di Renzo Balmelli
BANCAROTTA SONNAMBULA
Il governo non la conta giusta. A Napoli Berlusconi ha fatto incetta di voti con i rifiuti, ma nel contempo si guarda bene dal levare i veli su realtà analoghe riscontrate in altre regioni del paese. "L’immmagine di Silvio Berlusconi con la scopa è demagogica. Ma non basta nascondere lo sporco sotto il tappeto per avere la casa pulita" – ha commentato il cantautore di origine irpina Vinicio Capossela. Forse il Cavaliere non ne parla volentieri perché il degrado riguarda centri importanti guidati da schieramenti vicini alla maggioranza e quindi poco spendibili dalla propaganda per raccogliere consensi. Le cronache si sono occupate in questi giorni del caso di Catania, da otto anni in mano alla destra. La nona città d’Italia, invasa dai rifiuti e gravata da debiti che sfiorano il miliardo di euro, è sull’orlo di una bancarotta che rischia di metterla in ginocchio. Nella patria di Bellini, la giunta è una “Sonnambula” che vaga nelle nebbie della sua inettitudine e non sa come fermare la deriva.
COMUNISTA !?
Sarà una grande famiglia, come sostiene il Cavaliere, ma la destra che ha preso casa a Palazzo Chigi è pure una coalizione litigiosa, poco coesa e per giunta esposta di questi tempi a svariati fuochi incrociati. Da un giorno all’altro la maggioranza, che ha sempre avuto un rapporto strumentale con la Chiesa (e viceversa), si è trovata a dovere fare i conti con Famiglia Cristiana, una testata battagliera che non le manda a dire a nessuno, e quindi neanche al premier e alla sua squadra. Un editoriale mai cosi esplicito, che ha messo in guardia sul rischio di “una rinascita del fascismo sotto altre forme”, ha ovviamente lasciato il segno provocando un diluvio di polemiche e reazioni indignate sulla "democrazia debole" dell'era berlusconiana. A rincarare la dose ci si è messo pure il Papa, solitamente cosi’ paterno e benevolo con quel caro figliolo di Silvio. La sua filippica sul razzismo è arrivata come una frecciata al cuore del governo e del ministro Maroni: né la sicurezza né le manifestazioni legate spesso a problemi sociali ed economici, ha ammonito Ratzinger, possono mai giustificare il disprezzo o la discriminazione xenofoba. L’offensiva che pero' ha sollevato il maggior putiferio è giunta dal fronte padano-meneghino di Bossi, animale politico furbo e imprevedibile che sa sempre quando annusare il vento. L’intervento del Senatur sull’ICI, un pretesto bell’e buono, ha avuto l’effetto di smascherare la linea economica ondivaga dell’esecutivo che mostra ormai di avere i nervi a fior di pelle. La dichiarazione di Bossi infatti va ben oltre la reintroduzione della tassa comunale sugli immobili, per altro già accantonata, e non rimarrà isolata quando verrà il momento di consolidare la sua alleanza con Tremonti. Il ministro delle finanze, diventato un leader potente (anche se troppo saccente a detta degli alleati), non vorrà fungere passivamente da spettatore quando inizieranno le grandi manovre per la successione del premier di cui già si intravvedono in filigrana i primi, concitati segnali. La corsa per la pole position ormai è lanciata. Maurizio Gasparri, che non delira d'amore né per la Lega né per Tremonti, ha provato a buttarla in ridere ribatezzando l’ICI “Imposta Comunista sugli Immobili”. Imposta Comunista? Francamente la battuta è troppo stracca per dissimulare le baruffe che serpeggiano nella compagine berlusconiana.
FORZA E MORALE
Il conflitto caucasico ha posto l’umanità di fronte ai nuovi confini dell’etica e della convivenza nel terzo millennio, un’epoca segnata dalla confusione e contraddistinta dalla necessità di governare le sfide globali con le risorse dello spirito e non con vecchie categorie che tenevano banco durante la guerra fredda. Purtroppo non funziona. Dal duemila a oggi, da questo ventunesimo secolo che doveva alimentare speranze straordinarie è emerso come unico insegnamento tratto dalla storia il fatto che l'uomo dalla storia non impara nulla. E' come se il tempo si fosse fermato. Gli scontri nella Georgia e in Ossezia svelano impietosamente il lato oscuro del potere, la sua inaudita capacità di sfidare la ragione per contrabbandare i peggiori soprusi al servizio di interessi inconfessabili. Oggi come ieri, ogni invasione, russa o americana, è un atto di prepotenza che calpesta le convenzioni internazionali, ma che gli strateghi chiusi nelle stanze dei bottoni, trincerandosi dietro fumose terminologie, chiamano “misure aggiuntive di sicurezza”. Lo spartito caucasico, come in precedenza quello iracheno, è pieno di note stridule, stonate. Nello scenario che si dipana sotto i nostri occhi, il comportamento di Putin, Giano bifronte e senza scrupoli impegnato a restituire l’orgoglio perduto ai suoi connazionali, porta con se elementi di tensione e prepotenza che non concorrono certo a rasserenare il clima. E non vanno tanto meglio, anzi vanno malissimo, i pericolosissimi missili piazzati in Polonia a ridosso del territorio russo per "il bene" americano e per regalare uno scampolo di dubbia "gloria" a Bush, un presidente che piu' screditato di così non si può. No, nessuno puo’ proclamarsi innocente in questa guerra che nella peggiore delle ipotesi poterebbe infiammare l’intero pianeta. Percio', se la diplomazia balbetta e i militari sono inclini a fare un uso esagerato delle armi, forse questa è davvero l'ora indicata per recuperare un'idea piu' sana, l’idea che il diritto e la morale possano sostituire la forza, anziché legittimarla. Il mondo civile ha il dovere di provarci, di non lasciare nulla di intentato per realizzare questo disegno controcorrente, proprio mentre decine di giovani partiti in missione per portare la pace sui fronti piu' caldi tornano a casa in una bara. Machiavelli sosteneva che i profeti disarmati sono sempre votati alla rovina, ma con tutto il rispetto per l'autore del Principe non c'è obbligo alcuno di prenderlo alla lettera.