lunedì 24 novembre 2008

Cucù! Sono il cav. Degrado

A Villa Madama, la piccola Versailles del Pdl, la destra si diletta a cenare in “petit comité”, come usava ai tempi del Re Sole. Nel tintinnare dei cristalli è forte, irresistibile, la tentazione di spargere discredito sull’opposizione e di millantare all'inverosimile i propri successi. Tuttavia, a dispetto dei riti di Palazzo, la crisi non resta fuori dalla porta .

di Renzo Balmelli
EROSIONE - L’Italia, al pari degli altri paesi , sta vivendo un momento difficile che minaccia di peggiorare in modo esponenziale. La maggioranza “ bulgara” oltre a non mantenere le promesse elettorali ormai non riesce a incanalare il malumore che serpeggia nel paese. Berlusconi in questa fase delicatissima ha scelto di “governare da solo”, attraverso decreti legge che di fatto escludono il concorso di deputati e senatori. Ma il pugno duro non arresta l’erosione della fiducia oltre che del potere d’acquisto. La luna di miele con i cittadini sta vivendo un passaggio critico ed il consenso è sceso di quattro punti, un calo sensibile per chi veleggiava dall’alto di percentuali imbarazzanti. Il premier cerca vie d’uscita e tiene aperto il fronte della conflittualità per isolare il sindacato più importante, la Cgil, indicandolo all'opinione pubblica come un ostacolo intollerabile alle riforme. All’occorrenza potrà cosi’ crearsi un nemico interno, un alibi’ di comodo, su cui scaricare le responsabilità del proprio fallimento. Anche l’ultimo “ exploit” del ministro Renato Brunetta ( “ i fannulloni stanno a sinistra) rientra in questa strategia sfascista priva di lungimiranza. In bocca a colui che si professa “socialista” senza averne i titoli, la sciocca provocazione diventa - rubando la battuta a Massimo Cacciari- una vera “ catastrofe estetica”.

INCOGNITA - Al cospetto dello tsunami che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale, nelle stanze dei bottoni i potenti di turno si muovono in ordine sparso, incapaci di proporre soluzioni originali e coraggiose. Per la verità non è una storia nuovissima. Già nel settecento, l’epoca in cui è ambientato “ Il grande gioco”, l’affascinante romanzo dello svizzero Claude Cueni che narra la vita di John Law, inventore delle banconote, accadde qualcosa di analogo, sebbene in condizioni sociali molto piu' devastanti. Il geniale e spregiudicato finanziere scozzese, anticipatore del nostro presente, creo’ l’illusione che fosse possibile strappare alla fame masse di servitori della gleba con l’ausilio di un semplice pezzo i carta. E all’inizio ci riusci’. In realtà il suo progetto di “ finanza creativa” dopo un avvio promettente fini’ col produrre una spaventosa inflazione. Esattamente come le ipoteche americane, le famigerate “subprime” prive di qualsiasi copertura , che hanno originato la catastrofe che stiamo vivendo. Appena il fenomeno fu evidente i risparmiatori dell'epoca si liberarono in tutta fretta di titoli che non valevano piu’ niente e il sistema fece bancarotta. Ne piu' ne meno come oggi. Tra miserie e splendori, i calcoli dello scozzese avevano trascurato un’incognita fatale: l’imprevedibilità della natura umana che nessuna teoria finanziaria, per quanto audace, puo’ controllare. Se la realtà a volte supera la fantasia, il libro di Cueni ( Tropea editore) ne è la dimostrazione evidente.

INGERENZA - Al Vaticano non basta avere nell' Italia un ligio protettorato affidato alle cure del proconsole Silvio. Il sipario non era ancora calato sulle elezioni americane che già la Santa Sede iniziava le grandi manovre per esorcizzare la svolta liberal della Casa Bianca. Se non fosse un’espressione troppo cruda - ha scritto Massimo Franco sul Corriere della Sera - si potrebbe parlare di “ guerra preventiva”. I punti di maggior divergenza confluiscono sui temi delicati come aborto, eutanasia, bioetica.Ce n’é abbastanza per ritenere che il Vaticano, spaventato dal fantasma della" deriva culturale e del relativismo morale", diffidi di Obama e del suo staff nel timore che si ispiri al modello politico della Spagna socialista di Zapatero. La diplomazia d’oltre Tevere farà dunque del nuovo presidente un osservato speciale, pero’ secondo codici che finiscono per essere un avvertimento esplicito a quanti, sotto il cielo di Roma , guardano a Obama come un modello etico oltre che politico. Se non è ingerenza questa!

CUCU’ - A quando un vertice con secchiello e paletta? Per ora il premier si è divertito a giocare a nascondino con una esterefatta Angela Merkel. La cancelliera, da compita lady di ferro berlinese, ha risposto al “cucu’” del Cavaliere in quel di Trieste allargando le braccia in un gesto che la diceva lunga sul suo imbarazzo. Ma c’é da scommettere che Silvio ha in serbo altre sorprese. L’ennesima trovata di Berlusconi con i «grandi» della Terra ha fatto il giro delle capitali dove ormai fioriscono gustose previsioni sul prossimo siparietto dell’incontenibile inquilino di Palazzo Chigi. Se davvero, com'é sua intenzione, riuscirà a fare incontrare Obama e Medvedev a Pratica di Mare, sarà in spiaggia - si dice in giro - in spiaggia a costruire castelli di sabbia. D’altronde in un governo che preconizza il ripristino del grembiulino a scuola, era inevitabile, quasi freudiano, che sbocciasse l’irrefrenabile pulsione a tornare bambini. Con il massimo rispetto per tutti gli altri bambini, quelli veri!

DEGRADO - “Nonostante la retrorica del maestro unico, l’insegnamento scolastico è a un livello migliore in Italia che altrove. Ma si sprecano le risorse”. A parlare cosi’ è Paolo Macchiarini, toscano di Pisa, 50 anni, il chirurgo che ha eseguito il primo trapianto al mondo di una trachea rigenerata da cellule staminali del ricevente e quindi a zero rischi di rigetto. Straordinario, eccezionale. Solo che il rivoluzionario intervento, anziché in patria, è stato eseguito a Barcellona dove, diversamente da quanto accade nel Bel Paese, la ricerca non è in mano ai “ baroni” del potere. Il professor Macchiarini è uno dei tanti cervelli in fuga che solo all’estero hanno potuto continuare a inseguire il loro sogno di studio e ricerca. I tagli della Gelmini, l’Università in affanno rendono l’esodo una scelta spesso obbligata, ancor piu’ spesso condizionata. Sul sito di Repubblica, promotrice in questo periodo cruciale di una coraggiosa iniziativa per individuare i guasti del sistema, in pochi giorni sono stati già oltre duemila i racconti di coloro che sono partiti per sfuggire al degrado e alle bizze di una mentalità nepotista che ha perso il contatto con i cittadini.



lunedì 17 novembre 2008

PRESTIGIO IN CALO

Nessuno, come il Cavaliere, è mai stato così contento di sé e insieme così “incompreso”, e cosi’ spesso, sulla scena internazionale.

di Renzo Balmelli
Ci sono momenti in cui la storia compie un balzo. Gli elettori americani in un giorno hanno provato a cambiare i destini del mondo. L'avvento del figlio di un africano alla Casa Bianca sta spingendo miliardi di persone, pur nel mezzo di una crisi spaventosa, a interrogarsi sui valori profondi della democrazia, la più straordinaria conquista civile dell'umanità, in fondo a un cammino secolare di dolore e intolleranza.

Le posizioni assunte dal Pdl di fronte a questa trasformazione sono state, oltre a quanto si temeva, un miserabile faux pas di cui la maggioranza vorrebbe ora cancellare qualsiasi traccia. Una delle pagine piu’ brutte dell’era berlusconiana.

Non sorprende che da un sito all’altro continuino a rimbalzare le voci di molti lettori, persuasi che per il bene del paese sia necessaria una svolta radicale e che ci voglia accanto a un eventuale Obama nostrano anche un conservatore come McCain alla guida della destra.

A prima vista cio' puo' sembare un paradosso, e magari lo è pure, non privo tuttavia di qualche solida ragione. Se non altro, optando per una leadership di governo che dia maggiori garanzie di serietà, verrebbero risparmiate le brutte figure che a frequenza ormai regolare offrono la peggiore immagine dell’Italia nel mondo.

Quando il pensiero corre alle “ berlusconate”, fuori dagli italici confini si fa spallucce: stupidaggini, una via di mezzo tra barzellette e pessimo cabaret. Insomma nulla di cui essere particolarmente orgogliosi. Con tutti i problemi che affliggono l’umanità, è triste, triste e deprimente, doversi occupare ancora del premier impertinente, ormai in procinto di entrare nella galleria dei “gaffeur seriali”.

Per il mondo il leader del Pdl è un istrione, a volte spiazzante e incontrollabile, le cui uscite a ruota libera già in passato hanno colpito gravemente l'immagine e la dignità della Repubblica Italiana sulla scena internazionale. Ne ricordiamo una per tutte, vero apice di cinismo, che la dice lunga sull’autore: “Arafat mi ha chiesto di dargli una tivu’ per la Striscia di Gaza. Gli mandero’ Striscia la notizia”.

Dopo l’ennesima, incredibile performance dedicata al colore "abbronzato" della pelle di Obama, si leggono in rete migliaia di messaggi dal tono inequivocabile, che fanno fede del profondo disagio provato dagli italiani quando all’estero vengono, inevitabilmente, interpellati sugli scherzi internazionali di Silvio.

Pessima impressione non certo attenuatasi dopo la telefonata del presidente eletto. Il prossimo inquilino della Casa Bianca ha salvato le formalità di rito per deferenza verso l'Italia. Tuttavia, il cospicuo ritardo rispetto ai colloqui telefonici con gli altri leader del G8 è stato diplomaticamente significativo. Niente male per colui che si considera il “meglio fico del bigoncio”, uno al quale tutto è dovuto.

Nessuno, osserva Gian Antonio Stella, è mai stato cosi’ contento di se stesso e insieme cosi’ “incompreso”, e cosi’ spesso, sulla scena internazionale. Insomma: tutto si può dire di Berlusconi meno che con lui sia aumentato il prestigio dell'Italia nel mondo, un paese noto ovunque per lo stile e un certo buon gusto che ha fatto le fortune del "made in Italy", un fiore all'occhiello che ora pero' si trova messo a malpartito dai cattivi maestri della politica.

In attesa della prossima intemperanza gli elettori italiani avranno forse il tempo di aprire gli occhi e, ispirandosi alla lezione americana, di porsi qualche interrogativo sull’affidabilità di chi li guida e rappresenta, con poco merito e scarsi risultati, in patria e all’estero.

lunedì 10 novembre 2008

Il trionfo di Obama e il tonfo del Cav

di Renzo Balmelli
IL TRIONFO - Barak Obama era venuto per vincere, ma ha fatto qualcosa di piu’ significativo, ha risvegliato il "dream", il sogno americano. Nel nuovo mondo un giovane presidente ha mostrato" che nulla è impossibile se si è disposti a crederci fino in fondo. "America can change. Yes, I can". L’America cambierà. Si puo’ fare! Con questo suo slogan, tanto semplice quanto efficace, Obama ha indovinato la ricetta giusta per rianimare un paese che ormai era in letargo, svuotato degli ideali che sono stati una potente calamita per milioni di individui in cerca di riscatto e libertà. Di solito i sogni devono fare i conti con la realtà che specie nel clima della globalizzazione sfrenata è oltremodo dura, spietata.

Ma l’alfiere democratico ha colto nel segno, ha parlato col cuore lasciando intravvedere un’alba nuova che vuol dire piu’ dignità, piu' rispetto, piu' attenzione per coloro che vivono nel cono d’ombra del benessere. Certo, siamo ancora allo stadio nell’immaginazione, non del fare. La presidenza Obama sta suscitando attese immense che richiederanno sforzi ciclopici per rimediare ai guasti della precedente amministrazione. Caso mai potrà consultare Prodi che si è trovato nella stessa situazione, ma circondato da "amici" meno affidabili. Che il clima pero’ sia mutato si intuisce proprio da come reagiscono i suoi avversari, dentro e fuori gli Stati Uniti.

I guardiani dell’establishment, i baroni di Wall Sreet, timorosi di perdere potere e privilegi, spaventati dal vento nuovo che soffia nei luoghi dove hanno spadroneggiato, provano a esorcizzare il futuro. Nei loro giornali circolano titoli penosi, intrisi di livore, titoli tipo "Obama, strano, ma nero", apparso a caratteri cubitali su un quotidiano di Milano Non c’è nulla da fare, la destra alza barricate quando finisce nell’angolo, quando si scopre impotente al cospetto di coloro che accendono il motore del cambiamento e non hanno nessuna intenzione di avanzare col freno tirato. Nel recente passato, seppure in un altro contesto, qualcosa di drammaticamente analogo accadde ai fratelli Kennedy, John e Bob, ed a Martin Luther King, cha pagarono con la vita la loro audacia nel rompere gli schemi. Un secolo e mezzo dopo l’introduzione dell’emendamento che aboli’ la schiavitu’, il primo candidato afro-americano conquista la Casa Bianca in modo trionfale, vincendo dall'Est all'Ovest, con un'onda d'urto che ridisegna la mappa elettorale degli Usa.

Non c'è dubbio che si è trattatto di un trionfo culturale oltre che politico. Ora Barack Obama si accinge a compiere uno dei più grandi viaggi della sua vita. Con la straordinaria vittoria nella corsa alla Casa Bianca, lo sfidante democratico di Mc Cain, che è comunque uscito dalla contesa da uomo valoroso, si è addossato uno dei compiti piu’ esaltanti, ma anche piu’ difficili per un leader. Difficile, arduo e lungo una strada costellata non soltanto di fiori. Tempo a disposizione per disegnare i contorni della svolta l'eletto non ne ha molto. Senza indugi, per tenere viva la luna di miele con gli americani, dovrà rimboccarsi le maniche per rivestire di atti concreti le speranze di milioni di cittadini che esausti dopo i disastri targati Bush hanno deciso di voltare pagina.

Nel terzo millennio la storia non si ferma ad aspettare. E gli elettori neppure. Vogliono fatti e li vogliono subito. Roba da far tremare le vene ai polsi anche ai valorosi nocchieri di Conrad. Nella insurrezione nazionale e pacifica contro il peggior governo americano del dopoguerra, il senatore dell’Illinois trova in eredità quanto di peggio si possa immaginare per dare inizio a una nuova era: due guerre, Afganistan e Iraq, e la piu’ terribile crisi finanziaria che l'America e il mondo hanno conosciuto dopo l’incendio del l929. La ripartenza non sarà uno scherzo. "Non sappiamo, e nessuno lo puo’ dire" - ha scritto Vittorio Zucconi su Repubblica - "se Obama sarà un buon presidente, se riacciufferà l'economia americana dall'abisso nel quale sta precipitando, se ritesserà la maglia di amicizia, di stima internazionale, di condivisione con il resto del pianeta che il suo predecessore ha lacerato nonostante la piaggeria degli inutili cortigiani alla Berlusconi".

Non sappiamo se il candidato paragonato a Kennedy e giunto al traguardo nei panni dell' uomo capace di evitare il tracollo con un altro "new deal", saprà vincere la sua battaglia. Ma una cosa sappiamo: ce la metterà tutta. La sua elezione è la rivincita dell'intelligenza che finalmente riporta nello Studio Ovale il gusto per le buone letture. L'elettorato americano ha mandato in soffitta un ciclo presidenziale segnato dalla mediocrità spacciata per grande visione morale, un ciclo deprimente, oppressivo, triste, che sembrava non dovesse finire mai. Grazie a questa epocale inversione di rotta sta forse per realizzarsi il sogno universale ( I have a dream) della società multirazziale avanzata. Con essa crescono le speranze che i popoli della terra riescano a dialogare, a incontrarsi ed a unirsi in uno spirito di pace, coltivando la prospettiva di costruire un mondo nuovo. L’ America, riscoprendo la sua parte migliore, ha ritrovato la forza per tornare a credere nella democrazia che pareva ostaggio dell’antipolitca. E’ ora di cambiare. Si puo’ fare! Per questo la destra è inquieta.

SQUALLORE - Il clima delle capitali est europee risulta indigesto a Berlusconi che quando si muove da quelle parti, come già fece a Sofia e Bucarest, ne combina di tutti i colori. Per il nuovo exploit ha scelto Mosca dove é tornato a parlare di Barak Obama che a suo dire é bello, intelligente e anche “abbronzato”. La pesante allusione al colore della pelle del neo eletto presidente evidenzia un dato già noto: nella destra che malauguratamente é toccata in sorte all’Italia, al peggio non c’è fine. L’elezione del senatore afro-americano è stata il pretesto per sciorinare battute da osteria, una piu’ squallida dell’altra. Ha cominciato Maurizio Gasparri (con lui alla Casa Bianca "forse Al Qaeda è più contenta"), ma il fondo, come abbiamo visto, è stato toccato nientemeno che dal premier, incapace di tenere a freno la lingua. La clamorosa gaffe è l'ennesima del Cavaliere, che però stavolta non esercita il suo humour sui suoi abituali cavalli di battaglia (donne, sesso o gli odiati "comunisti"). Stavolta sconfina nella questione razziale che mai negli States, durante la campagna elettorale, é stata oggetto di scontri o battute pubbliche.

L’incredibile" performance" berlusconiana, che infrange i piu’ elementari canoni del fair play diplomatico, rischia di oscurare perfino il tristemente celebre "Kapò" rivolto a Strasburgo all'eurodeputato tedesco Schulz. L’unico a non accorgersi dell’effetto dirompente scatenato dalle sue parole, parole che screditano l’Italia sul piano internazionale, è Berlusconi stesso che si ostina a considerare un “grande complimento” la greve insinuazione rivolta a Obama. E addirittura insiste. “Se non hanno il sense of humour allora vuol dire che gli imbecilli sono scesi in campo”. Senti chi parla! E poi, ancora, per completare il disastro, la originale spiegazione del ministro Rotondi, secondo il quale le frasi del Cavaliere "si spiegano con una teoria psicologica per cui fondamento del razzismo è l'invidia dei bianchi per un colore più gradevole". Non c’é dubbio: in questa destra al peggio non c’è fine, non ci sarà mai fine!

CATTIVI MAESTRI - Possibile che la terribile lezione del Terzo Reich non sia servita? Possibile che un giornale serio e autorevole qual’è la Frankfurter Allgemeine possa esprimere ancora oggi giudizi tanto pesanti, offensivi addirittura, nel rivolgersi a Giorgio Napolitano che tiene alti i valori dell’antifascismo e della Resistenza. Sì, è possibile. Purtroppo. Al Capo dello Stato è stato mosso il rimprovero di proseguire la guerra con altri mezzi per non avere fatto sconti al nazifascismo durante la commemorazione dei caduti ad El Alamein. Hanno scritto di lui che è come "uno di quei soldati giapponesi abbandonati nel Pacifico che continuavano a combattere". Nell’ombra i revisionisti italo-tedeschi gongolano. Per l’autore dell’articolo, il giornalista Heinz-Joachim Fischer, è tempo che l’Italia dimentichi i suoi fantasmi. "Del resto - ha aggiunto - vedo che anche alcuni italiani dubitano sull’opportunità di indulgere su quella memoria. Penso al ministro della difesa Ignazio La Russa, tanto per fare un esempio". Quando si dice, i cattivi maestri!

lunedì 3 novembre 2008

Destra da incubo

Vi figuarte un'accoppiata McCain-Berlusconi? Per dirla con la scrittrice Jong, sarebbe un buon motivo per emigrare ad Alpha Centauri. Ma sul pianeta Terra, a Roma come a Washington, ci sono ancora tracce di opposizione alla destra. Che inizia a tremare.

di Renzo Balmelli
L'OPPOSIZIONE NON FINISCE QUI - Consensi in calo per il Pdl - Incredibile, ma vero: a dispetto della maggioranza "bulgara", il trono di Berlusconi mostra le prime crepe. E il premier è visibilmente turbato, teso, inquieto, insofferente alle critiche. Era convinto di avere l'Italia in pugno, ma gli ultimi eventi mostrano un paese non ancora del tutto asservito al revisionismo vincente. Il Cavaliere forse avverte che si è messo in moto un movimento piu' profondo della sola contestazione alla legge Gelmini e reagisce di conseguenza, in maniera scomposta e insolente non appena qualcosa si mette di traverso. Alla sinistra che ritrova il suo ruolo di pungolo, il signore di Arcore riserva epiteti sprezzanti. Scandalosa, irresponsabile, indegna di essere presa in considerazione, truffaldina. Ai giovani e i loro insegnanti che insorgono affinché la scuola sia scuola e non un trastullo della maggioranza, non va tanto meglio. "Facinorosi!", "fannulloni!" e quant'altro. Invece, bisognerebbe prestare la massima attenzione alle istanze che salgono dalla piazza. La "riforma del grembiulino" è stata una scelta disastrosa per il paese. La scuola pubblica è vista dalla maggioranza come il bastione "esecrabile" dell'Italia repubblicana, laica, antifascista. Quindi da mettere in riga. Agire a colpi di decreti scontrandosi con la società, la cultura, gli studenti, un pezzo di società è una strategia mostruosa, incomprensibile, arrogante, antidemocratica.

SCHIAFFO - Ma il premier e i suoi ministri fanno orecchio da mercante. La rabbia di Palazzo Chigi per le proteste che scalfiscono il quadro del "tout va bièn, madame la Marquise" è tale da calpestare addirittura il rispetto dovuto al Capo dello Stato. Il Quirinale ha fatto sentire la sua voce nel dibattito in corso sulla riforma elettorale in vista delle elezioni europee della prossima primavera. Con misura, ma anche con estrema chiarezza, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha segnalato il proprio favore per un sistema che garantisca agli elettori la possibilità di esprimere le loro preferenze sulla scheda, senza penalizzare le minoranze con soglie di sbarramento eccessivamente alte. Quando si tratta di modificare regole, tra le piu' importanti della competizione democratica, quali sono quelle dei sistemi elettorali è necessario un ampio consenso. Risposta del premier: niet. Si vota con le "mie" regole. Uno schiaffo. E l'invito del Capo dello Stato alla correttezza è stato rispedito al mittente con il pretesto che "è molto difficile, se non impossibile, avere relazioni decenti con l'opposizione".

LUNA DI MIELE ADDIO? - La ragione vera di un comportamento tanto irrispettoso è da ricercare altrove. Paura di perdere? Il Cavaliere ha tagliato corto forse perché comincia a sentire il fiato sul collo. Il tentativo in extremis di placare le acque con la decisione di riportare la riforma in commissione non ha contribuito a mitigare la pessima impressione sollevata dall'inaudita e irrituale replica al Colle. Roberto Mannheimer, ricercatore di vaglia, si chiede dati alla mano se la "luna di miele" del governo con gli elettori sia finita. Nessuno può dirlo, ma, certo, il consenso per l'esecutivo guidato da Berlusconi si è notevolmente contratto nelle ultime settimane. Contestazione o logoramento, comunque sia, la percentuale di chi dichiara di valutare positivamente l'operato del governo supera oggi di poco il 40%, a fronte del 60% degli inizi di settembre. E, ciò che è ancora più importante, per la prima volta, osserva Mannheimer, "la percentuale di chi esprime un giudizio negativo risulta prevalente". Berlusconi si ubriaca di sondaggi positivi, ma poi sbatte contro una realtà diversa. Il Pdl per bocca del suo capogruppo è arrivato persino a ipotizzare lo sciopero del canone per ridurre al silenzio la RAI, come se non fosse già abbastanza colonizzata da uomini del premier. La tivù, come gli allenatori di calcio, è un ottimo capro espiatorio per stornare l'attenzione dalle magagne piu' vistose.

SERIETA' - Il premier che non ha mai accantonato il sogno di impadronirsi del servizio pubblico per farne un docile strumento di propaganda rincara la dose ed esorta gli industriali a cancellare gli spot pubblicitari dai programmi dove "si diffondono solo panico e sfiducia". A destra vorrebbero trasmissioni al cloroformio in cui a prevalere non siano i dibattiti e il confronto delle opinioni, ma soltanto le massicce dosi di ottimismo distribuite ai cittadini per diffondere la serenità in salsa berlusconiana. La "mala RAI" giocata in chiave ideologica appare pero' soltanto un ripiego, una scappatoia per mostrare un paese che non c'è, il paese dei quiz e dei lustrini in cui si insegna a vivere felici anche dopo avere perso il lavoro. Il ministro dell'educazione ha detto che grazie alla sua riforma nella scuola si torna alla serietà. Un milione e passa di studenti, da sud a nord, di destra e di sinistra, sono di altro parere e non credono alla bontà della ricetta. Suvvia, Signora, siamo seri, ma seri davvero!

USA: ATTENTI AL TASTO - L'elezione del presidente degli Stati Uniti è un fatto che non riguarda soltanto i cittadini americani. Una scelta in un senso o nell'altro puo' avere conseguenze serie per i popoli di tutto il mondo. A maggior ragione se l'alternativa è tra John McCain, il candidato repubblicano che rappresenta l'establishment conservatore, e Barack Obama sul quale si appuntano le speranze di tutti coloro che non vedono l'ora di uscire dall'incubo Bush. A pochi giorni dal fatidico 4 novembre i sondaggi premiano ancora il senatore democratico dell'Illinois, ma al suo quartier generale i responsabili della campagna sono sul chi vive. Le ragioni di tutta quest'ansia pre-elettorale sono state illustrate dalla scrittrice Erica Jong in una intervista al Corriere della Sera. Secondo l'autrice di "Paura di volare" è risaputo che il sistema elettorale non è immune dalle frodi dei repubblicani. Un colpo di coda dell'ultima ora non è quindi da escludere anche considerando l'elemento razziale, finora appannaggio di pochi fanatici della supremazia bianca, ma che potrebbe fare capolino nel segreto dell'urna. I liberal americani sono in allarme per le trappole che potrebbero essere tese a Obama nel rush finale per la corsa alla Casa Bianca. C'è persino il sospetto che vi siano apparecchi elettorali che fanno votare McCain anche quando si è pigiato il tasto Obama. Forse si tratta solo di una leggenda metropolitana, ma con la destra non si puo' mai sapere. Se i liberal d'oltre Atlantico sono inquieti, anche la sinistra europea, e quella italiana in particolare, sta vivendo con grande partecipazione gli spasmodici, ultimi giorni della corsa presidenziale. La prospettiva di un'accoppiata McCain-Berlusconi, per dirla con la Jong, sarebbe un buon motivo per emigrare ad Alpha Centauri, così si chiama il sistema stellare su cui la scrittrice vorrebbe rifugiarsi se Obama fosse sconfitto. Erica Jong si diverte, d'accordo, ma lo scenario di Roma e Washington gemellate per i prossimi quattro anni nel nome della reazione non è uno scherzo, bensi' un incubo.