di Renzo Balmelli
STRAZIO - E’ curioso notare come nel linguaggio della destra, dopo l’ennesimo psicodramma, sia tornato a fare capolino lo stile ruvido dei tempi andati. Nell’euforia del presunto trionfo si parla di vincitori e bastonati secondo la metafora del randello in auge quando lo Stivale aveva perso la ragione. A guardare invece la dura realtà, con il paese in preda a gravi turbolenze sociali, da non confondere con la violenta, deprecabile bolgia romana, l’unica a essere bastonata è la popolazione che si prepara a vivere un interminabile periodo di incertezza. La legislatura si avvia verso una lunga agonia e se il buon governo era uno slogan vuoto di significato quando il Pdl aveva percentuali bulgare , figuriamoci adesso che è ridotto al lumicino. Ma quel margine precario di tre voti, appeso a mille promesse mai mantenute, al Cavaliere va bene cosi’ perché gli basta per comandare e consumare l’ennesima beffa ai danni dei cittadini. Che strazio!
TOTO’ - Nel sultanato di Arcore il suk dei voti ha riportato alla ribalta il voltagabbana, triste e spregevole figura di opportunista pronto a cambiare partito, opinione o idea a seconda della convenienza. Il fenomeno ha destato vasta impressione, tanto che il celebre film con Totò “Gli onorevoli” è balzato in testa ai video più cliccati del momento. Se fino a ieri era famoso per la scena in cui il comico napoletano urlava 'Vota Antonio', dopo la farsa del voto di fiducia la scena più vista è quella in cui si spiega come funziona il meccanismo: 'In parlamento tre voti possono essere determinanti per salvare un governo'. Frase profetica a cui si aggiunge: 'Io dò tre voti a te e tu dai tre appalti a me'. Il filmato è del 1963 ma sembra girato oggi. E non è finita visto come imperversa il valzer delle giubbe.
PARTITA - Nella capitale è iniziato il secondo tempo della crisi in uno scenario che fa tremare i polsi. A meno di ricorrere ai saldi di fine stagione, accaparrandosi i nuovi arrivi che vengon via per poco, i numeri al massimo consentono al Cavaliere di galleggiare. Non ci saranno le riforme che già non c'erano e i trenta giorni che Berlusconi si è dato per dimostrare di sapere governare al di la dei lodi e degli interessi personali sono una perdita di tempo, un giro di carte truccate. Troppo tardi, ormai. Secondo la maggioranza la politica puo’ aspettare, il paese pure, ma non è cosi' che funziona. In campo ci sono altre forze vive legittimate a chiedere il cambiamento. Ora tocca davvero all'opposizione guidare il riscatto morale e civile puntando su cio' che unisce oltre gli steccati. Piu’ che un auspicio sembra pero' una missione impossibile. Ma è la sola strada percorribile per reagire , costruire un’alternativa solida e combattere liberamente la battaglia decisiva al fine di riconsegnare all’Italia le speranze perdute. Insomma, il Cavaliere crede di avere vinto, ma la partita vera è appena cominciata.