mercoledì 27 maggio 2015

Non era vero allora, non lo è adesso

di Renzo Balmelli 

 

DIFFERENZE. Nell'album "E pensare che c'era il pensiero" Giorgio Gaber, scomparso nel 2003, si divertiva ad elencare che cos'era di destra e di sinistra. A suo parere le differenze tra le due parti erano minime. Non era vero allora, non lo è adesso, né idealmente, né storicamente. Le differenze c'erano e ci sono, solo che il clima è cambiato in peggio. Oggi la destra è pronta ad accettare qualsiasi disuguaglianza nella società pur di incrementare le sue fonti di reddito, tradendo così lo spirito liberale. Quanto alla sinistra sovente si fatica a capire in che direzione si stia muovendo. Si disunisce, ha solisti e un coro cacofonici, ma invece di rottamare senza giudizio avrebbe bisogno di mostrare un modello unitario e convincente in una fase che richiede alla politica la lucida capacità di reinventarsi.

 

PENSIONI. Dopo la cosmica panzana del milione di posti di lavoro mai creati durante l'infausta era berlusconiana, la gente ha imparato a diffidare dalle promesse roboanti. Non che prima fosse tanto diverso. Basti pensare al fumoso frasario di stampo democristiano. Anche  la tivù ad personam elevata a quotidiano comizio ha offerto al Cavaliere una cassa di risonanza senza precedenti. Adesso però il trucco non funziona più. Ora è una questione di etica pura e semplice. L'etica di chi governa e non può giocare con le attese dell'elettorato. Su quei 500 euro da restituire ai pensionati, invitati a passare all'incasso il primo agosto, il premier Renzi investe una grossa fetta della sua credibilità dando un segnale, se non una soluzione definitiva, per rimuovere il contenzioso. La scelta è fragile, ma non concede sconti.

 

PROVOCATORE. Senza il traino del Cavaliere, padrino ormai logorato, e senza la spalla della Le Pen, consumata dalle faide familiari, Matteo Salvini, come diceva Clint Eastwood in un celebre film, sta giocando "a smerda tutto" per portare la Lega a Sud,  nelle fauci del leone. Che non sia ovunque il benvenuto lo evidenziano le contestazioni, sfociate in episodi di violenza deprecabili senza mezzi termini. Qualcuno lo ha definito un " provocatore di talento", ma fosse anche solo un provocatore e basta, resta difficile immaginare che la Padania riesca a sfondare nella terra che ha sempre vituperato. Ad ogni buon conto Salvini dovrebbe guardarsi dai nostalgici che lo applaudono. Sono facili da individuare e una volta identificati costa poco prenderne le distanze. Finora non è successo.

 

ZIO TOM. E' brava a scuola, molto brava, tanto da essere una delle migliori della classe nell'istituto superiore che frequenta a Pisa. Agli occhi dei razzisti ha però il "torto" di essere un' immigrata senegalese e per dirla con il rozzo linguaggio delle lettere minatorie che le hanno infilato nel diario " non si è mai vista una negra che prende 10 in Diritto". E che  vuole fare l'avvocato. Sul doloroso episodio è stata aperta un'inchiesta, ma resta lo sgomento al solo pensiero che cose simili possano ancora accadere al giorno d'oggi. Atti malsani, frutto bacato di una mentalità degenerata che trova il suo terreno di coltura nel letamaio delle peggiori ideologie. Sono trascorsi oltre 150 anni da quando uscì "La capanna delle zio Tom" e agli autori di certe bravate non farebbe male rileggere il romanzo della Beecher Stowe.

 

TRAGEDIA. Si è mobilitata molto tardi la comunità internazionale di fronte alla tragedia umanitaria rappresentata dal fenomeno dei migranti lasciati in balia del mare e nelle mani di cinici scafisti. Quando ormai era diventato impossibile fingere di non vedere o giocare allo scarica barile, finalmente gli appelli dell'Italia sono stati accolti dall'UE e dalle Nazioni Unite che hanno deciso di attivare i provvedimenti necessari a fermare l'indecente traffico di uomini. Basteranno?  Oltre che nel Mediterraneo, altre masse di diseredati come i Rohingya mussulmani, mossi dalla forza della disperazione,  vagano senza meta nell'Oceano indiano, esposti a rischi inauditi. Anche di loro, ultimi tra gli ultimi nella catena dei soprusi, bisognerà occuparsi per non abbandonarli alla sorte che li condanna all'emarginazione, all'oblio e  a una morte quasi sicura. Sempre che non sia troppo tardi.

 

CONTRADDIZIONE. Immaginare l'Italia fuori dalla classifica che conta nel campo dei musei è quasi uno sproposito che trova purtroppo una dolorosa conferma in sede di bilancio dopo l'International museum day, la giornata mondiale dedicata a queste istituzioni. Dati alla mano risulta che nell'elenco delle sedi espositive più frequentate mancano quelle italiane che non figurano fra le prime venti del mondo. Una contraddizione mortale – scrive Repubblica – per un Paese votato al turismo, alla cultura e alla storia dell'arte.  Per quanto indiscutibilmente ricco sia il patrimonio, l'impressione raccolta tra i visitatori e gli osservatori è che tali beni siano poco valorizzati, vuoi per la carenza dei servizi, vuoi per  inadempienze di varia natura, politiche o altro.  Ora gli addetti ai lavori si affidano alla seduzione di EXPO2015 per riportare l'Italia al posto che le compete in una graduatoria prestigiosa guidata dal Louvre.

 

 

lunedì 18 maggio 2015

Aria di fine impero in Forza Italia

di Renzo Balmelli 

 

CILINDRO. Tira un'aria di fine impero nei ranghi di Forza Italia dopo la doccia gelata alle comunali in Trentino-Alto-Adige dove la formazione di Berlusconi, con un misero 4%, è stata quasi cancellata dal panorama politico. Per uscire dalla crisi incipiente, il Cavaliere, come al suo solito, sta grattando il fondo del cilindro, ormai logoro, e per stupire l'uditorio sempre più scettico se ne viene fuori con l'idea di rifondare il centro-destra, minato dalle astensioni, sul modello di un grande partito repubblicano. Sarebbe l'ennesima trovata nel festival delle rottamazioni, una parola magica entrata nell'uso con l'imprinting di Renzi. Un termine che incanta e illude, ma non convince. Nella generale confusione, il rischio maggiore è che a furia di rottamare si finisca con lo smarrire la "diritta via".

 

RISPETTO. A prescindere dai contrasti con Mosca a proposito dell'Ucraina, c'è qualcosa di stonato nella mancata partecipazione dei leader occidentali alle manifestazioni per i 70 anni della vittoria sovietica sulle orde hitleriane. Nell'intento di mandare un monito a Putin per l'annessione della Crimea, il non inchinarsi alla memoria e al sacrificio di milioni e milioni di cittadini e soldati russi, senza i quali saremmo ancora qui a fare il saluto nazista, non è stato molto rispettoso. Se siamo liberi e se l'Europa non ha mai conosciuto un periodo di pace così lungo, lo dobbiamo anche a loro. Oggi il Cremlino torna a impensierire, è vero. Ma proprio in virtù della dolorosa esperienza del passato dovrebbe prevalere la consapevolezza che qualsiasi conflitto si risolve solo col dialogo e la diplomazia.

 

ATROCITÀ. Quando viene sospinta oltre i limiti tollerabili, la Realpolitik si trasforma nella madre delle peggiori atrocità. A tale proposito è tristemente emblematico il caso della Siria, paese di cui , per ragioni inconfessabili, si parla sempre meno anche se vi si consumano quotidianamente spaventose prevaricazioni dell'uomo sull'uomo. Dobbiamo alla provvida iniziativa del Corriere della Sera, del suo inviato Lorenzo Cremonesi e alle organizzazioni umanitarie se stragi e massacri riescono a rompere la congiura del silenzio sulle nefandezze di Assad, promosso a scomodo alleato dall'ondivaga e incerta comunità occidentale , per arginare il fanatismo jihadista. Mentre prosegue la carneficina dei civili, tanta durezza e tanto cinismo caricano di oscuri presagi il futuro dell'umanità.

 

SFIDA. Dopo le elezioni nel Regno Unito, si apre una stagione in cui la sinistra non deve arrendersi, ma all'opposto dare il meglio di se. Ancorché frenati dal maggioritario puro, i laburisti sono in crescita di consensi e il verdetto delle urne conferisce loro un ruolo fondamentale per misurarsi con il governo Cameron che avendo cambiali e promesse da onorare premia non soltanto gli euroscettici, ma addirittura gli eurofobici. Nella sfida, ora non più circoscritta alla sola Gran Bretagna, ne va anche dell'avvenire di tutto il continente dove i solerti becchini dell'integrazione , in attesa del referendum britannico, già preparano la fossa della moneta unica e dell'UE. Sugli eredi di Miliband, custodi di un ideale che a dispetto dei menagramo non muore, grava l'impegno di fronte alla storia di salvare dal macero le conquiste comunitarie, garanti di stabilità e democrazia.

 

LINCIAGGIO. In Italia sono poche le persone sottoposte allo stillicidio di un incessante linciaggio mediatico e morale come quello riservato a Cécile Kyenge, l'esponente politica che agli occhi dei suoi irriducibili avversari, tutti rigorosamente di destra, ha la duplice colpa di essere donna di colore iscritta al Pd e promotrice di un modello di integrazione dal volto umano. Quando era in governo non le è stato risparmiato nulla e ora che l'ex ministro siede al Parlamento di Strasburgo la musica non è cambiata. Avendo risposto per le rime alle tardive scuse di Borghezio, sui blog contro di lei si è scatenata l'ennesima ordalia con l'invito a cacciare " questo sgorbio" che " assomiglia molto all'orango". Ma se già il leader della Lega apostrofa il ministro Boschi definendola " sculettante", è poco probabile che in questa galassia le cose migliorino.

 

SVASTICA. Ma che razza di genitori saranno mai quelli che inoculano nel figlioletto di quattro anni le bacate ideologie che imperavano ai tempi di Mussolini? E' successo in quel di Cantù dove si è scoperto che il bimbo, iscritto alla scuola materna, aveva la singolare abitudine di salutare le maestre ed i compagni facendo il saluto fascista. All'inizio nessuno ci ha fatto caso, pensando fosse una fanciullesca, innocua esuberanza. Ma poi la verità è venuta a galla. Glielo hanno insegnato mamma e papà col pretesto che quelle erano le loro idee politiche, rivendicando con fierezza l'uso di una pratica in auge nel Ventennio per dare al figlio un'educazione rigorosa. Il padre ha addirittura rincarato la dose mostrando la svastica tatuata sul braccio. E pensare che c'è pure chi li difende!

 

FARO. Trollope, Dumas, Mérimée, Vasquez Montalban, Camilleri, Giménez Bartlett e molti, moltissimi altri ancora, classici e contemporanei, giallisti e acuti esploratori dell'anima. Sono numerosi, italiani e stranieri, gli autori che in comune hanno la magica S della Sellerio, la casa editrice di Palermo che li ha lanciati o rilanciati con gli inconfondibili volumetti "blu" tenuti a battesimo nel 1979 da Leonardo Sciascia. Il millesimo volume della collana " Memorie", in uscita fra qualche giorno al salone del libro di Torino, rende omaggio alla scommessa vinta da donna Elvira, Elvira Sellerio, scomparsa cinque anni fa, che quella iniziativa volle, fortemente volle, nel solco della grande tradizione letteraria della Sicilia, più forte dei luoghi comuni. Mille copertine rimaste nella memoria come un faro che acceso sull'isola illumina la cultura universale. 

mercoledì 13 maggio 2015

Sfida all'ultimo voto tra laburisti e conservatori

di Renzo Balmelli 

 

SFIDA. Fino a ieri i sudditi di Elisabetta non avevano occhi che per la principessina Charlotte. Ora la scena è mutata. Oggi la Gran Bretagna vota e la confraternita degli sfegatati anti europeisti di Nigel Farage, insidiosa mina vagante di queste elezioni, punta sulla vittoria di David Cameron. Non tanto per simpatia, ma per la semplice ragione che se il premier venisse riconfermato difficilmente potrà rimangiarsi la promessa di indire il referendum sull'UE che manda in solluchero i nemici dell'integrazione, ma minaccia di aprire prospettive destabilizzanti sulle due sponde della Manica. Nell'immediato, però, considerata l'estrema incertezza dei sondaggi e il peso di un'altra incognita, quella rappresentata dai nazionalisti scozzesi che potrebbero essere l'ago della bilancia di eventuali coalizioni, la cosa che gli elettori maggiormente temono è l'incubo dell'ingovernabilità. Comunque sia, la sfida all'ultimo voto tra i laburisti, che hanno a cuore i lavoratori, e i conservatori ,che a cuore hanno invece i milionari e i potenti, è destinata a lasciare il segno non soltanto a Londra, ma anche sulla solidità dell'Europa e il suo futuro.

 

SCENEGGIATA. Papà io ti caccio, e io, figlia mia, ti ripudio. Con accenti da tragedia shakespeariana, la faida in casa Le Pen che vede la bionda Marine nei panni di Bruto e il padre Jean Marie nell'ingrato ruolo di Cesare, è diventata una succosa sceneggiata mediatica a metà strada tra politica e gossip. A lei non vanno più genio i propositi razzisti pronunciati dal genitore su ebrei, nazismo e olocausto. Ma c'è un ma. Il tentativo di pulizia etica ha tutta l'aria di essere un escamotage per rendere più presentabile il Front National che sogna addirittura l'Eliseo. Nella " querelle" Le Pen contro Le Pen si tratta ora di capire non tanto chi dei due sia più antisemita e xenofobo, ma piuttosto se davvero nel partito s'è creata una frattura tale da minarne la compattezza nel cavalcare le bacate ideologie di estrema destra sulle quali ha costruito la sua indecorosa fortuna. 

 

ODE. E' curioso osservare quanto sia diversa la percezione che si ha dei politici italiani in patria o se visti dall'estero. Emblematico a tale proposito è il caso di Matteo Renzi di cui si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non che non abbia in casa una folta pattuglia di "nemici" sebbene abbia incassato la fiducia sull'Italicum. All'opposto, dopo il voto tormentato e segnato dalla pittoresca imitazione dell'Aventino inscenata dalla destra, l'Europa si è fatta invece persuasa che ora l'Italia vede rosa nella ricerca della formula giusta per garantire la stabilità. C'è però un dettaglio che probabilmente è sfuggito alla stampa internazionale; e cioè che l'approvazione della legge è avvenuta alla vigilia del 5 maggio, l'ode manzoniana che ammonisce quanto poco ci voglia per passare dagli altari alla polvere.

 

SOLIDARIETÀ . All'EXPO2015 si racconta la storia del cibo, ma per un miliardo di individui il cibo è solo un racconto. Tale pensiero, condensato nella vignetta di Repubblica, è quello che dovrebbe convogliare gli sforzi e le iniziative della rassegna per raccogliere una sfida che non è esagerato definire epocale. Si tratta di ridefinire il concetto di solidarietà ancora troppo spesso frenato dalla logica spietata delle multinazionali che crea spaventose sacche di sottosviluppo in cui si vive ( si fa per dire) con meno di un dollaro al giorno. Sbaglia però chi pensa di arrivarci con la violenza che per sua natura vanifica sul nascere le speranze di ridurre il divario tra il resto del pianeta e la parte minoritaria del mondo. Quella parte che si definisce moderna e civilizzata, ma  ancora una volta incapace di fermare  quei quattro imbecilli mascherati che hanno devastato Milano, perdendo però la partita sul campo.

 

CARRELLO. Dalla Germania all'Italia i negozianti di confine sorridono. Ogni fine settimana i loro empori sono presi d'assalto dalla clientela svizzera che nonostante le prediche anti europee dei populisti se ne va tranquillamente a fare spesa all'estero a condizioni decisamente favorevoli. Nessun slogan è stato in grado di arginare "i frontalieri del carrello" che riempiono il frigorifero spendendo molto meno che sotto casa. Sul piano interno il fenomeno preoccupa. Quando si tocca il portafoglio non è facile fare breccia nel cuore della gente che da un lato magari dice no alla libera circolazione delle persone, ma dall'altro ,fatti due calcoli, pare poco incline a rinunciare ai vantaggi della libera circolazione degli acquisti nella vicina UE che dopotutto non sembra poi così ostile come la dipinge la propaganda nazionalista.