lunedì 1 febbraio 2016

Quasi un'ovvietà - Per l’Europa il 2016 sarà un anno cruciale

di Renzo Balmelli 

 

SFIDE. Dire che il 2016 sarà un anno cruciale per l'UE è quasi un'ovvietà. Muovendosi lungo il delicato crinale di Schengen, in questi giorni l'Europa mette in gioco se stessa, la sua sopravvivenza, i suoi valori, il suo destino di terra votata all'accoglienza e la tolleranza. La sua fine sarebbe la fine di un sogno, la resa alle peggiori ideologie del passato, la condanna ineluttabile della convivenza e dell'incontro tra culture millenarie. In quest'epoca in cui la disumanità dell'uomo rintocca di suoni attuali, in cui il mostro tentacolare dell'Isis è come una metastasi impazzita, e in cui nemmeno il cuore sembra conoscere le ragioni che la ragione non conosce, per tutto questo e altro ancora, vincere la madre di tutte le sfide nel nome della fratellanza e e della democrazia universale resta la sola cosa che conta prima che il Vecchio Continente, vecchio non lo diventi davvero , sospinto alla deriva nel mare dell'oscurantismo.

 

SEGNALI. Fin dal giorno in cui il "Mein Kampf" è apparso in libera uscita, non sono mancate le preoccupazioni per potere valutare quanto il delirante manifesto hitleriano possa ancora infettare gli animi. Nel rileggere quelle righe a 70 anni dal suicidio del suo autore si dovrebbe supporre che soltanto qualche mentecatto abbia voglia di imitare le gesta della follia con la svastica. In giro ci sono però tanti e tali segnali veicolati in rete da canali grondanti odio razziale da indurre a tenere la guardia molto alta per sventare il rischio di incontrollabili contagi. Nonostante una prefazione accurata, il manifesto del Terzo Reich rimane comunque un testo esplosivo capace di creare morbose tentazioni. Se chiudere sotto chiave la così detta" bibbia del nazismo" significherebbe conferirle una importanza malsana, resta non di meno il fatto che Hitler e i suoi complici, Mussolini incluso, altro non furono, per dirla con Tarantino, che vili "bastardi senza gloria". Guai a dimenticarlo!

 

CONTRIBUTO. Sembra incredibile, eppure non mancano coloro che trovandosi in difficoltà perenne a confrontarsi con il passato che non passa, hanno l'ardire di contestare la Giornata della Memoria e ne mettono in dubbio l'utilità e la legittimità. Caso mai, invece, è vero proprio il contrario. Se passiamo a considerare gli inquietanti rigurgiti di antisemitismo che sotto la spinta dei gruppi neonazisti hanno un seguito sempre più vasto e aggressivo, determinando tra l'altro un massiccio esodo verso Israele, è incontestabile quanto sia necessaria la commemorazione della Shoah per contrastare una tendenza distruttiva così dura a morire. Nel contesto di un clima torbido per la tutela della civiltà, la Giornata della Memoria rimane un punto di riferimento fondamentale e un contributo alla riflessione affinché il ricordo del male assoluto non scada nella banalità, alla stregua di un trascurabile dettaglio della storia.

 

FASCINO. Quando Obama lascerà la Casa Bianca al termine del suo secondo mandato, nessuno potrà contendergli il titolo di Presidente più detestato dalla destra che non gli ha risparmiato nulla, dal " giovanotto abbronzato" di berlusconiana memoria all'irritazione per l'uomo di colore che" aveva usurpato" la supremazia bianca all'interno dell'Ufficio ovale. E' un complimento per lui, un boomerang per i campioni del livore. Tuttavia, mentre con le primarie dello Iowa si aprono le ostilità per una lunga campagna elettorale che si preannuncia incandescente, anche tra i suoi rivali cresce l'inquietudine per un improbabile, ma non del tutto impossibile cambio di passo con l'ascesa di candidati alla Trump portatori del verbo lepenista in salsa americana. In questa prospettiva non ci sarebbe da stupirsi se gli elettori cominciassero già sin d'ora a rimpiangere un leader che al contrario dei suoi detrattori ha fatto cose molto importanti, magari senza il fascino mediatico del celebre "yes we can", ma che in molti ambiti, a cominciare dalla sanità e in quello dei diritti umani, hanno riplasmato il volto dell'America. 

 

GIUSTIZIA. Nel solco della non dichiarata ma non meno micidiale terza guerra mondiale, la guerra dei padroni avidi e senza scrupoli, nulla si muove tranne il dolente corteo dei migranti e il conteggio aggiornato dei morti in mare. Ma fino a quando potremo sopportare le immagini sconvolgenti dei nostri simili condannati a sofferenze inaudite che conducono spesso a una fine atroce? Non un minuto di più. Finché verrà il giorno in cui i sopravvissuti alla strage degli innocenti chiederanno conto delle loro malefatte agli sciacalli del dolore che sulla pelle di uomini, donne e bambini giocano una partita mortale per soddisfare i loro sordidi interessi politici, economici e strategici. E non sarà che un atto di giustizia dovuto, un gesto di riparazione affinché chi scappa dai conflitti possa percorrere vie sicure, senza il timore di trovare le frontiere blindate e il muro dell'indifferenza che rischia di precipitare l'umanità nel baratro della barbarie.

 

FAMIGLIA. Con il dibattito sulle Unioni Civili, in Italia si è riaperto con toni non sempre sereni anche il confronto sulla famiglia e il suo ruolo nella società moderna. Per la verità l'argomento non è nuovo, ma lo è invece il contesto a cavallo tra due scuole di pensiero: quello che la considera un fatto antropologico e non ideologico o, all'opposto, un modello di vita da declinare diversamente rispetto alla tradizione. Già risulta difficile trovare un denominatore comune con cui definire il concetto di nucleo familiare. Di cosa stiamo parlando? Del ceto benestante che ha più case che figli oppure degli immigrati che hanno molti figli e poche stanze? Non è una differenza di poco conto, poiché da essa dipende lo sviluppo di quel Bildungsroman che è l'esistenza e la formazione dell'individuo nel mondo globalizzato, sempre più complesso

 

SCOLA. Quando il discorso cade su cinema e famiglia, il pensiero corre immediatamente a Ettore Scola, il grande regista scomparso il 19 gennaio che attorno a questo canovaccio ha costruito uno dei tanti capolavori che hanno contribuito alla sua fama di maestro nel mondo della celluloide. " La Famiglia" di Scola scandisce il trascorrere del tempo grazie a un impianto narrativo che serve a ricordarci come essa possa essere sempre diversa, ma anche sempre uguale a se stessa, protettiva, ma non estranea a quanto accade fuori dalle mura di casa. Come in tutti i film del regista , anche da questo ne esce un ritratto della società che Scola scandaglia col suo occhio di attento indagatore, rigoroso ma mai privo di quel tocco umano e pieno di comprensione che il pubblico amava e di cui sentiremo la mancanza.