domenica 3 marzo 2019

Che il vento stia leggermente girando?


 
di Renzo Balmelli 

 

TONICITÀ. Con la brutta aria che tira, sarebbe stato da ingenui attendersi un miracolo della sinistra in Sardegna. A bocce ferme tuttavia le cose non sono andate così male. Anzi. Stando ad alcuni timidi indizi, si avverte l'impressione che il vento stia leggermente girando. Come nelle precedenti regionali, anche sull'isola l'opposizione ha dato qualche segno incoraggiante di risveglio che rende meno pesante il fardello dell'apatia che ne ha segnato i recenti travagli. Gli uomini, le idee, le forze e la ritrovata tonicità per porre un argine alla marea nera del sovranismo ci sono. Basta non disperderle nella litigiosità, bensì investirle, come in Sardegna, su candidati all'altezza quale si è rivelato il sindaco Pd di Cagliari Massimo Zedda che pur avendo perso – è vero – ha saputo mettere in campo un modello di nuova sinistra capace di riconquistare un elettorato deluso. 

 

PD PRIMO. In Sardegna, dopo il tonfo clamoroso degli exit poll, la credibilità delle previsioni ha incassato un brutto colpo. A quanto pare nella Lega sono volati gli stracci per l'esito del voto di lista di gran lunga inferiore ai numeri pronosticati e sbandierati. Senza il concorso del centrodestra, nel quale Salvini sdegnosamente non si identifica, il risultato sarebbe stato addirittura peggiore. E anche il cappotto tennistico che il Carroccio, a sentire il suo leader, avrebbe inflitto al Pd, sembra piuttosto un parto della fantasia per addolcire la pillola. Il partito democratico, di cui la destra si preparava a celebrare i funerali, è difatti il primo nella classifica delle preferenze, con grave scorno dei suoi rivali. Non trapela nulla, ma pare che la cosa sia stata all'origine di non pochi travasi di bile tra i leghisti. 

 

DIVERSA. Era un'altra Italia, che ora non c'è più, quella di Marella Agnelli, scomparsa a novantun anni, dopo una vita accanto all'avvocato Gianni, grand patron della FIAT. Difficile dire se migliore o peggiore dell'attuale, ma sicuramente molto diversa dal Paese in cui il "cigno" del Lingotto ha trascorso la sua esistenza guadagnandosi nelle cronache del jet-set il titolo di ultima regina senza corona del dopoguerra. Era l'Italia che pur tra le sue vistose contraddizioni cercava, trovandolo, un posto conforme al suo ruolo quale fondatrice dell'Unione europea. Era l'Italia che cresceva, ma anche l'Italia in cui la lotta di classe c'era, eccome se c'era, e dove l'emigrazione viaggiava non sui barconi, ma spesso con le valige di cartone alla ricerca di un posto al sole. Ma era anche l'Italia in cui, al contrario di quanto accade oggi, l'età del rancore, come ha sottolineato il Corriere della Sera, non era neppure all'orizzonte. E dite se è poco.

 

LUPI. Nel verminaio della pedofilia sono ancora molte le domande che restano in sospeso anche dopo il vertice vaticano. Riconosciuta la volontà della Chiesa di dare un segnale inequivocabile senza più nascondersi, ci si chiede se davvero esiste la possibilità di cambiare le cose. L'omertà con la quale per anni e anni sono stati consapevolmente soffocati i soprusi commessi contro minori indifesi ha lasciato una bruttissima eredità morale da gestire. Da coloro che per vocazione avrebbero dovuto essere i solerti guardiani della virtù era lecito attendersi il più rigoroso rispetto del "sinite parvulos venire ad me" rivolto da Gesù ai discepoli. Quante volte invece è stato disonorato. Sarebbe un passo avanti se il summit voluto dal Papa "per proteggere i piccoli dai lupi voraci" aiutasse a capire fino in fondo la portata del male e delle ferite incurabili che hanno stravolto l'esistenza delle giovani vittime oltraggiate dalla pedofilia. 

 

INGERENZA. Per il Venezuela si può soltanto sperare che sappia trovare la sua strada tenendosi alla larga dalle ingerenze esterne e dalle sirene golpiste. Ormai il regime di Maduro a causa dei disastri economici sembra avere, se non le ore, i giorni contati. Ma dipende come. Il sostegno della popolazione, provata dagli stenti, andrà a chi risolverà per primo la gravissima emergenza umanitaria e dell'accesso agli aiuti. Inquieta, però, la mano pesantissima di Trump che fra le tante interferenze non ha mai escluso del tutto l'opzione di un intervento militare che avrebbe conseguenze incalcolabili. Alla Casa Bianca non sta tanto a cuore la sorte della democrazia nel Paese, quanto la propria strategia politico-militare per il Sud America che gli Stati Uniti a guida repubblicana si ostinano a considerare il loro giardino di casa. In questo rigurgito di guerra fredda, molti esperti sono preoccupati dall'ipotesi che si stiano creando le condizioni di un conflitto armato simile a quello che travolse il Cile di Allende. Una tragedia che per molti anni sotto il regime di Pinochet fu all'origine di gravissime violazioni dei diritti umani e di non meno gravi squilibri negli assetti internazionali. 

 

SFIDE. Si dice che nel solco delle regionali sia tornata la nostalgia del vecchio bipolarismo. A guardar bene però non è mai scomparso. È stato soltanto sostituito da un nuovo bipolarismo che mette a confronto un modo assai diverso di interpretare le sfide del mondo che cambia. È il bipolarismo tra i sovranisti e chi crede invece nell'Europa senza frontiere, tra chi accoglie e chi colpevolizza i migranti, tra chi ha una visione aperta e plurale della società e chi alimenta sentimenti estremi. Il bipolarismo di oggi è tra l'insegnante che mette alla gogna due bimbi di colore ridicolizzandoli davanti agli altri "per quanto sono brutti e simili a scimmie" e la classe che si ribella e si schiera con i compagni umiliati da un maestro imbecille. In queste ore cresce l'allarme per l'aumento del razzismo e la domanda che in tanti si pongono è se l'Italia stia diventando un Paese isolato e incattivito. Per trovare la risposta non bisogna cercare lontano: l'hanno già data gli alunni di quella scuola mostrando di sapere da che parte stare. Da quella giusta.

 

CICATRICI. Ai tempi del "maccartismo" Hollywood era considerata un covo di comunisti al servizio dell'Unione Sovietica per sabotare il sogno americano. Sabotaggio riuscito invece benissimo ai seguaci del senatore McCarthy con le loro insensate epurazioni. Ma, qualunque cosa si inventassero, né le loro accuse false né l'isteria di massa che provarono a scatenare, riuscirono a mettere la museruola alla creatività dei registi e dei loro protagonisti. A quasi ottant'anni dalla comparsa della red scare, la "paura rossa", il cinema rimane un formidabile strumento contro l'intolleranza e gli eccessi del potere. Che all'ultimo Oscar il trofeo più ambito sia andato a Green Book è un potente segnale antirazzista nell'epoca trumpiana dei muri e degli attacchi alle minoranze. A Giulio Andreotti non piaceva il neorealismo. Sosteneva che i panni sporchi vanno lavati in casa. Probabile che anche Trump non abbia gradito la pellicola di Peter Farrelly. Ma la scena in cui l'immigrato Tony Vallelonga si fa dare "dell'italiano-mezzo negro" dal poliziotto razzista dell'Alabama è un capolavoro assoluto. In quelle sequenze sono riassunte tutte le cicatrici delle discriminazioni che oggi come ieri non potranno mai essere lavate via dalle coscienze.