mercoledì 20 aprile 2011

Era solo l'antipasto

di Renzo Balmelli
 
FANTASMA - Non che avessimo dubbi, ma il "fora dai ball" di Bossi era solo l'antipasto. Il piatto forte porta la firma di Roberto Castelli: dobbiamo respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora! A quando i Lager? Un fantasma si aggira tra noi portandosi appresso un carico di ideologie bacate che nulla hanno perso della loro devastante efficacia. Unità, solidarietà e accoglienza , i principi attorno al quale fa perno l'Europa uscita dalla guerra, segnano il passo . Di questi tempi calamitosi resi ancora piu' cupi dalla difficoltà di spezzare il muro dell'indifferenza trionfa che sa vellicare gli istinti piu' riposti.
 
SCANDALO - Prima che arrivasse Berlusconi nessuno aveva dubbi che l'Italia avesse una vera democrazia. La spudoratezza del processo breve, in verità uno stratagemma per sterilizzare i procedimenti a carico del Cavaliere, ha infranto molte certezze. A Frank Capra sarebbe piaciuta l'opposizione che in aula ha letto gli articoli della costituzione per salvare il paese dall'abisso. Manca pero' il lieto fine del celeberrimo " Mr. Smith va a Washington", metafora della lotta al malcostume. E' cosi' passato un fumoso impianto giuridico che fa gridare allo scandalo per l'uso spregiudicato del parlamento e per l'oltraggio al principio della legge uguale per tutti. Se il Cavaliere cercava un giudice a Berlino, l'ha trovato a Roma dove ha reinterpretato la citazione brechtiana con un comportamento al limite dell'eversione. Cioè giudice di se stesso.
 
ALLARME - Per la destra chi canta fuori dal coro è figlio di Stalin. E' pero' improbabile che nell'albero genealogico della Marcegaglia e di Montezemolo vi sia anche un solo, lontanissimo grado di parentela col dittatore georgiano. Il loro grido d'allarme sullo stato dell'economia e quindi del paese è percio' uno schiaffo che brucia al governo, capace di interessarsi soltanto degli affari propri, ma poco attento agli affanni delle nuove generazioni. Per i giovani l'obiettivo di trovare un lavoro adeguato al titolo di studio è sempre più un miraggio. La ricetta di Silvio: battute sul bunga-bunga e barzellette spinte, specchio inesorabile di una coalizione allo sbaraglio e irriformabile.
 
STATUA - Se non avesse vinto la dura battaglia della finanziaria grazie alle sue risorse di statista e paziente mediatore , Obama avrebbe chiuso non soltanto la Statua della Libertà per mancanza di fondi, ma probabilmente anche la sua carriera. Sarebbe stato uno smacco difficile da gestire a 150 anni dalla Secessione che cambio' gli Stati Uniti e all'inizio della lunga volata per le presidenziali dell'anno prossimo. Stavolta il Tea Party che mastica livore da mane a sera contro l'intruso di colore alla Casa Bianca e ha giocato la partita in chiave elettorale , ha dovuto arrendersi alla forza del mito Senza la statua che accoglie i viaggiatori, la sinfonia del Nuovo Mondo sarebbe stata un' accozzaglia di suoni cacofonici.
 
BUGIE - Se è vero che le bugie sono la verità in maschera, in Giappone c'è voluto piu' di un mese per svelare il volto della catastrofe nucleare seguita al terribile terremoto. Soltanto a fatica le ammissioni degli esperti sono emerse dal cumulo di bugie su quanto è realmente accaduto a Fukushima e dintorni. Vista la dimensione dell'inquinamento, uguale o forse ancora piu' vasto di Chernobyl , vi è stato un gioco a rimpiattino con la salute della popolazione che ha del criminale. Già era scarsa la fiducia della gente nell'atomo; adesso le gravissime omissioni non faranno che alimentare la diffidenza e il sospetto verso la scarsa considerazione in cui è stata tenuta l'esistenza di milioni di individui a fronte di lobby e interessi inconfessabili.
 
REPULSIONE - Offende, offende due volte la barbara uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Al di la del cordoglio, di cui l'ADL si fa interprete, suscita repulsione e rabbia il pensiero che a condannare a morte l'attivista di Besana Brianza siano stati i Salafiti, una scheggia impazzita di quel popolo palestinese al quale ha dedicato la sua vita. Era un pacifista senza se e ma Vittorio Arrigoni , un alfiere dei diritti umani con la vocazione per l'utopia che è tra i sentimenti piu' nobili e degni di rispetto. La sua missione era stare accanto ai piu' deboli, ai derelitti della terra finiti nello spietato ingranaggio della prevaricazione dell'uomo sull'uomo. Per aiutare pescatori , contadini e i bambini usciti traumatizzati dall'assedio israliano di Gaza non esitava a spingersi dove si spara e dove non è raccomandabile arrivare. Ma dove arriva la mano spietata del terrorismo di Al Qaida. Per la causa aveva deciso di restare "all'inferno" incurante delle minacce, che gli sono state fatali in questa parte del mondo dove la pace è soltanto una parola scritta sulla sabbia.
 
INFAMIA - Una delle immagini piu' drammatiche del Novecento è la foto della bimba vietnamita ustionata dal napalm. Quando si inizia una guerra non si sa mai dove si arriverà e quindi è di grande interesse la mostra al Palazzo Ducale di Genova che si propone di indagare a fondo sulla peggiore invenzione dell'uomo. La sua smisurata assurdità è d'altronde ben riassunta dal pensiero di Von Clausewitz che la definiva la prosecuzione della politica con altri mezzi. Ossia un macello legalizzato. Macello che prosegue tuttora sotto la copertura di termini talmente ipocriti da risultare insultanti: chirurgica, assimetrica, umanitaria. Ma dalla notte dei tempi alla Libia del 2011 nessuna moderna etichetta riuscirà mai a edulcorare l'infamia della guerra e dei suoi venditori di morte.

mercoledì 13 aprile 2011

Zigzag diplomatici e tragedie reali

Ci sarà un atto di pentimento per l'infamante "fora dai ball" di matrice leghista?
 
di Renzo Balmelli 
 
TRAGEDIA. Chissà se dopo l'ennesima tragedia del mare ci sarà un atto di pentimento per l'infamante "fora dai ball" di matrice leghista. Da come si incattivisce il dibattito sembra poco probabile. Oltre al dolore senza nome, cio' che lascia ammutoliti nell'ecatombe di donne e bambini sulle rotte per l'Italia è la negazione di un'autentica fratellanza umana universale. E' l'incapacità di tradurre in azioni virtuose la solidarietà con i derelitti della terra. Anni fa, nel Mediterraneo in burrasca, al largo di Malta, un vertice sovieto-americano sanci' l'inizio di un nuovo ordine mondiale che si voleva piu' equo. Se ne sono perse le tracce. Oggi nelle stesse acque, trasformate nella fossa comune di migrazioni inevitabili e impossibili mischiate agli orrori delle guerre, regna il piu' grande disordine mondiale frutto di un destino barbaro e cinico che immancabilmente vedremo riprodursi altre volte in altre parti del globo.
 
OPPORTUNISMO. Se l'intento era di sloggiare Gheddafi, l'obiettivo è lungi dall'essere raggiunto. Se gli insorti contavano sugli appoggi esterni, cominceranno ad avere qualche dubbio. Si, è davvero una drôle de guerre quella che si combatte sul fronte libico. Altri usano il termine "chirurgica", piu' asettico, che pero' trae in inganno come le "bombe intelligenti" che intelligenti non sono. Di fatto ancora non è chiaro a cosa miri la risoluzione del Consiglio di sicurezza. Si procede a zigzag, come l'ondivaga diplomazia romana, sempre in bilico tra il baciamano e il sostegno alla causa dei ribelli. Sono calcoli dettati, si suppone, da considerazioni di bieco opportunismo per non restare tagliati fuori dall'accesso ai pozzi petroliferi. E la transizione verso la democrazia? Beh, quella puo' aspettare.
 
IDEE. Se ne va Zapatero e c'è la tristezza di una pagina che si chiude. La consapevolezza di un leader che, in ogni caso, ha regalato alla Spagna progressi straordinari. Soprattutto nel riaffermare il primato dell'etica e della politica rispetto al potere. Gli uomini passano - diceva Kennedy - restano le idee. Ora le speranze si concentrano su Ed Miliband, giovane astro nascente del laburismo britannico, determinato a scrivere un nuovo capitolo nella storia del socialismo democratico. E se è riuscito lui a ricostruire in breve tempo il suo partito uscito malconcio dalle elezioni, non si vede perché la ricetta non debba funzionare per rianimare il litigioso panorama della sinistra italiana.
 
GIOVANI. Il governo del "fare" non soltanto si dimentica dell'Aquila , ma trovandosi in altre e meno edificanti faccende affaccendato omette pure di investire risorse preziose per assicurare alle nuove leve un futuro al riparo dalla precarietà e dall'insicurezza. Senza iniziative, invece delle speranze aumentano i diritti negati e il rischio di una generazione perduta che cerca scampo nella fuga dei cervelli. Per combattere la deriva i giovani si sono mobilitati facendo del 9 aprile la giornata di un'azione comune, perché - dicono - ormai si è infranta l'illusione della salvezza individuale. Manifestano per segnalare che è arrivato il momento di affrontare davvero la questione giovanile. Una questione indissolubilmente legata alla ricchezza di una nazione ma che malauguratamente rischia di non trovare udienza presso una classe dirigente paralizzata dagli scandali.
 
BRIGANTISMO. Vedere l'Italia rappresentata sui giornali stranieri dai processi di Berlusconi, fa una grande tristezza. Gli inviati esteri che erano a Milano per l'udienza-farsa del Rubygate sono rimasti increduli e stupiti nell'osservare come un sistema di potere cosi' compromesso raccolga ancora tanti consensi. E ancor meno capiscono come un premier talmente screditato agli occhi del mondo non avverta l'esigenza di dimettersi per proteggere il paese e le istituzioni dalla vergogna. Ha detto Eros Costantini, l'arguto giornalista ticinese da poco scomparso, che in politica come in amore non ci sono soltanto baci ed effusioni, ma anche molle che cigolano. A Roma la democrazia geme di dolore sotto i colpi del brigantismo politico-mediatico di cui la destra, una delle peggiori nella storia della Repubblica, si avvale a piene mani per soffocare la capacità di indignarsi e di reagire al malcostume.
 
SQUADRISMO. Vengono le vertigini stare dietro all'ingorgo della politica italiana. Confusione e lotte furibonde in parlamento formano un crocevia dietro il quale si scorge la lunga mano del burattinaio. L'intreccio sempre piu' stretto tra corruzione e interessi inconfessabili , tra conflitto di attribuzione e processo breve, è diventato in mancanza di risultati il subdolo collante di cui si serve Silvio B. per tenere in piedi un surrogato di stabilità. Ormai l'eclissi dell'etica è totale , al punto che nemmeno le reminiscenze squadristiche di La Russa e l'incredibile richiesta di abolire la norma che vieta la ricostituzione del partito fascista sono motivo di indignazione nei ranghi del Pdl. Magari ci sarà pure qualcuno nella maggioranza che si vergogna ma che per comodità preferisce tacere : al capo- è risaputo - non garba chi canta fuori dal coro.

mercoledì 6 aprile 2011

Ad personam

di Renzo Balmelli
 
BLITZKRIEG. "Per fortuna che Giorgio c'è". Giorgio, non Silvio. Già, per fortuna c'è lui, il Presidente della Repubblica, che a Ellis Island, luogo che evoca pagine umilianti e dolorose nella storia dell'emigrazione italiana in America, pur fremendo di indignazione trova le parole giuste per attenuare la vergogna dell'infamante "fora dai ball" di Bossi. Sono vent'anni ormai che questa destra senza regole tiene in scacco il paese con la sua macelleria costituzionale e lo sguaiato circo mediatico del Cavaliere che prima sbatte in faccia a tutti la sua ricchezza comprandosi l'ennesima villa e poi sfiora l'insolenza quando propone Lampedusa per il Nobel della pace. Intanto, malgrado l'esortazione di Napolitano, il blitzkrieg della maggioranza sul processo breve regala all'Italia un'altra giornata nera della democrazia, una ferita istituzionale che spinge la Repubblica sull'orlo del precipizio. Eccola, la vera "riforma epocale" della giustizia: la trentottesima legge ad personam per liberare il premier dalle sue pendenze giudiziarie e certo non per fare il bene del paese.
 
 
MONOPOLY. Al di là dell'insolenza leghista e della commovente generosità dei volontari, sconcerta l'assenza di un programma di accoglienza per i profughi da parte di un paese con alle spalle una lunga e dolorosa storia di emigrazione. E' un brutto film quello che vediamo ogni giorno sui telegiornali in presa diretta da Lampedusa. Una catastrofe umanitaria per ricordarci che la fuga dall'Africa non è un kolossal americano su Mosè e il faraone, bensi' il dramma vero di donne e uomini trasformati in pedine umane di un tragico monopoly planetario. In questi giorni l'ennesima tragedia del mare è stata un monito angosciante per l'Europa che se ne lava le mani e condanna i disperati del terzo millennio a un esodo senza fine.
 
 
MUSERUOLA. A destra sono iniziate le grandi manovre per dettare il palinsesto del servizio pubblico. Con Ferrara, Minzolini e Vespa la maggioranza dispone di un controllo quasi monopolistico di RaiUno, ma ancora non basta. Ormai il capo del governo, sempre piu' imputato e sempre meno premier, è in fuga dai grandi temi che riguardano la guida del paese, tranne quelli che placano le sue ossessioni sulla giustizia. In vista delle elezioni del 26 maggio è vietato parlarne, e in quest'ottica Pdl e Lega preparano lo sbarco a Saxa Rubra per imporre la museruola ai programnmi piu' seguiti (Annozero, Ballaro', Che tempo che fa) , rigorosi garanti di quel pluralismo dell'etere che per i paladini del sultano costituisce soltanto una fastidiosa perdita di tempo.
 
 
CRISI. E' frettoloso imputare prevalentemente alla controversia sul nucleare la batosta incassata dalla CDU in uno dei suoi Land piu' importanti, il Baden-Wuerttenberg, dove governava incontrastata da circa 60 anni. L'analisi poteva reggere se la coalizione di Angela Merkel non fosse stata sconfitta in altre due consultazioni regionali indette prima della tragedia giapponese. Ma, cosi' come stanno le cose, pare proprio che il motore liberal-conservatore, a corto di progettualità e ingrippato dalla crisi di credibilità dei suoi leader, perda colpi e non riesca a ripartire. Nella débacle la Bundeskanzlerin puo' tuttavia consolarsi: è in buona compagnia. Anche in Francia e Italia sia Sarkozy, sia Berlusconi versano in palesi difficoltà: il primo è crollato ai minimi storici dopo le municipali, l'altro si trova messo in minoranza da quasi tutti i sondaggi, tranne quelli che lui si fa confezionare su misura.
 
 
QUADRILATERO. Come osservava Dahrendorf, quando la storia si mette a correre non la ferma piu' nessuno. La caduta del comunismo ridisegno' gli assetti usciti dalla seconda guerra mondiale. L'elezione di Barack Obama segno' l'avvento dell'era post-atlantica e di una visione autenticamente globale della politica internazionale. Ora l'America e i suoi alleati europei devono vedersela con una nuova sfida. Nella scia dell'intervento militare in Libia nasce l'asse del BRIC (Brasile-Russia-India-Cina) che si propone come quadrilatero di un diverso ordine mondiale fondato sulla stretta non-interferenza. Si tratta di grandi potenze emergenti in grado di usare il proprio peso economico e diplomatico per costruire una proposta alternativa all'Occidente nel mondo arabo che sarebbe imprudente prendere sotto gamba.
 
 
RICORDO. Amava le battute, ma solo se buone e immediate. Eros Costantini, scomparso a 79 anni dopo lunga malattia, si è congedato con un'ultima riflessione che ben riassume il suo spirito di arguto e disincantato osservatore: "Visse nel dubbio, se n'è andato ancor piu' dubbioso". Sagace, curioso, onnivoro , vulcanico, il tutto condito dall'immancabile e mai banale ironia di cui si nutriva attingendo ad alcuni dei suoi autori preferiti, Marotta e Campanile in particolare, Costantini è stato uno dei protagonisti di una grande stagione del giornalismo televisivo svizzero-italiano al quale era arrivato per vocazione e passione vera ai tempi del Telegiornale di Zurigo. Era un autodidatta Eros, con la biblioteca colma di libri, letti, riletti, consumati.
 
La sua biografia potrebbe figurare in un romanzo americano. Aveva fatto mille mestieri, aveva girato mezzo mondo come un esploratore della vita e, forte di questa esperienza, pur dicendosi non allineato, sempre si è schierato dalla parte dei piu' deboli, vicino alla causa del Cooperativo di cui condivideva la storia e gli ideali. Attraverso i giornali, il tratto estroso e geniale dei suoi contributi gli valse la simpatia di numerosi lettori. Lettori incantati dal suo magistrale umorismo, dallo stile a volte anche caustico, ma mai volgare e sempre attraversato da una vena di malinconico pudore. Lo stesso pudore col quale ha lottato contro il male, per poi donare il suo corpo alla scienza, in un atto postumo di solidarietà che piu' di mille parole illumina la personalità di Eros Costantini.