mercoledì 9 marzo 2011

Nemmeno i bookmaker di Londra


di Renzo Balmelli 

DEPISTAGGIO – Nemmeno i bookmaker di Londra avrebbero accettato un quarto di sterlina sulla presenza in aula di Berlusconi. E non hanno torto a giudicare dall’offensiva a tutto campo del premier e dei suoi legulei per non rispondere alla giustizia. Ogni giorno il suo nemico. Invece di governare, da Palazzo Chigi si alza un polverone per confondere le idee. Gli attacchi concentrici a Napolitano, alla scuola pubblica, alle adozioni, nonché la sceneggiata del federalismo municipale e la polemica sulle attribuzioni mirano esclusivamente a usare la Camera come scudo per evitare il processo del 6 aprile sul caso Ruby. Un depistaggio in piena regola.

DRAMMA – Sono i peggiori che si potessero immaginare gli scenari che si vanno delineando nel nord Africa. A Tripoli l’uomo al quale Silvio B. baciava le mani sta mostrando il lato oscuro della ferocia. Ma ormai che si puo’ dire di un leader che ammazza il suo popolo. Il suo delirio di onnipotenza pone un serio dilemma all’Occidente che oltre al dramma libico, dramma umanitario prima ancora che politico , deve fare i conti con il preoccupante e bellicoso vuoto di potere creatosi in Egitto e Tunisia. Resta da sperare che il via vai di navi da guerra abbia soltanto un effetto dissuasivo e non preluda alla ripresa della diplomazia delle cannoniere in una regione dove basta un battito d’ala di farfalla per scatenare il terremoto.

TRAPPOLA – Basta! Basta con i funerali di stato, con le bare avvolte nel tricolore. Basta morire per Kabul. Basta con il cordoglio di prammatica che tranne per i familiari nel giro di poche ore sarà dimenticato, sommerso dai guai grossi del governo. L’Afghanistan è una trappola che non mostra gli sperati segni di miglioramento. Sui campi di battaglia non nasce la pace e ormai il solo obbiettivo riguarda la possibilità di non perdere la guerra dopo avere rinunciato a vincerla. Per un strategia tanto ambigua, trentasette morti, ultimo il tenente Ranzani, sono un tributo troppo alto che nessuna ragione giustifica.

COGNIZIONE – Viene da chiedersi se la maggioranza, per dirla con Gadda, abbia la cognizione del dolore che sta infliggendo all’Italia. Nel groviglio di comportamenti assurdi, chissà se qualcuno dello staff presidenziale, un po’ meno ottenebrato, si sta rendendo conto del tormentone sui festini di Arcore che occupa le cronache internazionali ed è causa di diffuso imbarazzo al Quirinale, preoccupato che a proposito del Bel Paese non si parli d’altro. Pare poco probabile, tanto piu’ che spavaldo come mai dal 7 marzo il premier affiderà a una rubrica su Raiuno il compito di guidare l’offensiva contro i “moralisti del bunga-bunga”. Un’altra stretta berlusconiana sull’ammiraglia del servizio pubblico volta ad accreditare una versione aggiornata del pensiero unico.

STILE – Conta piu’ di mille pagine il dizionario delle citazioni e delle frasi celebri, accessibile a tutti. Si fosse limitato a queste Karl Theodor zu Guttenberg, l’ex ministro della difesa tedesco colto con le mani nel sacco per avere copiato la propria tesi di dottorato, forse sarebbe ancora al suo posto. Ma il plagio è una questione di stile, anzi di mancanza di stile, e un suo celebre connazionale, lo scrittore Heinrich Böll ( pag. 938 del citato dizionario) osserva che nell’esercizio anche del piu’ umile dei mestieri, lo stile è un fatto decisivo. Proviamo a immaginare cosa sarebbe successo in Italia dove si spacciano le minorenni per nipotine di Mubarak. Non c’è niente da immaginare, purtroppo. E’ successo, e nessuno si è dimesso. Altra citazione, di Buffon: lo stile è l’uomo. Appunto.