giovedì 22 novembre 2012

La buffa



Proverbio aggiornato: non scherzare con i santi,

ma lascia anche stare i fanti. Non si sa mai.


di Renzo Balmelli 


FANTI. Quando fantasia e realtà si sovrappongono, può anche capitare che normali manovre come quelle delle forze armate elvetiche vengano scambiate con un massiccio spostamento di truppe per prepararsi al crollo dell'Europa. Ovviamente non era in corso nessuna prova generale dell'Apocalisse. Sgonfiata la bufala, d'ora in poi, a scanso di equivoci, negli esercizi di Stato maggiore bisognerebbe forse andarci con più cautela nell'inventare nemici immaginari. Ormai persino i proverbi non sono più quelli di una volta, ragion per cui l'antico detto "scherza coi fanti, ma lascia stare i santi" andrebbe riveduto e aggiornato dagli strateghi in modo tale da non scherzare nemmeno coi fanti. Non si sa mai.


SINISTRA. C'è chi auspica un'Italia migliore, chi la vorrebbe più gentile e chi sogna gli Stati Uniti d'Europa. Ma è mai possibile! Non diteci che è tutto qui ciò che hanno da proporre i cinque candidati alle primarie del Pd. Ci mancherebbe che si augurassero un Paese peggiore o un continente in frantumi. Non si pretendeva molto, d'accordo, ma un pizzico di originalità in più non avrebbe guastato nel primo faccia a faccia su Sky. Tant'è vero che la satira ci è andata a nozze. Quanto alla loro ammirazione per Papa Giovanni o Nelson Mandela, non è questo il problema. Ognuno si fa il suo Pantheon. La perplessità nasce semmai dal fatto che nessuno si sia dichiarato sic et simpliciter di sinistra, senza altri orpelli, senza aggiungere banali distinguo tipo "centro", che è come allungare il Barolo con l'acqua. Santo cielo, non si pretendono le barricate o la Rivoluzione, che tanto non la si fa più nemmeno al sabato neanche se c'è il sole (dell'avvenire e meteorologico). Ma con l'Europa dei lavoratori che sciopera e protesta contro l'austerità di cui la classe operaia paga il prezzo più alto, forse dire qualcosa autenticamente di sinistra avrebbe giovato al cuore oltre che alla mente.


IPOCRISIA. Forse in nessun altro campo regna tanta ipocrisia come con l'esportazione di armi, una voce di bilancio dietro la quale lecito e illecito si mescolano alla faccia della legge. Ne è la tragica riprova proprio la Siria, diventata un mercato per ogni genere di ordigni bellici, dai più piccoli ai missili , arrivati da ogni parte del mondo, finanche dalla neutralissima Svizzera. Alla prova dei fatti però ognuno se ne lava le mani poiché la provenienza delle armi, passando da paese a paese attraverso complesse transazioni, diventa sempre meno identificabile, un po' come avviene con il lavaggio dei soldi sporchi, provento criminoso del turpe commercio.


DRAMMA. Sono le donne arabe, forti e determinate a dispetto di una concezione della società non di rado arcaica e maschilista, a trovarsi in prima linea affinché il mondo non dimentichi il dramma della Siria. Affinché il regime di Damasco non ne faccia una nuova Cambogia avvolta nelle urla del silenzio e dell'assuefazione alla violenza utile al despota. Arriva l'inverno, una minaccia in più per i profughi, mentre continua il sanguinoso conflitto. Ci sono migliaia di vite da salvare e l'Unione delle donne giordane, libanesi e irachene per rispondere alla crisi invoca la solidarietà della comunità internazionale, invitandola a costruire assieme il "ponte umanitario" con cui tenere acceso un barlume di speranza.


POTERE. Le donne portano sulle loro spalle l'altra metà del cielo e devono conquistarsela – aveva detto Mao Tse-tung a proposito del potere femminile nella Rivoluzione culturale. Il Grande Timoniere forse ancora non immaginava che la moglie Jiang Qing sarebbe diventata la protagonista del dramma di un'epoca e della sua devastante conclusione. Molti anni dopo, la parità dei sessi nella politica cinese è ancora sulla carta. Ma forse non per molto. Le orientali dagli occhi a mandorla già si sono prese la loro rivincita non solo per la bellezza esotica, ma per le loro capacità imprenditoriali. Doti con le quali mostrano ai manager come si fa a ricostruire il mondo.


ALCOVA. Un tempo le Mata Hari finivano davanti al plotone di esecuzione. Oggi inciampano nelle e-mail compromettenti, più di 30 mila, e allora addio alla CIA per il generale Petraeus, protagonista di una ascesa fulminea e di un declino altrettanto rapido a causa delle sue segrete sbandate amorose. Proprio lui che dei segreti aveva fatto il suo lavoro. Decisamente una brutta tegola per Obama, seppur consapevole che, riottenuta la fiducia degli elettori, il suo ritorno alla Casa Bianca, tra tagli di spese e tasse, non sarebbe stato di tutto riposo. L'America è in subbuglio poiché ne va della sicurezza nazionale, mentre in Europa le reazioni sembrano più contenute. In Italia alle alcove bollenti ci hanno fatto l'abitudine ben sapendo che per una ospitata nel lettone di Putin non si è mai dimesso nessuno.


DECLINO. Calzante metafora della precarietà, "Ed è subito sera", la più breve e famosa poesia di Quasimodo, potrebbe far pensare ai dolori del Pdl, dove gli insanabili contrasti tra Berlusconi e Alfano sembrano preannunciare l'imminente liquidazione di una esperienza fallimentare, ormai arrivata al capolinea. Mentre il bizzoso padre-presidente si dilettava sotto il sole africano, il figliolo-segretario si è trovava solo con i propri affanni per quel suo partito – Angelino dixit – popolato da "gelatai e barzellettieri". Non li chiama per nome, per carità, ma non è difficile identificarli tra i cortigiani di quello che fu il potente regno di Arcore oggi in disarmo e in cui pare rispecchiarsi il declino di un sistema di governo che ha fatto molti chilometri, ma poca strada.


VIRUS. Neanche nel Tea Party, che per i suoi eccessi ha contribuito alla débâcle di Romney, sono arrivati a tanto. Ma loro non hanno la Lega e non conoscono Mario Borghezio che a Obama riconosce un solo merito: avere contribuito, lui afro-americano, alla crescita del Ku Klux Klan, cosa di cui l'europarlamentare (sic) va fiero perché gli incappucciati "combattono e resistono alla società multirazziale". Di fronte a tanto squallore dire che al peggio non c'è mai fine non basta; non basta perché qui si va oltre, si sconfina nel campo in cui il virus perenne della xenofobia è sempre in libera uscita.