martedì 12 ottobre 2010

Il Nobel un'oscenità?

SPIGOLATURE 

di Renzo Balmelli 

NOBEL - Non basta rivoltare le città come un guanto, non basta trasformare gioielli dell’antichità come Pechino e Shangai in rutilanti, sfarzosissime imitazioni degli skyline all’americana per darsi una patente di democrazia. Tra diritti umani e pace nel mondo c’è una connessione evidente che spiega molto bene il Nobel della pace al dissidente cinese Liu Xiaobo. E’ nel torto quindi il governo cinese nel definire un’oscenità l’attribuzione dell’alto riconoscimento all’eroe di Tienanmen, instancabile attivista dei diritti umani e imprigionato per le sue idee. La Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, molte persone sono state sollevate dalla povertà e il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica pero' maggiore responsabilità etiche e morali, oltre che politiche, nella scena internazionale. Primo fra tutti appunto il rispetto e l'applicazione dei diritti fondamentali ancora troppo spessi violati. L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica."


ALLARME - Negli Stati Uniti la sinistra è delusa quanto in Italia. In capo a due anni Obama ha provato a cambiare l’America e in parte c’è riuscito, ma non come avrebbero desiderato i liberal. Secondo il fuoco amico la Casa Bianca in varie occasioni avrebbe sacrificato le ambizioni del suo inquilino alle contingenze della Realpolitik. Un affondo in piena regola contro l’uomo del “Yes we can” a poco piu’ di un mese dalle cruciali elezioni di metà mandato che potrebbero costare care ai democratici in perdita di velocità. Gli elettori che affollano le vocianti adunate del Tea Party, un’accozzaglia di reazionari che fa leva sugli istinti piu’ riposti, sono un campanello d’allarme che non va snobbato.


INCENDIO - Spaventa i governi la minaccia terroristica non meno di quanto preoccupi l’ondata di fobia irrazionale nei confronti degli immigrati che appartengono ad altre etnie e religioni. Sono due facce della stessa medaglia che finiscono col creare nuovi pregiudizi e nuovi muri mentali del tutto inadatti ad affrontare il problema. Una conferma di tale situazione arriva dalla Svezia e dall’Olanda dove i partiti di matrice xenofoba dettano le loro condizioni riesumando schemi e categorie di pensiero che fanno livido il futuro. Non aspettiamo un altro incendio del Reichstag per capire quanto sia tardi agire preventivamente.


EQUIVOCI - Di tutto, di piu’. Sul nuovo soggetto politico di Gianfranco Fini si sprecano i giudizi, ma una cosa è certa: non è di sinistra come invece insinuano con una punta di scherno i commentatori filo berlusconiani. Futuro e Libertà ha le sue radici nella destra e da li non si schioda. D’altronde da come ha rinnovato la fiducia alla maggioranza in Parlamento, si intuisce che ancora non è preparato ad attestarsi su una linea di dichiarata opposizione al governo. Sono dunque fuori posto i rumors su un’eventuale Grosse Koalition all’italiana , opzione che già nella sobria Germania ha mostrato i suoi limiti. Si finisce soltanto con alimentare gli equivoci, e già ce ne sono troppi.


RISATA - Quanto durerà l’inguardabile rappresentazione che la maggioranza sta infliggendo all’Italia? Nessuno puo’ dirlo, ma certo è che fino a quando l’opposizione non la smetterà di dilaniarsi da sola forte è il rischio che il mattatore da baraccone seduto a Palazzo Chigi vada avanti a crogiolarsi a oltranza nel suo narcisimo da disegno animato. Urge un sussulto etico oltre che politico. Anche perché un paese in cui, come dice Augias, l’inno semi ufficiale “Meno male che Silvio c’è” non è stato accolto da una gigantesca risata è un paese assai compromesso.


TELECRAZIA - Maroni chiede tre settimane per verificare la tenuta dell’esecutivo. Bersani dice che bastano tre minuti e son già tre minuti di troppo se il capo del governo ha la faccia tosta di equiparare la magistratura a un’associazione per delinquere. A volte , vista da una certa distanza, l’Italia appare come un paese che vive in uno stato di torpore in cui nulla di quanto accade sembra veramente riguardare la gente. La straripante telecrazia di Arcore ha ormai colonizzato e cloroformizzato l’informazione (in RAI nei primi otto mesi 130 ore al Pdl, le briciole all’opposizione). E se appena qualcuno in vista come il presidente di Confidustria Emma Marcegaglia osa criticare il governo per il suo immobilismo, immediatamente il Giornale di famiglia prova ad allestire un dossier sul “reprobo” di turno per poi cercare di demolirlo a colpi di infamie e menzogne. Un esempio di come si svilisce la politica piegandola alle sceneggiate di un cattivo attore.


MARZIANI - Con un governo che è un barzelletta, ci sta bene anche questa. Un marziano sbarca a Roma, legge che Berlusconi ha in tasca ricette miracolose per tutti i problemi e incuriosito chiede lumi a un solerte collaboratore del presidente: E’ vero che il vostro premier ha salvato l’Italia? - “Di piu’, di piu”. - L’Europa? - “Di piu’, di piu”. - La Russia? - “Di piu’, di piu”. - L’America? “Di piu’, di piu”. Il mondo? “Di piu’, di piu”. Ma come, è forse Dio? “Di piu’, di piu”.