Da quando la destra è arrivata al potere il Belpaese vive in un clima di esasperazione
di Renzo Balmelli
DERIVA. - L’Italia, da quando la destra è arrivata al potere, vive in un clima di perenne esasperazione. Nel vortice di vallette, gosssip e comparsate che sviliscono l’azione di governo, sembra di stare dietro le quinte di un carosello impazzito in cui nulla è mai cio’ che sembra. Con l’arte scenica di cui è maestro, Berlusconi scatena abilmente l’inferno quando saltano fuori le sue „metastasi“ con la legge. Il premier ha trasformato il suo personale problema con la giustizia in un problema del Paese, la sua ossessione in una urgenza nazionale. E già studia il prossimo affondo, l’attacco alla libertà di stampa. Il Cavaliere denuncia il regime (quale?), ma nell’ora del lamento sorge il dubbio che stia parlando a se stesso, guardandosi allo specchio. La deriva dei costumi è tale da non vederne la fine. Per questo in filigrana già si staglia un possibile conflitto con il Quirinale. Per placare le acque Napolitano invia messaggi in bottiglia sulla separazione dei poteri. Tutto inutile. Palazzo Chigi non solo ignora bellamente le esortazioni della Capo dello Stato, ma replica a suon di parole offensive. Il leader del Pdl sorretto dalla sua maggioranza non si ferma, è determinato a vincere questa battaglia, a „spezzare le reni ai perfidi magistrati“ . E per attuare il suo disegno umilia il parlamento con le leggi ad personam. La situazione è grave, da emergenza democratica. Percio’ è ora di rimettere le cose a posto, perché in questo scontro feroce con la giustizia è in gioco qualcosa di piu’ importante dei capricci di Berlusconi: le sorti del Paese! Chiaro?
OPPOSIZIONE. - Negli Stati Uniti, capito che l’avversario da battere non è in famiglia ma tra i repubblicani, Hillary e Obama si mostrano insieme nella cittadina di Unity. E in Italia? Beh, in Italia, per la serie „facciamoci male“, si cancella la festa dell’Unità. Regalo migliore non si poteva fare a Silvio IV. In compenso sullo sfondo nasce RED che pero’ non è il ritorno al rosso antico, ma un acronimo: Riformisti E Democratici. D’accordo, Marx è sepolto a Londra, ma vuoi mettere un bel „ROSSO „ declinato in italiano anziché in inglese. Avrebbe fatto un "effettone" e sarebbe stato piu’ appropriato per una storia di cui essere orgogliosi. Non vi pare? E’ lecito supporre invece che l’altra metà del paese, quella che ha il cuore al posto giusto, esiga appunto che la sinistra smetta di balbettare e riprenda finalmente a muoversi sul terreno che le è congeniale, con interventi puntuali, decisi e capillari.
Nella lingua madre, opposizione significa incalzare il governo sui fatti e sui risultati . Fatti e risultati di cui, teatrini mondani a parte, finora non si è vista neppure l’ombra. E se la stagione del dialogo è tramontata, sappiamo dove cercarne le cause. Con la destra reazionaria che schiera tutta la sua artiglieria pesante per salvare il premier, mancano semplicemente i mezzi piu’ idonei allo scopo. D’altronde nei buoni sistemi democratici - scrive Sergio Romano – "le opposizioni non hanno l’obbligo di dialogare“. All’opposto debbono attaccare il governo, demolirne il programma, proporre ricette migliori, ovviamente nel rispetto delle regole. Ma anche le regole hanno vita breve se il premier usa il potere per assicurarsi l’impunità. Non sappiamo come andrà a finire, ma l’andazzo della maggioranza non puo’ continuare in questo modo.
IMPRONTE. - Mamma, gli zingari! Se il premier ha l’ossessione dei giudici, la Lega ha l’ossessione dei rom. Imperterrito e incurante delle critiche che gli sono state rivolte, il ministro degli interni, Roberto Maroni, sospinto da interessi elettorali di basso conio, non deflette dall’idea di schedare i bambini nomadi. Dopotutto, facendo leva sulla paura e la sicurezza, con loro si fanno voti a palate . Proprio per questo non è un caso che la memoria vada alle vessazioni che i figli del popolo itinerante hanno subito nel corso dei secoli con il chiaro intento di emarginarli, di cancellarne la storia e la cultura. La Germania nazista porterà al parossismo la prevaricazione nei confronti degli zingari. Ma sotto altre forme essa verrà attuata in tempi non sospetti anche da paesi virtuosi quali la Svizzera e la Svezia , accanitamente determinati a sradicare il male del nomadismo, fin dall'infanzia, attraverso misure educative discriminatorie e xenofobe. I risultati di quella politica, portata avanti addirittura fino al l975, sono agghiaccianti. L’idea di fondo considerava gli zingari "devianti sociali“, il loro stile di vita incompatibile con i principi morali della società borghese. Per portare a compimento la „ normalizzazione“, le autorità di Berna e di Stoccolma, nell’ambito del famigerato programma „Bambini della strada“, non esitarono a strappare i figli dalle loro famiglie ed a rinchiuderli persino in prigione. Per difendere quei piccoli ora ci vogliono far credere che bisogna prendere le loro impronte digitali. Un ritorno al passato che mette i brividi. Il provvedimento è un’odiosa forma razziale che viola i diritti primari dei minori. Se davvero si vogliono tutelare i bambini di strada, non c’é bisogno del sospetto che commettano reati, ma piuttosto di programmi umanitari, di case, istruzione, assistenza sanitaria, opportunità di integrazione e magari un pizzico di comprensione. Senza che per questo debbano rinunciare alle loro peculiarità. Ma considerate le premesse, è improbabile che cio’ avvenga.