mercoledì 19 ottobre 2011

LE ANIME MORTE

di Renzo Balmelli  
 
ANIME MORTE . Chiamarla fiducia è fare un grave torto alla grammatica e alla sintassi della buona politica, onesta e sincera. A dispetto della sguaiata esultanza della destra, la vera fiducia è tutt'altra cosa, non l'impressionante mercimonio di voti scambiati sottobanco. Quando Berlusconi è alla strette non esita a ricorrere al suo enorme potere di condizionamento affidandosi a minacce neppure tanto velate del tipo "après mi le déluge" rivolte agli " amici" recalcitranti. Già applicata in passato, la strategia dei ricatti sussurrati a bassa voce puo' portare a conseguenze devastanti di cui abbiamo avuto d'altronde svariati esempi. Adesso e fino alla prossima scadenza bisognerà quindi prepararsi a ricominciare di bel nuovo in attesa che la maggioranza in disfacimento e prossima all'implosione esaurisca l'ultima scorta di disastri ai danni dell'Italia, Sarà un penoso stillicidio senza prospettive di miglioramento. Da come è nato il consenso, alte sono infatti le probabilità che altre stazioni vadano ad aggiungersi all'interminabile via crucis che da ormai tre legislature vede la maggioranza imporre la propria dittatura con l'unica finalità di evitare al Cavaliere i processi in cui è imputato. A pagarne il prezzo piu' doloroso è l'immagine di Roma nel mondo; immagine compromessa dalle insanabili magagne di un esecutivo minato dal Rubygate e dagli scandali dei festini che lo hanno reso inaffidabile agi occhi della comunità internazionale. Tanto da non essere nemmeno consultato, se non a cose fatte, sui principali temi in agenda, dalla Libia ai dossier europei. Tra riforme sempre promesse, mai mantenute e che non vedranno mai la luce, in queste ore si cristallizza lo smarrimento di un Paese che assiste sgomento allo spettacolo invero poco edificante della fiducia d'accatto e del tutto inefficace. Di male in peggio, ormai Palazzo Chigi è una casa degli spettri, abitata da "anime morte" come quelle di Gogol.
 
STOCCATA. Quando il premier attacca la sinistra accusandola di avere fatto una figuraccia durante la votazione sulla fiducia pare di sentire il bue che da del cornuto all'asino. In tema di figuracce le prestazioni del Cav. bastano per riempire un elenco telefonico. Tuttavia non si offenda nessuno se osserviamo che nel caso specifico la stoccata non è del tutto priva di fondamento. Nel clima di emergenza morale oltre che politica in cui versa Italia, mentre la crisi chiede con insistenza immediata udienza, l''opposizione, gratificata oltretutto dai sondaggi, era tenuta a presentarsi a ranghi compatti in modo da offrire le migliori garanzie per arrestare la deriva, Al netto del risultato negativo, prevale invece la sensazione che il Pd e i sui alleati anziché contare unicamente sulle loro forze, che non sono poche, abbiano commesso un grosso peccato di ingenuità affidandosi a improbabili compagni di viaggio, ai radicali liberi, ai Fini e agli Scajola, per destituire Berlusconi. Come si fa a non capirlo: questa è gente che in mente ha altre cose, gente incapace per interessi di bottega d smarcarsi in modo netto da una situazione che persino la Chiesa ha giudicato intollerabile. Magari il successo non sarebbe arriso subito, ma l'iniezione di fiducia in totale autonomia sarebbe stata come un raggio di luce nello squallore dell'aula di Montecitorio semi deserta.
 
SFIDA. Non è una novità che nonostante le raffinate sottigliezze del francese, Martine Aubry e Francois Hollande si detestino cordialmente. Stessa storia, stessa tradizione, stesso quadro culturale, i due contendenti tuttavia non la pensano allo stesso modo su come realizzare la svolta e hanno cosi' dato vita a un vivace incontro di pugilato in guanti di velluto che domenica, alla conta finale delle primarie socialiste, indicherà lo sfidante di Sarkozy. Hollande è favorito dai pronostici, la Aubry potrebbe essere la prima donna all'Eliseo, un atout non da poco nel paese di Marianna. Le speranze di successo sono piuttosto buone, tanto piu' che il presidente, finita da tempo la luna di miele con la Francia, appare decisamente fuori forma. A bocce ferme la base spera comunque, facendo gli scongiuri di rito, che ognuno al momento buono sappia riconoscersi nel programma comune della "gauche" senza cadere nella litigiosità che già tanti guai addusse al PS. Italia docet.
 
MOSTRA. Tutto si potrà dire del comunismo, ma non fingere di ignorare il suo ruolo nelle vicende italiane. Al di la dei giudizi di merito, non v'è dunque nulla di scandaloso nella mostra retrospettiva sul Pci a Bologna che consente di ricostruire importanti pagine di storia recente, dalla Resistenza al crollo dell'Unione sovietica, senza perdere di vista la reale dimensione di un fenomeno che fu segnato dall'implacabile contrapposizione ideologica tra est e ovest. Ma c'è dell'altro. Oltre le pagine di Guareschi e l'indimenticabile iconografia cinematografica, Peppone e Don Camillo non appartengono soltanto all'invenzione letteraria, ma sono personaggi esistiti davvero con le loro forti passioni volte a costruire un paese migliore. L'iniziativa pero' non è piaciuta alla destra che mossa dall'indignazione a senso unico vorrebbe cestinare il ricordo di "una generazione che si è sacrificata, che ha creduto, che ha combattuto" per il bene comune. Non sono parole di un militante, ma di Pier Ferdinando Casini, di qualcuno al di sopra di ogni sospetto.
 
MANOVRE. Succede anche questo. A Forte dei Marmi si preparano le grandi manovre in difesa del " genius loci", Dalla perla della Versilia dovranno sparire tutti gli esercizi pubblici che non hanno nulla a che vedere con la cultura locale. Saranno messi al bando kebab, involtini primavera, pub e fast food che non rispondono alla tradizione. Sarebbe come se nel mondo venisse decretata la chiusura di migliaia di ottimi ristoranti italiani e pizzerie in quanto non rispondenti alle abitudini gastronomiche del luogo. Che poi l'impennata di zelo autarchico porti la firma di un sindaco e di una giunta targata Pd, non fa che accentuare le perplessità.
 
LIVORE. Non serviva, ma se occorreva una prova per svelare il vero volto di una certa destra di stampo reazionario, negli USA i repubblicani ne hanno dato una dimostrazione eloquente. Animati da livore allo stato puro, i nemici di Obama giocano apertamente allo sfascio e scelgono il " muoia Sansone con tutti i filistei" piuttosto che approvare il piano della Casa Bianca per sostenere il mercato del lavoro con la creazione di uno a due milioni di nuovi impieghi. Nell'esaltazione manichea della loro crociata i vendicatori del Tea Party, senza lesinare sui mezzi, preparano i tremendi giorni del castigo per l'intruso di colore. Mette i brividi pensare che il futuro di tantissime famiglie dipenda da un voto di dispetto dettato da ragioni inconfessabili.
 
FIASCO. Nel linguaggio a doppio taglio della diplomazia, doveva essere " la guerra per la pace". Dieci anni dopo il conflitto in Afghanistan è diventato il teatro di una guerra che non si puo' piu' vincere ne sul piano militare ne su quello negoziale e umanitario. Dal 2001 al 2011 sul terreno sono rimaste migliaia di vittime tra militari, talebani e popolazione civile: un bilancio desolante, tremendo, un tragico fiasco, costato seicento miliardi di dollari spesi per un pugno di mosche, senza avvicinare di un passo le prospettive di dialogo tra le parti e senza avere contribuito in maniera decisiva a sferrare il colpo risolutore contro il terrorismo. Qualcuno pero' un giorno, al d la della vuota retorica, dovrà assumersi la responsabilità di spiegare al padre dell'alpino tornato a casa in una bara come è morto suo figlio. Come e perché.
 
SCACCHI. Se l'occidente si era illuso di trattare Mosca alla stregua di una nobile decaduta, dovrà ricredersi in fretta. Ora che Putin si è tolta la maschera tornano a manifestarsi spinte centrifughe che riportano al clima della guerra fredda. Sull'Europa plana la minaccia di una mina vagante chiamata Ucraina, una variabile fuori controllo che altera gli equilibri nel bel mezzo del continente e rivela, con la dura condanna dai risvolti politici inflitta a Yulia Timoschenko, l'esistenza di sorde lotte di potere senza quartiere e dalle conseguenze inimmaginabili. Le ambizioni imperiali dei nuovi zar aprono scenari dagli sviluppi inquietanti, Sono partite a scacchi con la storia che di solito finiscono molto male.