venerdì 9 luglio 2010

Effetto serra nei palazzi romani 

di Renzo Balmelli 

REGIME. Si presentano con gli stessi sintomi il gran caldo e le elezioni anticipate, i due tormentoni di stagione. Entrambi fanno sudare e tengono sulle spine. Ma se a rinfrescare il clima meteorologico di sera dal mare può arrivare una piacevole brezza, nei palazzi romani il clima politico è talmente surriscaldato che al punto in cui siamo non si puo' scartare a priori l'ipotesi di una chiamata alle urne prima della scadenza naturale della legislatura. Ormai nel Pdl, che palesemente non riesce ad assolvere il mandato ricevuto dagli elettori, si respira la sindrome dell'assedio e dei regolamenti di conti tra fratelli-coltelli. Qualunque sia lo sbocco della crisi incipiente, già adesso è evidente che a questo ritmo l'Italia non potrà che peggiorare. Nel mezzo delle gravi tensioni sul mercato del lavoro, con la disoccupazione che aumenta a vista d'occhio, le convulsioni di chi occupa Palazzo Chigi mostrano una leadership capace soltanto di varare una manovra tanto ingiusta quanto approssimativa, indecisa a tutto e col fiato corto. Se n'è avuta la prova con il milanesissimo “ghe pensi mì” del premier , specchio implacabile della maggioranza che naviga a vista, senza progetti, senza strategia , tranne l’ossessione della giustizia. Ed è appunto questa la triste realtà in cui naviga la compagine del predellino , creata per vincere, ma non per governare. Sono dunque gli azzurri, non i calciatori sconfitti in Africa , ma i politici di questa destra sconclusionata , a mandare in sofferenza l’Italia in un frenetico finale di partita che pero’, diversamente da quanto asseriva Samuel Beckett, non fa ridere, ma trasmette ansia e allarme. Mentre arriva il tempo delle vacanze, forte, fortissimo è difatti il pericolo che al rientro il paese abbia fatto un altro passo verso forme di regime strisciante. Nel deciso affondo di Napolitano che denuncia svariati motivi di criticità nella legge sulle intercettazioni, la legge bavaglio, si scorge l’apprensione per il rischio di una deriva irrefrenabile al fine di orientare la libertà e il diritto all’informazione nella direzione pretesa e imposta da chi siede nella stanza dei bottoni. Certo, l’intervento del Qurinale è la prova che con il rigore intellettuale e la fermezza democratica Berlusconi può essere fermato nella sua ambizione cesarista e il progetto post-costituzionale che l'accompagna. È la sola buona notizia di questa storia in cui il velleitario ghe pensi mi non è il rimedio, ma la malattia.

SPETTRALE. Che cos’è una bugia? Per Fanny Ardant, musa di Truffaut, senza di esse la vita sarebbe un tantino meno gaia. Se sui vezzi di una grande attrice si puo’ anche sorridere, non si puo’ invece scherzare sulle bugie di stato. Ci sono voluti milioni e milioni di sterline alla Gran Bretagna per smascherare una delle piu’ ciniche menzogne che possono cambiare il corso della storia. Soltanto adesso Londra si è decisa a svelare l’inganno sul bloody sunday la domenica di sangue del 30 gennaio 1972 nell'Irlanda del nord che non fu un atto terroristico ma una irresponsabile iniziativa dell’esercito britannico. La rivelazione apre scenari inquietanti e solleva atroci dubbi sul ricorso alla menzogna da parte dei governanti. L’interrogativo è tornato alla ribalta nel trentesimo anniversario di Ustica, uno scandalo senza precedenti, sepolto sotto le carte, gli inganni, i silenzi, i servizi deviati e le complicità ad altissimo livello di un intrigo internazionale di cui non sono state mai chiarite ne la dinamica ne i mandanti. I resti del Dc9 dell’Itavia abbattuto con 81 persone a bordo sono stati raccolti in un capannone che è diventato il museo piu’ spettrale d’Italia, il museo della verità negata.

SCEMPIO. C’è un filo di indecenza istituzionale nel presente del governo Berlusconi e dei suoi ministri, complici tanto quanto il premier nel tentativo di imporre una torsione autoritaria ai precetti sanciti dalla costituzione repubblicana e antifascista. Ormai di questo passo per sfuggire alla giustizia ci sono solo due strade: o la latitanza o una poltrona a Palazzo Chigi. L’invenzione di un ministero per Aldo Brancher al solo scopo di svicolare dal processo che lo riguarda è l’ultimo scempio di una attività governativa che dopo due anni alla testa di una maggioranza enorme puo’ vantare un elenco di risultati che dire insoddisfacenti è dir poco. Con l’uso strumentale del legittimo impedimento, di fatto uno scudo su misura per il premier, il simbolo di un fallimento non potrebbe essere piu’ evidente. Nell’intento di rendere il quadro meno fosco, la stampa di famiglia ha provato a presentare il divino Silvio come l’uomo della provvidenza al G8 e al G20. Di quel valzer diplomatico invero un po’ stonato verrà ricordata la graziosa biondina intrufolatasi chissà come nella delegazione italiana. Vi sono circostanze in cui il Cavaliere non viaggia mai senza scorta.

    P.S. Nel frattempo Brancher ha lasciato l'incarico: un "atto dovuto" che non modifica il giudizio negativo sulla legge. Anzi, queste dimissioni rafforzano e confermano quanto già si sapeva: l'uso strumentale che la destra, col pretesto di tutelare la privacy, intende fare del decreto sulle intercettazioni per dare scacco matto alla giustizia avvalendosi del silenziatore imposto alla libertà di informazione.