martedì 25 gennaio 2011

Capolinea

di Renzo Balmelli 

ZIMBELLO - Giunto al capolinea dopo essere diventato lo zimbello del mondo, il Cavaliere dichiara guerra alla patria. Per difendersi non ha nessun scrupolo a coinvolgere lo Stato nella sua vergogna. Eppure dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che nell’osceno sabba del caso Ruby, il tragico ventennio berlusconiano giunge inesorabilmente al suo compimento. La Daemmerung tuttavia farà molto male al paese. Sarà come suonare il violino sul Titanic che affonda mentre il satrapo e i "cortigiani vil razza dannata" rubano ai poveracci il posto sulle scialuppe. Ci aspettavamo giorni difficili - profetizza Giuseppe d’Avanzo - ci attendono lacrime e sangue. In un crescendo di ansietà ci si chiede fino a quando durerà lo sconcio che rischia di ridurre l’Italia a caricatura di una democrazia occidentale. Per chi verrà dopo, considerata la gravità dei danni, è improbo immaginare come si riuscirà a trovare il modo per riconferire alla politica e alle istituzioni la dignità perduta.

SCAMPOLI - Il drappello dei cosidetti deputati " responsabili" ( ma non sono piuttosto irresponsabili?) ha dunque cambiato casacca - non è noto a quali condizioni - per salvare dal naufragio la caravella berlusconiana. Sono la " terza gamba" che assolve le intemperanze con varie argomentazioni anche a costo di prolungare l'agonia. Ma per le corbellerie che raccontano ai cronisti per loro sarebbe piu' azzeccato il paragone col naso di Pinocchio. Forse non basterà per rimpolpare la maggioranza , intanto pero' il premier si gode la boccata d'ossigeno che lo rende baldanzoso al pari del sostegno popolare che i suoi tromboni confezionano per allietare i passatempi del sultano. “Guarda- dice una elegante signora ad una amica – lo voterei ancora e ancora per far dispetto a chi se la prende con lui solo perché gli piacciono le donne.”  Da brivido. Sembra di essere al Grande Fratello, ma non è la trama di un gossip.

IPOCRISIA - Santità che autogol! Anche a molti cattolici è parso sopra le righe il duro monito del Papa contro l’educazione sessuale nel momento in cui i codici morali della destra, cui non è mai venuto meno il sostegno delle gerarchie ecclesiastiche, finiscono sotto la suola. A ragion veduta lo studio dell’eros, con programmi seri ed equilibrati atti a valorizzare la sfera affettiva, dovrebbe rappresentare caso mai il migliore antidoto alla banalizzazione e alla deriva paventata dal Vaticano. Raccontare l’ amore con garbo e il rispetto dell’altro è sicuramente piu’ gratificante della devastazione offerta in spettacolo dagli eccessi e dall’ipocrisia dei falsi uomini di fede che affollano le stanze del potere.

OBBLIGHI - L'Italia è priva di una guida, e mai come adesso si avvertono tutte le perniciose ricadute dell’ingovernabilità. Mentre l’esecutivo annaspa, in Afghanistan si continua a morire nella piu’ totale confusione. I militi del contingente italiano lamentano la latitanza della politica che accentua il senso di precarietà e di abbandono. Con la massima urgenza serve un cambio di strategia e delle regole di ingaggio che eviti di esporre i soldati alla roulette russa delle imboscate. Ma la mancanza di una leadership credibile finisce col rendere ancora piu’ tristi anche le cerimonie funebri. Siamo dunque arrivati alla domanda capitale: si giustifica ancora il proseguimento di una missione di pace che sul terreno è pero’ un bollettino di guerra listato a lutto? Con ogni evidenza no.

EPICENTRO - Guarda, guarda. C’è lo zampino dell’Italia nella biografia del presidente tunisino, protagonista di una fuga ingloriosa dal suo paese. In pochi sanno che a quel posto Ben Ali ce lo ha messo a suo tempo Palazzo Chigi con un “ golpe bianco” combinato in tutta segretezza dal tandem Craxi Andreotti. Il vecchio Burghiba, stanco e malato, era considerato un rischio troppo alto per la stabilità della regione. Il risultato dell’ operazione fu l’avvento di un regime autoritario e corrotto che ora, al culmine della crisi, rischia di essere l’epicentro di una rivolta in grado di infiammare l’intero Maghreb. A sentire Gianni De Michelis, ex ministro degli esteri e festaiolo impenitente tuttora molto ascoltato da Berlusconi, l’intervento fu un successo, ma le Tangentoli sulle due sponde del Mediterraneo raccontano un’altra verità.

RICATTO - Gettata la maschera, è tornata la destra prepotente, aggressiva. E non è un bel vedere. E' la destra della Palin che con le sue allucinanti liste di proscrizione e l’odiosa campagna anti-Obama è sfociata nella tragedia di Tucson. O ancora la destra magiara che mette il bavaglio alla libertà di espressione e strizza l’occhio ai nostalgici del * Sieg heil”. Ma anche la destra che spadroneggia a Mirafiore imponendo una riscrittura radicale e unilaterale del patto fra capitale e lavoro. Un ricatto da padrone delle ferriere che subordina il diritto all’occupazione a restrizioni umilianti. Ha stupito tutti la tiepida reazione di Palazzo Chigi all’accordo sulla FIAT. Ora ne abbiamo capito le ragioni. All’infuori dei festini, a costoro cosa volete che gliene importi se la classe operaia va o non va in paradiso.

VERTICE - All’incirca trentanni fa grazie a Gorbaciov accolto trionfalmente a Washington, iniziava una nuova era nelle relazioni internazionali. Si poteva cominciare a riscrivere , senza il timore di ritorsioni, gli assetti usciti da due guerre: quella mondiale e quella fredda. L’accelerazioni impressa alla storia da quegli eventi è stata tale che ora è il turno della Cina di sedere da protagonista al tavolo dei grandi. Pero' senza confondere la crescita economica con la negazione del dissenso e l'oppressione del Tibet. Sul tappeto verde c’è la sorte della democrazia nel mondo che non si baratta per un pugno di dollari. Al vertice Obama - Hu Jintao la tutela dei diritti umani, promossi a valore universale, sono quindi stati, malgrado l'irritazione di Pechino, il tema centrale dei colloqui tra i due leader piu’ potenti del mondo. E’ il prezzo che il piccolo imperatore dagli occhi gelidi è stato chiamato a pagare per essere ammesso nel salotto buono. E va bene cosi’.

COLIBRÌ - In un paese in cui c’è poco da stare allegri, a volte dal marasma spunta uno scampolo di buon umore. E’ successo quando i quotidiani di famiglia, convinti di glorificare il lato ecologico-animalista del padrone, scrissero che Silvio era riuscito a salvare - testuale - il suo uccello preferito. Inmmaginatevi le risate.  In verità si trattatava di un colibri di cui si era invaghita un’esponente del governo dalla fiammeggiante chioma rossa. Ma l’equivoco non poteva passare indenne tra le maglie dei doppi sensi. Ne è seguita una raffica di battute che visto lo squallore dell’argomento ha evidenziato quanto sia caduta in basso la qualità del dibattito intellettuale.