lunedì 29 febbraio 2016

Un lumino in fondo al tunnel

di Renzo Balmelli 

 

INTESA. Pur plaudendo all'iniziativa russo-americana che accende un lumino in fondo al tunnel del dramma siriano, non si può fare a meno di chiedersi: perché solo ora? Quanto ci voleva ad agire prima, se dopo tanti balletti diplomatici è bastata una telefonata tra Obama e Putin per spianare la strada all'intesa sulla cessazione delle ostilità. Vengono i sudori freddi all'idea delle morti assurde che si potevano evitare se la peggiore tragedia umanitaria del secolo fosse stata affrontata con maggiore determinazione. Un giorno forse si alzeranno i veli sul groviglio di brutture e di inconfessabili lotte di potere che hanno sconvolto la vita della regione. E non è che sia finita, tutt'altro. Il presidente Assad, senza nemmeno aspettare che l'inchiostro dell'accordo si sia asciugato, ha avuto il cattivo gusto di indire le elezioni per il 13 aprile come se il Paese non fosse coinvolto in una guerra sanguinosa da quasi cinque anni. Chissà perché?

 

BREXIT. E' facile immaginare con quanta esultanza gli eurofobici avrebbero accolto la fine dell'UE dopo la logorante maratona sul destino della Gran Bretagna. Invece non è andata come da loro ardentemente auspicato e così la galassia del populismo dovrà pazientare fino al referendum del 23 giugno, quando i sudditi di Sua Maestà decideranno se restare nella casa comune, a condizioni fatte su misura, oppure se rintanarsi nell'atavico, splendido isolamento. Con il così detto "Brexit" che spacca il Regno Unito, l' Unione di 27 Stati affronta quella che senza esagerare può essere definita la sfida più importante, se non decisiva, della sua storia , mentre sull'altro fronte dilaga l'esercito dei becchini pronti ad affossare l'ideale concepito dai padri fondatori. Nelle sue varie fasi la Comunità ha dimostrato di avere sette vite, ma ora serve uno sforzo davvero grande per evitare che l' Europa finisca mestamente con l'avere un passato davanti a se.

 

NOBEL. Siamo un popolo di navigatori, forse un po' meno di Santi. Di rado per libera scelta , molto spesso per necessità, sono milioni le persone che hanno solcato gli oceani alla ricerca di un mondo migliore o per sfuggire dalle dittature. Ora che il problema è causa di forti tensioni e di stress per i governi dell'area Schengen, l'Orso d'oro del Festival di Berlino al documentario "Fuocoammare" dell'italiano Gianfranco Rosi è un invito a riflettere sui migranti, sui loro drammi in quel mare che si è preso la vita di migliaia di uomini, donne e bambini indifesi. Di fronte a un fenomeno sempre più malamente tollerato, lo sguardo del regista ripercorre l'odissea di chi non è mai giunto al termine del viaggio della speranza e si sofferma sulla straordinaria gente di Lampedusa che ha aperto il cuore a chi arriva e ogni giorno si prodiga per asciugarne le lacrime. Più di tanti proclami sono questi i gesti che davvero contano per dare un senso concreto alla solidarietà e alla costruzione della pace ; gesti da onorare con il Nobel alla faccia di chi sigilla le frontiere. 


DINASTIE. Dopo il leggendario "Boston Tea Party", la battaglia del tè, dal dna della politica "made in USA" sono scomparsi re, principi e nobili. Non sono invece spariti del tutto alcuni retaggi della Vecchia Europa ravvisabili nella non infrequente successione dinastica delle massime cariche. Sarebbe potuto accadere anche quest'anno con Clinton e Jeb Bush se l'esito deludente delle primarie non avesse costretto il figlio e il fratello di due presidenti a gettare la spugna con una decisione che scrive la parola fine alla dinastia del petroliere texano. Comunque se ne potrebbe aprire un'altra qualora Hillary riuscisse nell'impresa di diventare la prima donna Presidente, occupando il posto che fu del marito. Quando l'America delle grandi innovazione assume le vaghe sembianze di una monarchia repubblicana, anche il Nuovo Mondo non sa resistere al fascino, un po' hollywoodiano, delle scelte dal sapore antico.

 

SOCIALISTA. Viste dal nostro osservatorio, le primarie americane offrono due variabili che presentano similitudini con quanto accade in Europa: una decisamente interessante, l'altra decisamente poco raccomandabile. Quella interessante è data dall'emergere di un candidato con concrete possibilità di successo come Bernie Sanders, l'arzillo senatore del Vermont che si è sempre definito socialista in una società dove la parola socialismo veniva pronunciata a bassa voce. Sanders piace perché si colloca fuori dagli schemi, perché rappresenta l'alternativa all'establishment teso a perpetuare se stesso. Ne prenda nota la litigiosa sinistra di casa. L'altra variabile, quella appunto poco raccomandabile, è rappresentata da Donald Trump, che, al pari di noti personaggi nostrani, incassa consensi e continua a vincere facendo leva sulla paura e la promessa di proteggere gli Stati Uniti dalle "invasioni barbariche" con la costruzione di altissimi muri. E potrebbe pure mantenerla.

 

COMPLOTTO? Sull'attendibilità di WikiLeaks, la fonte che ha fatto scoppiare la bomba delle intercettazioni ai danni di Berlusconi, i pareri divergono e non di poco. Essere spiati, attività che fa concorrenza al mestiere più vecchio del mondo, non piace a nessuno. E' una ingerenza intollerabile nella sfera sia pubblica, sia privata, talmente antica da essere già menzionata nell'Odissea. Quanto ai sistemi invero poco ortodossi usati dalla NSA, l'Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, più di una volta Washington ha dovuto correre ai ripari per non incrinare le relazioni con gli alleati, cosa che potrebbe ripetersi ora con Roma. Ma da qui al teorema avanzato dall'opposizione di un complotto ordito con la complicità della sinistra, ce ne corre parecchio. Il caso c'è, ma considerando l'origine della notizia va trattato con cautela, opportune verifiche e senza spararle grosse prima di formulare ipotesi fanta-complottiste che si sono molto amplificate grazie anche ai nuovi media. 

 

EREDITÀ. La "Nave di Teseo" della letteratura saluta il suo capitano salpato verso altri lidi. Ammirato, certo, ma non da tutti, Umberto Eco consegna un ricco patrimonio alla storia delle idee che i suoi eredi stanno già sottoponendo ad accurate analisi critiche ed esegetiche. Sul piano letterario e civile, l'autore scomparso a 84 anni , si colloca tra i maître à penser della sua generazione sia per l'impegno "politico", sia per l'instancabile apostolato teso a fare della lettura una stimolante avventura dell'intelletto, una medicina per vivere meglio e più a lungo "Chi non legge – soleva dire – a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni. C'era quando Renzo sposò Lucia. Quando Leopardi ammirava l'Infinito. Perché la lettura è una immortalità all'indietro". Sfogliare libri, appassionarsi alle storie, mobilitare lo spirito era il suo modo di affrancare l'Italia dall'appiattimento del bunga-bunga, di fare Resistenza morale come lo è stata Libertà e Giustizia l'associazione creata a Milano che suggerisce non casuali assonanze con Giustizia e Libertà, movimento di esuli antifascisti prima e poi di partigiani resistenti cui questa testata fu tra le prime a dare voce. Con la vanità dello scrittore Eco sosteneva di non amare " Il nome della rosa", ma fu proprio da li, dalle ardite e anche controverse invenzioni filosofico- romanzesche di quel libro che iniziò il viaggio di milioni di lettori nei sorprendenti territori del sapere mai esplorati prima.