giovedì 23 maggio 2013

È morto un tiranno

di Renzo Balmelli 

 RESISTENZA. Sono inguaribili ed estremamente pericolosi i nostalgici recidivi che le provano tutte per banalizzare le atrocità delle dittature. Alla morte di Jorge Videla si è subito messa in moto l'ignobile gazzarra destrorsa contro coloro che si battevano sull'altro fronte, mentre il boia di Buenos Aires ordinava l'olocausto dei desaparecidos. Ideologie bacate della peggior risma e più diffuse di quanto si pensi, continuano ad ammorbare l'aria e avvertono che ancora non è il momento di abbassare la guardia. Nella loro incorruttibile e coraggiosa determinazione, le donne di Plaza de Mayo nobilitano il significato storico della Resistenza.

 TRAPPOLE. Come Clinton, anche Obama nei primi mesi del secondo mandato deve misurarsi con le trappole della presidenza disseminate dalle "gole profonde" che lo detestano. La destra si è gettata a capofitto sulla gestione poco trasparente di alcune vicende d’intelligence per metterlo in cattiva luce. Per ora, il presunto scandalo ha soltanto lambito la Casa Bianca senza causare danni. Ma i repubblicani sono addirittura disposti a correre il rischio di frenare la ripresa pur di trasformare il presidente in una "anatra zoppa". Gli inquietanti paralleli con Nixon non reggono, tuttavia i suoi avversari gongolano all'idea di rendergli la vita difficile.

 RIVOLUZIONE. Un socialista in vena d’ironia sosteneva che in Svizzera le rivoluzioni si fanno soltanto il sabato, se non piove. Che nella Confederazione non sia cresciuta una forte vocazione rivoluzionaria è piuttosto evidente. Però, a dispetto delle apparenze, nei sancta sanctorum della grande finanza rossocrociata si va delineando una trasformazione epocale che potrebbe sfociare nell'abolizione del mitico segreto bancario. Gli esperti gettano acqua sul fuoco, ma l'idea che il segreto meglio custodito al mondo sia in pericolo, fa apparire la Rivoluzione francese nell'immaginario collettivo elvetico una cosuccia da nulla.

 MATRIMONIO. A volte un lampo di saggezza illumina il torrente di parole che Matteo Renzi riesce a produrre in quantità industriale. Può anche irritare, ma la sua diagnosi sullo stato di salute del Pd è difficile da smentire. Soltanto una sottile vocazione al masochismo riesce a trasformare una vittoria annunciata, e quasi certa, in una Caporetto. Adesso sciacquare i panni nell'Arno della politica non sarà facile neppure per colui che il fiume lo costeggia ogni giorno. Se il risultato invero deludente è quello di avere imbarcato i ministri di Berlusconi, la conclusione nel solco della metafora manzoniana è ovvia: questo matrimonio non s'aveva da fare.

 COLAZIONE. Sarà stata una furba di tre cotte, ma alla lunga la povera Ruby, finita col miraggio dei milioni nel tritacarne di un giro troppo grande per lei, fa fin quasi pena. In men che non si dica i maestri del maquillage mediatico, paventandone le ricadute su colui che ambisce al laticlavio e allo scudo giudiziario ad personam, le hanno cucito addosso l'icona della donna moderna, elegante, disinvolta come lo furono (sic) i personaggi di Audrey Hepburn e Marilyn Monroe. Si veicola così il messaggio che le famose feste mascherate tipo Eyes wide shut fossero davvero soltanto una romantica Colazione da Tiffany.

 ECCELLENZA. L'Italia sa ancora farsi valere nei vari campi delle attività umane. Fra le personalità di spicco figura Ottavio Missoni, scomparso di recente all'età di 94 anni, stilista di fama internazionale, ambasciatore nel mondo di creazioni dal tocco originale e raffinato. La sua leggendaria maglieria, la ricerca dei tessuti, gli accostamenti cromatici che gli sono valsi la corona di "re del colore", hanno fatto di lui un simbolo del made in Italy. Il marchio Missoni, come molti altri, è la dimostrazione che nel campo dell'eccellenza esiste un Paese migliore, al di la delle brutture di un potere senza regole.

 MITO. Verdi e  Wagner sono nati entrambi nel 1813, ma due secoli di distanza storica non smussano la vivace dialettica tra i melomani dei due fronti. A tenere banco non sono soltanto gli aspetti musicali, ma anche i simboli, le leggende e gli ideali incarnati dai due monumenti della lirica. Se nel compositore di Busseto era innata la rivolta contro la prevaricazione, nel maestro di Lipsia era prevalente il mito germanico che  trova una delle sue massime, e controverse, espressioni nel  Crepuscolo degli dei. Di certo, Woody Allen non avrebbe mai detto di Verdi la celebre frase pronunciata invece per Wagner: "Quando lo ascolto  troppo ho voglia di invadere la Polonia".

 

giovedì 16 maggio 2013

Casto divo

Gli spettatori, checché ne pensino ad Arcore, non sono gonzi che si bevono tutto.

 

di Renzo Balmelli 

 

FLOP. In qualsiasi paese normale uno come Berlusconi sarebbe già stato mandato a casa da un pezzo e non se ne parlerebbe neanche più. In Francia Strauss-Kahn, che pure era potente, è stato spazzato via dallo scandalo in men che non si dica. L'anomalia tutta italiana consiste appunto nel continuare a dare credito a un personaggio che anziché lasciare un solo atto di governo degno di essere ricordato, passerà alla storia come il re dei party. Uno che militarizza l'ammiraglia delle sue televisioni per la propria autodifesa. Uno che in diretta promette aiuti a due povere donne, senza mai avere mantenuto una sola promessa fatta agli elettori. Uno che offende la memoria di Enzo Tortora con paragoni strampalati. Ma stavolta l'audience è stata impietosa. Il suo patetico show con la "nipotina" di Mubarak, oltre che mal fatto è stato un flop colossale. Gli spettatori, checché ne pensino ad Arcore, non sono gonzi che si bevono tutto.

 

DEGRADO. E' stato un gioco dissennato che fa leva su pericolosi cliché, l'arbitrario accostamento tra i programmi di integrazione di Cècile Kyenge e l'orrendo crimine di cui si è macchiato un clandestino africano a Milano. Un perfido tentativo di falsare il dibattito sul drammatico problema dell'asilo. Sia chiaro, nessuna attenuante potrà mai sminuire l'efferatezza del delitto, maturato in un clima di degrado che innestato su una mente deviata ha portato all'esplosione del delirio omicida. Ma non è col seminare paure inconsulte che si uscirà dal grumo di violenza urbana nel quale sono confinati gli immigrati, condannati a vegetare in un ghetto senza alcun contatto esterno, senza alcuna relazione sociale. Stranieri sono coloro che fanno il male a prescindere dalle origini, non chi si sforza di unire etnie e culture diverse. Il colore della pelle non centra.

 

DIVERSO. Alla Stampa di Torino lavora Massimo Gramellini, un signor giornalista che ogni settimana su RAITRE, ospite di Fabio Fazio, non perde occasione per dare voce a chi non ne ha. Nella rubrica che tiene sul suo giornale, il lettore è portato a conoscere persone e situazioni che altrimenti non troverebbero udienza. Vi si incontrano storie di vite vissute, segnate dalle privazioni, ma anche dalla determinazione di non farsi travolgere dai pregiudizi . Di riappropriarsi della propria dignità, ingiustamente calpestata da una concezione ancestrale della società. Tra i vari contributi di grande spessore umano, c'è chi gli scrive poiché crede in un Paese dove "una donna nata in Congo possa diventare ministro senza essere insultata". Dove la parola "diverso" non abbia solo connotazioni negative. Grazie a persone come Massimo Gramellini, in Italia si può. E di chi rema contro per partito preso non ce ne può importare di meno.

 

TEATRO. Pasternak replicava che la politica non gli diceva niente per una semplice ragione: non riesco ad amare le persone che sono insensibili alla verità. A volte osservandone le alterne vicende ci si trova in sintonia con l'autore del " Dottor Zivago". Sembra di assistere al teatro dell'assurdo. Un esempio. Scoprire quanto c'è di vero nelle voci su Angela Merkel e le sue frequentazioni filo-comuniste ai tempi della Germania est è materia scottante a Berlino. Non meno delle insinuazioni stando alle quali pare che la cancelliera tedesca non fosse una sostenitrice incondizionata della riunificazione, preferendole un socialismo democratico in una DDR autonoma. Quasi una bestemmia dopo la caduta del Muro. Ovviamente fioccano le smentite indignate a difesa dell'immagine della Merkel, CDU a tutto tondo, dama di ferro dell'UE, incrollabile paladina del rigore, di qua e di là. Che è poi il suo merito, ma anche il suo limite. A prova di smentite!

 

GIUSTIZIA. Ci risiamo. Dopo la severa requisitoria della Boccassini è ricominciata la sarabanda della destra. E per l'Italia si prospettano altre sofferenze. Se qualcuno si era illuso che il governo delle larghe intese coincidesse con l'inizio di un clima di pacificazione in cui la giustizia potesse finalmente seguire il suo corso nomale senza cadere in ostaggio dell'ex premier, ha dovuto ricredersi molto in fretta. Questo non molla per nessuna ragione, neanche a costo di tenere bloccato il Paese come d'altronde ha fatto negli ultimi vent’anni per fuggire dai suoi guai giudiziari. E che i suoi ministri si facciano vedere nella bolgia di Brescia a sfilare contro le istituzioni che in virtù del giuramento fatto al Quirinale dovrebbe essere i primi a tutelare, la dice lunga sulle difficoltà che l'esecutivo di Letta incontrerà sul suo cammino, tutto in salita.

 

giovedì 9 maggio 2013

Autobiografia (segreta) di una nazione

di Renzo Balmelli


SEGRETI. Quando, come sottolinea Napolitano, sulla sua opera si potranno esprimere valutazioni più meditate, nella biografia di Andreotti, che è poi l'autobiografia di una nazione, mancherà comunque sempre il capitolo cruciale: quello dei mille segreti della Prima Repubblica che il sette volte premier si è portato nella tomba. Tanto da venire raffigurato nella vignetta del geniale Giannelli mentre bussa alla porta di San Pietro con la scatola nera sottobraccio. Dire che la scomparsa di colui che Cossiga, con le poco cristiane sciabolate in uso nel suo partito, definì un grande statista non dell'Italia, ma del Vaticano, segni il commiato definitivo da un'epoca turbolenta delle italiche vicende è dunque prematuro. Senza mai negarsi una battuta fulminante, sempre ironico, cinico, e odoroso di incenso, ora bisognerà capire quanto resta della sua eredità nella prosecuzione, con altre sigle, del compromesso storico uscito dal travaglio elettorale. A tale proposito, tra i necrologi se ne trova uno che può apparire malizioso o irriverente, ma dal taglio molto andreottiano. Dice : " Ciao Giulio, riposa in pace, la tua Dc è tornata". Lui, che i suoi polli li conosceva bene, dall'aldilà abbozza il solito sorriso beffardo. Oggi come ieri il potere logora soltanto chi non ce l'ha.



RITIRO. Al di la dei musi lunghi del matrimonio d'interesse , non occorreva scrutare la sfera di cristallo per intuire che l'intesa Pd/Pdl se non proprio appesa a un filo si regge su un precario equilibrio da rinegoziare quasi tutti i giorni a prezzo di snervanti trattative. La Grosse Koalition all'italiana è una caldaia ribollente nella quale si incontrano e scontrano posizioni difficili da conciliare pur tenendo conto degli inderogabili sacrifici richiesti dall'interesse superiore del Paese. Allo scopo di fare "spogliatoio", Letta ha maturato il progetto di portare i ministri in ritiro spirituale, guadagnandosi subito dalla satira, feroce quanto basta, l'appellativo di Sacchi, l'allenatore preferito di Berlusconi. Taluni, nel clima rievocato dalla scomparsa del Divo/Belzebù, fanno invece gli scongiuri ripensando ad altri esercizi assai meno fraterni ed ecumenici nell'eremo di Todo Modo, l'inquietante film di Elio Petri liberamente ispirato dal racconto omonimo di Sciascia su un'infinita sete di potere.


© Marco Vuchich - www.arcoiris.tv<http://www.arcoiris.tv/>





INDECENZA. In un paese civile - ed è lecito supporre che gli Stati Uniti lo siano - a due anni si ha il diritto di vivere, non di morire ammazzata dal fratellino di cinque, intossicato dalla cultura della carabina. All'indomani della bruciante sconfitta di Obama al Senato sul controllo delle armi, l'agghiacciante episodio che ha sconvolto il Kentucky evidenzia la gravità del fenomeno, causa di continue tragedie. Come non bastasse l'istigazione alla violenza e alla giustizia fai da te, lascia allibiti la spregiudicatezza delle fabbriche che producono "linee" di Winchester e pistole studiate apposta per accalappiare i ragazzini. E non meno grave è l'incoscienza dei genitori che per un criminoso spirito di emulazione regalano fucili veri, capaci di uccidere, ai loro pargoletti incolpevoli. E magari hanno pure l'indecenza di chiamarla libertà!



BRODAGLIA. A imitazione di quello di Flaiano a Roma, specchio dell'ipocrisia e del qualunquismo, se un marziano sbarcasse oggi nel Bel Paese , in capo a pochi giorni se ne andrebbe in preda allo scoramento dopo avere visto, letto e ascoltato cosa i terrestri sono in grado di produrre in fatto di infamie. La violenza che corre sul web, così come un tempo il terrore correva sul filo, è un frullatore degli istinti più riposti in cui si mescolano razzismo, maschilismo becero, rigurgiti fascistoidi, omofobia e codardia omertosa. Nefandezze che trovano il loro alimento nella brodaglia del peggior leghismo alla Borghezio e della destra oltranzista. Un impasto nauseante che riesce a produrre quantità industriali di blog sui "giornali di famiglia", in cui, non per scherzo, si irride (sic) "all'Italia succube dei negri e dei froci"!



EMERGENZA. Siamo tutti Ilaria, Alessandra e Chiara, le ultime tre vittime del femminicidio che insanguina le cronache. E siamo tutti - aggiunge il Corriere della Sera autore della pregevole iniziativa- " le donne stuprate, prese a calci e pugni fino a perdere il bambino che portavano in grembo". In pari tempo dobbiamo essere tutti , senza reticenze, a fianco di Laura (Boldrini), Josefa (Idem) e Cécile (Kyenge) unite e determinate, nelle loro funzioni istituzionali, ad arginare gli abusi contro le donne e qualsiasi altra forma di prevaricazione, pure sulla rete. Ciò a cui stiamo assistendo - parole di Livia Turco - è diventata una emergenza sociale che riguarda l'identità maschile, non singoli casi patologici; una vera e propria strage che da troppo tempo si consuma nell'indifferenza e complici silenzi.



CLOWN. Se il discorso cade sui clown in politica, in Italia nessuno ci fa più caso. Ci si abitua a tutto. La cosa è invece meno scontata in Gran Bretagna, dove le urne hanno consegnato ai "pagliacci" indipendentisti dell'UKIP, come li aveva sbrigativamente apostrofati il premier conservatore David Cameron, un successo di tale ampiezza da preoccupare seriamente l'establishment. Il maggior motivo di inquietudine è che la crescita di questo movimento anti europeo e vagamente xenofobo, rappresenta una vittoria basata sul fatto che attualmente milioni di votanti sembrano pensarla esattamente come il suo leader Nigel Farage, populista dell'ultima ora votato al mito dell'isolamento, poco splendido e molto egoista. Per gli ideali dell'Europa si prospettano tempi duri.



SARACINESCA. Chi mosso da meschini calcoli di bottega e di opportunismo elettorale vagheggia il ritorno all'Europa delle porte chiuse non solo si oppone al progresso, ma oltraggia anche una civiltà millenaria che dall'antichità ai viaggi nello spazio è giunta a definire una fitta ragnatela di collegamenti senza i quali l'umanità sarebbe infinitamente più povera. Ogni qual volta il dialogo è stato interrotto dalle smanie di conquista, dalle camicie nere e brune, la parola dalla mente e dal cuore è passata alle cannoniere con gli esiti che tutti conosciamo. Il passaggio continuo , senza frontiere artificiose, che ha permesso alle varie culture di incontrarsi e amalgamarsi ha forgiato la coscienza dell'Europa moderna formatasi nel dopoguerra sui valori inalienabili del libero scambio delle idee. Gli uomini illuminati hanno bandito le guerre dal Vecchio continente, ma ogni ottusa velleità nazionalista, ogni saracinesca abbassata, è un balzo a ritroso nell'oscurantismo.

sabato 4 maggio 2013

Quelli che il giovanotto abbronzato

di Renzo Balmelli



ODIO. Si leggono frasi e commenti di lettori che mettono i brividi nella lunga, nauseante teoria di blog infamanti diretti a colpire il neoministro per l'integrazione Cècile Kyenge, Contro la sua nomina si sono scatenate offese indegne di un Paese civile e volgarità razziste irripetibili. Ciò che viene fuori da questo grumo di rancore è lo spaccato dell'Italia peggiore, per fortuna largamente minoritaria, ma comunque espressione di uno zoccolo duro che si mantiene in vita anche grazie alla compiacenza acritica di una certa parte dell'informazione. La libertà di espressione non c'entra. Come ha ricordato Laura Boldrini, in alcuni siti si pratica il sistematico incitamento all'odio razziale che resta un reato anche se espresso via web. Se un merito importante va subito riconosciuto al nuovo governo è di avere dato un forte e incoraggiante segnale di rottura contro la discriminazione rispetto al recente, ambiguo passato in cui Obama –giova ricordarlo – veniva dipinto come "un giovanotto abbronzato".



ROSPI. Se bastasse un titolo per riassumere lo stato d'animo di tanti militanti della sinistra, costretti a ingoiare più rospi di quanto la ragion di stato esiga, si potrebbe dire che l'irriverente "A Letta col nemico" coglie nel segno. Volendo se ne potrebbe aggiungere un altro non meno sferzante: il primo governo democristiano della Terza Repubblica, tanti sono i nipotini della Balena bianca a Palazzo Chigi. Per colmo di sventura c'è anche il rumore cupo degli spari che saranno pure opera di uno squilibrato, ma che come insegna la dovizia di autorevoli studi sull'argomento, sono il sintomo inequivocabile di un profondo disagio sociale. Ciò non attenua la gravità del gesto, sia chiaro, ma lascia nondimeno intuire come potrebbe infuocarsi il clima quando, fatalmente, verranno al pettine i nodi della questione morale sollevata dal triste matrimonio d'interesse con gli interpreti e le comparse del bunga-bunga.



STOICISMO. "Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro paese". Alla luce dei fatti occorre riconoscere che Enrico Letta, persona per bene sotto ogni punto di vista, assumendo l'incarico con una dose di coraggio che sfiora lo stoicismo, ha ricordato Kennedy e la sua celebre frase, pronunciata quando l'America non stava tanto meglio dell'Italia di oggi. C'era in ballo la salvezza nazionale e il neo premier si è infilato in una strada strettissima , d'altronde forse l'unica possibile e così ben riassunta dal quel suo un tantino rassegnato : "Inevitabile stare insieme". Già, inevitabile! Ma dove porterà quella pace controvoglia vista come un successo di Berlusconi, come il salvacondotto per il congelamento dei suoi processi e un viatico per le sue mai sopite ambizioni presidenziali? Difficile dirlo. Pare comunque poco probabile che di colpo il rospo si trasformi nel principe delle fiabe a lieto fine.



CONTRATTO. Anche nei cosiddetti paesi virtuosi si avvertono scricchiolii inquietanti. Le granitiche certezze vacillano e un po' ovunque si alzano voci critiche nei confronti della teutonica austerità. Voci che sono quelle della gente, stufa di pagare il conto di debiti non suoi, mentre sull'altro versante - va da sé per pochi eletti - prospera il mercato del lusso. Sono queste disparità a creare malessere e frustrazioni ed a vanificare gli interventi correttivi dai quali è inutile pretendere miracoli fintanto che l'economia continuerà a prevalere sulla politica e la politica sull'etica. Se coloro che muovono le leve provassero a rileggere Rousseau e a immaginare un nuovo Contratto sociale per l'equa distribuzione delle risorse, magari un domani potrebbe accendersi una speranza per l'umanità dolente. Intanto la dura, spietata realtà è un'altra: la crisi ha reso i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Anzi, ricchissimi!



MANINE. Nel celebrato film di Spielberg, l'industriale Oskar Schindler riusciva a strappare i piccoli ebrei alla furia nazista col pretesto che le loro manine erano indispensabili per eseguire certi lavori nella fabbrica di munizioni. Con intenti molto meno nobili, lo stesso pretesto è ancora oggi largamente diffuso nei paesi del Terzo mondo dove lo sfruttamento del lavoro infantile, ma non solo, ad opera di numerose imprese occidentali costituisce una delle forme più odiose di moderna schiavitù. La ricerca del profitto a basso costo, in spregio ai diritti dei lavoratori retribuiti con paghe da fame e occupati in condizioni di sicurezza più che carenti , è spesso all'origine di tremende sciagure. Quanto è accaduto a Dacca con la morte di centinaia di persone travolte dal crollo di strutture fatiscenti è una tragedia dell'egoismo capitalista, propiziata anche dalla criminosa complicità dei boss locali.



INFERNO. Sulle armi di distruzione di massa gli Stati Uniti si sono già scottati una volta in Iraq, in base a timori poi rivelatisi infondati. E' dunque comprensibile la cautela da parte di Washington e dei suoi alleati nell'aprire un nuovo fronte in Siria come esigono i repubblicani. Nei confronti di Assad, sospettato di usare armi chimiche, Obama e le maggiori potenze occidentali sono convinte che il despota di Damasco abbia oltrepassata la famigerata "linea rossa", ma non ne hanno la prova provata. A questo punto la comunità internazionale si trova davanti a una dura scelta , ben consapevole che anche un solo passo falso non farebbe che scatenare nella regione un inferno peggiore di quanto già non sia per la popolazione civile stretta fra due identità: quella tra l'ultimo stato laico, ma sanguinario, del mondo arabo e il fanatismo religioso di al-Qaeda. Un tragico rompicapo.



EREDITA'. Per anni e anni, quando il discorso cadeva sul Paraguay il pensiero correva ad Alfredo Stroessner, il presidente dittatore che guidò il suo paese con pugno di ferro, abolendo la costituzione e soffocando l'opposizione grazie anche al sostegno degli Stati Uniti che vedevano in lui un baluardo contro l'infiltrazione comunista nel continente sud americano. La caduta dell'Unione sovietica segnò il declino dei caudillo di origine tedesca che strizzava l'occhio a nazismo e peronismo. Gli sopravvisse il suo partito, il Colorado, che dopo avere spodestato con strane manovre la coalizione di sinistra, al governo dal 2008, è ritornato al potere eleggendo il nuovo presidente, Horacio Cortes, un conservatore multimilionario con qualche macchia che per prima cosa dovrà dimostrare di avere liquidato per sempre la pesante eredità del passato. Staremo a vedere. Quando c'è di mezzo il potere e le caserme sono inquiete, nelle strade di Asuncion del "doman non v'è certezza".