È prioritario che il Sudafrica, impegnato in una sfida cruciale per il proprio futuro, vinca la sua scommessa in nome dell’intero continente nero.
di Renzo Balmelli
MONDIALI. Per noi non ha assolutamente nessuna importanza chi alla fine si aggiudicherà i mondiali di calcio. Prioritario per noi è che il Sudafrica, impegnato in una sfida cruciale per il proprio futuro, vinca la sua scommessa in nome dell’intero continente nero, oberato da problemi di cui a volte sembra impossibile misurare la reale, disumana portata. Da anni, nella disattenzione generale, nel Congo orientale è in corso il piu’ grande genocidio del dopoguerra. Secondo stime accreditate sono state uccise tra i sei e sette milioni di persone , vittime di massacri spaventosi. E sono soprattutto donne a pagare il prezzo dell'infame operazione. Ma nessuno ne parla perché la priorità per l’occidente passa dalle ricche miniere del paese. Si resta sgomenti pensando al dopo, all’idea di sapere che cosa succederà quando si spegneranno i riflettori sulla rutilante vetrina del torneo e l'Africa tornerà a morire in silenzio.
SEPARATISMO. Suona come il requiem di una nazione il muro contro muro tra fiamminghi e francofoni uscito dalle elezioni belghe. Dopo essere stata lo specchio di cio’ che dovrebbe essere l’Europa del futuro, la patria di Magritte e Simenon sta diventando un rompicapo che mette in crisi le istituzioni comunitarie. Già in passato il regno di Alberto II è stato piu’ volte sull’orlo della crisi per i contrasti tra due comunità che si sopportano, ma non si amano. Negli ultimi tempi il riemergere del problema etnico, culturale e linguistico ha ridato fiato alle sirene del separatismo. Nelle Fiandre è nata una nuova Lega dai caratteri inquietanti che sulla falsariga di quanto accade col movimento di Bossi fa leva sulla presunta superiorità del nord laborioso e locomotiva del paese per riportare indietro le lancette della storia. Se la convivenza si spezzasse fino all’evaporazione del Belgio, al confronto Roma ladrona sarebbe un melodramma e Bruxelles una vera tragedia nel cuore dell’UE.
AUTONOMIA. Non è un editto, ma le regole dettate da Sarkozy per il salvataggio di Le Monde, il prestigioso quotidiano francese gravato da una pesante situazione debitoria, sembrano un tipico esempio di scuola berlusconiana. All’ Eliseo premeva bloccare la cordata della gauche e dal modo esplicito con cui è intervenuto si è intuito che la partita è solamente politica. Grazie alla società dei redattori che ne ha garantito l’indipendenza e l’autonomia finora la testata è stata un modello unico nel mondo della carta stampata. Si intuisce quindi che possa dar fastidio al potere. “ Noi - diceva a questo proposito il noto editorialista del New York Times James Reston - eravamo qui prima che voi arrivaste e ci saremo ancora quando voi politici ve ne sarete andati”. In questa battaglia dei valori e dei principi non ce lo dobbiamo dimenticare mai.
SCINTILLE. Si temeva che il cinema italiano avesse perso voglia e mordente, ma la tendenza sembra essersi invertita. Da Guadagnino a Lucchetti, dalla Guzzanti a Piccioli i pronipoti del neorealismo, mortificati dalla legge-bavaglio e dai tagli decretati dal governo, si sono rigenerati e tornano a raccontare l’Italia cosi’ com’è, con storie forti, penetranti , che indispettiscono la maggioranza, incline di suo a dare un quadro edulcorato della realtà. A guidare la rivolta morale sono scesi in campo registi, autori, attori e scrittori decisi a mobilitarsi in tutto il paese al fine di contrastare la linea politica della maggioranza che si muove contro la cultura in quanto tale. Nel recuperare la lezione dei grandi maestri del passato si capisce che la cinematografia italiana è tornata sulla buona strada per provocare di nuovo scintille e non solo a livello della settima arte.
NERVOSISMO. Quando Bossi da segni di nervosismo, Berlusconi corre subito ai ripari. Va percio' letta nell'ottica di uno strumentale scambio di favori la precipitosa creazione del nuovo ministero per l'attuazione del federalismo. Agli occhi del premier la mossa dovrebbe rabbonire il capo leghista che in un momento di forte tensione all'interno della maggioranza ha riaperto di botto i giochi sulle intercettazioni. La legge cosi' com'è non va e sono in molti a dirlo. Oltre a incontrare il netto rifiuto dell'opposizione, il testo che sa tanto di decreto ad personam sta pure mettendo in serio disagio sia il Colle, sia svariati pezzi della maggioranza, consapevoli di avere a che fare con un provvedimento contestato anche a livello internazionale. La sortita di Bossi , che ha accettato l'idea di emendamenti non solo di forma ma anche di sostanza, è bastata per fare pensare al rinvio e in pari tempo, venendo da un alleato di provata fede, a vanificare l'illusione di Palazzo Chigi di strappare l'approvazione immediata di un disegno di legge che considerava blindato. Con parole di fuoco il presidente del consiglio ha dato sfogo alla sua frustrazione, ma a dispetto dei soliti attacchi alla sinistra e alla magistratura rossa il suo intervento non è valso a occultare le difficoltà del governo che giorno dopo giorno vede crollare i suoi castelli di carta. A Napoli, dove i rifiuti sono sbucati da sotto il tappeto per invadere di nuovo le strade, e all'Aquila , dove si sgretola lo smalto fittizio della ricostruzione miracolosa, la verità comincia a farsi strada.