mercoledì 20 ottobre 2010

HAPPY END IN MINIERA

di Renzo Balmelli 

MIRACOLO - Dal Germinal di Zola a Marcinelle fino al prodigioso salvataggio dei minatori cileni, quando si lavora all’inferno le vite degli uomini sono unite nello stesso destino di sofferenze e privazioni. Spesso, come nella vecchia canzone, all’appello mancava sempre qualcuno, mancava quello dal volto bruno, “ma per salvare lui non c’era piu’  nessuno”. Questa volta c’è stato per fortuna il conforto del lieto fine. A San Josè, nel deserto dell’Atamaca , in fondo al tunnel , spenta la luce dei riflettori è rimasto solo il buio e il ricordo dell’incubo per lo scampato pericolo. Con i “ musi neri” , al di la della sovraesposizione mediatica del presidente Pinera e l’uso politico della vicenda, ha trepidato l’intera umanità che si è sentita simbolicamente in lotta per la propria sopravvivenza. Ora pero’ il miracolo di abnegazione e solidarietà deve proseguire per evitare altre tragedie. Nelle miniere di rame, essenziali per l’economia del Cile, perdurano condizioni di lavoro a volte al limite dello sfruttamento che non sono piu’ tollerabili. Il pozzo è stato sigillato, ma la momentanea euforia non risolverà i problemi del paese. La missione sarà compiuta quando i minatori potranno inoltrarsi nelle viscere della terra in tutta sicurezza. Se li hanno tirati fuori significa che con gli opportuni accorgimenti e innovative tecniche di estrazione si possono anche fare scendere senza l’incubo di non piu’ rivedere il sole. Il successo della capsula Fenix è la dimostrazione eloquente che i mezzi tecnici d’avanguardia per tutelare i lavoratori ci sono. Basta non speculare sulla loro pelle.


EMERGENZE - Sono uno stomachevole impasto di violenza, rancori, lugubri tatuaggi e nazionalismo esasperato gli hooligans serbi che hanno messo a soqquadro lo stadio di Genova. A sentire gli esperti non hanno sbocchi politici, ma è pur vero che costituiscono comunque la scheggia impazzita di una estrema destra proteiforme, sempre piu’ minacciosa e invadente, mal controllata dai governi e fors’anche tollerata da ambigue complicità. Che abbia il ghigno dei picchiatori, oppure il volto mascherato dal perbenismo in doppiopetto degli eredi di Joerg Heider a Vienna, la sostanza non cambia. Vince facendo leva sull’ intolleranza di stampo xenofobo e nei parlamenti detta le sue condizioni . Per riprendere l'analisi del nostro Direttore, i problemi di cui parliamo “sono diventati ahinoi temi consueti, i quali a forza di esserlo si stanno trasformando in vere e proprie emergenze civili”.


AFGHANISTAN - Non è affatto vero, come insinuava Il Giornale, che ormai bisogna imparare a convivere con i caduti. E’ un concetto assurdo, non meno insensato dell’idea di armare i bombardieri per costringere alla resa lo spettrale nemico afgano. In questo territorio ostile già la potente Unione Sovietica si ruppe i denti e fu costretta a partire con la coda tra le gambe. Ai giorni nostri, dopo una lunga serie di rovesci, la riluttanza di Obama a intensificare lo sforzo bellico illustra molto bene quanto sia inefficace la diplomazia delle cannoniere. Mentre risuonava il Silenzio per i quattro alpini uccisi in missione si misurava tutta l’insensatezza di quelle 34 vite italiane spezzate per niente in nome di una strategia che anziché portare pace minaccia di trasformare l’Afghanistan in un altro Vietnam. Per vincere il terrorismo prima ancora che al fronte occorre vincere la decisiva battaglia contro la corruzione, il malgoverno e gli strani maneggi che fanno il giuoco dei talebani e sono causa di dolore per i civili.


SFIDUCIA - Ha provato a “ venderla” come una lucida contrapposizione al suo ruolo istituzionale. Ma Berlusconi che parla del Pdl come fosse una figura aliena francamente non è credibile. Perché se c’è una costellazione in cui fondatore, partito, premier e governo formano un tutt’uno, una inscindibile entità saldata dal sacro fuoco del predellino questi è proprio il Pdl. Percio’ se l’immagine “pidiellina” non ha entusiasmato è solo una mano di carte false chiedersi su chi puo’ ricadere la responsabilità se non sui legittimi genitori. Che il Cavaliere ora cerchi di ripudiare la sua creatura dopo il tonfo dei sondaggi è il solito trucco, sempre piu’ logoro. La sua è quindi una mozione di sfiducia contro se stesso di cui Silvio , ostaggio del proprio ego , neppure s’è accorto.


AVVILIMENTO - Saramago e Santoro non sono nemmeno lontanamente paragonabili, ma hanno un comune nemico: Berlusconi. Per il Nobel portoghese il Cavaliere era soltanto una “cosa” rivestita coi panni di un politico capace di organizzare festini e sciami di belle ragazze. Questa é’ una delle ragioni per cui la sua ultima fatica, una raccolta di pensieri e riflessioni che contiene anche alcune pagine sul premier, forse non vedrà mai la luce nella traduzione italiana. Nessuna novità da parte di chi pensa di dirigere l’editoria come una dependance di Palazzo Chigi. Quanto a Santoro, personaggio controverso che logora il potere ma soprattutto chi non ce l’ha, finalmente si è individuato nel suo linguaggio non proprio da educanda un pretesto per sospenderlo " a rate" in attesa del ravvedimento. Un provvedimento inudito che ha il sapore di un editto bulgaro. In quest’ottica sconcerta l'avvilimento del servizio pubblico obbligato a sottostare al pensiero unico.


TENDENZA - Dalla Franzoni a Sarah Scazzi ci si scandalizza sullo spazio preponderante occupato dalla cronaca nera nei telegiornali , una tendenza che fa dell’Italia un caso unico in Europa. In questo campo la tv ha pero’ alcuni antenati degni di rilievo. Negli anni cinquanta andava a ruba “Crimen” , un settimanale che vellicava curiosità morbosette su delitti e tradimenti con uno stile che inconsapevolmente anticipo’ l'edonismo di massa. Come osserva Ilvo Diamanti il fatto criminale è un serial infinito che intreccia lo show del dolore e la caccia al colpevole dal divano di casa. Diventa cosi’ un fattore di distrazione, mentre la politica si fa indisturbata gli affari suoi.