le energie di chi lavora in un luogo dove ogni giorno si fa un pezzetto di storia. La constatazione è tanto più vera se si considera che dopo i ministri importanti, il Presidente ha dovuto rinnovare anche l'intero team dei principali consiglieri, ormai esausti. Alla Casa Bianca, diversamente dal felice teorema di Andreotti, il potere logora davvero che ce l'ha. 


MANOVRE. Magari si fa peccato, ma la tentazione di pensar male è più forte della prudenza nel seguire le vicende che scuotono La7 e il Corriere della Sera alla vigilia delle elezioni. Le due testate sono al centro di manovre di mercato dai risvolti ancora poco chiari. Su entrambe ha provato a mettere le mano più di una volta l'ex premier che ora spera di rifarsi sotto. L'emittente televisiva passerebbe a un proprietario suo amico il quale assicura di voler rispettare la linea editoriale dei vari Lerner, Mentana e Santoro. Sempre che non siano promesse da Berlusconi. Al gruppo Corsera la crisi minaccia invece i periodici e centinaia di posti di lavoro, mentre direzione e redazione dell'ultra centenario quotidiano della borghesia milanese lottano a denti stretti per preservare l'indipendenza del giornale. Ma il paventato addio alla mitica sede di via Solferino preoccupa e fa pensare. 


AUSPICIO. A grandi passi i giorni delle segretissime sedute del Conclave dentro la Cappella Sistina si stanno avvicinando. Sarà il solito scenario, oppure le dimissioni di Benedetto XVI hanno in parte già scompaginato le carte? A detta di autorevoli vaticanisti, dopo due Pontificati "stranieri" la Santa Sede sarebbe ormai sempre meno "italo ed eurocentrica", al punto che per la successione di Ratzinger non può fare a meno di guardare con attenzione a realtà finora poco considerate per la più alta carica. Il prossimo Papa sarà alla testa di 1 miliardo e 250 milioni di cattolici, la maggior parte dei quali (oltre un miliardo) vive lontano dal cupolone di San Pietro, in Asia, Africa, America latina, non di rado in condizioni difficili. Dal basso sale l'auspicio che volti e protagonisti nuovi sappiano cogliere l'anelito riformista, al passo con i tempi. Chissà se la Chiesa ne sarà capace.

 

martedì 19 febbraio 2013

Si è dimesso!?

Solo il tempo dirà cosa abbia voluto dire realmente un gesto che si configura come spia del disagio.

di Renzo Balmelli 

SCONCERTO. Secondo la vox populi il Pontefice non scende mai dalla croce. Se dopo sei secoli dall'ultima volta in cui accadde, l'attuale Vicario di Cristo si dimette è comprensibile lo sconcerto del mondo cattolico. Credenti o no, sono in molti a chiedersi cosa si celi, a parte il declinante vigore, dietro la rinuncia di Benedetto XVI, un Papa defilato e refrattario alle scelte clamorose. Solo il tempo dirà, al di là del felpato linguaggio curiale, cosa abbia voluto dire realmente un gesto che sempre più si configura come la spia del disagio nel governare la barca di San Pietro in acque solcate da scandali e complotti. Nell'annunciare che si ritira per il bene della Chiesa, il teologo di Ratisbona sembra segnalare il desiderio di lasciare un segno con un gesto di novità su un Pontificato difficile e che ha visto fallire il tentativo di comporre i conflitti forse insanabili tra la libertà dei moderni e il dogmatismo dei tradizionalisti.


FUMATA. A prescindere da qualsiasi altra considerazione, le dimissioni del Papa sono un evento mediatico di grossa rilevanza. Passato lo stupore iniziale, è scattata la scintilla che si riaccende ogni volta: chi sarà il successore? Nei giorni e nelle settimana a venire i fari dell'attualità resteranno puntati sulla Santa Sede per carpire ogni possibile indiscrezione sul toto-Papa. Potenza delle moderne tecniche di comunicazione, che ormai aprono squarci sempre più vasti anche nelle segrete stanze del Vaticano, stavolta la preparazione al Conclave non ha avuto tempo di sedimentarsi tra il discreto fruscio delle tonache cardinalizie. Col nome dell'eletto si vedrà presto in quale direzione si muoverà la Chiesa, se saprà cogliere la spinta del rinnovamento al passo coi tempi, o se invece continuerà ad adagiarsi nel solco della tradizione. Non resta che attendere la fumata bianca, magari a Pasqua, giorno della Resurrezione.


PING-PONG. Mentre la Corea del nord minaccia la distensione con le sue armi nucleari, il pensiero corre a Zhuang Zedong, un nome divenuto famoso nei primi anni settanta del secolo scorso. Fu difatti anche grazie a lui se il braccio di ferro tra l'America e la Cina, ormai prossimo a esplodere, si fermò prima dell'ora ics. Fuoriclasse del tennis da tavolo, l'atleta cinese ai mondiali del 1971 a Pechino regalò una sciarpa al collega americano Glenn Cowan rimasto appiedato. Quel piccolo, grande gesto di amicizia aprì uno spiraglio nel muro delle ostilità dando il via alla "diplomazia del ping-pong" che contribuì a cambiare il corso della guerra fredda. Dopo avere attraversato da protagonista tutte le peripezie della Rivoluzione culturale, Zhuang Zedong è morto in questi giorni a 73 anni, ricordato come colui che a modo suo, dando una spallata all'ottusa burocrazia del sistema, tenne in piedi il fragile equilibro della pace.


BAMBOLE. Se ormai non vi sono più parole per biasimare i siparietti sessisti del Cavaliere, per contro lascia letteralmente esterrefatti il comportamento del pubblico che ride e batte le mani ad ogni battuta sconcia. Ne viene fuori un preoccupante spaccato dell'Italia Berlusconi -dipendente che in questa campagna surreale lo acclama a prescindere, anche quando tratta le donne come bambole gonfiabili. Alla bisogna il Cavaliere sarebbe disposto a dichiararsi marxista-leninista e i suoi lo accoglierebbero con una marea di bandiere rosse. Di cosa può ancora essere capace si è visto d'altronde nella memorabile imitazione che ne ha fatto Maurizio Crozza a Ballarò: "Mi davano tutti per morto, ho sparato tre o quattro cazzate, ho detto Mussolini, Imu e Ballotelli e ora sono al venti percento. Tu pensa come è bello questo paese". Era satira, ma sembrava una rappresentazione dal vero.


SFIDUCIA. Molti più indizi di quanti occorressero ad Agatha Christie per individuare il colpevole inducono a credere che ora del 24/25 febbraio se ne vedranno delle belle. Da una corsa alle urne diventata ormai lo spettacolo più pazzo e sconcertante del mondo, stanno uscendo segnali poco rassicuranti circa il rischio che il Paese ripiombi nel limbo dell'ingovernabilità. Che è poi quanto spera la destra per farsi i comodi suoi. Accompagnano e sorreggono questa percezione i dati inoppugnabili dell'Eurispes, l'irreprensibile e vigilante osservatore dello stato di salute civica degli italiani. Orbene, la misurazione del livello di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni secondo gli ultimi dati è sensibilmente peggiorato. Alle prossime elezioni è in palio il futuro dell'Italia che non va consegnato a forze irresponsabili. Purtroppo delusione e sfiducia non aiutano a migliorare.


CANZONETTE. "Mais où sont les festival d'antan", verrebbe da dire storpiando il famoso verso di Francois Villon. Già, che fine hanno fatto quelle liete serate di canzonette in libera uscita, tutto cuore e amore, rilassanti e piacevolmente innocue. Sparite. Come prima, anzi più di prima per la sovrapposizione delle date, nella manifestazione arcitaliana e nazional popolare per eccellenza ha fatto irruzione la politica. Vi arriva nella scia della ben poco gioiosa macchina da guerra del Pdl che tormentato dai fantasmi ideologici immagina l'Ariston trasformato nel Festival dell'Unità . Non si giunse a tanto nemmeno quando si paventavano le non irreggimentabili battute di Celentano e Benigni. Certo che se un partito teme l'effetto magari anche trasgressivo di uno spettacolo canoro, è evidente che è miseramente a corto di argomenti per ambire a guidare il Paese.


INCROCI. Cento anni portati benissimo. Il cruciverba, il re dei giochi enigmistici, taglia il traguardo del secolo di vita senza mostrare nemmeno una ruga. Da quando nel 1913 l'inglese Arthur Wynne pubblicò il primo schema sull'edizione domenicale del quotidiano americano "New York World", il fascino delle parole crociate è rimasto immutato, a dispetto delle nuove tecnologie e delle alternative multimediali. Quando se ne ha fin sopra la testa della politica e dell'assurdo teatrino dei vecchi tromboni, cimentarsi con i rompicapo escogitati dagli autori è un esercizio salutare che libera la mente. In Italia, paese che ha sviluppato una grande tradizione in questo campo, si possono incontrare le raffinate definizioni tipo " la città delle donne perse" con le quali dalle pagine della "Settimana enigmistica" Stefano Bartezzaghi, enigmista e scrittore, mette puntualmente alla prova i solutori.

 

mercoledì 13 febbraio 2013

Muro di Chiasso

Quando cadde il muro di Berlino si disse che la storia aveva imparato a correre. Qualcuno deve avere inteso il concetto alla maniera del gambero.

di Renzo Balmelli 

GAMBERO. Più che una minaccia effettiva, pare una guasconata per vellicare gli istinti meno nobili. E' difatti del tutto improbabile che nella civilissima Svizzera la Lega dei Ticinesi riesca a costruire il muro a ridosso del confine di Chiasso che campeggia su un suo manifesto. Il bizzarro progetto avrebbe lo scopo di difendersi dagli "italiani nemici". Al di là della provocazione, è comunque preoccupante che simili idee possano germinare tra la destra populista, mentre le forze migliori attive in Europa si sforzano di ridefinire il concetto di "frontiera" non più come limitazione, ma come luogo per diventare cittadini del mondo. Quando cadde il muro di Berlino si disse che la storia aveva imparato a correre. Qualcuno deve avere inteso il concetto alla maniera del gambero. 


DECLINO. Fin da quando si cominciò a parlarne in termini entusiastici, l'Egitto era al centro di un grande progetto per l'affermazione della primavera araba. Dal Cairo si attendevano impulsi decisivi per consolidare il processo di riforme democratiche che aveva acceso gli entusiasmi lungo tutta la costa nordafricana del Mediterraneo. Il rovescio della medaglia è drammatico. Nella terra dei faraoni è peggio di due anni fa e l'impressione dominante è che il Paese, sebbene nutrito di cultura laica, si stia avvicinando ad ampie falcate a uno Stato teocratico, privo però di una leadership credibile. Tra immagini di violenze scriteriate, si assiste al lento, ma inesorabile declino delle illusioni in un clima che favorisce il caos, il vuoto totale e annichilisce le speranze.


PALLONE. A tre settimane dal 24 febbraio c'è una domanda che i commentatori si pongono mentre i sondaggi danno sempre la sinistra avanti di sei punti rispetto al Pdl. Ci si chiede cosa accadrebbe se il Pd non vincesse le elezioni e se l'inseguitore – osserva Eugenio Scalfari con una nota di preoccupazione – raggiungesse e superasse l'inseguito. Considerato che l'esito delle urne segnerà un passaggio storico della Repubblica e tenuto conto che Berlusconi non ha nessuna credibilità internazionale, lo scenario che si delinea è a dir poco catastrofico. Al potere tornerebbe non solo l'uomo dei festini, ma l'abile piazzista delle fanfaluche e del calcio-mercato. Se tale ipotesi si avverasse, l'Italia rischierebbe davvero di finire nel pallone.


COMMEDIANTI. Dire che il rimborso dell'Imu più che una proposta choc sia una sciocchezza è quasi un'ovvietà. In questa campagna elettorale dai toni esasperati, il problema vero non è tanto di dimostrare che Berlusconi le spara più grosse del barone di Münchhausen bensì di capire quanti elettori sono ancora disposti a seguire colui che per vent'anni ha fatto carte false. Dal tempo del contratto con gli italiani rimasto sulla carta, il programma della destra è stato un susseguirsi di siparietti degni dei peggior commedianti. Dal cilindro è uscito finanche il condono tombale. Il cimitero non c'entra, naturalmente, ma l'effetto è macabro. Eppure, l'immagine del Cavaliere che bussa alle porte per restituire i soldi ha già determinato i suoi effetti sul consenso. Roba da non credere.


BATTAGLIE. Poniamo di leggere che Napoleone venne sconfitto a Mont Saint Jean e non Waterloo, che si trova sul territorio di questo villaggio belga, ma era soltanto il quartiere generale del Duca di Wellington. Nessuno si sognerebbe tuttavia di modificare il nome della battaglia che cambiò i destini del mondo. Altrettanto fuorviante sarebbe usare Volgograd, come viene indicata oggi la città, invece di Stalingrado, per ricordare l'epico scontro che settant'anni fa mutò il corso della seconda guerra mondiale. Durante la commemorazione dell'anniversario, il richiamo al dittatore georgiano ha provocato diffusi malumori tra coloro che hanno vissuto l'esperienza dei gulag. Si possono capire, ma invertire il nome della battaglia sarebbe stata una torsione non soltanto della storia, ma anche all'eroismo di coloro che diedero la vita per porre fine all'incubo nazista. 


COMPAGNO. Se come accade adesso le cose non vanno proprio benissimo, è naturale la tentazione di cullarsi nel ricordo del buon tempo antico. Che poi "buono" lo fosse veramente è tutto da dimostrare. Un classico del genere, capace di rianimare la fantasia e anche un pizzico di nostalgia, sono le avventure di Peppone e Don Camillo, il capolavoro di Guareschi tradotto praticamente in quasi tutte le lingue del mondo. All'appello mancava soltanto il russo, ma in gennaio anche questa lacuna è stata colmata con la pubblicazione del primo volume nella lingua di Tolstoj. Ora si attendono con curiosità le recensioni sulle avventure Compagno don Camillo e del fiero sindaco di Brescello; avventure scartate dalla censura comunista e che adesso arrivano a Mosca in un periodo poco felice, in cui il Cremlino promuove leggi restrittive e arresta gli oppositori come usava in passato.


EREDITA'. Bisogna risalire al 2006 per trovare un titolo italiano candidato al premio Oscar per il miglior film straniero (La bestia nel cuore di Cristina Comencini). Quest'anno Cesare deve morire, opera di grande spessore del fratelli Taviani, insignita dell'Orso d'oro al festival di Berlino, non è riuscita a entrare in finale. Una scelta che fa discutere e addolora gli amanti della settima arte. Purtroppo nel cinema italiano contemporaneo, tranne qualche perla rara, com`è appunto l'opera dei Taviani, ciò che passa il convento è racchiuso nella mediocrità dei cine-panettone, scialbi di contenuti. Ed è un vero peccato. L'Italia ha dato grandi e influenti contributi alla storia del cinema mondiale, lasciando alle nuove generazioni una straordinaria eredità che rischia però di restare senza eredi. Quanto pesi nel declino lo squallore del Rubygate è una domanda che non si può fare a meno di porre.

 

lunedì 4 febbraio 2013

A volte ritornano


"Considerate se questo è un uomo"

"Che lavora nel fango"

"Che non conosce pace"

"Che lotta per mezzo pane"

"Che muore per un sì o per un no."


di Renzo Balmelli 


PENA. Per Primo Levi, con quel numero 174517 tatuato sull'avambraccio, il dopo Auschwitz, diversamente dal titolo di un suo libro, non è mai stato una "tregua", ma una pena infinita, come testimonia l'incipit testé citato del suo romanzo più famoso "Se questo è un uomo". Nello stesso lager Arpad Weisz, geniale allenatore ebreo in Italia, andò incontro a una morte orribile, vittima degli aguzzini tedeschi e delle infami leggi razziali che ne hanno cancellato finanche il ricordo. Nei giorni della memoria la Storia non può essere dimenticata per impedire che la catastrofe possa ripetersi. Ma attenti, a volte ritornano. 


INDECENZA. Tranne i soliti nostalgici - e non sono pochi - la condanna è unanime per l'indecente giudizio di Berlusconi sul Duce, a suo dire dedito al bene della patria. Solleva sgomento l'oltraggio fatto alle vittime di quella immane tragedia e a chi pagò con la vita per liberare il Paese dalla tirannia. Fa tremare il pensiero che il Cavaliere senza etica e vergogna, per raccattare voti a buon mercato strizzi l'occhio a quella parte di elettorato, non così trascurabile, che alle "cose buone" di Mussolini in parte ci crede. Diceva Pietro Nenni che avventure come quella del fascismo riescono difficilmente, ma quando si sono assicurate le necessarie complicità possono durare per molti anni. La deriva di Arcore dura ormai da un Ventennio.


INSIDIE. Nel riconoscere la responsabilità perenne della Germania nell'Olocausto, Angela Merkel non solo rende onore alla verità con un atto di coraggio esemplare, ma ricorda che l'unico antidoto contro i rigurgiti totalitari consiste nel rafforzare il processo di integrazione europea. Sono sulla sua lunghezza d'onda Umberto Eco e altri intellettuali , autori di un appello in cui si ammonisce che senza una vera unione politica l'Europa rischia di uscire dalla storia e di precipitare nel caos. Le insidie revisionistiche sono una minaccia costante. Ma anche l'Inghilterra tiene sulle spine l'UE con la "very british" idea del referendum per un novello "splendido isolamento". Suvvia! Ora che la Manica si attraversa in un baleno, non è proprio il caso.


PRIMO. Era contento di essere arrivato "uno" dopo una tappa, ma "primo" alla fine del Giro non ci arrivò. Alla vigilia delle elezioni, passaggio fondamentale per edificare il sistema sociale, politico ed economico dell'Italia ripulito dalle scorie del passato, il Pd si tenga stretta la maglia rosa senza incappare nella sindrome del ciclista. Nessuno sembra in grado di battere la sinistra, ma dipende come. Anche il rapporto e il ruolo in Europa, sgradito alla Lega e al revanscismo provinciale della destra, è legato al verdetto delle urne. L'incognita è rappresentata dal Senato, su cui fa leva il Pdl per truccare le carte. A giudicare dai sondaggi, Bersani sarà senz'altro "uno". Ma per le grandi questioni che riguardano il Paese, dopo l'urgano Silvio, occorre essere in campo da "primo". 


NEMICO. In America dai 310 milioni di armi in mano ai privati è spuntato anche un lanciamissili. Volendo uno si fa la propria guerra a domicilio, scatenando un inferno. Durante gli ultimi mesi le statistiche contano più di 500 assassinati per il possesso indiscriminato di ordigni di morte. Per frenare il delittuoso fenomeno Obama si sta attivando con determinazione, ma contro di lui ha un nemico irriducibile, la potente lobby delle armi che muove un indotto di oltre 31 miliardi di collari al quale non intende rinunciare. Per incrementare il suo lucroso giro d'affari sulla pelle degli altri, l'associazione, priva com'è di scrupoli e senso morale, è pronta a scatenare la battaglia del secolo, indifferente al fatto che le armi hanno un solo e unico scopo: quello di uccidere. 


RISATA. Chi crede che le prepotenze si combattono con l'ironia prima che con la rabbia, avrà alzato il calice per brindare agli 80 anni di Paolo Villaggio, in arte ragionier Ugo Fantozzi. Pochi come lui hanno saputo interpretare sullo schermo la famosa frase "una risata vi seppellirà" per dire proprio questo: che l'oppressione e la disuguaglianza sarebbero state sconfitte con la gioia di chi ha la consapevolezza di lottare per i propri diritti. Certo, la sua è una risata tragica e iconoclasta, capace di spingersi al punto di definire La corazzata Potëmkin una "cagata pazzesca". Il suo pregio - ha osservato un acuto internauta - è la capacità di cogliere le umane miserie e "di averci fatto ridere di noi stessi senza che ce ne accorgessimo, mentre eravamo convinti di ridere di altri".