lunedì 1 ottobre 2012

No alla museruola

di Renzo Balmelli 

LIBERTÀ. Conquista fondamentale della cultura illuminista, la libertà di stampa deve guardarsi ogni giorno dal non finire nel mirino della censura e dell'intolleranza settaria, entrambe incompatibili con i precetti della società plurale. Ecco perché oggi, di fronte all'esasperazione degli animi cui abbiamo assistito in queste settimane di fuoco, è indispensabile , anche se difficile, difendere l'integrità della libera circolazione delle idee dagli agguati di chi ne fa scempio per il proprio tornaconto. Nell'antichità c'era il monarca, e chiunque gli andava contro doveva perire. Ora non più. La libertà non è un rischio; metterle la museruola, sì.


RIBELLIONE. Il caso di Alessandro Sallusti è emblematico dei pericoli ai quali si trova esposta l'informazione quando le caste provano a ingabbiarla con norme liberticide. Dal Direttore del Giornale, che rischia il carcere per un articolo controverso, ci separano anni luce, ma qui non si tratta di sottolineare le pur aspre divergenze e nemmeno soltanto di solidarietà. Qui si prova un senso di ribellione poiché non esiste che in un Paese maturo i giornalisti finiscano dietro le sbarre per quello che scrivono. Voltaire non va soltanto citato, ma anche messo in pratica. Poi il dissenso, anche duro e senza sconti , farà il suo corso. Ma senza manette e bavagli.


BUGIE. Negli anni Trenta - gli anni di cui si parla nella mostra di Firenze sull'Arte italiana di quel periodo- non piegarsi ai diktat dei gerarchi in orbace poteva costare la vita. Qualcuno però deve avere la memoria corta e si abbandona a rievocazioni glorificatorie di quella tremenda stagione, ignorando quanto accadeva nella vita di ogni giorno. Da recensioni traboccanti di nostalgici spasmi il lettore è indotto a credere ( sic!) che in quell'epoca "il massimo della libertà culturale si ebbe quando il regime era all'apice". Bugie, spacciate come verità. La * benevolenza" del Duce era pura finzione , la messa in scena con la quale il fascismo narrava se stesso per mascherare le sue nefandezze. Perché quelli erano gli anni delle leggi razziali e dei preparativi alla guerra che non furono un dettaglio della Storia.


MARASMA. A giudicare dalle sprezzanti esternazioni di Mitt Romney sugli americani meno fortunati, si presume che " Il Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo non sia il quadro che più gradisce. Le sue preferenza vanno ai milionari che vedono in lui il presidente prediletto, il nesso tra politica, affari e ricchezza che farà felici i magnati e renderà i poveri ancora più poveri se per disavventura lo sfidante repubblicano, arrivasse alla Casa Bianca. Troppo perfino per Wall Street - ed è tutto dire - che gli ha tolto il sostegno nel timore che l'ex governatore promuova la *lotta di classe all'inverso", dall'alto verso il basso come l`ha definita il mensile Confronti, precipitando gli USA nel marasma sociale.


SCANDALO. A ogni stagione la sua pena. Quanto accade nella Regione Lazio, ma non solo , purtroppo, è speculare del dissesto morale in cui il precedente governo ha gettato l'Italia, causandole un danno d'immagine che soltanto ora comincia piano, piano a ricomporsi. Gli eredi di quel disastro lungi dal ravvedersi continuano a considerare il mandato ricevuto alla stregua di una proprietà personale in cui tutto è lecito. Le dimissioni di Renata Polverini non sono che la punta emergente di un iceberg di corruzione in cui si va di vizio in vizio, in una catena ininterrotta di inconfessabili complicità . L'aggravante è che davanti all'ennesimo scandalo che travolge la classe politica, nessuno è in condizioni tali da presentare un attestato di innocenza; nessuno ha le mani pulite. E la consapevolezza che il malcostume è tenace come la cozza attaccata allo scoglio, lascia tante brave persone in preda a un senso di disgusto.


SVOLTA. Sinistra, se ci sei batti un colpo. Se non adesso, quando? Considerata la gravità della situazione e le drammatiche scadenze che premono all'orizzonte, ormai non è più tollerabile azzuffarsi e tergiversare per questioni personali. Gli elettori non capirebbero. Chi non ha smesso di sperare, aspetta con ansia di potersi infine identificare all'interno di un progetto di crescita unitario e creativo che ridia ossigeno alle grandi potenzialità di cui l'Italia dispone. Non è un'utopia, bensì una grande opportunità per riaffermare il primato dell'etica e della dignità nel governo del Paese. Poiché una cosa dev'essere chiara: in mancanza di una svolta, dopo l'estate popolata da cortigiani , da banchetti alla Trimalcione e bizzarre scenografie pagate coi soldi dei contribuenti, chiedere ai cittadini di avere fiducia nella politica sarebbe da ipocriti senza cuore.