venerdì 26 febbraio 2010

Soltanto al cinema

 di Renzo Balmelli 

IDEALI.
Soltanto al cinema il signor Smith che va a Washington nella mirabile pellicola di Frank Capra riesce a spuntarla sui nidi di vipere della politica. La realtà è assai diversa, a dispetto dei sogni che una grande nazione e il suo presidente hanno il diritto di cullare. Ne sa qualcosa Obama, mentre prova a fare passare l’ambiziosa agenda della Casa Bianca tra i paletti della capitale, piu’ stretti di uno slalom olimpico. Nella Sala Ovale non arrivano soltanto le spallate degli avversari, pure tra i liberal comincia a serpeggiare un filo di delusione. I consensi sono in calo e strappare il voto sulla riforma sanitaria, destinata diventare il fiore all’occhiello del mandato obamiano, è una corsa contro il tempo che lascia esausti. Quanto alla strategia energetica, dopo uno stop lungo trentanni si torna alle centrali atomiche con una drastica svolta che il presidente, senza convincere , rivendica essere la chiave di volta per prevenire il cambiamento climatico. Forse non è la conclusione prematura del “ Yes we can”. Non ancora. Ma la ricerca del compromesso affievolisce l’incanto della prima ora e mette la sordina ai grandi ideali.

PECORE.
Da Londra e Buenos Aires arriva la conferma che le guerre possono nascere dai motivi piu’ futili. Per ora sono soltanto scintille , ma alghe marine e pecore , cioé quanto di piu’ mansueto si possa immaginare, potrebbero rinfocolare la tensione nelle isole che gli inglesi chiamano Falkland , gli argentini Malvinas, e per le quali nel l982 se le diedero di santa ragione. Quasi trentanni dopo non è piu’ la supremazia territoriale, bensi la tutela dei coltivatori e degli allevatori rimasti fedeli alla corona britannica a surriscaldare gli animi. Ma con un salto indietro si torna alla casella di partenza. La lotta per la sovranità nell’Atlantico meridionale ha lasciato tra i due paesi strascichi e mugugni mai completamente risolti nonostante la resa dell’Argentina. Un mazzetto di alghe e qualche gomitolo di lana minacciano cosi’ di trasformarsi in una miscela esplosiva che non fa dormire sonni tranquilli.

INCOMPETENZA. Tra le amenità della rete, spicca quella di un buontempone che esorta la tedesca Merkel a invadere l’Italia per cacciare la casta. Senonché , provocazione a parte, si da il caso che Frau Angela , in passato tanto forte da uscire indenne dalla micidiale cura del cucu’ berlusconiano, abbia anch’essa le sue gatte da pelare. Dopo i primi 100 giorni l’esecutivo Merkel 2 di centro-destra, presentato al suo apparire come il rimedio di tutti i mali della Repubblica federale, deve fare i conti con i sondaggi in caduta libera e le accuse di incompetenza. Lo scenario del dopo “ Grande coalizione” assomiglia al campo di battaglia di una quotidiana “ blitzkrieg” tra democristiani e liberali che ha fatto perdere alla Cancelliera la proverbiale pazienza. Tanto che Westerwelle, l'alleato che veniva considerato la punta di diamante della FDP, ora non fa che ingoiare rospi, perdere prestigio e inanellare delusioni.Ormai i dossier piu' delicati sono nella mani della Bundeskanzlerin. Erano anni che la Germania non aveva un ministro degli esteri cosi’ debole e la crisi non è che all’inizio.

GELATINA.
Berlusconi si sgola a ripetere che mai prenderà lezioni di onestà dall’opposizione. Poveretto, possiamo capirlo. Con l’aria che tira , a fine corso potrebbe incappare in una clamorsa bocciatura. E già, perché nell’attuale legislatura, la legislatura in cui spadroneggia come meglio gli pare , i casi di malaffare sono come le ciliege: uno tira l’altro, ma sono meno gustosi. Prima l’inchiesta sullo scandalo che umilia la Protezione civile e da alcuni giorni i businnes illegali di due società telefoniche , una delle piu’ colossali frodi della storia nazionale, propongono nuovi spartiacque nel percorso elettorale che porta al voto di marzo. Di che riaprire i giochi, complice uno scenario su cui incombe l’ombra minacciosa della criminalità organizzata . In effetti è davvero inimmaginabile, per non dire indecente, che si possa continuare a governare con questa coalizione in tali condizioni di precarietà. Qui c’è un gruppo di potere invischiato in un gelatinoso balletto di mazzette , appalti gonfiati , ruberie, festini ,sprechi e abusi in cui la scaltrezza conta piu’ dell’integrità . Non è un’altra puntata di Mani pulite. E’ peggio. Incredula e sgomenta l’ opinione pubblica assiste al crollo del miracolismo mediatico che accreditava una falsa idea della politica del “ fare”. Nel tentativo di svuotare i paragoni con Tangentopoli, il premier esce allo scoperto urlando ai quattro venti “ pm vergognatevi” . Ma è una mossa dettata dalla disperazione. Fare leva sulla delegittimazione dei magistrati per dare alle regionali il significato di un test nazionale è un gesto gravissimo e irresponsabile. Cosi’ si ostacola l’ accertamento della verità che invece sarebbe utilissimo per introdurre uno spazio in cui ragionare sul malcostume, garantire la trasparenza e salvare la credibilità internazionale del Paese. Al quartiere generale del Pdl, per evitare che la situazione degeneri al punto da condizionare il risultato elettorale, ci stanno pure provando con il frettoloso decreto sui corrotti; una toppa applicata alla bell’e meglio. Una presa in giro. Pare la vecchia storia dell’asino che da del cornuto al bue. A dirlo vengono i brividi, ma i fatti delle ultime settimane ci riportano pericolosamente all’Italia degli anni bui. Un’Italia nella quale le persone perbene, costernate dall' inarrestabile deriva della questione morale, non si riconoscono. A questo punto c’è un’unico modo per venirne fuori, prima del naufragio : un salutare ricambio della leadership politica. Che altro, senno’!

VINTI.
Formano un pianeta sommerso vasto quanto una metropoli di cinque milioni di abitanti, gli italiani che vivono a ridosso della soglia di povertà. Ma se ne parla poco, ancor meno alla vigilia delle elezioni, per non guastare il falso iddilio statistico della destra che nega le ricadute piu’ pesanti della crisi. “E’ un mondo capovolto,una politica irriconoscibile, un’informazione impazzita” - chiosa Fausto Bertinotti dalle colonne del Corriere della Sera. Senza rimpianti, ma fedele ai suoi valori, l’ex leader di Rifondazione Comunista si è messo alla guida del corteo dei vinti. Ma a testa alta. Avevamo due sinistre - dice l’indomito combattente sindacale - ora non ne abbiamo piu’ nessuna. Ricostruiamone almeno una per vedere se c’è qualche possibilità di salvarsi dal marasma politico-economico-giudiziario in cui boccheggia il paese. Ma come?

GRUZZOLO.
Tra l’ironico e il sarcastico, Voltaire suggeriva di seguire un banchiere svizzero che si gettava dalla finestra perche’ sotto c’era di sicuro un gruzzolo di monete d’oro. Oggi nessuno oserebbe un salto nel vuoto data l’improvvisa debolezza di cui soffre il segreto bancario. Per dirla tutta, la Confederazione elvetica non sta attraversando il suo miglior momento. Vacillano granitiche certezze e le ricadute internazionali del contenzioso con la Libia hanno toccato il nervo scoperto dell’Alleingang , la via solitaria preconizzata dalla destra nazionalista di Blocher. Senza solide alleanze non si va molto lontano nell’Europa che dichiara guerra ai paradisi fiscali. Con la caduta del muro di Berlino il vento della storia ha cambiato direzione ed è tramontata l’epoca in cui bastava evocare il pericolo rosso per zittire chi puntava il dito contro i forzieri troppo ospitali con i patrimoni di dubbia provenienza. Adesso in Germania , Italia e Francia anche la destra e non la sinistra “ cattiva e nemica del capitalismo” esige da Berna misure piu’ incisive contro gli evasori. Nell’ottica bancaria si profila un mondo alla rovescia che lascia allibiti i potenti finanzieri elvetici, finora convinti di essere per sempre al riparo dei cambiamenti epocali nell'atmosfera ovattata delle loro torri d'argento.        

lunedì 15 febbraio 2010

Vigilia elettorale

Alla vigilia delle regionali arriva puntuale e beffardo un attacco concentrico al servizio pubblico, alla par condicio e ai programmi di approfondimento  ( e i partiti minori vengono esclusi dalla tv nella prima fase della campagna elettorale ).  

 
di Renzo Balmelli 

BEFFA
Siamo alla vigilia delle regionali, ma l’ipotesi di un ribaltone che ridimensioni lo strapotere della destra appare altamente improbabile. Con un’opposizione esangue semplicemente mancano le risorse per risparmiare al paese la mortificazione delle “ghedinate” e delle “alfanate” che condizionano pesantemente la vita degli italiani. Ma soprattutto manca lo spirito giusto- e qui la cosa si fa doppiamente preoccupante - per impedire il rozzo assalto alla libertà di informazione che si è concretizzato nell’attacco concentrico della maggioranza al servizio pubblico della RAI, alla par condicio ed ai programmi di approfondimento che Berlusconi, col disprezzo tipico dei regimi, ha sbrigativamente liquidato come trasmissioni-pollaio. Attraverso la sopressione di “ Anno Zero”, “ Ballaro’” e “ Porta a Porta” nel mese che precede la consultazione, si serve ai telespettatori una polpetta avvelenata che piace ovviamente alla destra, ma che avvalendosi del silenziatore di fatto mette il bavaglio all’esercizio del libero giornalismo e rivela una visione punitiva dell’informazione. A tutti gli effetti, la decisione della commissione parlamentare di vigilanza RAI, avvalorata e benedetta dal governo che vi esercita un'ampia facoltà di controllo, col pretesto di ampliare l’area di opinini, diventa cosi' una colossale ipocrisia di stampo orwelliano che calpesta il diritto di scelta degli utenti di rivolgersi alle fonti che meglio gradiscono. Si vanifica cosi', a favore dell'editore politico che conosce soltanto il suo linguaggio, una conquista fondamentale che costituisce il pilastro attorno al quale fa perno la regola aurea del pluralismo. Nel contrasto dei partiti e non nella tentazione di zittire si celebra la festa autentica della democrazia. Il plauso della maggioranza trasforma invece il delirio formalistico dei programmi in una cerimonia funebre che vede riaffacciarsi il fantasma del conflitto di interessi. A meno che al posto dei fatti e dei commenti di interesse nazionale non si voglia privilegiare quale modello di par condicio l’inaugurazione dell’ennesima magione principesca, l’ultima di un parco-ville sterminato di proprietà del premier il cui significato politico-mediatico è sempre piu’ o meno lo stesso: l’ostentazione di uno sfarzo e dunque di un potere che per la stragrande maggioranza della popolazione alle prese con la crisi ha il sapore di una beffa. A tale proposito abbiamo ricevuto e volentieri qui sotto pubblichiamo le cosiderazioni di un cittadino che riassumono in maniera esemplare e un tocco di rassegnata ironia i sentimenti di amarezza e frustrazione della gente.

TEA PARTY
Anche in America, piu’ o meno come in Europa, appena comincia a soffiare il vento delle riforme in senso liberal, la destra corre a togliere dall’armadio le bandiere del vecchio e stantio populismo. Qualsiasi tentativo di attuare una linea bipartisan viene vanificato dalla radicalizzazione della politica come ha dimostrato la Convention del Tea Party a Nashville. In questa specie di Lega a stelle e strisce che fa capo a Sarah Paulin, ex candidata repubblicana alla presidenza, il “meglio” del qualunquismo reazionario trova il terreno adatto per coltivare i sentimenti piu’ riposti. E il tè , che evoca pasticcini, salotti eleganti e vecchi merletti, non c’entra per nulla. Il nome, pur rifacendosi al “Boston Tea Party” del 1773 che pose le basi della rivoluzione americana, è l’acronimo di “Taxed, Enough, Already”- basta tasse - lo slogan cui si ispira la rivolta antistatalista, antiimmigrati, anti abortista e contro la riforma sanitaria preconizzata dall’agenda progressista dei democratici. Di rivoluzionario ovviamente non v’è neppure l’ombra , ma il Tea party , che per ora non è ancora strutturato come un partito, viene monitorato attentamente dai democratici e dai repubblicani moderati non potendo prevedere in quale direzione evolverà e quanti consensi trasversali riuscirà a convogliare.

ANNUS HORRIBILIS
Corsi e ricorsi. Per la casa comune europea, il secondo decennio del secolo non inizia sotto i migliori auspici. Alcuni osservatori di casa nei corridoi di Palazzo Charlemagne, centro nevralgico del potere europeo, indicano addirittura il 2010 quale possibile annus horribilis dell’UE. A dare corda ai profeti di sventura ha contribuito anche il voltafaccia di Obama. Il presidente americano piu’ amato dall’Europa, mostra scarsa propensione ad attraversare l’Atlantico. Al vertice UE in programma per maggio a Madrid la poltrona riservata al presidente americano, a meno di un ripensamento dell'ultima ora, rischia di restare desolatamente vuota. Secondo la Casa Bianca l’Europa senza una voce sola e in debito di autorevolezza non è un interlocutore affidabile per concertare le soluzioni che servono al mondo. Dietro questa scelta si cela pero’ un netto cambio di strategia planetaria. Il nuovo ordine mondiale appare sempre più saldamente in mano al G2, Cina e Stati Uniti, mentre l’assemblea dei 27 sembra avviata a un bivio: l’integrazione secondo i criteri sanciti dal Trattato di Lisbona o l’irrilevanza delle sue ambizioni sia sul piano economico che da un punto di vista politico. Nonostante tutto, pero’, giova ricordare che in passato l’Europa unita ha saputo mostrarsi piu’ forte delle avversità. Aveva pero’ padri fondatori e alfieri di altro calibro e non come adesso una tavolata con troppi convitati di basso profilo, ma sempre dotati di un vorace “ appetito per i vertici”.    

lunedì 8 febbraio 2010

Aspettando le anatre del Central Park 

di Renzo Balmelli 

SILENZIO.
Gli autori muoiono, immortali restano i loro personaggi. Seguiamoli dunque nel loro percorso, corriamo a Central Park ad aspettare che tornino le anatre assieme a Holden Caulfield, intramontabile, attualissimo anti-eroe della letteratura americana. A volare liberi da costrizioni. Dissacratore e anticonformista, per niente incline alle mode letterarie, lo scrittore JD Salinger, cui dobbiamo la figura del giovane ribelle per antonomasia, se n’è andato a 91 anni, nello stile che aveva scelto, nel silenzio volontario, rigoroso, ma non meno assordante e significativo in cui s' era da anni rifugiato, esiliandosi da un paese che diventava via via più volgare e chiassoso. “Il giovane Holden”, il romanzo di formazione per eccellenza del secondo novecento, continuerà ad affascinare i giovani per la sua carica “sovversiva” , per le sue parole che regalano pensieri e stordimenti. Nella struttura quasi minimalista del suo capolavoro, Salinger ha saputo collocare all’interno della letteratura lo sguardo adolescenziale di uomini e donne in divenire che puntano i piedi e dicono no . Personaggi che nella tonificante sovversione della morale corrente e benpensante non si adattano a diventare le macchine da lavoro o da guerra o da carriera che la società richiede. In riva a un laghetto gelato nel cuore di Manhattan, il giovane Holden andrà avanti a osservare con implacabile severità un sistema ai cui modelli non si piegherà mai.

DEGRADO.
“Vattene a casa sporco negro”. Non bastano i cori fascitoidi nelle cattedrali del calcio, non basta l’orrendo “ Bianco Natale” leghista, non basta il tiro a segno contro i “ clandestini”. Da troppo tempo ormai, da quando spadroneggia una certa destra , si assiste a una deriva inarrestabile dei principi di fratellanza e solidarietà che iniziata con gli infamanti respingimenti in mare, trova ora altri sfoghi all’accanimento razziale nei campetti di periferia dove di rado arrivano i riflettori dell’attualità. Dove è piu’ facile e vile colpire i deboli, i " diversi", contando sulla complicità che garantisce l’impunità. Senza lo sdegno del loro presidente, che ha denunciato l’accaduto, la triste vicenda di Emeka e Narciso Egwu, due fratelli italiani di origini nigeriane, calciatori nelle leghe minori, non sarebbe mai venuta a galla.In assenza di quell'atto di coraggio, l ’esplosione di intolleranza sarebbe rimasta sepolta sotto l’omertà delle vergogne inconfessabili. Per il colore della pelle i “Balotelli d’Umbria” durante una partita sono stati offesi piu’ volte con ingiurie di inaudita gravità che evidenziano diffusi fenomeni di inciviltà contro i quali pare non vi siano rimedi. Nei giorni della Memoria, vengono i brividi di fronte all’odio cieco scatenato dagli istinti piui’ riposti. E raggela il sangue il pensiero che persino l’arbitro, rinnegando la sua funzione, rinnegando se stesso, si sia unito al coro degli insulti in un clima di degrado sempre piu’ inquietante, sempre piu’ carico di minacce. A quali altre infamie dovremo assistere per capire quanto sia pericoloso per la società alimentare il livore xenofobo anziché vigilare in modo che ciascuno assimili la cultura della convivenza? Rispondere che la madre degli imbecilli è sempre incinta è una scappatoia che ormai non ha piu' senso; sarebbe come lavarsene le mani. Perché il vero problema sta altrove, sta nei tanti, troppi cattivi maestri che su queste bassezze ci speculano senza ombra di pudore per raccattare consensi. Altro che il partito dell’amore!

DECLINO.
Dopo l’ inchiesta sulle responsabilità di Londra nel disastro irakeno a restare impresso non è tanto il giudizio politico sull’operato di Tony Blair. Rilevante è invece l’aspetto etico e morale di quel “pasticciaccio brutto” delle armi di distruzione di massa mai esistite , di fatto una spudorata manipolazione imbastita con l’America di Bush per nascondere la verità sulle ragioni dell’intervento armato. Intervento che tra l’altro non ebbe mai il sostegno della comunità internazionale. In quel buco nero sono crollate tante speranze, è fallito il sogno della democrazia condivisa, si sono frantumate le illusioni del “new labour”, la terza via, ormai figurina sbiadita nel cassetto delle immagini. Si eleggono i leader nell’attesa di essere governati da uomini che sanno dedicarsi alla buona amministrazione, poi si resta paralizzati dallo sconcerto nello scoprire quello che c’è sotto il vestito. Individuate le due “B”, manca il terzo player, manca l’altro signor B., colui che allineo’ l’Italia sulle posizioni interventiste della Casa Bianca nella presunzione di sedere al tavolo dei “vincitori”. Ma lui la storia se la fa scrivere ad personam.

RE SOLE.
Neanche fosse Luigi XIV, il Cavaliere annuncia di essere in viaggio per portare il sole ai “ sudditi” e avviare cosi’ il paese sulla strada di un radioso futuro. Mancava che aggiungesse “ après moi le déluge” e l’illusione di trovarsi in una Versailles di cartapesta, lussureggiante, luccicante, esagerata, falsa, sarebbe stata perfetta. ll disagio con la maggioranza è proprio questo , dover assistere impotenti ad una mistificazione continua della realtà. Ma a dispetto delle apparenze, il novello Re Sole non pare del tutto tranquillo come vuol far credere. A destra ancora non hanno metabolizzato le due batoste di Prodi al Cavaliere ed é bastato che circolassero alcune voci sul rientro in scena del Professore per riaprire le cataratte della sofferente ironia pidiellina. E’ un dinosauro - chiosano i giornali di famiglia. Già, come se il premier fosse un pivello con in tasca il sol dell’avvenire. Insomma, gira e rigira, il fantasma delle duplice sconfitta agita ancora i sonni del Capo.

POTERE.
Sono da brivido, in sintonia con la stagione, i dati sulla disoccupazione in Italia. Nulla a che vedere con l’ Eldorado spacciato dall’informazione a panino delle testate amiche di Silvio. L’economia ha ancora la crisi addosso nonostante gli ottimismi venduti a buon mercato. E neanche il forum di Davos, rimasto molto al di sotto delle aspettative, ha incoraggiato le speranze di guarigione. Mentre l’alta finanza sembra in procinto di ricadere negli antichi vizi , a Roma una classe dirigente inetta ,ottusa, sta portando il paese alle condizioni piu' temute: immobile, privo di idee e progetti. Chi governa appare interessato solo al proprio esclusivo tornaconto, senza rendersi conto che l'intero sistema si sta progressivamente sfaldando. Insomma le cose non vanno affatto bene.        

martedì 2 febbraio 2010

Un filo conduttore ben visibile

di Renzo Balmelli 

OLOCAUSTO.
Un filo conduttore ben visibile ha legato gli eventi organizzati in occasione della Giornata della memoria. Da ogni intervento è trapelato l’impegno di operare con tutte le forze affinchè l’orrore dell’Olocausto non accada mai piu’. Tuttavia, possiamo dirci sicuri al cento per cento che la minaccia sia stata bandita dalla storia presente e futura dell’umanità? Sinceramente ne dubitiamo. Certo, nulla al mondo potrà mai uguagliare il delirio malefico e distruttivo con cui la Germania organizzo’ e attuo’ lo sterminio del popolo ebraico. Lo spaventoso rigore contabile col quale venne progettata la Shoah è l’espressione piu’ sconvolgente del male assoluto trasformato dai nazisti in quotidiana normalità. Appunto, la banalità del male di cui parla Hannah Arendt ; banalità che è tornata a manifestarsi ad Auschwitz dal quale luridi individui trafugarono per farne oggetto di ignobile mercimonio il simbolo posto sul cancello con la scritta “ Arbeit macht frei”. Non dovrebbe piu’ succedere,siamo intesi, ma in pari tempo come si fa a non avere paura dato quello che accade sotto i nostri occhi? Ai tempi della soluzione finale e delle leggi razziali tanti preferirono voltare la testa dall’altra parte per non vedere cosa accadeva al vicino di casa trascinato nel mortale corteo delle deportazioni. Nel terzo millennio si compiono ogni giorno stragi umanitarie, pulizie etniche, crudeli respingimenti, ma l’unico modo escogitato per non prenderne atto è di ignorarle. Allora non c’è che un solo modo per onorare le vittime della barbarie: tenere sempre alta la guardia al fine di sconfiggere sul nascere la prevaricazione dell’uomo sull’uomo.

EGEMONIA.
Al grande Wells ( La guerra dei mondi) venne l’idea di un banale raffreddore per stendere i marziani. Il virus esorcizzava le paure dell’ignoto e definiva i confini entro cui stare al riparo dagli invasori . Oggi ad attraversare le distanze siderali non sono gli omini verdi, ma segnali che ridefiniscono i limiti geopolitici della libertà d’informazione. Nell’umanità globalizzata la sfida tra gli imperi si combatte per il controllo del cyberspazio. E come si è visto col precipitare del braccio di ferro tra Cina e USA su Google che ha colto tutti di sorpresa , il confronto solleva non poche incognite dalle conseguenze ancora imprevedibili. Nel G2 in gioco c'è il concetto di sovranità nazionale ai tempi di Internet , un fenomeno che muove interessi enormi e risveglia fantasmi da guerra fredda. La casistica dei conflitti tra i regimi autoritari e la libertà online è ricca di precedenti, dall'Iran alla Birmania. Poche altre tecnologie - la stampa di Gutenberg, il telefono, la radio e la televisione - hanno avuto effetti sociali rivoluzionari come questo motore di ricerca, che ha sconvolto il modo di produrre informazione, selezionarla, e consumarla. Sarebbe un problema non da poco se lo scontro sconfinasse nel conflitto ideologico vecchia maniera. Il rischio esiste: da una parte si parla di "architettura aperta", altri capiscono "egemonia americana". Se l’obbiettivo è cambiare il mondo, la sola via praticabile è un nuovo umanesimo che superi le grandi muraglie senza tuttavia travolgere l’esperienza di culture millenarie.

BAR SPORT.
Un bel tacer non fu mai detto. Dalla serie “ facciamoci conoscere”, il governo Berlusconi è riuscito, attraverso le parole del sottosegretario alla Protezione civile, nell’impresa invero piu’ unica che rara di creare un pasticcio diplomatico anche sulle rovine di Haiti. La gaffe planetaria oscura tutto quanto si era visto in precedenza, il cucu’, le corna,le pacche sulle spalle, gli scherzi goliardici del premier. È evidente che Guido Bertolaso non si sia reso conto che quello non era il momento di calare sermoni e impartire lezioni da generale a quattro stelle , bocciando come "patetici" i soccorsi americani. Rimane tuttavia la sensazione che il bravo funzionario, complimentato da Obama per come aveva saputo gestire il dopo-terremoto dell’Aquila, abbia recitato un copione non suo dopo essere finito in un ingranaggio propagandistico piu’ grande di lui. Presentarsi come “ coordinatore del mondo” per rimediare alla disorganizzazione USA, che pure esiste, è stato un atteggiamento da fiera delle vanità del tutto fuori posto nelle condizioni in cui si trova l’isola, ridotta come Dresda o Hiroshima alla fine della guerra. La gelida stoccata della Clinton ( roba da bar sport) inquadra molto bene la portata dell’incidente che ha costretto la Farnesina e Palazzo Chigi a chiedere scusa per non mettere il Cavaliere nell’imbarazzante situazione dello scolaretto bachettato dalla maestra. Col tempo lo strappo con Washington è di quelli si lasciano ricucire, ma i cerotti saranno vistosi.

RICAMBIO.
Il gioco di parole è scontato, al limite dell’ovvio. Boccia bocciato boccia il Pd. Allora proviamo a metterla cosi’. Nessuno si offenda, ma viste le partite che riesce a perdere in maniera dilettantesca, diciamo che alla squadra di Bersani farebbe comodo uno come Mourinho che i derby li vince prima di andare in campo. La metafora sportiva in questo momento si presta molto bene per descrivere il clima dello spogliatoio, dove circolano poche idee e anche quelle poche piuttosto confuse. Senza calcare la mano, bisogna pur convenire che offrire agli avversari Puglia e Bologna su un’unico piatto d’argento è da cartellino rosso. Santo cielo, ma cosa deve ancora succedere prima che la sinistra , alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali, si decida a liberarsi dalle pastoie della sua infausta litigiosità ? Non basta ancora che a Roma governi una compagnia di personaggi cechoviani interpretati da attori mediocri? Personaggi che si credono - per dirla con il maestro russo - protagonisti di chissà quali miracolose innovazioni mentre sono solo meschini. Ogni giorno che passa con questa maggioranza è un colpo ai fianchi del paese. Altrove la tragica vicenda del premier-imputato , che trascorre piu’ tempo a litigare con la giustizia anziché governare , sarebbe considerata un’anomalia da dimissioni immediate. Non in Italia, invece, dove il Pdl , anche adesso che si aprono nuovi, imbarazzanti dossier su Mediaset, non rinuncia a subordinare il diritto al potere . Ed è questo il vero punto su cui i cittadini devono riflettere . Piu’ che mai serve il ricambio del buon governo che riporti la questione morale al centro del dibattito. Malauguratamente con le faide baresi e il “papi” della Garisenda non non si va lontano.

MELASSA.
Fascisti e sultani? E’ la società che li lascia fare. Avviandosi ai novantanni, Giorgio Bocca , mai domo, sempre indignato, sa dove andare a colpire per fustigare i mali che angustiano il paese. Li elenca nel suo ultimo saggio, “Annus Horribilis” in uscita da Feltrinelli. A suo dire la radice di certe escrescenze passate a presenti che il vecchio leone di Cuneo imparo’ a conoscere quando militava nel Guf ( peccato di gioventu’ riscattato nella Resistenza) , affondano nella rilassatezza , l’indulgenza e la mollezza dei costumi. Inutile prendersela con Berlusconi ( o soltanto con lui), che sta sul trono circondato da stuoli di favoriti, osannato ,riverito e rivotato. Per districarsi dalla melassa dopotutto sarebbe sufficiente mandarlo in pensione con il sistema piu’ democratico che ci sia: le elezioni. Invece succede il contrario, vai a capire il perché. Con il conflitto di interessi, il Lodo Alfano e quant’altro, “la formazione in atto del nuovo regime” si consuma nell’indifferenza di un sistema sempre piu’ fragile e conseziente. Non è tornato il fascismo del ventennio, avverte l'instancabile scrittore-saggista, ma quello di sempre, frutto della bolsa retorica patriottarda, ipocrita e bigotta. In quest’ottica l’autore prova a ragionare con i lettori , a farsi coscienza civile per contrastare il conformismo del pensiero unico e , in primis, per vincere la paura “ che ha sostituito le ideologie e le utopie”. Quindi non stupisce neanche un po’ che Bocca sia il giornalista piu’ detestato dalla destra.