giovedì 25 giugno 2009

L'arroganza del potere rischia di avere alto prezzo per l'Italia

di Renzo Balmelli


ETICA - E’ giusto o sbagliato dire che l ’etica cattolica sarebbe decisamente inferiore a quella protestante " nel promuovere l’integrità e l’affidabilità pubblica degli individui" ? A rilanciare la discussione sono Gilberto Corbelli sul Sole-24 Ore e Giovanni Belardelli sul Corriere della Sera, i quali si pongono la domanda che già assillava Indro Montanelli . Entrambi si chiedono quanto sia corretta la spiegazione che fa risalire alla mancata Riforma protestante gran parte dei mali dell’Italia. Per venire ai giorni nostri, possiamo solo osservare, nel solco del "Noemigate" e dell'inchiesta di Bari, che il degrado della questione morale ha ormai raggiunto un livello tale da gettare ombre inquietanti sul premier e il suo entourage. Un caso che non sarebbe possibile altrove, ma che nell’era berlusconiana rappresenta piu’ o meno la regola. Se c’entri qualcosa l’etica cattolica non é dato a sapere.


OPTIONAL - Bando alle ciance. Ai vertici i sorrisi e le strette di mano contano poco . Il " very nice to see you my dear friend" rivolto da Obama a Berlusconi e magnificato dalla maggioranza, in inglese é un normalissimo saluto , senza enfasi. A dispetto della messa in scena, il viaggio americano non cancella le spine italiane del Cavaliere. I "rumors" nel Pdl, da cui trapelano palesi segni di nervosismo, alimentano le voci sulla successione. Il capo del governo pare vicino al capolinea, trafitto dai suoi guai personali. Negli Stati Uniti per un giretto in elicottero senza veline, ma con la moglie Michelle, il presidente Obama ha dovuto incassare i severi rimbrotti del Congresso, a maggioranza democratica. Nella destra nostrana prevale invece un singolare criterio su come applicare la concezione kantiana del dovere. Credono sia un optional .


LOGORAMENTO - La destra fa quadrato, ma all’ombra delle difese rocciose l ’Italia del sultanato evocata da Giovanni Sartori diventa l’Italia del "tabarin", che é peggio. La deriva verso la sfiducia nelle istituzioni cresce di pari passo con gli elementi di fragilità e instabilità della coalizione. Nel clima di generale smarrimento si allunga la catena delle non chiarezze da cui emergono situazioni ormai fuori controllo. Con un milione di persone che hanno perso il lavoro, anziché pensare alla crisi la maggioranza si avvita al teorema del complotto, utile a stornare l’attenzione dalle inadempienza del governo che non governa. Definire gli oppositori "analfabeti della democrazia senza dignità" é una reazione tanto squallida quanto rabbiosa che mostra fino a che punto sia arrivato il logoramento del premier. L’arroganza del potere rischia di avere un prezzo molto alto per l’Italia.


TRANELLO - Complice il dissesto dell’economia, oltre un miliardo di persone al mondo soffre la fame. La silenziosa emergenza alimentare non risparmia nessuna area del pianeta e costituisce un serio pericolo per la pace. Il Cavaliere ha pero’ una sua singolare ricetta per spiegare il difficile accesso al cibo. Seguendo il filo del berluscon-pensiero le cause della crisi mondiale sono eminentemente psicologiche. In quest’ottica sarebbe interessante sapere che cosa ne pensano le popolazioni ridotte in miseria e affamate dal cannibalismo capitalista. Sicuramente non sono loro il target preferenziale degli affari d’oro con gli spot televisivi che il premier realizza attraverso le sue emittenti. I consigli per gli acquisti hanno finito col foraggiare alla grande gli interessi " ad personam" del signore di Arcore che ovviamente non si sogna di scomodare gli eredi di Freud. Chissà se gli inserzionisti si sono accorti del tranello in cui sono caduti!    

mercoledì 17 giugno 2009

ULTIMI SHOW


di Renzo Balmelli

SHOW EVERSIVO -  Sono di una gravità istituzionale inaudita, le esternazioni con cui il Presidente del Consiglio denuncia pubblicamente l’esistenza di un vero e proprio progetto eversivo per farlo cadere. Gravi, perché prive di qualsiasi fondamento. In sostanza un golpe, sia
pure un golpe bianco, ordito da chissachi nel cuore dell’ Italia e dell’Europa democratiche. Da brivido. Di colpo sembra di tornare nel clima torbido della P2 e delle segrete trame di palazzo che in tempi neppure molto lontani esposero il paese a rischi terribili. Al quadro evocato dal Cavaliere manca soltanto il balenar delle spade, poi ci sarebbero le condizioni per compiere il prossimo passo, la svolta per defenestrare la carta fondamentale. Nel mirino vi sono, come sappiamo,
le prerogative del Parlamento, che la destra intende piegare alla volontà del capo, e il bavaglio alla stampa libera. Quelle di Berlusconi, infatti, non sono soltanto parole pesanti, parole fuori luogo, ma sono molto di piu’, sono una minaccia, questa si eversiva , che incombe sull’Italia ad opera di colui che confonde il governo con il comando, la politica con il potere assoluto. C’é qualosa di inquietante, di “ orwelliano” nell’idea balzana di “ un non eletto dal popolo” che dovrebbe sostituirlo alla guida della nazione. Chi, come, dove, quando?
Siamo in pieno delirio. Poiché se davvero avesse la certezza che tra veline, Noemi, voli di stato e caso Mills stesse prendendo corpo un progetto eversivo, Berlusconi avrebbe il dovere assoluto di fare conoscere la verità con nomi, date e prove inoppugnabili. Ma é ovvio che non le ha, o se le ha non puo’ dirle poiché egli stesso é il primattore della sciagurata messa in scena di cui non riesce a liberarsi nemmeno dopo avere conquistato per tre volte il favore degli elettori. In
realtà, come è evidente ad ogni persona di buon senso, non c'è e non ci sarà nessun golpe. Consapevole di avere perso il tocco magico, il signore di Arcore , da novello Caudillo, semina zizzania, lancia sospetti e calunnie generiche contro tutti coloro che non stanno dalla sua parte. E' un modo per avere i riflettori puntati. Colpisce nel mucchio e all’apice della farneticazione si inventa la favola del martirio per dominare ancora la scena con l’arma davvero impropria del populismo esasperato. Prigioniero dei suoi fantasmi, l’uomo piu’ ricco e
piu’ potente di Palazzo Chigi alimenta lo scetticismo e lo sbigottimento delle elite europee, le critiche della stampa occidentale, la freddezza delle cancellerie. Ma anche nel suo stesso campo, dove la regolarità istituzionale di Fini risalta per contrasto ogni giorno di piu’, cresce l’imbarazzo ; imbarazzo che traspare pure dalle frasi misurate, signorili, ma inequivocabili del presidente Napolitano sulla libertà di informazione. L’ultimo sgangherato show é l’immagine drammatica dell’Italia che il premier porta con sé in America, all’incontro con Obama, e che rimarrà negli occhi dei grandi della terra al prossimo G8. Con le sue irresponsabili insinuazioni, Berlusconi non solo rende un pessimo servizio al suo paese, ma prova a trascinare la collettività nei suoi scandali personali in cerca di una legittimazione assolutoria che nessun escamotage potrà mai restituirgli. La plateale rappresentazione della propria fine politica é qualcosa che non si é mai visto nel mondo occidentale. Chiediamoci a questo punto: chi gestisce, controlla e usa la ridicola operetta del complotto per fabbricarsi una minaccia che non c’é? La risposta é ovvia.

BERLINGUER - Sembra lontana anni luce l’epoca in cui non era necessario chiedere alla sinistra di "fare qualcosa di sinistra". Il punto di rottura, dal quale tutto ebbe inizio, risale al 1984, alla scomparsa di Enrico Berlinguer durante un comizio elettorale. Oggi, a distanza di 25 anni, sono molti a pensare che quella eredità non dovrebbe cadere nell'oblio . Invece un quarto di secolo dopo non resta quasi piu’ traccia della questione morale. L’etica in politica non é piccola cosa - ha ammonito il presidente Napolitano. Il massacro ad opera della maggioranza berlusconiana ne ha pero’ letteralmente stravolto il concetto di fondo. Nel buco nero del "Naomigate" e delle stravaganze che allietano il riposo del Cavalier Silvio, il senso della decenza é stato calpestato e ridicolizzato fino all’inverosimile. C’era un modo semplice per riscattare il danno d’immagine. Sarebbe bastato un discorso di altissimo profilo sul passato italiano per ricordare a Gheddafi che l’atto di rieducarsi alla democrazia non passa dall’ostentazione degli orpelli. Ma non era possibile chiedere questo sforzo a un premier per il quale il fascismo era un regime che offriva vacanze di lusso agli oppositori. Ha prevalso invece la drammatica attualità del famoso motto di Vespasiano " pecunia non olet". Certo la vecchia sinistra aveva molti difetti, ma se non altro non era il formicaio impazzito di oggi che lascia sul campo regioni, province e credibilità senza riuscire a districarsi dalla ragnatela della litigiosità. Leggere che il "Pd" si é spaccato anche su Gheddafi non aiuta a resituire coraggio agli elettori. D’Alema osserva che " c’é un senso di spaesamento generale", ma esistono defnizioni piu’ calzanti e meno assolutorie di questo dolce eufemismo di giornata per descrivere la situazione di disagio inconcludente in cui versa la sinistra in preda a dolorosi, infiniti travagli.

VINCERE - Per quanto profondo possa essere il sentimento di delusione, fors’anche di frustrazione , per il risultato delle ultime elezioni europee, sarebbe insensato abbandonarsi alla rassegnazione. Malgrado tutto, infatti, l’edificio portante degli ideali cari ad Altiero Spinelli resta ancora, a dispetto delle difficoltà , un obbiettivo a portata di mano. Chi coltiva l’ipotesi sciagurata di riesumare l’Europa delle patrie, di antica foggia gollista, si pone al margine dell’evoluzione politica, sociale ed economica dell’UE . Tornare al protezionismo nazionalista segnerebbe a tutti gli effetti la fine di un ciclo che riporterebbe indietro di parecchio le lancette della storia. Fatta questa doverosa premessa, a una settimana dal voto europeo nondimeno sono ancora molte le domande in sospeso. La prima interessa la tenuta dello spirito comunitario che con ogni evidenza é uscito piuttosto malmesso dalla verifica con le urne. Negli ultimi tempi la scarsa vena propositiva delle classi dirigenti é stata all’origine di una cesura nello scenario dell’UE che ha finito col dare la stura all’euroscetticismo e al populismo. Cio’ riguarda non solo la classe politica , ma la visione europea nel suo assieme; visione che é andata avanti alla meno peggio, senza mai nessuna scelta coraggiosa, innovativa. La dimostrazione piu’ evidente del carattere ormai problematico del rapporto tra i cittadini e Bruxelles proviene dai ranghi della maggioranza nostrana. "VINCERE", era l'imperativo categorico che Silvio Berlusconi aveva imposto a se stesso e alla sua coalizione, in un voto che per lui contava "più per l'Italia che per l'Europa". Ebbene il tentativo di strappare l’egemonia sul paese attraverso la consultazione europea si é infranto in Sicilia. Coi soldi si puo’ comperare tanto, ma non tutto, non il plebiscito. Dopo la dolorosa sconfitta della socialdemocrazia, é percio’ giunto il momento di capire quali iniziative si dovranno adottare per ritrovare la rotta indicata a suo tempo dai padri fondatori. A questo punto la sinistra é chiamata alla cassa senza perdere tempo al fine di restituire la fiducia a chi crede che un’altra Europa, forse, é ancora possibile.

SDEGNO - Ai tempi del celeberrimo " Vota Antonio.Vota Antonio" di Toto’, le elezioni, quando andava bene, si vincevano con il megafono. Poi venne la televisione. E’ rimasto memorabile il faccia a faccia Kennedy- Nixon che spalanco’ le porte della Casa Bianca al giovane senatore di Boston.Oggi a farla da padrone sono i vari blog, moderne Agorà elettroniche verso cui confluiscono le attese di milioni di persone. Si puo’ dire a questo proposito che Obama sia stato il primo presidente americano cui é riuscita l’impresa di convogliare consensi mediante Internet. In Italia é assai frequentato il sito di Repubblica che in questi giorni raccoglie lo sdegno della gente per il disegno di legge sulle interccettazioni. Uno strumento fortemente voluto dal Cavaliere, capace di conferire alla maggioranza poteri smisurati. Cittadini qualsiasi e, insieme, intellettuali, magistrati, politici, uomini e donne di spettacolo, sono insorti nel tentativo di frenare l’ennesima prova di regime. Scrive a questo proposito il quotidiano diretto da Ezio Mauro: " Il ddl è incostituzionale, limita fortemente le indagini, vanifica il lavoro di polizia e magistrati, riduce la libertà di stampa  e il diritto dei cittadini a essere informati". Rivolgendosi al sito, Roberto Saviano, l 'autore di "Gomorra" ha detto: " Quello che sta avvendendo con questa legge è rischiosissimo: così si cancella un importante strumento per la ricerca della verità". Molto netto l'intervento che accompagna l'adesione del premio Nobel Dario Fo: la legge è "un atto di violenza indegna compiuto da Berlusconi in persona contro la nazione, perché permetterà a criminali di non essere individuati, solo per accontentare gli interessi e i bisogni del premier". L'attore Leo Gullotta fa questa considerazione: "E' l'ennesima prova che viviamo in un paese dove la libertà di tutti è in pericolo, un segnale gravissimo, uno schiaffo alla democrazia". Megafono, televisione, blog, comunque sia in democrazia la deriva autoritaria alla fin fine si ferma con un solo mezzo, col voto liberamente espresso nel segreto dell’urna. I due milioni di consensi persi da Berlusconi sono li a dimostrare che l’impresa é fattibile.      

lunedì 8 giugno 2009

La sfida di Obama e le urne d'Europa


di Renzo Balmelli

LA SFIDA. Chissà cosa avrà pensato l’afro americano Barack Hussein Obama nell’ascoltare lo sprezzante giudizio di Berlusconi sul continente dei suoi antenati. Mentre il presidente pronunciava lo storico discorso all’università del Cairo, in Italia il capo della destra parlava di Milano, tanto sporca e piena di stranieri da sembrare una città dell'Africa. Un modo ben squallido per conquistare l'ovazione della platea leghista. Dopo l’Obama “ abbronzato”, pensavamo che fosse stato toccato il fondo. Ma il Cavaliere ci ha abituati che con lui al peggio non c'é limite. L'improvvido commento, già pesante da qualunque parte esso provenga, ma da brivido se pronunciato da chi ha responsabilità di governo, non fa che aggiungere un'altra perla al lungo elenco di gaffe berlusconiane che hanno creato scalpore nel mondo intero. Oltre che volgare e indegna, l'incauta frase sul continente nero si pone in stridente contrasto con i propositi del presidente USA, deciso invece di par suo a smantellare i pregiudizi che avvelenano le relazioni fra i popoli. Se si accostano e si mettono a confronto i due interventi, la distanza che li separa é addirittura aghiacciante. Se nella Milano di marca leghista vince chi fa leva sui sentimenti piu' riposti, nella capitale egiziana quasi alla stessa ora é stato compiuto un passo significativo per rimettere la storia in movimento e per gettare le basi di un nuovo inizio nei rapporti col mondo islamico. “Assalaamu alaykun”, ha esordito Obama con il saluto di rito in arabo che é un invito alla pace e alla fratellanza. Quando i seguaci del senatur passeggiavano con un maiale al guinzaglio per profanare il prato su cui doveva sorgere una moschea, nemmeno avevano coscienza di cio' che calpestavano. Cio’ rende ancora piu’ decisivo il confronto con la forza del dialogo, coniugata con la determinazione a combattere chi lo rifiuta in nome di ideologie spesso bacate e intrise di xenofobia. All’interno di una strategia che punta in prevalenza sulla diplomazia, quello di Obama é stato un discorso per la modernità che trova nella biografia del giovane presidente la ragione per rifiutare il conflitto di civiltà. La ridefinizione politica dell'America avrà dunque una funzione fondamentale per abbattere i bastioni dell’incomprensione e spezzare il circolo vizioso dei sospetti e dei contrasti. Piuttosto è «l’estremismo violento», l’integralismo di Al Qaeda, l’avversario da combattere con tutti i mezzi. Un avversario che si può sconfiggere solo se si collabora con gli islamici e se si fa capire loro che il terrorismo non minaccia solamente l’occidente, ma anche i fedeli di Allah. La nuova dottrina fa perno attorno alla condivisione di valori universali come la libertà, la tolleranza, i diritti umani, quelli delle donne, e un concetto genuino della democrazia che educhi al rispetto degli altri. Se le ambizioni risulteranno vincenti, si vedrà. Dire che siamo ai primi gradini della scala é quasi un’ovvietà. Obama ne é perfettamente consapevole: occorre conquistare prima le menti e poi il cuore di chi é chiamato a compiere scelte difficili lasciandosi alle spalle decenni e decenni di incomprensioni, specie in Medio Oriente, regione che ha visto infrangersi tutti i tentativi di istaurare un clima propizio alla distensione duratura e consolidata tra arabi e israeliani. D’altro canto l’ America non puo’ fare la pace da sola. Con la fine dell’era Bush si é comunque già creata un’opportunità unica per aprire una fase densa di significati e di speranze. L’arma del dialogo, se tutti saranno disposti a remare nella stessa direzione, potrebbe rivelarsi un mezzo piu’ devastante di qualsiasi cannoniera per costruire davvero un nuovo ordine mondiale capace di esorcizzare l'esclusione e di promuovere la dignità degli esseri umani. Tutti gli esseri umani. La sfida é lanciata.


Europa - Che l’esito delle elezioni europee non possa appagare le attese di chi ha il cuore a sinistra, appare evidente. I partiti socialisti e socialdemocratici tradizionali, figli del secolo passato, non sono riusciti a interccettare le istanze che salgono dal paese reale in maniera innovativa. E’ stata, fuori da ogni metafora , una prova molto triste per le forze progressiste dell’UE. Le urne hanno mostrato che nel continente il vento di destra, per quanto scarsamente propositivo, soffia piu’ forte che mai e travolge anche alcuni bastioni rossi che finora avevano retto all’erosione dei consensi. Se il mediocre risultato dei laburisti inglesi era in parte scontato, sorprende in negativo la controprestazione dei socialisti di Zapatero che cedono troppo terreno all’avanzata dei conservatori. Francia e Germania si muovono lungo i binari già tracciati alla vigilia, senza premiare tuttavia la Grosse Koalition che vede sia la CDU di Angela Merkel, sia la SPD perdere svariati consensi a favore dei liberali. Sempre a destra l’affermazione dell’ala radicale, intrisa di xenofobia e venata da tentazioni razziste, é un serio motivo di preoccupazione per tutti i sinceri democratici. Ma la nota in controtendenza, inaspettata se non addirittura clamorosa, arriva dell’Italia , dove la Lega ha “ sfondato il Po” e il Pdl di Berlusconi , contrariamente ai sondaggi, ha faticato molto piu’ del previsto. Il Cavaliere aveva posto l’asticella molto in alto, ma l’arretramento del suo partito ha ridimensionato il significato plebisciatrio da lui attribuito al voto. Lo sciame di scandali, gossip e voli di stato per il diletto del sovrano di Arcore, ormai ha stancato l’opinione pubblica. Le bizzarrie del Cavaliere hanno alterato l’ordine del giorno, relegando in un angolo, per una Noemi qualsiasi, il vero ogetto del contendere. Nel bel mezzo di una crisi mondiale, é andata negletta la posta in palio e la maggioranza é uscita ridimensionata dalla consultazione che nei suoi auspici doveva invece moltiplicarne il potere e il controllo sul paese. C’é tuttavia un altro dato, non meno inquietante, che accomuna molti degli stati membri dell’Unione. Al di là del colore del voto, l’ aspetto che induce a riflettere é l’astensione che ha segnato il minimo storico rispetto alle precedenti consultazioni comunitarie. Cartina di tornasole per valutare non soltanto gli aassetti politici nazionali, ma anche per misurare il grado di identificazione negli ideali dell’UE, l’affluenza alle urne ha offerto un quadro piuttosto sconcertante. Eppure l’ evento era di prima grandezza. Dal Mediterrano e Capo nord, dall’Atlantico agli Urali, oltre 350 milioni di europei erano chiamati alle urne per essere rappresentati da 736 eurodeputati attraverso le piu’ grandi elezioni transnazionali nella storia del Vecchio Continente. Una cosa che ancora non molti anni fa pareva impensabile nel clima di odio innescato dalle tragedie ideologiche che hanno insanguinato il secolo scorso. L’Europa nata sulle macerie del nazifascismo, sancita dal Trattato di Roma e rilanciata dal crollo del muro di Berlino, meritava qualcosa di meglio, qualcosa di piu’ di un voto tiepido, povero di speranze e segnato dallo scetticismo. Se l’Europa non esiste ancora abbastanza - ha detto Clauidio Magris - questa è una disgrazia o almeno una fase di stallo che va superata. Con l’Europa - é ancora Magris che parla - esiste un forte eppur vago senso di appartenenza che non si lascia definire. E’ un rapporto ambivalente che si riscontra un po’ ovunque. Nei 27 paesi dell’UE sembra prevalere l’idea che il Parlamento sia un’entità lontana nella quale, in linea generale, non si varano leggi da cui dipende il proprio destino. Si invocano riforme incisive, pero’ si bocciano i referendum costituzionali. Piu’ che un alleato a volte l’Europa assume le sembianze di un Moloch da cui stare alla larga. Ma guai se i fondi europei tardano ad arrivare : l’eco del mugugno arriva fino in cielo. Magari gli elettori pensano che il legislativo comunitario sia un pozzo senza fondo, costoso, buono al massimo per parcheggiare gli amici degli amici. Un sigaro e una onoreficenza non si negano a nessuno -ironizzava il re Vittorio Emanuele. In realtà 109 euro pro capite é una cifra modesta , assolutamente insufficiente rispetto all'ambizione dell’UE di essere un interlocutore alla pari con gli Stati Uniti e con le potentieconomie dei paesi emergenti. Mediamente - ed é un paradosso - in Europa si spende poco, ma si spreca molto. Fors’anche per questo, per l’assenza di una solida cinghia di trasmissione tra il centro e la periferia, la mobilitazione non ha riscaldato gli animi, v’é stata poca passione , infinitamente meno di come pensavano e sentivano i padri fondatori.      

mercoledì 3 giugno 2009

Sobrietà e paradosso

       
A volte si fa fatica a rendersene conto, ma all'estero l’interpretazione di certi eventi avviene con minor  indulgenza di quanto non accada sotto il cielo di Roma.

di Renzo Balmelli

SOBRIETA’ - In luglio, dall’8 al 10, i grandi della terra si daranno convegno in Italia per decidere le sorti del mondo. Sarà un incontro  cruciale. In effetti, malgrado le parole rassicuranti, ancora non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel della crisi. Divisi sulle strategie, i potenti saranno d’accordo soltanto su un punto: é il momento di dare una svolta. Giusto. Ma come? Il premier Berlusconi, fedele al suo personaggio, ha un modo tutto suo e piuttosto curioso per prepararsi all’evento. Nella pubblicità collegata al vertice che é stata ideata da alcune famose griffes di orologi, il premier ostenta un cronometro di quasi 14 mila euro. Sarà un fortuito concorso di circostanze, ma il suo segnatempo al titanio é il piu’ caro e lussuoso dell’intera collezione. Nessun moralismo, per carità. Ognuno i suoi soldi se li spende come vuole, tutt’ al piu’ é una questione di stile , di bon ton. Trovandosi pero’ in Abruzzo, regione duramente segnata e provata dal terremoto, l’ostentazione senza ritegno del potere e della ricchezza fa a pugni con il decoro e la sobrietà che in politica chi vi si dedica é assolutamente tenuto a conservare. In quest’ottica l’Italia si prepara a ospitare il G8 con il capo del governo nel mirino di uno scandalo personale in cui il gossip ha scalzato la politica dall'agenda delle cose da fare. Il summit dovrebbe tutelare e difendere l’immagine internazionale del Bel Paese, ma purtroppo l’uso improprio che il Cavaliere fa del consenso, scambiato volutamente con l’esercizio arrogante del potere, rischia di provocare molti piu’ disastri che benefici.

PARADOSSO - Che i tedeschi non volessero vendere Opel agli "Italiener" era parso ovvio. Non si é mai vista una trattativa tanto complicata, infarcita di pregiudizi e di ingerenze politiche. Ne ci sarebbe da stupirsi se alla fine si scoprisse che anche le guasconate del premier hanno a loro volta reso difficile la via della FIAT. Dal "cucu’" che lascio’ di stucco la povera Merkel, all’Obama "abbronzato", è ancora vivo il ricordo delle gaffes che hanno reso un pessimo servizio all’imagine dell’Italia. A volte si fatica a rendersene conto, ma all'estero l’interpretazione di certi eventi avviene con minor indulgenza di quanto non accada sotto il cielo di Roma. Dai iudizi impietosi delle maggiori testate internazionali abbiamo avuto la riprova che nelle capitali del mondo il presidente del consiglio é visto come un politico inaffidabile, che non ha le qualità morali per guidare il paese. Il paradosso é che ai suoi elettori non gliene importa nulla. Quando il Cavalier Silvio occupa l’apertura dei Telegiornali per giurare sui figli di non avere avuto relazioni "piccanti" con le minorenni, la volgarità sfiora il parossismo. Si capisce che il premier recita a soggetto per dettare al paese l’unica verità autorizzata: la sua. Mentre Berlusconi si sbraccia per proclamarsi onesto, la gran parte non gli crede eppure continua a votarlo. I sondaggi dicono che il divorzio, il sospetto di organizzare spettacolini nelle sue residenze private , l’accusa di avere corrotto il teste Mills e l'aggressione a chiunque, magistrati e giornalisti, si sia permesso di criticare la corte di Arcore, non hanno scalfito di una virgola il gradimento bulgaro di cui gode il presidente del consiglio. Logica vorrebbe che un leader costretto a salvarsi in angolo pronunciasse la sola parola che invece non sentiremo mai: dimissioni. All’opposto continua invece a prosperare il mito del premier sciupafemmine, invidiabile anche per questo , e certo di godere della complicità maschile degli eterni e inguaribili Vitelloni. Vi sono pero’ inadempienze e imbrogli che neppure l’onnipotenza seduttiva riesce a mascherare. Ogni tanto gli elettori scoprono un barlume di verità sfuggito al ferreo controllo dei portavoce del potere, appassionati nell’obbedire - come scrive Giorgio Bocca - " al duce vero o presunto del momento". Se a Napoli e Palermo ricompaiono i rifiuti per strada e si rincorrono indiscrezioni su possibili avvisi di garanzia riguardanti esponenti di governo, se ne deduce che come minimo vi siano grosse discrepanze tra l'annuncio di successi roboanti e l'operato effettivo della maggioranza. Gli slogan della destra , in apparenza cosi suadenti, alla prova dei fatti stridono crudelmente con il paese reale dove si muore per 900 euro al mese in un cunicolo carico di veleni. Novecento euro? Un decimo del valore dei collier che il premier regala alle vallette nella sua Italia di cartapesta.