mercoledì 27 agosto 2008

FORZA E MORALE

di Renzo Balmelli

BANCAROTTA SONNAMBULA
Il governo non la conta giusta. A Napoli Berlusconi ha fatto incetta di voti con i rifiuti, ma nel contempo si guarda bene dal levare i veli su realtà analoghe riscontrate in altre regioni del paese. "L’immmagine di Silvio Berlusconi con la scopa è demagogica. Ma non basta nascondere lo sporco sotto il tappeto per avere la casa pulita" – ha commentato il cantautore di origine irpina Vinicio Capossela. Forse il Cavaliere non ne parla volentieri perché il degrado riguarda centri importanti guidati da schieramenti vicini alla maggioranza e quindi poco spendibili dalla propaganda per raccogliere consensi. Le cronache si sono occupate in questi giorni del caso di Catania, da otto anni in mano alla destra. La nona città d’Italia, invasa dai rifiuti e gravata da debiti che sfiorano il miliardo di euro, è sull’orlo di una bancarotta che rischia di metterla in ginocchio. Nella patria di Bellini, la giunta è una “Sonnambula” che vaga nelle nebbie della sua inettitudine e non sa come fermare la deriva.

COMUNISTA !?
Sarà una grande famiglia, come sostiene il Cavaliere, ma la destra che ha preso casa a Palazzo Chigi è pure una coalizione litigiosa, poco coesa e per giunta esposta di questi tempi a svariati fuochi incrociati. Da un giorno all’altro la maggioranza, che ha sempre avuto un rapporto strumentale con la Chiesa (e viceversa), si è trovata a dovere fare i conti con Famiglia Cristiana, una testata battagliera che non le manda a dire a nessuno, e quindi neanche al premier e alla sua squadra. Un editoriale mai cosi esplicito, che ha messo in guardia sul rischio di “una rinascita del fascismo sotto altre forme”, ha ovviamente lasciato il segno provocando un diluvio di polemiche e reazioni indignate sulla "democrazia debole" dell'era berlusconiana. A rincarare la dose ci si è messo pure il Papa, solitamente cosi’ paterno e benevolo con quel caro figliolo di Silvio. La sua filippica sul razzismo è arrivata come una frecciata al cuore del governo e del ministro Maroni: né la sicurezza né le manifestazioni legate spesso a problemi sociali ed economici, ha ammonito Ratzinger, possono mai giustificare il disprezzo o la discriminazione xenofoba. L’offensiva che pero' ha sollevato il maggior putiferio è giunta dal fronte padano-meneghino di Bossi, animale politico furbo e imprevedibile che sa sempre quando annusare il vento. L’intervento del Senatur sull’ICI, un pretesto bell’e buono, ha avuto l’effetto di smascherare la linea economica ondivaga dell’esecutivo che mostra ormai di avere i nervi a fior di pelle. La dichiarazione di Bossi infatti va ben oltre la reintroduzione della tassa comunale sugli immobili, per altro già accantonata, e non rimarrà isolata quando verrà il momento di consolidare la sua alleanza con Tremonti. Il ministro delle finanze, diventato un leader potente (anche se troppo saccente a detta degli alleati), non vorrà fungere passivamente da spettatore quando inizieranno le grandi manovre per la successione del premier di cui già si intravvedono in filigrana i primi, concitati segnali. La corsa per la pole position ormai è lanciata. Maurizio Gasparri, che non delira d'amore né per la Lega né per Tremonti, ha provato a buttarla in ridere ribatezzando l’ICI “Imposta Comunista sugli Immobili”. Imposta Comunista? Francamente la battuta è troppo stracca per dissimulare le baruffe che serpeggiano nella compagine berlusconiana.

FORZA E MORALE
Il conflitto caucasico ha posto l’umanità di fronte ai nuovi confini dell’etica e della convivenza nel terzo millennio, un’epoca segnata dalla confusione e contraddistinta dalla necessità di governare le sfide globali con le risorse dello spirito e non con vecchie categorie che tenevano banco durante la guerra fredda. Purtroppo non funziona. Dal duemila a oggi, da questo ventunesimo secolo che doveva alimentare speranze straordinarie è emerso come unico insegnamento tratto dalla storia il fatto che l'uomo dalla storia non impara nulla. E' come se il tempo si fosse fermato. Gli scontri nella Georgia e in Ossezia svelano impietosamente il lato oscuro del potere, la sua inaudita capacità di sfidare la ragione per contrabbandare i peggiori soprusi al servizio di interessi inconfessabili. Oggi come ieri, ogni invasione, russa o americana, è un atto di prepotenza che calpesta le convenzioni internazionali, ma che gli strateghi chiusi nelle stanze dei bottoni, trincerandosi dietro fumose terminologie, chiamano “misure aggiuntive di sicurezza”. Lo spartito caucasico, come in precedenza quello iracheno, è pieno di note stridule, stonate. Nello scenario che si dipana sotto i nostri occhi, il comportamento di Putin, Giano bifronte e senza scrupoli impegnato a restituire l’orgoglio perduto ai suoi connazionali, porta con se elementi di tensione e prepotenza che non concorrono certo a rasserenare il clima. E non vanno tanto meglio, anzi vanno malissimo, i pericolosissimi missili piazzati in Polonia a ridosso del territorio russo per "il bene" americano e per regalare uno scampolo di dubbia "gloria" a Bush, un presidente che piu' screditato di così non si può. No, nessuno puo’ proclamarsi innocente in questa guerra che nella peggiore delle ipotesi poterebbe infiammare l’intero pianeta. Percio', se la diplomazia balbetta e i militari sono inclini a fare un uso esagerato delle armi, forse questa è davvero l'ora indicata per recuperare un'idea piu' sana, l’idea che il diritto e la morale possano sostituire la forza, anziché legittimarla. Il mondo civile ha il dovere di provarci, di non lasciare nulla di intentato per realizzare questo disegno controcorrente, proprio mentre decine di giovani partiti in missione per portare la pace sui fronti piu' caldi tornano a casa in una bara. Machiavelli sosteneva che i profeti disarmati sono sempre votati alla rovina, ma con tutto il rispetto per l'autore del Principe non c'è obbligo alcuno di prenderlo alla lettera.

lunedì 18 agosto 2008

Le relazioni pericolose

di Renzo Balmelli

VILE IMBROGLIO - Fosse servita una conferma, è arrivata dall'Ossezia. I conflitti regionali che si manifestano nelle nuove condizioni della competizione internazionale, non sono mai una faccenda locale. Quando esplodono come è accaduto nella regione caucasica, snodo cruciale di formidabili appetiti geopolitici oltre che energetici, rischiano di incendiare il mondo intero. E quand'anche fosse vero che dalle nostre parti, complice la scarsa conoscenza dei luoghi, non si è capito molto di quanto è successo in Georgia, l'impressione frammentaria che se ne ricava è comunque quella di un vile imbroglio consumato alle spalle della popolazione civile in nome di interessi inconfessabili. In questo senso, l’immagine del padre che stringe al petto il figlio morente nel lugubre scenario di una città ridotta in macerie ne è d'altronde la dimostrazione dolorosamente emblematica. Nel vedere e rivedere sui teleschermi quella dolente testimonianza della sofferenza umana, è tornata alla memoria con la violenza di un pugno allo stomaco la frase di Kennedy il quale ammoniva che se l'umanità non porrà fine alla guerra, sarà la guerra a porre fine all'umanità. Mai profezia fu tanto azzeccata. Difatti il rischio che stiamo correndo è proprio questo: di vanificare a causa delle intemperanze belliche gli sforzi finalizzati a produrre stabilità ed a governare le contraddizioni globali del terzo millennio. La pessimistica considerazione vale anche per questa ennesima crisi che, malgrado il cerotto diplomatico di Sarkozy, rischia di trascinarsi all'infinito per la presenza di molteplici fattori di instabilità latente che la rendono ingestibile. Tra le pieghe del conflitto, tutt'altro che chiuso, si intravvede infatti l'altra partita che si sta giocando senza esclusione di colpi nelle stanze dei bottoni, al di fuori del contesto periferico. E' la partita ancor piu’ insidiosa per le sorti del pianeta che segna il riacutizzarsi delle mai sopite rivalità tra gli Stati Uniti, forti della loro supremazia unilaterale, e la Russia che mira a recuperare in fretta il ruolo di superpotenza perso con la caduta dell’Unione Sovietica. Lo scenario è semplicemente da brivido. Con Putin e il suo neo-imperialismo di stampo zarista da una parte e l'Occidente che dall'altra ha nell'armadio lo scheletro ancora fresco dell'Iraq, il braccio di ferro tra est e ovest, nella peggiore delle ipotesi, minaccia di far tornare sugli altari la “balance of power”, il famigerato equilibrio del terrore dei tempi andati. In quest'ottica il cinismo delle teste calde che barano al tavolo della pace lascia sgomenti.

Picture (Metafile)
MARCIAPIEDI - Al giro di boa dei primi cento giorni, il Cavaliere si liscia le penne. A dargli retta, si direbbe che dal suo ritorno al potere cada la manna dal cielo. Ma, oltre lo stretto orizzonte della propaganda, la realtà non è esattamente quella riflessa dallo specchio deformante della “dolce vita” berlusconiana. In Italia la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre piu’, mentre il governo svia l'attenzione con iniziative discutibili come il "presidente spazzino", il gioco dei soldatini nelle città e lo zelo dei sindaci-sceriffo.

Picture (Metafile)
E però in questo "paese da marciapiedi" - cosi' in uno dei durissimi fondi di Famiglia Cristiana che hanno profondamente irritato il Vaticano - cresce il numero di chi per mangiare ha come unica risorsa quella di rovistare nei cassonetti: al di fuori di quanto si trova nella spazzatura non dispongono di altre opportunità per vivere. Se questo è l’uso che Palazzo Chigi fa della sua maggioranza “bulgara”, se la manovra finanziaria produce disparità indegne di un paese del G8, forse nello sconfinato autocompiacimento del premier una nota stonata c’è. O no?

Picture (Metafile)
IL ROSSO E IL NERO - Il goffo tentativo censorio di Sandro Bondi allo scopo di bloccare la diffusione del film sulle Br “Il sol dell’avvenire” al festival di Locarno, ha avuto se non altro il merito, di sicuro non cercato dal ministro, di levare i veli su uno dei periodi piu’ bui della democrazia italiana. Già Andreotti sostenne ai tempi del neorealismo che i panni sporchi andavano lavati in casa. Ma non poté impedire a quei capolavori di conquistare il mondo. Anche Bondi ha avuto torto. La ricerca del regista Gianfranco Pannone, primo esempio italiano di un filone documentaristico che in altri paesi è radicato da gran tempo, lungi dal vellicare intenti apologetici, ha disegnato con grande rigore formale la scarsa complessità e la mediocrità culturale dei terroristi. Nelle loro testimonianze non c’è rivisitazione critica né pietà. Malauguratamente, nella propaganda della maggioranza, la memoria condivisa sul recente passato ha senso unicamente se si fonda su una egemonia culturale nuova di zecca, naturalmente di destra, che porta a sottacere le responsabilità dell'altro terrorismo, non meno feroce, quello "nero" di stampo neo-fascista. Evidentemente, in un momento epocale di crisi c'è chi pensa a rileggere la storia a modo suo, in chiave ottusamente ideologica, per farne uno snodo decisivo sul quale esercitare maggiormente i tentativi di revisionismo. C’è solo da sperare che lo zelo un po’ bigotto di Bondi non scoraggi altre iniziative volte a riportare in superficie la riflessione sui mali oscuri dell’Italia.

venerdì 18 luglio 2008

E che Leopardi perdoni l'abuso dei sublimi versi...

di Renzo Balmelli

CONCORRENZA - I costruttori del nuovo consenso berlusconiano non sanno più che cosa inventare per fare le pulci a Zapatero. Il governo socialista di Madrid è riuscito a promuovere un progetto di modernizzazione civile e sociale della Spagna che è oggetto di generale ammirazione e che fa concorrenza al Bel Paese nella graduatoria europea. Le riforme hanno portato una ventata di dinamismo nella società spagnola di cui avrebbe tanto bisogno anche l'Italia.

MANI PULITE - Lascia di stucco la caduta di un militante di lunga lena. Tra i compagni si indovina un senso di silenzioso stupore e di frustrazione per l'offensiva giudiziaria nei confronti di Ottaviano Del Turco, uno di casa, alto esponente del PD di tradizione socialista.

L'arresto del governatore democratico dell'Abruzzo per tangenti nella sanità , riapre a distanza di molti anni da Mani Pulite il dibattito su corruzione e politica in Italia. Cio’ avviene - ironia della sorte - mentre la sinistra sta cercando di riportare al centro dell'attenzione la questione morale e il senso della legalità per contrastare l'offensiva berlusconiana in materia di giustizia.

La mazzata è stata doppia. La casta, sotto qualsiasi bandiera, continua a spadroneggiare, a fare sempre la stessa cosa, a rubare, a sperperare denaro pubblico, a gestire appalti, spartizioni e gare truccate. La riscoperta del malcostume che regna incontrastato ha poi creato ulteriori motivi di sconcerto nel Paese, già reso insicuro e vulnerabile dalla crisi e dell'inflazione galoppante.

In queste condizioni non desta meraviglia se la stragrande maggioranza dei cittadini onesti, sempre più lontani dai vertici del potere, cade in preda allo sconforto. Va bene sognare. Ma se tornano i fantasmi di Tangentopoli, va a finire che i sogni muoiono all'alba.

OPPORTUNISMO - Il Pdl difende Ottaviano Del Turco per puro opportunismo, per dimostrare che Berlusconi aveva ragione quando si lagnava di essere la vittima designata dei teoremi giudiziari orditi contro di lui da avversari forcaioli. Grazie al parlamento radunato ai suoi piedi, nell'Italia che ancora si illude di avere la legge uguale per tutti, Silvio IV, si avvia a diventare più uguale dei suoi concittadini. La sua ossessione si rifà al concetto della 'giustizia sono io'.

Dalla strategia berlusconiana emerge un mutamento profondo del modo di intendere il mandato di Presidente del Consiglio. Lo schema trasforma di fatto le Camere in anticamere del governo, grazie alla maggioranza che è pronta a esaudire senza batter ciglio i desideri speciali del premier. Il Cavaliere da quando è tornato prova ad ogni costo e con tutti i mezzi a delegittimare la magistratura per sottrarsi ai processi in cui è imputato. E da quanto s'è visto finora, sembra esserci riuscito alla grande.

DERIVA - Ezio Mauro riflette sull'imbarazzo della democrazia italiana, in questa concatenazione abusiva e imparziale tra l'interesse privato e la legislazione pubblica. Il direttore di Repubblica, piuttosto allarmato per la piega che sta prendendo la politica berlusconiana, si chiede che cosa puo accadere quando il medesimo uomo fa le leggi e fa in modo che nessuno possa giudicare le sue infrazioni. Già: che accade?

Nessuno insinua che stiamo assistendo al ritorno del fascismo, ma la deriva di onnipotenza c'è e fa paura. Proprio per questo è stato importante che a Piazza Navona migliaia di cittadini abbiano provato a uscire dall'isolamento repubblicano in cui sta scivolando il Paese. Un sistema impegnato a costruire un muro di salvaguardia per un leader a cui non basta la dignità della funzione , è semplicemente inaccettabile.

Con Silvio IV prevale la concezione dell'immunità intesa come strumento per immobilizzare, ammutolire, vincolare e dominare. Sotto il cielo di Roma, tra soubrettes e leggi ad personam, la politica sprofonda in acque torbide e annega in un mare in cui "il naufragar" non è affatto dolce. E che Leopardi ci perdoni l'abuso dei sublimi versi.

venerdì 11 luglio 2008

E PERSE LA TESTA... PER COLPA DI SANJUST

di Renzo Balmelli

GOSSIP - Louis Saint-Just, inflessibile giustiziere del Terrore, finì egli stesso ghigliottinato assieme a Robespierre e altri ventuno giacobini il 28 luglio del 1794. Duecento anni dopo, una quasi omonima del capo rivoluzionario, tale Virginia Santjust, è la new entry nel vorticoso giro di gossip fiorito attorno al Cavaliere. Pare che il premier tempo fa abbia "perso la testa" per l’affascinante signora. Al posto suo, con quel precedente, inizieremmo a far gli scongiuri.

GREMBIULINO
Il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, propone il ripristino del grembiule in classe per restituire il decoro e il rispetto a un luogo tanto importante qual’é la scuola. Pure la politica ha urgente necessità di decoro e di rispetto. Perché non mettere il grembiulino al governo?

MANO MORTA
Berlusconi è il nostro Mozart. Parole di Fedele Confalonieri, direttore di Mediaset. La motivazione testuale dell'audace accostamento:

"Anche il compositore pizzicava il sedere alle cameriere. Davvero bizzarra. Qui siamo al sultanato, alla peggiore delle corti, tuona Giovanni Sartori. Delusi i fan di Silvio. Sognavano il seguito del Don Giovanni, si dovranno accontentare della mano morta."

FATTI. SÌ, MA QUALI?
Da che pulpito. In risposta a piazza Navona, Berlusconi esige fatti e non manifestazioni per ridare lustro all’immagine dell’Italia. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. A quali fatti allude il premier? Se pensa al suo governo, il quadro è desolante. L’unica attività, seguita da asfissianti pressioni sul parlamento , è circoscritta ai suoi personalissimi interessi. Il signore di Arcore pretende l'impunità e l'otterrà. Inutile girarci intorno. Il suo operato non muta da una stagione all'altra ed ha sempre l’identico obbiettivo: fulminare i processi in cui è coinvolto.

Adesso il Cavaliere stringe i tempi. Avverte che la narcosi delle coscienze, attuata attraverso l’impero dei media infeudato al suo potere, sta perdendo la sua efficacia.

Silvio IV, scrive REPUBBLICA, lavora a trucchi da fiera per portare velocemente in porto il “ lodo Alfano” e l’emendamento “salva processi” che lo renderanno intoccabile per i cinque anni del suo mandato. Con una proroga di altri sette, se dovesse farcela a salire al Quirinale (Dio ce ne scampi!). Il Paese in declino profondo, impoverito, impaurito, incapace di pensare al futuro, deve fare i conti con le fobie e le pretese del premier. E' questa la pantomima che abbiamo sotto gli occhi. In questa fase difficile dell’ancor giovane legislatura, palese è il disorientamento di chi è onestamente convinto che gli orizzonti della politica, della buona politica, non possano fermarsi davanti ai guai giudiziari di una sola persona, fosse pure il capo del governo. L'opposizione non puo' darla vinta a questa prepotenza.

SOGNI D’ORO
Il G8 riesce sempre a passare dalla porta della storia. Ma da quella sbagliata. Leggiamo che il club dei ricchi ha una strategia condivisa per limitare i cambiamenti climatici. Benone. Ma come? Per non dare un dispiacere a Bush, che come i cinesi fa orecchie da mercante
sulle emissioni di gas serra, la svolta si farà , ma non subito. Nella migliore delle ipotesi il progetto sarà attuato all’incirca fra mezzo secolo, quando a respirare aria fetida non saranno gli attuali otto grandi, ma i loro pronipoti. A piu’ di trent'anni dal primo embrione di governo globale, il vertice in terra giapponese si è dunque ritrovato alla casella di partenza, senza visioni, se mai ne ha avute, forte a proclami, ma inconcludente nei fatti. In compenso al prossimo summit, sull’isola della Maddalena, l’arredamento di ogni suite dei capi di stato avrà la firma di uno stilista italiano di fama mondiale. L’emozionante notizia ha colmato di gioia e di consolazione gli sventurati del pianeta che moriranno piu’ felici all’idea che i 'signori' del mondo faranno sogni d’oro tra due guanciali d’autore



venerdì 4 luglio 2008

L'Italia del Caimano

Da quando la destra è arrivata al potere il Belpaese vive in un clima di esasperazione

di Renzo Balmelli

DERIVA. - L’Italia, da quando la destra è arrivata al potere, vive in un clima di perenne esasperazione. Nel vortice di vallette, gosssip e comparsate che sviliscono l’azione di governo, sembra di stare dietro le quinte di un carosello impazzito in cui nulla è mai cio’ che sembra. Con l’arte scenica di cui è maestro, Berlusconi scatena abilmente l’inferno quando saltano fuori le sue „metastasi“ con la legge. Il premier ha trasformato il suo personale problema con la giustizia in un problema del Paese, la sua ossessione in una urgenza nazionale. E già studia il prossimo affondo, l’attacco alla libertà di stampa. Il Cavaliere denuncia il regime (quale?), ma nell’ora del lamento sorge il dubbio che stia parlando a se stesso, guardandosi allo specchio. La deriva dei costumi è tale da non vederne la fine. Per questo in filigrana già si staglia un possibile conflitto con il Quirinale. Per placare le acque Napolitano invia messaggi in bottiglia sulla separazione dei poteri. Tutto inutile. Palazzo Chigi non solo ignora bellamente le esortazioni della Capo dello Stato, ma replica a suon di parole offensive. Il leader del Pdl sorretto dalla sua maggioranza non si ferma, è determinato a vincere questa battaglia, a „spezzare le reni ai perfidi magistrati“ . E per attuare il suo disegno umilia il parlamento con le leggi ad personam. La situazione è grave, da emergenza democratica. Percio’ è ora di rimettere le cose a posto, perché in questo scontro feroce con la giustizia è in gioco qualcosa di piu’ importante dei capricci di Berlusconi: le sorti del Paese! Chiaro?


OPPOSIZIONE. - Negli Stati Uniti, capito che l’avversario da battere non è in famiglia ma tra i repubblicani, Hillary e Obama si mostrano insieme nella cittadina di Unity. E in Italia? Beh, in Italia, per la serie „facciamoci male“, si cancella la festa dell’Unità. Regalo migliore non si poteva fare a Silvio IV. In compenso sullo sfondo nasce RED che pero’ non è il ritorno al rosso antico, ma un acronimo: Riformisti E Democratici. D’accordo, Marx è sepolto a Londra, ma vuoi mettere un bel „ROSSO „ declinato in italiano anziché in inglese. Avrebbe fatto un "effettone" e sarebbe stato piu’ appropriato per una storia di cui essere orgogliosi. Non vi pare? E’ lecito supporre invece che l’altra metà del paese, quella che ha il cuore al posto giusto, esiga appunto che la sinistra smetta di balbettare e riprenda finalmente a muoversi sul terreno che le è congeniale, con interventi puntuali, decisi e capillari.

Nella lingua madre, opposizione significa incalzare il governo sui fatti e sui risultati . Fatti e risultati di cui, teatrini mondani a parte, finora non si è vista neppure l’ombra. E se la stagione del dialogo è tramontata, sappiamo dove cercarne le cause. Con la destra reazionaria che schiera tutta la sua artiglieria pesante per salvare il premier, mancano semplicemente i mezzi piu’ idonei allo scopo. D’altronde nei buoni sistemi democratici - scrive Sergio Romano – "le opposizioni non hanno l’obbligo di dialogare“. All’opposto debbono attaccare il governo, demolirne il programma, proporre ricette migliori, ovviamente nel rispetto delle regole. Ma anche le regole hanno vita breve se il premier usa il potere per assicurarsi l’impunità. Non sappiamo come andrà a finire, ma l’andazzo della maggioranza non puo’ continuare in questo modo.


IMPRONTE. - Mamma, gli zingari! Se il premier ha l’ossessione dei giudici, la Lega ha l’ossessione dei rom. Imperterrito e incurante delle critiche che gli sono state rivolte, il ministro degli interni, Roberto Maroni, sospinto da interessi elettorali di basso conio, non deflette dall’idea di schedare i bambini nomadi. Dopotutto, facendo leva sulla paura e la sicurezza, con loro si fanno voti a palate . Proprio per questo non è un caso che la memoria vada alle vessazioni che i figli del popolo itinerante hanno subito nel corso dei secoli con il chiaro intento di emarginarli, di cancellarne la storia e la cultura. La Germania nazista porterà al parossismo la prevaricazione nei confronti degli zingari. Ma sotto altre forme essa verrà attuata in tempi non sospetti anche da paesi virtuosi quali la Svizzera e la Svezia , accanitamente determinati a sradicare il male del nomadismo, fin dall'infanzia, attraverso misure educative discriminatorie e xenofobe. I risultati di quella politica, portata avanti addirittura fino al l975, sono agghiaccianti. L’idea di fondo considerava gli zingari "devianti sociali“, il loro stile di vita incompatibile con i principi morali della società borghese. Per portare a compimento la „ normalizzazione“, le autorità di Berna e di Stoccolma, nell’ambito del famigerato programma „Bambini della strada“, non esitarono a strappare i figli dalle loro famiglie ed a rinchiuderli persino in prigione. Per difendere quei piccoli ora ci vogliono far credere che bisogna prendere le loro impronte digitali. Un ritorno al passato che mette i brividi. Il provvedimento è un’odiosa forma razziale che viola i diritti primari dei minori. Se davvero si vogliono tutelare i bambini di strada, non c’é bisogno del sospetto che commettano reati, ma piuttosto di programmi umanitari, di case, istruzione, assistenza sanitaria, opportunità di integrazione e magari un pizzico di comprensione. Senza che per questo debbano rinunciare alle loro peculiarità. Ma considerate le premesse, è improbabile che cio’ avvenga.