mercoledì 23 marzo 2011

Esagerazioni mediatiche

di Renzo Balmelli 

ASPIRAZIONI - Buon compleanno Italia. Buon compleanno giovane, grande nazione forse ancora incompiuta, unita e disunita, ricca di contrasti, terra di politicanti senza scrupoli, laboratorio d’arte e poesia , scrigno di preziose emozioni che abbiamo rivissuto nella superba essenzialità del Nabucco commemorativo. E ‘ vero, a 150 anni dall’unificazione l’Italia resta un paese su molti aspetti diviso e non facile da capire, ma anche forte di una potenzialità creativa che non è di tutti. Un paese che tante ne ha passate, dalla lezione magistrale dei moti mazziniani capaci di affascinare l’Europa intera, al lugubre spettacolo del fascismo, dal luminoso riscatto della Resistenza alla rozza banalizzazione del bunga-bunga. Storia di ieri e di oggi. La causa italiana fu il motore di una eccezionale mobilitazione morale e intellettuale che vide frotte di ardimentosi volontari affluire da ogni parte per realizzare le piu’ nobili aspirazioni dell’uomo. Ora nella magia del teatro il pensiero va, corre sulle ali dorate di un incessante percorso di crescita culturale piu’ tenace di qualsiasi arroganza del potere in carica. Perchè questa è l’unicità dell’Italia che il mondo le invidia, l’incredibile capacità di reinventare il Risorgimento.

ODISSEA - Lo si dice da sempre e l’infinita tragedia giapponese lo ribadisce: nulla scava nelle nostre paure piu’ del momento in cui la realtà soppianta la finzione del reality e rende paurosamente riconoscibile cio’ che sembrava non dovesse accadere mai. Torna in mente La Strada, il capolavoro di McCarthy, glaciale racconto di un incubo post-apocalittico che ai nostri occhi si materializza nello sgomento suscitato dalle immagini del triplice inferno rovesciatosi sul Giappone:  il terremoto, lo tsunami, la nube radioattiva. Scene di devastazione vere, non un copione da blockbuster. All’improvviso le domande che hanno assillato migliaia di studiosi, le domande sul dopo appaiono svuotate e inutili perché il dopo è già qui, nell’odissea del Sol levante. Qui, nella metafora eterna dell’esistenza in cui ogni giorno la vita e la morte si guardano in faccia e si sfidano.

RISCHIO - A sentire i baroni dell’atomo non esistono problemi. Il bombardamento di raggi alfa, beta e gamma che minaccia e compromette per sempre la nostra salute a loro dire è un’esagerazione mediatica. Di fronte a tanta sicumera, sarà compito della politica porre i paletti di protezione nella consapevolezza di quanto possa essere sottile la linea di demarcazione tra la normalità e l’annientamento. Se qualcosa si puo’  imparare dalla sventura di Fukushima è l’urgenza di affrontare il problema del pericolo nucleare senza lo scudo dell' omertà. E’ una scelta improcrastinabile nel momento in cui si frantuma la fiducia e cresce l’angoscia nei confronti della tecnologia a torto ritenuta sicura.

SIPARIETTO - Per la puntata d’esordio dell’atteso Qui Radio Londra su RAI1 Giuliano Ferrara anziché di toghe ha parlato di atomo. Una mossa abilissima. In pieno scontro tra governo e magistratura, l’Elefantino, rotto a tutte le astuzie del mestiere, ha scelto di cavalcare un tema d’attualità che suscita emozioni. E cosi’ ha tolto le castagne dal fuoco al governo che sul nucleare ha optato per lo slogan “ indietro non si torna”. Sulle centrali il mondo riflette, Palazzo Chigi no. E’ stato pero’ solo un siparietto “pour épater les bourgeois” in attesa di ricadere nella spavalda tradizione ferrarriana che è poi lo scopo per il quale è stato creato questo spazio privilegiato e senza contraddittorio nell’ora di maggiore ascolto: fare del servizio pubblico un megafono ad personam per Silvio B.

CAUTELA - Mancava il classico minuto a mezzanotte quando la comunità internazionale, rotti gli indugi, ha deciso di correre in aiuto ai coraggiosi insorti di Bengasi e Misurata, ormai allo stremo. Con la risoluzione ONU che impone la no fly zone alla Libia (in pratica la chiusura e l'isolamento dei cieli per bloccare i rifornimenti di armi e soldi, nonché il reclutamento di mercenari), per il regime di Gheddafi è forse arrivata l’ora della resa dei conti. Ma sarà un finale di partita turbolento in cui le mosse andranno studiate con la massima cautela per non tornare al terrorismo e all’estremismo violento del rais, di sicuro inviperito e pronto a ricorrere a misure estreme contro la sua gente. Ormai il potere pare gli stia scivolando tra le dita come la sabbia del deserto e nessuno accorda il minimo credito alla sua proposta di tregua, alla sospensione delle ostilità che l'opposizione e le Nazioni Uniti sono inclini a considerare come un bluff dettato dalla disperazione. A rendere ancor piu' preoccupante il quadro generale sono poi le vistose contestazioni che attraversano il mondo arabo affamato di libertà, giustizia e democrazia. Nella incerta evoluzione del conflitto, che rischia di infiammare tutto il Mediterraneo, molto dipenderà ora da come si muoveranno l’Occidente e gli Stati Uniti per garantire l’incolumità dei civili, senza ricorrere all’occupazione militare che già ha provocato disastri immensi su altre scacchiere. Il sangue del popolo libico non è a poco prezzo, a noi costa caro versarlo” - ha detto il portavoce delle forze insurrezionali. Si faccia in modo che non valga meno di un barile di petrolio.

PROVOCAZIONE - Lasciateli in balia delle onde, per loro non c’è spazio nell’UE. Mentre si susseguono le tragedie in mare, Marine Le Pen e Mario Borghezio, tristemente noti per il loro furore razzista, hanno inscenato a Lampedusa una inqualificabile visita-provocazione. Nella giornata della xenofobia, l’intento dell’ignobile sceneggiata era di alzare un muro per precludere ai clandestini del Nord Africa qualsiasi via di scampo sul nostro continente. C’è solo da sperare che l’irruzione fracassona in una realtà segnata dal dolore sia valsa ad aprire gli occhi a chi pensa che la barca è piena: è difatti evidente a quale deriva si andrebbe incontro se a vincere fossero le bacate ideologie dell’estremismo di destra.

GUASCONE - Ogni giorno Berlusconi fa a gara col suo ego sfrenato per vedere chi le spara piu’ grosse: se il premier o il sultano. Mentre ostenta la (non) riforma della giustizia come un trofeo di caccia - trofeo che pero’ nell’anno dell’unità accentua le divisioni - il nostro si qualifica coraggioso, temerario ed eroico per essere riuscito a non lasciare il paese in mano ai togati “comunisti”. Ohibò! Voleva anche proclamarsi santo, ma con Ruby e altri scheletri poco cattolici nell’armadio (o nel lettone), ha optato per definizioni meno iconoclaste. Tipo: sono matto. Se lo dice lui. Per giustificare il famoso baciamano a Gheddafi ha spiegato di avere un carattere guascone, matto appunto, che lo porta a comportamenti fuori dalla norma. Ecco i sinonimi di "guascone" direttamente dal dizionario: "gradasso, fanfarone, spaccone, bullo, millantatore".