lunedì 23 febbraio 2015

Tra il Palazzo e il West

 di Renzo Balmelli 

 

MALASANITA'. Nelle poche ore di vita di Nicole, nella sua morte tanto assurda, nel destino della bimba catanese venuta al mondo e subito volata via come in un soffio, nella brevissima esistenza di quel respiro appena sbocciato e strappato ai genitori nel più crudele del modi, si sostanzia una tragedia dell'inciviltà troppo difficile da accettare. Perché – ce lo chiediamo prendendo a prestito le parole di Paolo Di Stefano – che Paese è mai quello in cui una neonata muore per non avere trovato un ospedale disponibile. Che Paese è mai quello in cui i buffoni della politica si azzuffano in Parlamento come in una locanda del vecchio West, offrendo uno spettacolo al limite dell'indecenza, mentre fuori si consuma il dramma della malasanità. Dite, che Paese è mai questo.

 

SPACCATURA. Più che breve, è stata una luna di miele mai consumata quella tra il nuovo padrone di casa del Quirinale e le forze dell'opposizione che mordono il freno e ancora masticano amaro per il "matrimonio che non s'aveva da fare." In testa al corteo degli "indignati" troviamo, manco a dirlo, la Lega e il suo leader, il " lepenista" Salvini, che hanno assunto un atteggiamento ostile, irrispettoso e liquidatorio nei confronti di Mattarella: un approccio pregiudiziale, carico di brutti presagi, che esaspera la spaccatura in concomitanza con la grave crisi libica. Nonostante la pena abbreviata, si agita meno, invece, l'ex Cavaliere che al cospetto del Ruby-ter, gli assegni alle "olgettine" ed i segreti attorno ai festini di Arcore teme, forse, di essere riacciuffato da suo ingombrante passato.

 

PAURA. Come in un mosaico impazzito, le immagini che in un wagneriano crescendo da crepuscolo degli Dei si concretizzano davanti ai nostri occhi tra guerre, terrorismo, razzismo e crudeltà medievali, compongono un quadro frammentato in cui ogni tassello si carica di oscuri arcani. La ferocia dei tagliagola che fa paura a tutti si sovrappone agli spaventosi e sanguinosi rigurgiti di antisemitismo, la catastrofe umanitaria dei migranti fa il paio con i blindati sepolti sotto la neve in Ucraina, spettrale riproposizione in chiave moderna di altre, terribile campagne di Russia. E' stato detto mille volte e non basta mai: l'unica cosa che l'uomo impara dalla storia è che non impara nulla dalla storia. Chissà quando riusciremo a ficcarcelo nella zucca.

 

PALUDE. Nessuno rimpiange il regime di Gheddafi. Ma dalla scomparsa del colonnello non vi è traccia dei cambiamenti epocali sui quali si doveva fondare la rinascita della Libia per farne una nazione moderna, con un ruolo centrale per lo sviluppo dell'intera regione. il Paese è precipitato in mano alle tribù, privo di un vero governo e sempre più simile a una terra di saccheggi in cui spadroneggiano bande armate fuori controllo e sulla quale incombe l'ombra minacciosa dell'IS che trova nel caos e l'anarchia un propizio brodo di coltura. Pesantissima è l'eredità delle dissennate strategie occidentali in questa ribollente area del pianeta da cui arriva l'ennesima conferma: la conferma che la democrazia non fiorisce sulla bocca del cannone e men che meno nella palude del fanatismo di nero vestito.

 

EMERGENZA. Chissà se quando Berlusconi faceva il baciamano al rais o quando inglesi e francesi alzavano in volo i loro caccia con il neppur tanto segreto intento di conquistare un posto in prima fila al mercato del greggio libico, si sono resi conto dell'abisso che si andava spalancando alle porte dell'Europa. E chissà se l'Italia, unico Paese del G8 a essere bagnato soltanto dal Mediterraneo, riuscirà , per storia e influenza culturale, a far valere le sue responsabilità in uno scenario che fa tremare mezzo mondo . Sono questioni cruciali che si pongono con urgenza mentre la diplomazia , seppure con qualche affanno, mostra di prediligere una soluzione politica per affrontare l'emergenza senza isterismi, senza la nostalgia di tambureggianti occupazioni al canto di " Tripoli bel suol d'amore".

 

MORO. Quando si rievoca l'opera di Leonardo Sciascia, il discorso, prima o poi, finisce col ruotare attorno al caso Moro. " L'affaire", come lo definì lo scrittore. Sulla morte del leader democristiano, un po' come l'uccisione di Kennedy a Dallas, non si è mai saputo nulla di veramente convincente, tranne che quel tragico capitolo resta uno dei grandi e irrisolti misteri italiani. A 25 anni dalla scomparsa di Sciascia, Adelphi ha appena pubblicato il secondo volume delle opere complete dello scrittore siciliano che dedica ampie riflessioni all'inchiesta su via Fani. Con questo scritto, che gli valse non poche critiche, Sciascia, convinto che l'eliminazione di Moro convenisse a molti, torna sulla sua ipotesi secondo la quale la verità è sotto gli occhi di tutti, ma proprio per questo nessuno la vede.

 

venerdì 13 febbraio 2015

Pieno di difetti, ma…

di Renzo Balmelli 
 
AFORISMA. La democrazia è un sistema pieno di difetti, ma insostituibile fino a quando non si troverà qualcosa di meglio. Piace pensare che l'aforisma di Churchill si adatti molto bene all'UE, solida e infaticabile garante della pace così come la vollero i padri fondatori dopo la tragedia nazi-fascista. Sarà pure imperfetta, ma in giro, francamente, di meglio non si vede niente. All'opposto ora si odono invece le lugubri sirene dell'estrema destra intenta a vellicare i peggiori istinti revanscisti per fare voti. Con i conflitti che dall'Ucraina al Califfato incombono alle nostre porte, lo smembramento dell'Europa nel solco di un' ideologia bacata sarebbe una catastrofe mondiale.
 
ANTICORPI. In Francia regge "lo spirito dell'11 gennaio" creatosi dopo la storica manifestazione in risposta agli attentati. Caricate di significati che andavano oltre il contesto regionale, le elezioni nel Doubs hanno mostrato grazie al successo al fotofinish, ma politicamente cruciale del socialista Frédéric Barbier, che l'esagono ha ancora in se gli anticorpi per sventare derive pericolose. Stavolta non hanno funzionato ne le ricette fascistoidi della Le Pen, che ora mastica amaro, ne le ambiguità di Sarkozy che sceglie sempre la " rupture" con il passato, ma non dice mai come. A Hollande e alla "gauche" si offre una grande 'opportunità di riconquistare il cuore dei francesi.
 
MATTEO. Prevedere in quale direzione si muoverà l'Italia post-Nazareno a trazione renziana è difficile. Nessun Paese, d'altronde, neppure il più stabile, può considerarsi al riparo dagli scossoni congiunturali. Sia come sia, all'inizio di un nuovo settennato, i problemi veri da affrontare non sono certo le paturnie del Berlusconi "salvinizzato", che passa da un Matteo all'altro trovandosi solo all'interno della sua destra un tantino decrepita. A incombere sono altre sfide, dalla lotta alla corruzione e l'evasione fiscale con i loro effetti devastanti sulla crescita, al contrasto della mafia di cui ha duramente sofferto il Presidente Mattarella. Gli ex hanno già avuto e ne hanno fatto un cattivo uso.
 
OLTRAGGIO. E' una questione di rispetto verso la dignità umana: per questo non vanno concesse attenuanti a chi infanga una persona per il colore della sua pelle. Risulta quindi del tutto incomprensibile " l'assoluzione morale "accordata dalla giunta per le immunità del Senato al leghista Calderoli che aveva dato dell'orango all'ex ministro Cécile Kyenge. E non meno sconcertante è stata l'adesione iniziale di alcuni senatori dem. L'oltraggio fatto a una signora per gli irripetibili insulti razzisti di cui è stata oggetto durante la sua esperienza di governo e che trovano ancora oggi ampio spazio sui blogger xenofobi non si cancella con un eventuale, tardivo dietrofront.
 
RIFLESSIONE. Nella nuova edizione curata da Bompiani, torna in libreria " Lo straniero", di Albert Camus, il romanzo che rivelò lo scrittore futuro premio Nobel al mondo letterario internazionale. A settant'anni e passa dalla prima pubblicazione il lettore di oggi rimane colpito con la stessa intensità dalla tematica esistenzialista su cui l'autore getta uno sguardo ironico e cinico, fino al drammatico esito finale. Siamo di fronte a un cittadino che non cessa d interrogarsi, un cittadino della riflessione continua, si legge nella bella introduzione ancora riservata che ne fa Roberto Saviano, preceduta da un titolo emblematico: quando Camus ci insegnò che siamo noi "Lo straniero".
 
RIPICCHE. Complici la crisi, le tensioni nel mondo del lavoro, il problema dei frontalieri, le brecce nel segreto bancario, la black list dei paradisi fiscali su cui Roma si ostina a mantenere la Svizzera e molto altro ancora, inclusi i politici dell'area populista che soffiano sul fuoco delle ripicche, sta di fatto che ormai il barometro delle relazioni tra il nord Italia e Ticino volge al brutto. Stranamente nemmeno l'appartenenza a un comune ceppo culturale sembra in grado di ammorbidire il clima, tanto da far venire in mente i polli di Renzo anziché i rapporti di buon vicinato. Il Manzoni, che studiò in collegio a Lugano, si sta rigirando nella tomba.
 
FURTO. Ciò che lascia perplessi nella gigantesca frode fiscale battezzata "Swissleaks" è che sia stato un furto, quello della famigerata "lista Falciani", a svelare l'esistenza di un altro furto gigantesco ai danni dell'erario e quindi della società. Ci si chiede da che parte guardassero coloro che avrebbero dovuto vigilare e prevenire la piena di quel fiume di denaro, non di rado di origine illecita, affidato alla britannica HSCB e confluito nei compiacenti forzieri elvetici. Nel rispetto dell'etica non sarebbe male se qualcuno, invece di accanirsi contro i lavoratori, promuovesse un'iniziativa contro l'immigrazione di massa degli evasori. Già, ma quelli chi li tocca!
 
CANZONETTE. Senza voler fare della sociologia da strapazzo, basta confrontare le prime, tremolanti immagini in bianco e nero con gli schermi ultra sofisticati di oggi per intuire la portata dei cambiamenti epocali che il Festival di San Remo ha attraversato con disinvoltura  tra gossip, polemiche, gaffes e rispetto della tradizione  nei suoi  65 anni di esistenza. Ad ogni edizione lo si da per morto, si giura che sarà l'ultima, che un giro di interessi da capogiro gli sta succhiando l'anima, ma  per cinque serate a tenere banco sul palco dell'Ariston è un manifestazione canora, forse un po' anacronistica, arrivata  all'età della pensione. Saranno solo canzonette, ma qualcosa dovrà pur dire se ancora non si spengono le luci della ribalta.
 
STRAGE. "Spiace, ma se lo sono voluto loro, e la colpa è del buonismo di sinistra". Vengono i brividi e si resta letteralmente sbigottiti nel leggere le farneticazioni di non pochi lettori, sicuramente avvelenati da una certa propaganda, nel commentare l'ultima strage di migranti nel Mediterraneo. E' la conseguenza perversa del livore che porta a considerare i profughi alla stregua di rifiuti umani, senza nessuna funzione utile, dimenticando volutamente di avere a che fare con persone in carne e ossa, con un'anima, che soffrono pene indicibili, pagano per l'avidità altrui e chiudono la loro esistenza sepolte nei fondali, sotto tonnellate di acqua. L'assuefazione alla tragedia sembra raggelare i cuori.

lunedì 9 febbraio 2015

Un nuovo Settennato

di Renzo Balmelli 

 

ARBITRO. Che l'Italia abbia un bisogno urgente di riforme, di fatti e non di proclami salottieri, è trapelato in modo inequivocabile dalle vivacissime reazioni all'elezione del nuovo Presidente. Dal punto di vista socio-economico il contesto, che il rapporto Eurispes definisce sempre più povero e pessimista, rimane infatti difficilissimo. Sobrio, austero, inattaccabile dalla dietrologia sgangherata dei suoi avversari, quando Sergio Mattarella, arbitro e non tifoso, fa appello ai giocatori, è alla classe politica, sia essa vittoriosa o sconfitta, che si rivolge affinché sia la prima a dare il buon esempio. Ma come nel calcio, da arbitro si aspetti insulti e simulazioni da chi le leggi le esige ad personam.

 

STAGIONE. Come evidenzia la svolta greca, oggi la crisi economica e di bilancio pone non solo Palazzo Chigi, ma tutta l'UE di fronte a scelte che forse non è esagerato definire epocali. Sempre più impellente appare la necessità di rinnovarsi, di osare di più , di tornare a vincere e convincere. Se l'Italia mediterranea ed europea , superata la prova del Quirinale, troverà una maggiore tranquillità per gestire il cambio di stagione senza traumi, e soprattutto se il Pd smetterà di litigare, potrà riavere quel ruolo che il nefasto ventennio berlusconiano le ha fatto perdere, in modo da restituire smalto e vigore ai Trattati di Roma di cui è la culla.

 

REGALINO. In cauda venenum. In politica, malgrado le apparenze, c'è sempre una coda velenosetta che mette in guardia gli osservatori. A proposito del Nazareno sembrava che nella partita per il Colle fossero stati chiariti gli equivoci. Invece l'imprevisto sconto di pena all'ex Cav, il curioso regalino alla fine dei giochi non è passato inosservato. Nulla da eccepire, per carità. Le sentenze non si discutono e non c'è motivo di fare peccato pensando male. A guardar bene, la fine anticipata del percorso rieducativo è un atto di clemenza che non modificherà di un ette la turbolenta biografia del personaggio.

 

CONFUSIONE. "Quel che resta del giorno" il titolo di un libro e di un film che raccontano l'evanescenza di un amore. Con una parafrasi un po' ardita in questi giorni si potrebbe evocare l'evanescenza di una leadership, la dissoluzione di un progetto per il cambiamento: quello che sotto la guida dell'ex premier ha illuso e deluso il Paese. Ormai su quel fronte che ha prodotto scandali e disastri, quel che resta è la confusione. A destra l'ultimo in partita è rimasto Matteo Salvini che però con i suoi slogan di facile suggestione, nonché l'appiattimento acritico sulle posizioni estremiste della Le Pen, è l' opposto di una cultura di governo.

 

RUOLO. Sul ruolo della Repubblica federale tedesca nel concerto a volte cacofonico ma anche vitale della comunità europea sono già stati scritti interi trattati, a volte entusiastici, altri meno benevoli. Di sicuro farà discutere l'analisi di un autorevole quotidiano svizzero di lingua tedesca, fondata sul presupposto che al mondo serve “più Germania” per il rigore col quale Berlino riesce a tenere a bada le derive dell'estremismo di destra senza lasciarsi contagiare dal Fonte nazionale francese e compagnia bella. E' un giudizio che in parte di può condividere, a patto però che la Germania rimanga così com'è, leale, democratica e , consapevole della sua storia , al riparo da mire egemoniche.

 

INSICUREZZA. La classica missione impossibile. Da mesi la diplomazia di Berna sta sudando le proverbiali sette camicie per conciliare due concetti inconciliabili: il rifiuto della libera circolazione sancito dell'iniziativa populista di un anno fa e gli accordi bilaterali con l'UE che, da parte sua, non ammette deroghe. Questa volta la democrazia referendaria, gran vanto della Confederazione, ha prodotto un frutto non facile da amministrare. Nell'accettare l'iniziativa nazionalista, il voto ha portato insicurezza, ma il popolo ha preso il rischio consapevolmente mettendo il Paese e il suo governo in una situazione per nulla piacevole che può portare in un vicolo cieco.

 

BARBARIE. Il mondo arabo non poteva più restare silente dopo l'orrenda uccisione del pilota giordano, arso vivo nella prigione dell'Is, che ci fa ripiombare in pieno medio evo. Dall'università di Al-Azhar del Cairo, il più prestigioso centro di insegnamento dell'Islam sunnita, arriva una durissima presa di posizione contro questa inaudita esplosione di crudeltà. E poiché violenza chiama violenza, la prima conseguenza è stata la doppia impiccagione di due terroristi di Al Qaida in Giordania, col rischio di riesumare la pratica disumana dell'occhio per occhio, dente per dente che non farebbe che gettare benzina sul fuoco dei tagliagole. Di fronte alla nuova minaccia, non è più procrastinabile un'azione non solo a parole del mondo unito contro tanta barbarie, prima che l'incendio divori ogni cosa.

martedì 3 febbraio 2015

Settant’anni dopo - Comprendere è impossibile, conoscere necessario

 di Renzo Balmelli 

 

MARTIRIO. A settant'anni dalla liberazione di Auschwitz ad opera dell'Armata rossa, la Giornata della Memoria è una preziosa occasione per dare testimonianza al mondo di quanto avvenne in quei luoghi del martirio. E per ricordare alle giovani generazioni che cosa ha significato l'Olocausto, quella infernale macchina di morte, pianificata con burocratica pignoleria, che non fu solo l'opera di un folle, ma il frutto bacato di complicità, indifferenza e vergognosi silenzi. Sullo sfondo della ricorrenza, che inchioda i colpevoli, tutti i colpevoli, alle loro responsabilità per le leggi razziali e lo sterminio del popolo ebraico, risuonano profetiche le parole di Primo Levi quando afferma che "se comprendere è impossibile, conoscere è necessario". Conoscere per non ricadere nell'abominio , mentre antisemitismo e neonazismo tendono a guadagnare terreno nel delirante tentativo di banalizzare o addirittura negare il male assoluto.

 

AMBIGUITÀ. Una questione importante riguardo al nazionalsocialismo è il fattore che ne promosse il successo tra alcuni intellettuali di chiara fama, contagiati dal suo fascino perverso. La questione è stata a lungo occultata agli occhi dell'opinione pubblica, quasi non esistesse o fosse un banale incidente di percorso. Mentre invece rimane di cruciale importanza come conferma il dibattito sempre aperto e attuale su Martin Heidegger il cui rapporto col regime hitleriano è stato oggetto di varie interpretazioni fino alla lettura dei "Quaderni neri" (mai titolo fu tanto emblematico), dai quali è emerso in modo evidente il suo antisemitismo e l'adesione al nazismo. Tutta la discussione verte ora attorno alla domanda in virtù della quale o si è nazisti o si è filosofi. Orbene, a dispetto del contributo dato al pensiero filosofico dal capo scuola dell'ontologia esistenzialista, la risposta non ammette ambiguità: entrambe le cose insieme sono impossibili. Da qualche parte c'è un errore irreparabile.

 

DERIVA. Di fronte agli attacchi portati da forze minacciose alla libertà di opinione in questo primo scorcio del 2015 segnato dal terrorismo dell'IS e di Al Qaeda, l'Europa ha ritrovato, come per incanto, la sua matrice identitaria che non si riduce alla sola moneta unica, per quanto importante essa sia. Al di la della facile retorica, quei capi di stato e di governo che come in un quadro del Volpedo hanno marciato nella Parigi colpita al cuore, oltre a essere un'immagine simbolica, rappresentano il più valido antidoto alla barbarie ed a qualsiasi tentativo di seppellire convivenza e tolleranza sotto il fanatismo ideologico. L'alternativa sarebbe l'apocalisse e la fine della civiltà. Col tempi che corrono bisognerà moltiplicare gli sforzi per contenere la deriva oscurantista e xenofoba. Non di meno il confronto delle idee e dei valori in uno spirito di eguaglianza, libertà e democrazia è l'unica battaglia che vale la pena di combattere per conto dell'umanità intera.

 

SVOLTA. E' una sfida che fa tremare i polsi, giocata su promesse che sembrano una missione impossibile, quella che si prepara nelle sale di Palazzo Charlemagne dopo il trionfo della sinistra radicale greca capitanata da Alexis Tsipras, il leader di Syriza che alle icone ortodosse ha sempre preferito quelle comuniste. E' la sfida attorno a una nuova idea d'Europa che prova a ridare speranza e dignità a un popolo strangolato dai debiti e dal malgoverno che li ha provocati. Oggi Atene agita Bruxelles così come la principessa figlia di Agenore mise in subbuglio il cuore di Zeus. Oltre la mitologia, nella realtà di oggi la svolta dell'elettorato ellenico è una storia ancora tutta da scrivere, piena di incognite, di rischi, ma anche permeata di attese, che la buona politica dell'UE non può ignorare. Il nuovo premier dovrà dimostrare – osserva El Pais – se egli stesso è un sintomo della crisi greca o la sua cura. Se dovesse fallire, se la sua luna di miele con il Paese dovesse deludere, le conseguenze sarebbero devastanti. Per la Grecia, ma non solo. Pensare tuttavia di abbandonare Atene al suo destino è una scelta che metterebbe seriamente in dubbio l'affidabilità del progetto europeo.

 

SCONCERTO. Sempre caro mi fu quest'ermo colle, con la non trascurabile differenza che qui, rispetto al Leopardi, v'è ben poco di poetico e molto di politichese in senso stretto. La partita per la successione di Napolitano, che dovrebbe conoscere il suo esito fra 48 ore, si gioca ormai in un clima incandescente scandito dal "renzusconismo", ossia quella strana miscela di interessi il cui nome dice già tutto. Con ogni evidenza, tra lo sconcerto degli osservatori, sulla corsa al Quirinale pesa l'ombra ingombrante del famigerato patto del Nazareno che spacca maggioranza e minoranza. Se prima Berlusconi era nell'anticamera del Pd col cappello in mano, ora pare abbia trovato un posto nel salotto buono della maggioranza. Come dire che l'ex Cavaliere, mentre sta ancora scontando la pena alla quale è stato condannato, darà il suo consenso al nome che il premier gli proporrà se avrà la garanzia della grazia e del ritorno alla piena agibilità politica. Ai tempi di Bismarck si chiamava Realpolitik, oggi inciucio, ma forse sono la stessa cosa.

 

PRAGMATISMO. Quando il gotha della politica planetaria corre a frotte ai funerali di stato, non è mai soltanto per porgere le condoglianze e rendere omaggio al successore. Basta guardare d'altronde la dimensione e la qualità della delegazione di Washington alle esequie di re Abdullah, il sovrano dell'Arabia Saudita scomparso a novant'anni, per misurare l'importanza che Obama attribuisce al ruolo cruciale della diplomazia di Ryad in questo angolo del mondo seduto su una polveriera. Già il fatto che la nazione saudita sia al tempo stesso custode dei luoghi santi islamici e leader del mercato petrolifero evidenzia le contraddizioni e la complessità della situazione su cui incombe la minaccia del Califfato. Ora gli occhi sono puntati sul successore, il nuovo re Salman, noto per il suo pragmatismo, ma che deve ancora dimostrare, soprattutto nell'ottica americana, di sapere gestire la transizione, portando avanti le stentate aperture nel campo dei diritti umani e delle rivendicazioni femminili senza incorrere in laceranti vuoti di potere nell'ambito della sterminata famiglia che conta centinaia se non migliaia di principi.