mercoledì 6 aprile 2011

Ad personam

di Renzo Balmelli
 
BLITZKRIEG. "Per fortuna che Giorgio c'è". Giorgio, non Silvio. Già, per fortuna c'è lui, il Presidente della Repubblica, che a Ellis Island, luogo che evoca pagine umilianti e dolorose nella storia dell'emigrazione italiana in America, pur fremendo di indignazione trova le parole giuste per attenuare la vergogna dell'infamante "fora dai ball" di Bossi. Sono vent'anni ormai che questa destra senza regole tiene in scacco il paese con la sua macelleria costituzionale e lo sguaiato circo mediatico del Cavaliere che prima sbatte in faccia a tutti la sua ricchezza comprandosi l'ennesima villa e poi sfiora l'insolenza quando propone Lampedusa per il Nobel della pace. Intanto, malgrado l'esortazione di Napolitano, il blitzkrieg della maggioranza sul processo breve regala all'Italia un'altra giornata nera della democrazia, una ferita istituzionale che spinge la Repubblica sull'orlo del precipizio. Eccola, la vera "riforma epocale" della giustizia: la trentottesima legge ad personam per liberare il premier dalle sue pendenze giudiziarie e certo non per fare il bene del paese.
 
 
MONOPOLY. Al di là dell'insolenza leghista e della commovente generosità dei volontari, sconcerta l'assenza di un programma di accoglienza per i profughi da parte di un paese con alle spalle una lunga e dolorosa storia di emigrazione. E' un brutto film quello che vediamo ogni giorno sui telegiornali in presa diretta da Lampedusa. Una catastrofe umanitaria per ricordarci che la fuga dall'Africa non è un kolossal americano su Mosè e il faraone, bensi' il dramma vero di donne e uomini trasformati in pedine umane di un tragico monopoly planetario. In questi giorni l'ennesima tragedia del mare è stata un monito angosciante per l'Europa che se ne lava le mani e condanna i disperati del terzo millennio a un esodo senza fine.
 
 
MUSERUOLA. A destra sono iniziate le grandi manovre per dettare il palinsesto del servizio pubblico. Con Ferrara, Minzolini e Vespa la maggioranza dispone di un controllo quasi monopolistico di RaiUno, ma ancora non basta. Ormai il capo del governo, sempre piu' imputato e sempre meno premier, è in fuga dai grandi temi che riguardano la guida del paese, tranne quelli che placano le sue ossessioni sulla giustizia. In vista delle elezioni del 26 maggio è vietato parlarne, e in quest'ottica Pdl e Lega preparano lo sbarco a Saxa Rubra per imporre la museruola ai programnmi piu' seguiti (Annozero, Ballaro', Che tempo che fa) , rigorosi garanti di quel pluralismo dell'etere che per i paladini del sultano costituisce soltanto una fastidiosa perdita di tempo.
 
 
CRISI. E' frettoloso imputare prevalentemente alla controversia sul nucleare la batosta incassata dalla CDU in uno dei suoi Land piu' importanti, il Baden-Wuerttenberg, dove governava incontrastata da circa 60 anni. L'analisi poteva reggere se la coalizione di Angela Merkel non fosse stata sconfitta in altre due consultazioni regionali indette prima della tragedia giapponese. Ma, cosi' come stanno le cose, pare proprio che il motore liberal-conservatore, a corto di progettualità e ingrippato dalla crisi di credibilità dei suoi leader, perda colpi e non riesca a ripartire. Nella débacle la Bundeskanzlerin puo' tuttavia consolarsi: è in buona compagnia. Anche in Francia e Italia sia Sarkozy, sia Berlusconi versano in palesi difficoltà: il primo è crollato ai minimi storici dopo le municipali, l'altro si trova messo in minoranza da quasi tutti i sondaggi, tranne quelli che lui si fa confezionare su misura.
 
 
QUADRILATERO. Come osservava Dahrendorf, quando la storia si mette a correre non la ferma piu' nessuno. La caduta del comunismo ridisegno' gli assetti usciti dalla seconda guerra mondiale. L'elezione di Barack Obama segno' l'avvento dell'era post-atlantica e di una visione autenticamente globale della politica internazionale. Ora l'America e i suoi alleati europei devono vedersela con una nuova sfida. Nella scia dell'intervento militare in Libia nasce l'asse del BRIC (Brasile-Russia-India-Cina) che si propone come quadrilatero di un diverso ordine mondiale fondato sulla stretta non-interferenza. Si tratta di grandi potenze emergenti in grado di usare il proprio peso economico e diplomatico per costruire una proposta alternativa all'Occidente nel mondo arabo che sarebbe imprudente prendere sotto gamba.
 
 
RICORDO. Amava le battute, ma solo se buone e immediate. Eros Costantini, scomparso a 79 anni dopo lunga malattia, si è congedato con un'ultima riflessione che ben riassume il suo spirito di arguto e disincantato osservatore: "Visse nel dubbio, se n'è andato ancor piu' dubbioso". Sagace, curioso, onnivoro , vulcanico, il tutto condito dall'immancabile e mai banale ironia di cui si nutriva attingendo ad alcuni dei suoi autori preferiti, Marotta e Campanile in particolare, Costantini è stato uno dei protagonisti di una grande stagione del giornalismo televisivo svizzero-italiano al quale era arrivato per vocazione e passione vera ai tempi del Telegiornale di Zurigo. Era un autodidatta Eros, con la biblioteca colma di libri, letti, riletti, consumati.
 
La sua biografia potrebbe figurare in un romanzo americano. Aveva fatto mille mestieri, aveva girato mezzo mondo come un esploratore della vita e, forte di questa esperienza, pur dicendosi non allineato, sempre si è schierato dalla parte dei piu' deboli, vicino alla causa del Cooperativo di cui condivideva la storia e gli ideali. Attraverso i giornali, il tratto estroso e geniale dei suoi contributi gli valse la simpatia di numerosi lettori. Lettori incantati dal suo magistrale umorismo, dallo stile a volte anche caustico, ma mai volgare e sempre attraversato da una vena di malinconico pudore. Lo stesso pudore col quale ha lottato contro il male, per poi donare il suo corpo alla scienza, in un atto postumo di solidarietà che piu' di mille parole illumina la personalità di Eros Costantini.