martedì 28 novembre 2017

Argine quanto mai fragile al populismo

di Renzo Balmelli

VISIONE. Doveva essere una mini prova generale dei prossimi ap­pun­tamenti con le urne, e così è stato. Con la sinistra grande e inspie­ga­bile assente, la turbolenta elezione del sindaco di Ostia, che premia ben al di la dei suoi meriti la mutevole pattuglia grillina, prefigura un quadro politico tutt'altro che rassicurante per l'intero Paese. Dopo la Sicilia, dopo l'inaudita aggressione a un giornalista, dopo la beffa inconcepibile dell'Agenzia europea dei farmaci fonte di nuove ama­rez­ze, il microcosmo della inquieta località balneare, drogata dal­l'as­sen­teismo, diventa la visione di quanto potrebbe accadere tra qualche mese nel clima carico di tensioni e incognite che precede le elezioni nazionali. Se nella circostanza Casa Pound, almeno questo, è rimasta ferma al palo, è tuttavia prematuro parlare di scampato pericolo. Perdurando il disagio e la rassegnazione dell'opinione pubblica sempre più delusa dalla governance incolore ed inefficace degli ultimi anni, l'argine che si vorrebbe porre al minaccioso populismo di estrema destra risulta quanto mai fragile.

OCA. Fuori giuoco nel litorale romano, non è che la sinistra, sempre prigioniera del demone delle divisioni e delle faide interne, stia brillando ad altri livelli. Di questo passo pare piuttosto condannata all'inesorabile destino del tanto peggio, tanto meglio che lascia dietro di sé soltanto macerie. E a questo punto nemmeno Freud saprebbe trovare il bandolo della matassa. Tutto oro che cola per Berlusconi tornato in auge sulle prime pagine dei rotocalchi rosa per via degli alimenti da versare all'ex moglie. Nel curioso mélange di gossip e vecchi trucchi, l'ex cavaliere, a dire il vero senza incontrare molte resistenze, medita, Strasburgo permettendo, di cavare dal logoro cilindro le scontate magie d'antan, che potrebbero riportarlo alla casella di partenza del suo personale gioco dell'oca. Basti pensare che si è persino inventato il ministero della terza età per fare colpo sull'elet­to­rato più disorientato che mai. E potrebbe pure riuscirci assieme ai compagni di merenda se nella generale confusione non si farà nulla per scongiurar il rischio di riconsegnare il Paese a chi l'ha rovinato.

INCERTEZZA. Quando vacillano anche i bastioni più solidi come generalmente veniva giudicata la Germania, c'è poco da stare allegri. Se il caldo sole della Giamaica non è riuscito a diradare la plumbea cappa di nebbia che avvolge la porta di Brandeburgo e se nel cielo sopra Berlino, fallito il tentativo di dare vita a una coalizione caraibica tanto pittoresca quanto fantasiosa, cominciano a circolare termini come Verunsicherung, ossia incertezza, c'è motivo di preoccuparsi per la tenuta del Paese, fin qui incrollabile assertore della stabilità. Tanto più che l'estrema destra, ormai terza forza politica a nord del Reno, potrebbe uscire vincitrice dal collasso delle trattative e dall'eventuale ricorso alle elezioni anticipate. Un malinconico detto francese sostiene che tout casse, tout passe, tout lasse ("Tutto si rompe, tutto passa, tutto va"), ma aggiunge che il n'est rien e tout se remplace ("Nulla c'è, tutto si rimpiazza"). Resta da stabilire se i tedeschi, oltre che stanchi, siano davvero disposti a rimpiazzare Angela Merkel e con chi. Ma soprat­tut­to a che prezzo sia per la Repubblica federale che per l'Europa.

ROBOT. A volte capita che la realtà superi la fantasia e renda plausibili gli scenari descritti e anticipati dagli autori di fantascienza. In questo campo, che apre prospettive infinite e ancora in gran parte da esplorare, c'è già chi profetizza una svolta epocale nel campo delle tecnologie più avanzate che porterà enormi benefici a tutta l'umanità. Protagonisti della rivoluzione nonché di congressi e mostre a non finire sono i robot di nuova generazione che stanno compiendo molti passi avanti in questa direzione negli ultimi anni. Il primo a sdoganarli per cancellare le diffidenze e renderli più simpatici era stato Isaac Asimov, caustico scrittore di origine sovietica, che nell'interazione tra genere umano, i robot e la morale, intravvedeva lo strumento in grado di alleviare le fatiche dell'uomo durante il suo percorso esistenziale. In questo campo la scelta non manca e sarà maggiore in futuro, ma sulla convivenza tra l'omino d'acciaio e quello in carne ed ossa sussistono ancora riserve di tipo filosofico che tengono vivo il dibattito e ne mettono in discussione l'opportunità sociale oltre che culturale.

CORAGGIO. È in edicola la nuova Repubblica e parafrasando Fabri­zio De André verrebbe da dire che ci vuole coraggio, tanto coraggio, per varare una iniziativa di tale ampiezza editoriale e giornalistica men­tre le testate tradizionali un po' ovunque stanno attraversando un fase critica segnata dal riflusso dei lettori. Ormai, inutile girarci attor­no, sempre meno persone leggono più i quotidiani. Lo sanno tutti che la maggior parte di chi è interessato va a cercarsi le informazioni su altri vettori di facile e immediato accesso e consumo. Come quaran­t'an­ni fa, quando Eugenio Scalfari seminò il germe dell'innovazione, anche ora la redazione si accinge a raccogliere questa sfida epocale per restare al passo coi tempi e con la sua storia nell'Italia che è cambiata, così com'è cambiato – leggiamo nella presentazione – il ritmo dei fatti, il tempo della loro narrazione e il modo di raccontarli. Con questa ini­zia­tiva, che richiederà non pochi sforzi ai timonieri della navigazio­ne car­tacea, si aprono nuove prospettive per intercettare attraverso gli ap­pro­fondimenti le mutazioni, i desideri e le inquietudini di un'epoca che non ha – citiamo – risposte semplici a problemi sempre più complessi. In tal senso formuliamo i migliori auguri ai colleghi di Repubblica.