Per i suoi interessi personali, l'ex premier si è genuflesso davanti alla Corte di Strasburgo, sebbene l'Europa non sia mai stata in cima alle sue priorità.
di Renzo Balmelli
MACIGNO. E' umiliante che un uomo solo allo sbando abbia il potere di paralizzare una nazione intera. Chi ha la coscienza pulita non ha nulla da temere. Col suo comportamento forsennato, ricattatorio, minaccioso e portato avanti a qualunque prezzo, sulla coscienza Berlusconi deve avere invece non soltanto un peso, ma un macigno grande come una montagna. Per i suoi interessi personali, l'ex premier si è persino genuflesso in modo indecoroso davanti alla Corte di Strasburgo, sebbene l'Europa non sia mai stata in cima alle sue priorità. Ma lo sapevano bene i nostri vecchi che la prima gallina che canta è quella che ha fatto l'uovo.
SPIRAGLIO. Se lo era immaginato diverso, Obama, il suo secondo mandato, dedito alla crescita del benessere e non alla gestione dei venti di guerra. Ora che nella vicenda delle armi chimiche siriane si è aperto un tenue spiraglio , forse la minaccia non è più così imminente. Per gli inconsolabili orfani di Bush dare addosso al Presidente era diventato una sorta di tiro al bersaglio, quella che in tedesco si chiama "Schadenfreude", la gioia per i guai altrui. Ma c'è voluto poco per capire che agli implacabili censori del " giovanotto abbronzato" stava a cuore non tanto la sorte della Siria quanto il miraggio di una tardiva rivincita.
SFIDA. Per ora è ancora una guerra di nervi, ma per molti analisti la guerra fredda tra Stati e Russia è già ripresa con il ritorno al Cremlino di Vladimir Putin, il cui scopo è di riportare il Paese al centro della scena internazionale, posizione che comporta anche il confronto e lo scontro con gli americani. Il maggior punto d'attrito è ora rappresentato dai rapporti con Damasco che Mosca sostiene senza riserve nell'intento di ridisegnare in chiave neo imperialista i confusi assetti planetari su cui operano attori dalla dubbia moralità. La vera sfida sarà di recuperare il dialogo multipolare nel contesto di una nuova stagione diplomatica.
RIPOSTIGLIO. Nemmeno a quarant'anni di distanza si può cancellare l'orrore per il golpe di Santiago che portò alla fine cruenta di Salvador Allende. Quel tragico 11 settembre del 1973 – una data maledetta – strangolò l'esperimento del socialismo nella libertà, e segnò per il Cile l'inizio di uno delle più feroci dittature del secolo scorso. Sullo sfondo di una spietata battaglia ideologica per "estirpare il cancro marxista", la democrazia fu stritolata da Pinochet con l'appoggio di Washington. A quei tempi la Casa Bianca considerava l'America latina come il ripostiglio di casa, secondo una concezione che tollerava scelleratezze di ogni genere.
RISCATTO. Dire che alla destra non piace l'8 settembre è quasi una ovvietà. Nel settantesimo anniversario di quell'evento che cambiò il destino dell'Italia, complice forse l'aria pesante che si respira in casa, l'ostilità è però salita di parecchi gradi. La svolta per affrancare il Paese dalla dittatura diventa agli occhi dei nostalgici un inglorioso armistizio , quasi come a voler dire che la vera tragedia non fu il fascismo, bensì la Resistenza. Che quello sia stato il momento cruciale della rinascita e del riscatto viene presentato all'opposto come un falso ideologico, fino al punto di volerne riscriverne la storia in chiave revisionista. Allarmante!
LETTURA. Sullo sfondo della bufera che investe governo e Parlamento, risulta oltremodo stuzzicante l'editoriale di Michele Carocciolo di Brienza su La Rivista, colta pubblicazione della Camera di commercio italiana in Svizzera diretta da Giangi Cretti. Con un paragone audace, l'autore dell'articolo si chiede se Andreotti e Berlusconi siano stati leader carismatici, in grado di migliorare gli italiani. Al netto di qualche battuta folgorante la risposta è negativa. Nessuno dei due rientra nella categoria, seppure con tutta una serie di sfumature che portano alla provocante domanda conclusiva: "Chi rappresentava l'Italia in maniera più decorosa? Berlusconi o Andreotti?"
MISTERI. Alla Spoon River della letteratura italiana si è aggiunta un'altra stele, quella che porta il nome di Alberto Bevilacqua, uno dei maggiori scrittori contemporanei, maestro delle magie e dei sentimenti. Autore controverso, acclamato dal grande pubblico, molto meno dagli intellettuali, al pari di Soldati e Pasolini ha saputo combinare l'arte della scrittura con la regia ottenendo anche in questo campo risultati eccellenti. Come aveva già sperimentato Stendhal, Parma, la sua Parma, teatro di scontri generazionali, di pellegrinaggi lungo il Po, di meditazioni sui misteri dell'anima, era il luogo amato e odiato che ispirò a Bevilacqua capolavori come La Califfa, bella operaia che al cinema ebbe il volto indimenticabile di Romy Schneider.