giovedì 24 maggio 2012

MELISSA



di Renzo Balmelli 


DIVENTARE STILISTA. Melissa,16 anni, studentessa a Brindisi, cullava un sogno, diventare stilista. Un sacrilegio le ha rubato la vita. Nemmeno nei peggiori anni di piombo era mai accaduto che il terrorismo affondasse l'infamia e gli artigli fino al punto da colpire una scuola. Che è come colpire al cuore una nazione intera. A cosa sia dovuto lo spaventoso salto di qualità nella brutalità degli esecutori è una domanda che si perde nella nebbia dei tanti misteri italiani. Alcune inquietanti coincidenze sembrerebbero portare alla matrice mafiosa: il nome dell'istituto intitolato a Francesca Morvillo Falcone, il ventennale dell'attentato di Capaci, la carovana per la legalità partita da Mesagne, roccaforte della Sacra corona unita. C'è però un'altra ipotesi a gelare il sangue nelle vene. Lascia sgomenti la possibilità di stare ad assistere a una riedizione della strategia della tensione tesa a gettare i cittadini nel panico E' uno scenario già visto: le trame eversive destinate a restare impunite in un criminale intreccio di complicità e omertà.


UN FINE SETTIMANA DA INCUBO. In seguito a un fatale concorso di circostanze, quello appena trascorso è stato un fine settimana da incubo per l'Italia confrontata nel giro di poche ore con la duplice emergenza del rinascente terrorismo e del riacutizzarsi dei fenomeni sismici che da vari mesi si manifestano con scosse di intensità variabile. Sono eventi senza nessun legame, ma che tra popolazione, già duramente provata dalla crisi e dagli scandali che incrinano la fiducia degli elettori, hanno lasciato un sentimento di paura e di insicurezza. In entrambi gli eventi – sia a Brindisi, teatro del vile attacco alla scuola, sia in Emilia, epicentro del terremoto con morti, feriti e danni ingenti – nel sistema di protezione di cui deve farsi carico lo Stato sono apparse falle preoccupanti. Quando l'emergenza incombe, alla politica e a chi governa viene chiesta fermezza e coesione per contrastare i focolai dell'eversione e gli imprevisti della natura che in passato, da Bologna all'Aquila, a causa di pesanti inadempienze nella rete di sicurezza, hanno messo in serio pericolo l'incolumità del Paese.


CONDANNA. L'Italia dimentica sempre troppo in fretta. Spesso il ricordo di tanti leali servitori della Stato eliminati, cancellati perché facevano paura al potere, è soltanto un nome inciso su una lapide. Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, uomini troppo giusti per avere un destino diverso. Da lontano arriva, come l'eco di un monito rivolto alle coscienze, la voce della vedova di Vito Schifano, l'agente caduto nell'adempimento del dovere. "Vi perdono – disse rivolta agli assassini del marito – ma mettetevi in ginocchio e pentitevi". Non è valso a fermare la ferocia. La scuola brindisina teatro della strage era da tempo impegnata in prima linea per sostenere la lotta contro tutte le mafie ed aveva vinto il primo premio del concorso volto ad attuare le iniziative del pool contro la criminalità organizzata. Con il loro slancio, quelle splendide ragazze uccise, ferite, dilaniate nel corpo e nell'anima e quei giovani protagonisti di una guerra vera e mai riconosciuta combattuta in nome della giustizia, non sapevano di avere firmato la loro condanna a morte. Ci vorrà tanto coraggio e tanta forza di volontà per squarciare il velo di tristezza e rassegnazione caduto sull'Italia


FRUGALITA'. Non è più tempo di metafore. E' carino farsi fotografare senza cravatta per mostrare al pubblico che i vertici non sono soltanto un rituale mondano come lo furono in passato i summit spettacolari celebrati tra lo scintillio di cristalli e abiti da sera. Lo sforzo è senz'altro lodevole, tuttavia il clima quasi spartano in cui è andato in scena il G8 di Camp David da solo non basta per attenuare il senso di impotenza. Dal comunicato finale, scritto da abili " sherpa" già prima di riunirsi, emergono memorie da economia di guerra da cui si diramano scenari poco inclini all'ottimismo. Se incontri di questo tipo ancora hanno un senso, è soltanto perché di fronte all'emergenza globale è sempre meglio parlarsi piuttosto che rinchiudersi nella torre d'avorio degli egoismi nazionali. In sintonia col nuovo stile anche i pasti dei "ricchi "del mondo sono stati frugali. Ma nemmeno la morigeratezza a tavola sarà motivo di consolazione per i 200 milioni di bambini che ogni giorno vanno a letto affamati senza essere sicuri di tornare a rivedere il sole. Forse è ora di riscrivere le priorità.


CONTAGIO. Tranne quello caduto sull'aereo presidenziale, non c'è stato il colpo di fulmine tra Francois Hollande e Angela Merkel, la coppia più improbabile e meno affiatata della politica europea. Uno, irrobustito dalle vittoriosa corsa all'Eliseo, deciso a scardinare le pesanti politiche di austerità che stanno mettendo in ginocchio l'Europa. L'altra, indebolita dalle sconfitte elettorali, e scavalcata in popolarità da Hannelore Kraft, l'astro nascente della SPD, deve da un lato difendere la sua linea del rigore e dall'altro non perdere la faccia oltre che il contatto con Washington, Parigi e Roma, più flessibili in tema di crescita. Antonioni ne avrebbe fatto un film sull'incomunicabilità. Nell'eurozona si teme il contagio del governo "usa e getta" di Atene. Ne consegue che la capacità di cercare intese senza dissanguare i cittadini diventa l'unica via obbligata per evitare tristi verdetti. Tra le due scuole di pensiero, la voglia di riscatto dei socialisti appare così come l'ancora di salvezza gettata a chi oggi paga il costo più elevato della crisi. 


ARTE. Da emozione in emozione. Per dirla con Antonio Fossati, nostro lettore a Buenos Aires che ci ha inviato la splendida esecuzione del " Va pensiero" curata dal Metropolitan di New York, non vi è cosa più bella della cultura italiana che lo spirito condiviso, sentito e apprezzato universalmente. Eravamo ancora sotto la magia del coro verdiano, e già il cinema ci proponeva un'altra testimonianza di quanta arte e quanta passione ci sia nella visione del mondo di un grande regista italiano. C'era una volta in America di Sergio Leone – uscito nel 1984 – non solo è un capolavoro, ma un monumento al talento del suo creatore fuori dal tempo e dalle mode. Nella versione restaurata presentata a Cannes, la pellicola ha fatto rivivere le stesse sensazioni e la forte identificazione con l'impianto narrativo, provate quasi trent'anni fa, nella trionfale anteprima sulla Croisette. Come il Va pensiero verdiano che non si smette mai di ascoltare, anche la creatura prediletta da Leone ha ogni volta il potere di bloccare lo spettatore sulla poltrona come se fosse la prima volta. Non si ci stanca mai di apprezzare la sua bellezza, la sua complessità, i suoi personaggi ritagliati sullo sfondo di una società segnata da epici contrasti sociali che l'autore ha saputo raccontare come pochi sanno fare. Una pietra miliare della settimana arte che potrebbe avere un altro titolo: C'era una volta il grande cinema. 


AMORE. Un bacio per la storia.  Ognuno col suo significato. Il Bacio  di Hayez, simbolo del romanticismo. L' abbraccio  tra marines e infermiera a New York,  esplosione di gioia per la  fine della guerra.  L'inno alla sensualità  nella collezione dei celebri baci cinematografici con cui Tornatore  conclude il suo "Nuovo  cinema paradiso".  Ora - segno dei tempi - il bacio  immortalato dal fotografo tra una ragazza e un ragazzo che col loro gesto d'amore hanno inteso dimostrare lo scopo pacifico della protesta contro il capitalismo.  Scattata a Francoforte durante  una manifestazione di Occupy , l'istantanea  è candidata a diventare il simbolo del movimento eterogeneo  iniziato a Zuccotti Park, vicino a Wall Street, e  teso  ad abbattere  le convenzioni per portare nei Palazzi la voce delle persone in sofferenza. Un bacio per l'umanità.  I grandi del mondo  farebbero  bene a tenerne conto.