lunedì 13 dicembre 2010

Chi si assomiglia si piglia


di Renzo Balmelli 

NOBEL - Figura anche la Russia nel novero dei paesi che hanno deciso di boicottare la cerimonia per il Nobel al dissidente cinese Liu Xiaobo. Ma non la Russia di Breznev, Andropov e altre cariatidi del Cremlino, bensi’ quella pseudo-democratica di Putin, dell’amico Putin , che il premier italiano - udite, udite - giudica meritevole di una “cattedra di liberalismo”. Se il regime sovietico considerava il dissenso come un crimine, non tanto diverso è il neo-zarismo degli attuali dirigenti che tra la libertà di espressione e l’oppressione scelgono la seconda. Nel ripensare alle sgangherate smancerie tra Vladimir e Silvio ogni volta che si incontrano, torna in mente un vecchio adagio, quello che dice che: “Chi si assomiglia si piglia”. Alla faccia del liberalismo!


CONFUSIONE - Ha un comune denominatore lo spirito con il quale la destra si accinge ad affontare gli ultimi giorni di vita del governo: la confusione. E’ confuso il premier, ma non è una novità, è confusa la maggioranza, è confuso il Terzo Polo, in bilico fra crisi, crisi pilotata, voto di sfiducia e la sciagurata ipotesi di un Berlusconi bis in 72 ore. C’è chi prevede nel passaggio in Parlamento una drammatica ordalia sulla quale svettano , quali ultimi atti del processo di decomposizione del berlusconismo, due episodi uno piu’ squallido dell’altro: il caudillesco tentativo di mercanteggiare i voti e l’irridente “ me ne frego” rivolto al Capo dello Stato da Denis Verdini, pluri-inquisito plenipotenziario di Arcore. A questo siamo arrivati; alla peggior deriva costituzionale di una farsa in cui la ragion politica per salvare poltrone, previlegi e interessi privati prevale sempre e comunque sulla ragion di stato.


FARFALLA - Se il conteggio alla rovescia non è del tutto sfasato, al governo mancherebbe un voto per avere la fiducia alla Camera. Ma i numeri, per quanto importanti, contano si e no. Quand’anche si invertissero i pronostici, qualunque cosa accada in Aula, che Berlusconi ottenga o non ottenga la benedizione dei deputati, sarà comunque in grossissimi guai. E il Paese con lui. Quello del Cavaliere sarebbe infatti un esecutivo azzoppato, sempre in bilico e pronto a cadere al primo battito d’ala della famosa farfalla. Cio’ avrebbe ripercussioni pesantissime sul ruolo internazionale dell’Italia al prossimo Consiglio europeo in cui si tenterà di arginare il contagio dell’eurocrisi. Al premier si chiede quindi un atto di responsabilità: si faccia da parte, un gesto che pero’ richiede risorse di saggezza e di coraggio che non ha mai avute.


INCUBI - Questa di Berlusconi non se la sono bevuta neppure gli operatori di Wikileaks. Che Fini e Casini si accingano a stringere “ patti scellerati” con la sinistra ,anzi, che siano loro stessi quinte colonne della sinistra , è parso uno sproposito anche a chi fruga con la massima disinvoltura nella spazzatura del gossip politico. Ormai i sonni del Cavaliere , chiuso nel suo bunker in attesa del 14 dicembre, sono popolati da incubi e strane visioni. Convinto che nessuno sia alla sua altezza non esita a dichiarare, neanche l’Italia fosse un suo feudo privato, che passerà il testimone a un delfino di sua scelta quando avrà terminato il programma. Terminato il programma? Ma se non l’ha nemmemo cominciato!


EURO - Germania fai la brava. In mezzo alla piu’ drammatica crisi dell’euro, Berlino riscopre il vezzo di ergersi a maestrina del continente. Nella classifica dei ministri delle finanze preparata dal “ Financial Times” , il primo posto al tedesco Wolfgang Schäuble ha ispirato ad Angela Merkel un forte e tassativo richiamo al rigore e all’ubbidienza per correggere le storture del sistema. Ma ubbidienza come? In altre parole: non è piu’ la Germania che deve dimostrarsi europea, ma l’UE che deve diventare piu’ tedesca e prussiana. Una prospettiva che risveglia echi lontani. Siamo agli antipodi della scuola renana e cio’ spiega in parte lo scontro che si sta profilando tra la Bundesrepublik e tutti gli altri paesi europei per superare una situazione difficilissima che di tutto ha bisogno, in questo momento, fuorché di spinte egemoni.


PREGIUDIZI - Al tribuno svizzero Blocher non piacerà, ma tra la sua UDC che demonizza in blocco gli stranieri a suon di referendum e la Lega che boicotta la maratona di Sant’Antonio poiché vi partecipano troppi extracomunitari, vi sono- si fa per dire - notevoli affinità elettive. Entrambi fanno leva sui sentimenti piu’ riposti, sul malcostume ideologico, sulle paure irrazionali per incrementare il bottino dei consensi a buon mercato. Certo, il problema è serio. Con la loro adesione i cittadini esprimono timori che le forze democratiche hanno il dovere di affrontare. Concretamente. Ma la via scelta dai populisti elvetici e “ lumbard” è del tutto sbagliata, per non dire perniciosa, in quanto offre faclli scorciatoie che di fatto , usando metodi scriteriati, non propongono soluzioni , ma alimentano soltanto la cultura del sospetto e dei peggiori pregiudizi.


TAGLI - Era di mezza tacca sopra lo zero la valutazione dell’ultimo cinepanettone, un intruglio inguardabile condito di volgarità e battute peggiori di quelle di cui è ghiotto il premier. Eppure saranno queste produzioni indegne di chiamarsi cinema che sbancheranno i botteghini a scapito di altre pellicole di buona levatura che pero’ non rientrano nel filone nazional-popolare caro a chi governa. Cio’ rende ancor piu’ doloroso il vuoto lasciato da Mario Monicelli, maestro spietato e insuperabile della commedia da poco scomparso, e di tanti registi che dal neorealismo in poi hanno fatto grande la cinematografia italiana. Ai giorni nostri tocca al maestro Daniel Barenboin alla prima scaligera pronunciare un vibrante appello contro i tagli alla cultura che mortificano la creatività e umiliano la culla delle arti e delle lettere. Strano a dirsi in una serata particolare nel parterre milanese è stata notata l’assenza di Sandro Bondi che forse avrà avuto altro da fare come spesso gli capita da quando è ministro della cultura.