DOLORE. Solleva quesiti morali a non finire l'azione degli alleati contro Gheddafi che comunque passerà alla storia come un esempio di caos organizzativo, diplomatico e militare. Riproponendo la domanda, fatta ai tempi dell'Iraq, molti si chiedono a chi verrebbe in mente di intervenire in Libia se Tripoli producesse rape anziché petrolio. Questione legittima. Nel sottile confine tra conflitti giusti o ingiusti, ogni guerra è comunque una sconfitta. Una sconfitta della ragione che mostra il suo fallimento come già è stato nel Golfo e in Afghanistan. Nel mondo arabo, scosso dai tumulti, è in corso un profondo, lancinante e contrastato processo riformatore che pero' non si risolve con un razzo sparato nella notte. Diceva Pessoa che il poeta finge a tal punto da fingere sia dolore il dolore che davvero sente. Quanto a bugie il potere politico ha motivazioni non meno carenti.
VALZER. Dev'essere un bel fardello il famoso baciamano al rais, se Berlusconi ha disertato l'Aula per il dibattito sulla Libia. A onor del vero va detto pero' che il premier non è il solo leader occidentale a trovarsi in imbarazzo. Nel gattopardesco valzer dei voltafaccia sono tanti i governi che hanno cambiato strategia, passando dagli omaggi al padrone di Tripoli all'attacco contro il regime. Gheddafi è un despota senza scrupoli, ma a tenerlo in piedi sono stati anche tutti coloro che accorrevano alla sua corte per ungersi di gas e greggio considerandolo un vero capo di stato e non un dittatore sanguinario. La democrazia non si esporta sulla canna del fucile, ma ora qualcuno spera che un attacco "chirurgico" liberi il campo della storia da una presenza tanto ingombrante.
REALPOLITIK. Due emergenze, una sola ricetta: weg! Via dalla Libia, e via anche dal nucleare. Prima è, meglio è. Determinata a non scottarsi le dita, la Germania ha scelto di cantare fuori dal coro, lasciando di stucco sia gli alleati, sia la lobby del nucleare che non retrocede davanti a nulla per cloroformizzare l'opinione pubblica e depistare le preoccupazioni sui lacunosi sistemi di sicurezza. La posizione tedesca non puo' essere compresa del tutto, pero', senza dare uno sguardo al fitto calendario elettorale 2011 che finora non volge a favore della Merkel. Con la Libia e l'atomo che nella Repubblica federale non godono di grande popolarità, il governo di centro-destra non puo' rischiare di indebolirsi ulteriormente. Come procedere allora per restare a galla se non rispolverando a aggiornando l'intramontabile Realpolitik del vecchio Bismarck. Detto, fatto.
RETROPALCO. I trucchi del mestiere. Con un siparietto degno di Asterix e Obelix, la caput mundi del bunga-bunga e la presuntuosa Lutetia hanno battibeccato sulla Libia per una questione di supremazia. A Sarkozy serviva per ravvivare un mandato incolore, al Presidente del Consiglio per distogliere l'attenzione dai festini e per infilare nell'agenda decreti e nomine controverse. Nel retropalco, al riparo dagli sguardi dell'opinione pubblica e le perplessità del Quirinale, in un solo colpo e con la solita sfrontatezza il premier ha promosso all'agricoltura un ministro discutibile ed ha forzato la procedura per il processo breve , ennesimo affronto allo stato di diritto. In piu' la crisi libica gli offrirà adesso pretesti a iosa per il legittimo impedimento nel processo Ruby. In 17 anni di potere il Cavaliere di misure ad personam ne ha fatte approvare ben 38. È l'ultima conferma che in Italia, finché governa Berlusconi, la legge non sarà mai uguale per tutti.
ORO BLU'. Non solo i rais. Anche la scarsità di acqua uccide fors'anche piu' di una guerra. Nel mondo che boccheggia per la sete intere popolazioni sono prive del cosiddetto "oro blu'" con conseguenze fatali per tutti gli esseri viventi. Oltre un miliardo di persone non possono, infatti, contare su un accesso a una risorsa sicura, al riparo da contaminazioni. Ma non sono soltanto la distanza dalle fonti e i cambiamenti climatici che alterano la qualità e la disponibilità dell'approvvigionamento idrico. Malgrado gli appelli, l'acqua è al centro di sordide speculazioni e di scellerate privatizzazioni che rendono ancora piu' dura la vita degli abitanti meno fortunati del pianeta. La giornata mondiale dell'acqua aiuta a riflettere su un dramma che non può andare avanti ancora a lungo senza danni permanenti per l'umanità.
LIRA. Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andare. Ma fu solo dopo la riunificazione che si comincio' a pagare la traversata con la nuova valuta. Nel 1852, anno che segna l' inizio simbolico dell'emigrazione italiana nelle Americhe, i conti si facevano ancora con una infinità di sistemi : baiocco, svanzica, ducato , fiorino , francesconi e i famosi zecchini che Pinocchio sotterrò nel campo dei miracoli. Quello della moneta unica fu pero' un cammino faticoso, per certi versi non dissimile dalla lunga gestazione dell'euro. A quei tempi chi riusciva ad avere un po' di denaro , lo pretendeva metallico e sonante: la banconota - ricorda il Verga - veniva considerata addirittura ripugnante. Ciononostante la lira rappresento' il il simbolo più popolare dell'unità nazionale ; ruolo evocato senza nostalgia, ma con attenzione storica, alla mostra-racconto promossa dalla Banca d'Italia. |
mercoledì 30 marzo 2011
Quesiti morali a non finire
12:51
Renzo Balmelli