lunedì 21 settembre 2009

SIAMO TUTTI FARABUTTI

di Renzo Balmelli 

FARABUTTI
A sfogliare l'elenco degli spropositi che la maggioranza è riuscita a gabellare come grandi risorse politiche, c'è di che restare letteralmente allibiti. Dai vagoni dei metro riservati ai milanesi, ai divieti di burka e kebab,dalle gabbie salariali all'inno d'Italia, dagli attacchi alla libertà di stampa alle norme sul dialetto, dalle ronde ai piccoli Hitler di periferia, abbiamo assistito a un vero e proprio festival del "di tutto, di piu'". La calda estate di Lega e PdL si racchiude in una serie di proposte, divieti obblighi e limiti varati con il duplice obiettivo di spaccare il paese, di sottolineare la diversità positiva del nord e quella negativa del sud. E tanto per gradire, i cervelloni del Carroccio si sono addirittura inventati il videogioco xenofobo "rimbalza il clandestino" in cui vince chi riesce a rimandare a casa piu' barche. Il "papi" ovviamente ci sguazza. Senza i voti leghisti e senza il lodo Alfano sarebbe in gravissime difficoltà. In vista delle prossime scadenze, la battaglia per l'autunno prevede quindi non piu' una difesa improvvisata giorno per giorno bensi' una strategia mirata che fa perno sul'antagonismo e sulla cinica, brutale aggressione di nemici e amici (leggi Fini), secondo una tecnica che ricorda i regimi autoritari. Chi non marcia sotto le insegne del pensiero unico è un farabutto. La consapevolezza di stare ad assistere a quella che Le Monde ha definito "l'agonia di una democrazia" ci porta a rivendicare, con migliaia e migliaia di colleghi in Italia e nel mondo, l'orgoglio di appartenere alla categoria. "Siamo tutti farabutti" perché vogliamo una stampa e una tv libera.

KILLER
Durante il fascismo c'erano i distributori di olio di ricino, i volontari del randello , la galera e il confino per chi non rientrava nei canoni fissati dal regime. Chi ha visto il capolavoro di Scola "Una giornata particolare" ha potuto farsi un'idea di come funzionavano le cose. Nell'era quarta del berlusconismo è cambiata la forma, non la sostanza. Per levarsi dai guai degli scandali politici e sessuali in cui s'è cacciato da solo, il Cavaliere ci ha provato - prima - con una comunicazione sovrabbondante, ipertrofica, poi con l'intimidazione. Un pacchetto di mischia costituito da feroci pennivendoli prezzolati, veri e propri killer mediatici, sono all'opera per distruggere reputazioni, carriere, famiglie. In una parola: per imbavagliare il dissenso. Un modo spiccio, barbaro, cinico per militarizzare la comunicazione e deformare il racconto della realtà. E si che l'Italia non è povera dal punto di vista culturale. Pare possibile che al Pd non sia venuto in mente - fosse solo a livello di immagine - di valorizzare questo straordinario patrimonio di risorse intellettuali che la maggioranza tende a soffocare. Ecco, questo è il limite della sinistra che perde tempo prezioso a macerarsi nelle lotte intestine. Un'idea originale che è una, è troppo pretendere!?

TELECRAZIA
Che le televisioni pubbliche e private avessero un solo padrone e che questo padrone fosse incidentalmente anche il capo del governo, si sapeva. Se ancora sussisteva qualche dubbio su questa anomalia , esso è stato spazzato via dallo squallido bollettino di regime andato in onda in prima serata su RAI 1, nel salotto di Vespa. Tre ore di spot governativo, con il "miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni", autoproclamatosi "superiore a De Gasperi", senza alcun contraddittorio. Con un faccia tosta che sfiora la presa per i fondelli, il Cavaliere ha fatto finta di consegnare case sue che in realtà erano prefabbricati forniti dalla provincia di Trento e dalla Croce Rossa. La nemesi pero' è sempre in agguato. Quando se ne abusa in modo spudorato, la telecrazia puo' diventare un giudice spietato. Il monologo a base di insulti e menzogne ha fatto registrare uno share modestissimo che in pari tempo fa il paio - guarda caso - con il calo di fiducia nel premier. Alla lunga anche gli elettori piu' pazienti capiscono che politica del fare è la politica del bluff non sono esattamente la stessa cosa. Adesso è partito l'ultimo assalto, quello a Rai 3, con l'obiettivo di ammorbidire l'unica rete pubblica sgradita a Palazzo Chigi e mettere da parte Fabio Fazio, Luciana Litizzetto, Milena Gabanelli , Serena Dandini e tanti altri spiriti liberi. Un disegno perverso che dopo
l'inguardabile, squallida serata di veleni e sciacalli sulla prima rete nazionale, ci verrà forse risparmiato. Quantunque al peggio non vi sia mai fine.

STRAGE
Morire per l'Afghanistan! Morire per che cosa, per chi? In nome di quali valori sei soldati italiani torneranno da Kabul dentro una bara? Per difendere la democrazia, la pace e la sicurezza interna - risponde il governo. Ma sono parole al vento, frasi intrise di stanca
retorica. Ormai neppure Obama sembra crederci piu' di tanto. Qui di tutti questi bei principi, dopo anni di guerra, non v'é nemmeno l'ombra. A imperversare sono il terrorismo, la corruzione, il traffico di droga, l'integralismo, la schiavitu' delle donne, la paura, la delazione, le frodi elettorali. E non c'è un barlume di luce in fondo al tunnel. Percosso e attonito il paese si intrerroga su questa ennesima strage, l'ultima di una scia dolorosa che da quando sono in vigore le regole d'ingaggio è già costata la vita a venti militari col tricolore appuntato sulla manica. Di fronte alla tragedia, un chiarimento sul ruolo del contingente italiano in Afghanistan si impone con la massima urgenza. Restare - come dice Frattini - "restare per dimostrare che l'orgoglio dell'Italia è sempre alto" - fra le tante che si potevano rilasciare è stata la dichiarazione piu' infelice che si potesse fare nell'ora dello strazio che colpisce tante famiglie . Nell'opposizione si alzano le voci per chiedere cosa ci faccia ancora l'Italia in Afghanistan. "A forza di starci, e di restarci", - osserva D Pietro - abbiamo perso anche la conoscenza delle ragioni per le quali ci siamo andati". Mentre invece bisognerebbe riesaminare a fondo le condizioni della missione e studiare eventuali cambiamenti dei compiti e dei livelli di sicurezza. L'Italia si inchina davanti ai suoi eroi, ed è giusto che cio' avvenga. Ma con ogni probabilità la strage di Kabul non cambierà nulla: un ritiro dalla zone delle operazioni non è previsto. In questi drammatici frangenti tornano alla mente le parole profetiche di Brecht nella Vita di Galileo: "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi"!